Strip
serie
952, 02/02/2020 - L'imperscrutabile
952
01 . 02 . 2020

Pedanteria

La nostra Clara evidentemente non crede all'“imperscrutabile volontà delle macchine”. Ma ti sbagli, cara Clara! I tuoi poveri Ingegneri programmatori non la invocano solo come scusa per i loro errori: essi ci credono davvero, e la venerano con riti pagani propiziatori.
Lo dico così, tanto per fare il pedante. Non volermene male, Clara.

Entriamo oggi nell'ultimo editoriale di questa trilogia estemporanea che mi sono inventato, bé, due settimane fa, dedicata all'Internet di Una Volta.
Fa un po' specie il pensiero che Internet sia ormai abbastanza vecchia da permettere a noi barbogi di ricordare con nostalgia i bei tempi andati... ma son passati ormai quasi 25 anni, ci siamo guadagnati questo diritto.
Ho citato l'adorabile Baby Yoda come musa ispiratrice di questa operazione archeologica, perché c'è stato un brevissimo intervallo tra il sorgere della sua immensa popolarità e il suo sfruttamento commerciale: è bastato questo spiraglio per ricordarmi della spontaneità con cui un tempo si facevano le cose su Internet, quando spuntavano prima i siti degli appassionati (o gli ossessionati) di quelli ufficiali.
Oggi non funziona più così, ma esploratori ardimentosi come Indiana Jones possono ancora scoprire le rovine in HTML di antiche civiltà... ne ho dato qualche esempio nelle scorse settimane. Ciascuno di noi che ha vissuto quell'epoca avrà i suoi personali ricordi, siti costruiti con amorevole cura, con passione maniacale, strapieni di informazioni, senza la pretesa di darvi “10 Cose Strane (Spiegate Bene)” o “Un Trucco Curioso Che Fa Infuriare i Dietologi”.

Alcuni di essi sono sopravvissuti alle ere geologiche, e prosperano tutt'ora: mi viene in mente Fighter's Generation, una miniera di sprite rip e illustrazioni di tutti i personaggi di tutti i giochi di combattimento 1 vs 1 che siano mai esistiti.
Oggi però vorrei rendere onore ad un sito nuovo, nato da poco, ma con lo stesso spirito generoso: A Collection of Unmitigated Pedantry.
Un professore di storia che scrive ogni maledetto venerdì un intero trattatello su argomenti di storia militare, come un esame scena per scena dell'Assedio di Minas Tirith, oppure una critica delle tattiche e delle uniformi militari degli eserciti di Game Of Thrones (spoiler: Game of Thrones ne esce ridicolizzato, anche il libro).
Un sito fatto come una volta, senza fini di lucro, nato da un atto di amore spontaneo. Una enorme quantità di contenuti di qualità, sia che vogliate un parallelo storico con le strategie di guerriglia dei Fremen di Dune, oppure che vi serva per il vostro libro fantasy una tabella del fattore di penetrazione di vari tipi di armi contro vari tipi di armature.
Un sito che finora non ha mai mancato un appuntamento settimanale.

Mi ricorda qualcuno.

Lo-Rez: arte, storia, web design
01 . 02 . 2020

Re rosso

Potrei anche saltarlo il receditoriale di Lord of Vemilion, ma sapete che io provo una grande rilassatezza a scrivere questo tipo di articoli e stasera volevo che il momento editoriale FTR andasse via liscio.
Stiamo parlando di un anime tratto da un videogioco (qualcosa che dovrebbe essere un cabinato con carte collezionabili di cui non ho capito il senso, ma che sicuramente trova una spiegazione nelle dinamiche giapponesi del genere), abbiamo già detto molte volte quanto consideriamo lecite questo tipo di operazioni. L'anime è uno dei pochi media genuinamente pop che ci sono rimasti e quindi non ha bisogno mai di vergognarsi delle sue origini e quando ha a disposizione di materiale di partenza buono può anche ottenere una sua autonomia e una sua dignità.
Lord of Vermilion però si configura anche come appartenente a una categoria di anime che mai, poi mai, è riuscito veramente a darmi soddisfazione, ovvero quello in cui un ragazzo, usualmente tormentato e pieno di amnesia, acquisisce d'improvviso superpoteri assieme ad altra gente e si trova ad avere conflitti interiori mentre il male cresce minacciando di distrugge Tokyo, il mondo o l'universo tutto (per intenderci, è lo stesso schema di Dies Irae e non era andata benissimo). Una categoria che invece permette rapidamente di individuare la radice videoludica è invece la presenza di millemila personaggi, ognuno con un background estendibile a piacere, ognuno riconoscibile per armi e poteri e divisi in fazioni, nel caso particolare tre: i "buoni", i "cattivi" e i poliziotti.
I "buoni" sono tutti sottoposti al potere di Dux, un'entità di cui non verremo mai a capire niente, molto square/enixosa a ben guardare e che, come altri personaggi della sua razza si limita per tutta la serie a sorridere e far capire che sapeva già tutto. I "cattivi", invece, sono come spesso accade la scienza, o meglio un gruppo di scienziati che, in laboratorio, riescono a dominare almeno parzialmente la magia che scorre sotto la serie, con degli intenti mostruosi e un po' fuori di testa. I poliziotti sono la solita fazione né carne né pesce, ma almeno hanno la tizia kawai che vuole rimorchiare il migliore amico del protagonista.
Lord of Vermilion scorre via come acqua fresca. L'evoluzione è ovvia, ma non irritante, i personaggi sono tutti abbastanza dimenticabili, a parte Kark, intorno a cui almeno si è fatto del lavoro, e ha anche un finale tondo e completo con qualche apertura, ma sensato in senso globale. Il chara design è buffo nel senso che gli autori non si sono esattamente sprecati a dare una qualche fisicità agli "ornamenti" rossi dei protagonisti e quindi non si capisce come farebbero a starci, fuori da un anime. Sono oltretutto tutte robe confuse e un po' buttate lì, che non si capiscono bene. Dall'altra parte, invece il design dei mostri è banale come ce lo si aspetterebbe in effetti da un RPG di bassa lega, con un piccolo sforzo solo per i bestioni più grossi finali. La opening, per chiudere le questioni tecniche, è un jpop graffiato rock che può anche finire in una playlist, se avete bisogno di fare numero.
In conclusione la mediatudine di Lord of Vermilion rende veramente faticoso ricordarsene, nel bene o nel male. Potrei consigliarvelo, ma me lo sono praticamente già dimenticato, potrei odiarlo, ma non ne varrebbe la pena. L'ho tirato su dal cesto perché, tra una fisima e l'altra, non c'era niente che mi ispirasse guardare, ma magari voi ci troverete qualcosa.

“Perché uno uomo che voglia fare in tutte le parte professione di buono, conviene che ruini in fra tanti che non sono buoni. Onde è necessario, volendosi uno principe mantenere, imparare a potere essere non buono e usarlo e non usarlo secondo la necessità”

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