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942, 23/11/2019 - Riunione incognita
942
23 . 11 . 2019

0.896%

Da Ingegnere veterano di mille battaglie, Gödel potrebbe scrivere un manuale di sopravvivenza alle Riunioni: la sua esperienza non ha pari, e si muove tra minute e Conference Call come un guerriero Mandaloriano pieno di risorse.
Entrambi, tra l'altro, sembrano avere un debole per le creaturine dalle lunghe orecchie morbide.

Sono successe talmente tante cose nel nostro piccolo mondo da averne d'avanzo: ma il tempo che ci è concesso su queste pagine, a me per scriverle e a voi per leggerle, è necessariamente limitato. Ne sceglierò una.
Per chi come noi ha vissuto l'avvento di Half-Life nel fior fiore dei suoi anni di videogiocatore, l'annuncio di Half-Life: Alyx porta con sé un'ondata di nostalgia agrodolce. Dobbiamo riconoscere che sì, la Realtà Virtuale è davvero il miglior modo di sperimentare Half-Life, e lo sarebbe stato anche nel 1999... quello che si vede in quei filmati apre scenari di gioco inediti che ci lasciano sgomenti, tremanti e in lacrime.
Rivedere mostri e scenari aggiornati alle tecnologie moderne basterebbe a frantumarci l'anima, ma non è tutto: ci si mette anche la dimensione in più della Realtà Virtuale. Davvero il ritorno di Half-Life a cento anni di distanza doveva avvenire soltanto sull'onda di una nuova rivoluzione...! Non ci saremmo accontentati di nulla di meno.
Nulla di meno avrebbe potuto emozionarci tanto quanto quel primo lunghissimo tour in teleferica di Black Mesa, che cento anni or sono aprì gli occhi dei videogiocatori grandi e piccini, e disse loro: “IO SONO IL FUTURO”.

Half-Life: Alyx, oggi, è qui di nuovo a dirci “IO SONO IL FUTURO”.
Ma il futuro solitamente non è molto democratico: il futuro è un pertugio stretto, che solo pochi eletti possono attraversare all'inizio. E quando si allarga non è più il futuro, ma il presente.

E dunque non possiamo mancare di notare come al momento soltanto una minima frazione dei giocatori PC hanno l'hardware adatto per questo futuro. Lo 0,896%, a voler essere precisi.
Che arroganza portentosa ci vuole, a fare un gioco per lo 0,896%?
Ma andava fatto così. La democrazia è per i mediocri.

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23 . 11 . 2019

Tecnoimperi

Sono in un momento piuttosto delicato dal punto di vista informatico. Il mio attuale portatile ha no di quei rognosi, fastidiosi problemi che probabilmente non ha soluzione e così, approfittando del Black Friday come tutti gli schiavi del consumismo, ne ho preso uno nuovo. Non è enormemente più potente, nè più figo, nè più fascinoso, è giusto un po' più nero, ma sempre HP (ho un debole per gli HP). Anche se ormai il fetish dell'hardware mi è passato da mò c'è sempre quella strana nostalgia quando della tecnologia ti lascia e dell'altra la sostituisce, in questo caso amplificata dal fatto che il vecchio portati vive e lotta assieme a noi tutt'ora e ha ancora dei range di utilizzabilità, quindi probabilmente nemmeno ci abbandonerà (contate che a quello nuovo ho dato un diverso nome).
Era così, per colpirvi nel caso stasera aveste avuto voglia di sentirvi sentimentali

La TV generalista, al giorno d'oggi, è ditata in verità di frange che proprio generaliste non sono e proprio per questo possono dare soddisfazioni. Ai miei tempi, ere ed ere fa, se volevi vedere dei programmi per ragazzi dovevi opportunamente puntare a apposite finestre studiate per i momenti in cui i pargoli sono a casa e i genitori lavoratori non ancora, degli spazi limitati in cui far saltellare cartoni animati trasmessi con l'ordine degli episodi alla rovescia, trasmissioni di edutainment, spettacoli generici con gente della televisione dei ragazzi e, si, quiz televisivi. Quiz televisivi per bambini con concorrenti bambini.
Oggi la RAI ha a disposizione interi canali che trasmettono per le fasce giovani a tutte le ore, qualcosa che se ci pensate ha un enorme potenziale. Li avessimo avuti noi, al tempo, magari non ci toccava saltare per tre diversi orari per finire una stagione di Sailor Moon. Come se questo non bastasse, i programmi di questi canali vengono poi accumulati su RAI Play, l'app della RAI, cosicché addirittura il cybergiovane del 2019 può guardarli quando vuole svincolato da qualsiasi orario.
Vagando in un giorno di noia per RAI Play, scopro giusto ieri l'esistenza di Rob-O-Cod, una roba che se vi fermate un momento a pensarci non sta né in cielo né in terra che faccia la RAI, in Italia, non fosse forse per la spinta di alcuni dei suoi organi più educativi. In sintesi, però, parliamo del programma che mi è mancato nella mia infanzia.
Sostanzialmente parliamo di un programma in cui due squadre di pargoli devono convincere dei robot costruiti con LEGO Mindstorm a compiere un certo percorso costellato di ostacoli. Vince chi centra tutti gli obiettivi nel tempo minore. Dato che il robot è stato più o meno costruito prima della gara, le prove riguardano solo lunghe sessione di coding fino a costruire effettivamente tutte le operazioni che le macchine devono svolgere per vincere la sfida.
Quello che mi piace di Rob-O-Cod (perché si, se ne parlo qui è perché mi piace) è il linguaggio crudo, che non fa niente per uscire dal suo settore di appartenenza. A parte l'abuso del termine coding al posto di programmazione (ma dato il titolo è un peccato abbastanza veniale) si parlare effettivamente della programmazione nei termini in cui se ne deve parlare per spiegarla. Parrà una banalità, ma abbiamo passato anni e anni ad avere una televisione che trattava il nostro operato come una strana magia che doveva sempre portare avanti con patetiche metafore. In questo caso, invece, si lavora veramente per avvicinare (ahiloro) i giovani alla programmazione.
Certo, potrei obiettare che la programmazione, per come la intendo io, dovrebbe essere più ricca di selezioni, di bivi, di cicli, ma se parliamo di programmazione come automazione, come si deve fare in questi casi, direi che le prove del gioco sono aderenti alla disciplina.
Ci sono anche dei piccoli interventi da parte di una coding influencer (ok, nome infelicissimo) che a loro volta compongono delle pillole di edutainment abbastanza precise.

Lo so, la figura che faccio è sempre quella del vecchio barbogio che guarda programmi per bambini, in questo caso manca di certo qualsiasi sottotesto adatto agli adulti, ma lasciatemi trovare confortante vedere realizzato un programma, diciamolo una volta di più, generalista con tanta cura nei confronti del mio mondo. A dodici anni ancora il sacro fuoco dell'informatica non si era realmente acceso in me, anche se cominciava a mandare qualche bagliore, mi chiedo comunque cos'avrei pensato di quiz del genere.

“E tutto questo senza contare i camionisti pazzoidi serbi, impazziti di gioia nel trovarsi su un'autostrada che non è stata bersagliata dalle bombe a grappolo e poi riasfaltata con un appalto al ribasso” Charles Stross - Progetto Jennifer

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