Blade Runner 2019
Il paesaggio della realtà si è conformato a quello psichico: una pioggia sporca scroscia incessante sulle nostre città come sulla Los Angeles del 2019 di Blade Runner, come sulle brughiere di Death Stranding.
Il nostro immaginario collettivo si sta avverando un pezzo alla volta, e ne siamo atterriti. Pioggia sulle nostre teste e i social network sotto i nostri occhi, e il corriere che suona alla porta con la nostra consegna: davvero viviamo nel mondo di Death Stranding...! Ma basta così, per conto mio ho già parlato fino all'esaurimento nervoso del gioco di Hideo Kojima.
Ma magari quel corriere che suona alla porta è qui per consegnarci, che so, l'ultimo ordine che abbiamo fatto su... ACRONYM™? A proposito di ossessioni, questa di ACRONYM era da più di un mese che stava lontano dalle nostre pagine.
Ho motivo di parlarne ancora non soltanto perché ad esempio in Death Stranding (aaaargh!) si moltiplicano gli avvistamenti di capi disegnati da questo marchio, e perfino del suo celeberrimo stilista Errolson Hugh che presta il suo volto a un personaggio nel gioco. E questo motivo è molto banale: in questi giorni è uscita la seconda parte della collezione Autunno/Inverno.
Se i prezzi vi sembrano irraggiungibili pensate questo per consolarvi: è andato quasi tutto esaurito nel giro di mezza giornata, perché c'è un sacco di gente che ha molti più soldi di voi, e adesso almeno avete una scusa per non comprare più.
E così potrete proteggere la vostra coscienza, perché nel mondo ci sono tanti che non hanno il necessario per vivere, che diritto abbiamo di sperperare 1700 euro per una giacchetta? E vi autoconvincete di aver fatto la cosa giusta pur senza muovere un dito per aiutarli, quelli che non hanno il necessario. WIN-WIN!
Molto meglio comprare un maglione che vi si disferà tra le dita al terzo lavaggio, prodotto in una fabbrica lontana che impiega i bambini. E ricomprarlo l'anno dopo. E ancora. Con la coscienza a posto.
Tutto è complesso, non ci sono scelte semplici. Se comprate la roba fatta da Errolson state versando denaro nelle tasche di gente che guadagna più di voi, compreso il più umile dei loro sarti. E per quelle cifre vi vien voglia di dormirci dentro per 10 anni, in quelle braghe (in effetti sono così comode che potreste). Non so se è tanto così peggiore questo uso del denaro, rispetto a comprare 10 paia di braghe dalle fabbriche del Fast Fashion, che opprimono le genti e avvelenano il pianeta.
Ma la cosa più triste è che la nostra coscienza ormai è definita soltanto da cosa e come compriamo o non compriamo. Siamo messi proprio male.
Siamo messi proprio male, ma si può essere felici anche in un giorno di pioggia, come ci insegna Rei Ayanami (e tristi in un giorno di sole). Basta forse apprezzare il ramen che mangiamo in una bancarella lungo la strada, protetti dal nostro impermeabile, mentre ci prendiamo una pausa dal duro mestiere di cacciatori di androidi.
Lo-Rez: arte, storia, web designFine ti monto
Dies Irae è quell'anime che guardi giusto per capire dove voglia andare a parare e quando ti accorgi che, in realtà, non lo sa nemmeno lui, un po' realizzi che hai perso solo del tempo. Non sarebbe bello, però, lasciarlo senza scrivere qui quattro righe, almeno quale monito. Non si possono sempre guardare anime belli, questo è evidente, ma si può evitare che almeno certi li vedano anche altri.
L'impressione iniziale è che ci si trovi davanti a un anime horror. Taglio del disegno leggermente più realistico del solito, atmosfere cupe, situazioni stranianti, sangue a fiumi e un po' di simbolismi macabri qua e là. Peccato che la componente mistero, quella che fa sentire i protagonisti perseguitati e, di conseguenza, angoscia lo spettatore, è completamente sbagliata. I personaggi sembrano incapaci di capire cosa stia succedendo, poi invece si capisce che hanno capito tutto, poi ci si fa idea che abbiano capito qualcosa. A un certo punto i cattivi saltano fuori e allora proprio caliamo le brache, decidiamo che di misterioso non c'è poi molto: il protagonista è l'eletto (lui lo sa? non lo sa? gli interessa?) e i cattivi vogliono fare cose che, in modo che non è comprensibile, porteranno il loro capo a diventare Dio.
Questi cattivi sarebbero degli ufficiali nazisti elevati al ruolo di semidei norreni o creatura similare. L'intero impianto del villain, infatti, è costruito intorno a un rimpasto di seconda guerra mondiale e misticismo da SS con richiami al Valallah e alla lancia di Longino (routine, insomma). Il fatto curioso è che si parla su e giù di svastiche e i personaggi sono proprio storicamente dei nazisti, ma non si vede una svastica per tutta la storia (tranne una che si intuisce, ma si intuisce solo, disegnata sulla mappa della città). Il simbolo nazista è sostituito da dei più arzigogolati simboli runici e non si capisce (no, non si capisce proprio niente in sto anime) se la cosa sia stata fatta per maggior gusto estetico o per una sorta di pudore nel mostrare gli effettivi simboli del terzo Reich. Non ci stupisce granché che l'aderenza storica sia risicata, ma qui sembra proprio un tentativo esplicito di tenersi lontani da certi argomenti.
I cattivi si rivelano, dicevamo. E da qui, sostanzialmente, abbiamo uno shonen in cui il protagonista usa la sua lama magica che però è una ragazza magica che però pure lei chissà come è venuta fuori dalla rivoluzione francese (oppure no) e combatte i nazisti di cui sopra che hanno magiche e il solito bizzarro regolamento per stabilire chi è figo e chi no. Potrebbe pure essere divertente, eh, perché in fondo ci sono personaggi che dicono frasi senza senso in tedesco e sapete che è una cosa che su di me ha una certa presa, però, come se non fossimo già pieni di casini, tutti questi tizi, che sono tanti, hanno una complicata backstory che ci viene raccontata di sfuggita e possibilmente quando non ce ne fregherebbe assolutamente nulla di sentirla. Storie crudeli, violenti, da manicomio, ma di cui non ci facciamo nulla, anche perché si intrecciano senza soluzione di continuità dando sempre l'impressione di essere una rivelazione clamorosa di qualche genere, ma in sostanza senza aggiungere niente ai protagonisti che si picchiano e fanno crepare gente a destra e manca.
Sul finale super cattivo contro super buono, patapim e patapum, le cose finiscono in un qualche modo che, per motivi misteriosi, fanno felici tutti, perché alla fine era tutto previsto dal machiavellico piano di questo o quell'altro. Sipario.
Dies Irae è tutto qui. L'impressione è che ad avere a disposizione un corpus di cinque/sei stagioni di un drammone complesso in cui usare tutto il materiale che viene buttato lì, intrecciandolo e dandogli una coerenza, magari si sarebbe potuta creare una specie di soap opera satanica guardabile. Così invece è un mischione di trame inutili e personaggi stupidi che finisce per esaurimento di episodi e non lascia dentro proprio niente. Sconsigliato. Voi sapete che io cerco sempre il buono nel prossimo, ma in questo caso saltatelo proprio a pié pari.
Cymon: testi, storia, site admin“Dies irae, dies illa / Solvet saeclum in favilla / Teste David cum Sibylla”