Strip
serie
948, 04/01/2020 - Dopo dieci anni
948
04 . 01 . 2020

Baby Yoda salvaci tu

Con un inusuale “Continua?” nella strip della scorsa settimana, l'anno scorso, abbiamo gettato un ponte per garantirci una traversata sicura fino al 2020. Che si sa, la gematria è una scienza occulta e infida, chissà quali insidie metafisiche possono nascondersi nella transizione completa del calendario, e in una nuova decade per giunta!
(Anche se questa storia della decade è piuttosto confusa e opinabile)
Ma se nell'ultima strip del 2019 Neo barattava la comodità del momento per un futuro incerto, e lo faceva con un ghigno sprezzante, oggi invece Gödel si trova a fare i conti proprio con quel futuro incerto, che lo ha raggiunto implacabile per morderlo nel didietro (era già successo). Questo triste epilogo ci sia dunque di lezione: magari sarebbe il nostro poposito per l'anno nuovo, se ne facessimo uno.

Come da tradizione l'ultimo editoriale dell'anno è stato dedicato, in stereofonia da entrambi noialtri, alle nostre riflessioni sull'ultimo Guerre Stellari. Ma ora basta.
Questo Episodio IX non susciterà su questa colonna uno sforzo di introspezione erculeo, come i precedenti, e non gli dedicherò altro spazio. Non lo merita. Una materia sublime eleva la penna dell'autore a vette sublimi: ma Episodio IX non sarà proprio la Moby Dick di nessuno. Per essere toccato dalla grazia, un film deve essere il prodotto della visione artistica di uno solo; c'è poco da fare, è sempre stato così. Persino la frontiera tecnologica della cinematografia, cioé le tecniche di previsualizzazione in realtà virtuale, ha lo scopo di accentrare più potere nel regista, che può controllare durante le riprese aspetti che prima erano confinati nei cubicolo degli artisti 3D di post-produzione. E questo perché senza una sensibilità artistica unificatrice un film si riduce a una lista di voci da spuntare, decisa da un comitato direttivo... in altre parole, Episodio IX (ed Episodio VII).
E dunque addio, Nuova Trilogia Senza Un Perché: ti releghiamo nel passato come le lucine natalizie riposte in soffitta, come le mandorle ricoperte di cioccolato che sono finite ieri. Ma a differenza delle mandorle al cioccolato, di te non sentiremo la mancanza.

E sempre come da tradizione, l'editoriale odierno deve assolvere al compito di ricapitolare l'anno videoludico appena trascorso. Stavolta è facile, perché è successa una cosa sola: Death Stranding.
Il gioco della decade, del secolo e del millennio. Non tanto e non solo per la sua qualità intrinseca, ma per come ha saputo intepretare i tempi che viviamo.
Death Stranding è anche quello che succede quando si accentrano ingenti risorse in una unica visione artistica unificatrice, in questo caso quella di Hideo Kojima. Il quale ha confidato al mondo che la mattina della vigilia di natale appena sveglio voleva andare a vedere Last Christmas, ma si vergognava ad andarci da solo perché è un film romantico, e dunque se ne è andato invece nel suo ufficio deserto a lavorare al soggetto del suo prossimo gioco. Con queste premesse, non vedo l'ora di scoprire cosa si inventerà stavolta. Soffri, artista, per rendere più sublime la tua arte!

In conclusione, volevo affidare il nuovo anno a Baby Yoda. Custodiscilo nelle tue manine pacioccose, piccolo Baby Yoda.
Come hanno rilevato fior di critici, la serie The Mandalorian è solo un veicolo: ma il suo contenuto è Baby Yoda, venuto al mondo per far breccia nei nostri cuori, convertirli alla dolcezza, e restare per sempre in mezzo a noi. Baby Yoda ci sta simpatico perché ha origine dal basso: il suo nome stesso è nato per acclamazione popolare, non per un dictat del reparto marketing di Disney. O almeno così pare. A differenza di Episodio IX, tanto per citarne uno, Baby Yoda non sa di imposizione e l'entusiasmo cresciuto attorno a lui è genuino e spontaneo, per quanto qualcosa possa essere spontaneo in quest'epoca sciagurata.
Baby Yoda mi fa venire una vaga nostalgia dell'Internet dei vecchi tempi, quando ogni sito era il prodotto di ossessionati consumati da passioni maniacali. Prima ancora delle Proprietà Intellettuali c'erano i loro appassionati, a precederle nei territori inesplorati del cyberspazio...! Baby Yoda sarà dunque il nostro talismano, per conservare in questo 2020 una scintilla di innocenza.

Lo-Rez: arte, storia, web design
04 . 01 . 2020

Benvenuti negli anni 20

Non ho potuto fare a meno di scrivere due strip su quei momenti che ci portano a credere che le nostre soluzioni tampone dureranno abbastanza, dove abbastanza spesso è un tempo sufficiente a permetterci di allontanarci da certo software. Le ho scritte perché naturalmente vengono direttamente dalla vita reale e riguardano questioni affrontate con cui però non vi tedierò. Sappiate comunque che FTR rispetta una volta di più una delle sue promesse più importanti: le nostre strip sono "con più realtà di quanta effettivamente vorreste".

Distopie, scenari post-atomici, apocalissi culturali, sociali, ambientali. A guardare come gira il mondo questi argomenti smetteranno presto di essere parte della nostra vita di videogiocatori e piomberanno direttamente nella realtà. Qui, nella tana, che non è rinforzata come vorremmo, ma almeno è lontana abbastanza dalla vita vera, possiamo quasi dirlo ridendo, esattamente perché ridere è il motivo per cui questo posto è stato costruito. Fuori di qui, però, è sempre più maledettamente difficile.
Se è ben vero che, dopo anni, di assoluta, stolida sordità, abbiamo permesso a schegge, nemmeno tanto grandi, di accadere di apparire nei nostri editoriali forse è perché c'è qualcosa di veramente grosso che bussa alla porta. Non vogliamo pensarci, dicevamo. Non pensiamoci. E' la nostra forma più genuina di resistenza.

Dopo avervi tediato non molte settimane fa osannando e celebrando la trasmissione di RAI Ragazzi, Rob-o-cod (di cui, per vostra informazione, ho visto TUTTI gli episodi) oggi devo segnalare che questa parola tanto cool e tanto moderna, "coding", è apparsa anche su Topolino, con la prima di quella che sembra essere una serie di storie. Anche se il termine mi fa venire un po' di orticaria, come la maggior parte delle cose coniate dopo il 2005, sono realmente affascinato da questi tanti piccoli segnali che dimostrano come la nostra società, sicuramente una delle più arretrate del primo mondo, voglia favorire l'alfabetizzazione informatica soprattutto tra i più piccoli, dove alfabetizzazione non significa solo "usare word", ma proprio dedicarsi alla sacra arte. Oltre a coding, questo termine trendy per attirare i più giovani, sembra ormai in via di consolidamento una vera e propria pratica, come quella per cui i "linguaggi a blocchi", cioè quelle interfacce un po' giocose che si vedono in giro, stanno ormai assumendo la dignità di reali linguaggi. Non la vedo come un'eresia, anzi, non per niente è una strategia che sponsorizza per prima Apple, di certo una delle aziende che più sa come raggiungere la sua utenza. Nel momento in cui mettiamo a disposizione un'interfaccia di questo genere e nel momento in cui arriviamo anche a trovare un modo per "compilare" quanto ci si scrive in un linguaggio "vero" (sia Swift o quant'altro) sostanzialmente abbiamo appena aperto le porte dello sviluppo a chiunque dimostri inclinazione all'argomento. Sicuramente idea geniale fare l'ulteriore step di agganciare questo codice a qualcosa di fisico o divertente come un robot, chiudendo il cerchio didattico.

Come nerd che ha attraversato diverse epoche dobbiamo accettare il fatto che il percorso della nostra generazione non è più diffuso. La mia generazione ha imparato a programmare spesso perché è stata attratta da un mondo misterioso e un po' iniziatico che comunque rappresentava una delle tante nicchie in cui poteva rifugiarsi, in un'epoca in cui gli interessi e gli stimoli erano molto meno omogenei di ora. Quella generazione di programmatori, a prescindere dal loro percorso di studi, favorita anche da un mondo in forte divenire e in cui anche i concetti base erano ancora preziosi, in quanto giovani, è riuscita praticamente con le sue sole forze ad arrivare in un mondo del lavoro che, a sua volta, chiedeva principalmente entusiasmo. Oggi lo sviluppo di un appassionato di programmazione è necessariamente più strutturato, con delle community molto più ingessate in quanto consolidate, quindi è necessario che si arrivi ad abbracciare la disciplina da una direzione che la favorisca maggiormente. Credo che questo tipo di insegnamenti rappresentino bene quella direzione. E secondo me non avete idea di quanti sviluppatori saranno necessari nel prossimo futuro e quanti pochi, soprattutto in termini di mentalità, ne stiamo fabbricando. Purtroppo questa professione è anche un po' una vocazione, nel senso che è difficile impegnarcisi se non si ha la passione, ma se ne avete anche un barlume, il mio consiglio è sempre di coltivarlo, perché non può che portarvi vantaggi.

Bene, possiamo dirci soddisfatti di quanto scritto. Questa settimana è anche la settimana della Befana, la settimana dei dolci, ma soprattutto l'ultima settimana di festa. E' stato un periodo molto confusionario quello che ho appena attraversato, tutto questo andare e venire delle vacanze mi ha scombussolato il bioritmo, non lo nego, e sebbene di certo è stato anche utile per dedicarmi a un po' di cose mie e riposarmi non sono del tutto triste che finalmente torni la routine. Sapete bene quanto gli ingegneri amino la routine. E anche i mondi senza guerre globali.

“Il Grande Gioco si chiude solo quando sono morti tutti”

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