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serie
1053, 19/02/2022 - Ladispoli
1053
19 . 02 . 2022

Recensire la peluria

Nella strip di oggi l'angioletto/sistemista Bob ci offre una diversa interpretazione del “Lavoro Agile”... che di smart ha ben poco. Del resto, se non si può ancora andare a lavorare in ufficio, nessuno vieta di andare a lavorare in un baretto a Ladispoli (?).

Ma oggi occorre che io mi spogli della mia abituale supponenza, che scenda dalla Torre d'Avorio da cui scruto le miserie mondane, e che mi abbassi al livello culturale del popolo bove: oggi la voce di FTR deve unirsi ai cori di peana che si levano da ogni dove, particolarmente nella nostra povera Italietta. Oggi occorre piegarsi allo strapotere di Horizon II: Forbidden West.
L'uscita di un grande videogioco è sempre l'occasione per riunire tutta la tribù in balli sfrenati attorno al falò del villaggio dell'Intrattenimento. È la sagra popolare della comunità videoludica, intesa come quella dinastia di individui che elevano questa passione un pochino al di sopra del bamboccino che pesca FIFA dal cestone dell'Esselunga.
Se pure oggi tutti sono videogiocatori, anche tua zia che spippola sullo smartphone, ha comunque ancora un senso distinguere una comunità di videogiocatori (i Veri Videogiocatori, se vogliamo): sono quelli che oggi per esempio arrivano preparati all'uscita del gioco conoscendone già fin troppo, e non vedono Aloy per la prima volta sulla copertina di Vanity Fair, che celebra il suo essere una Donna Forte™ protagonista della, ehm... “Seconda Stagione” di Horizon (AAAAARGH! Ma in fondo in fondo nella sua ingenuità Vanity Fair non ha anche un po' ragione? Il Padrino Parte II non è la “seconda stagione” de il Padrino?).
No, la nostra comunità (mi ci metto dentro anch'io, sebbene ormai il mio tempo sia tramontato) ha accolto la nuova avventura di Aloy all'alba del 14 febbraio, quando gli embarghi sulle recensioni sono scaduti e si sono aperte le cateratte dei cieli. E la comunità si è raccolta attorno ai suoi sacerdoti preferiti per celebrare il rito dell'accoglienza: c'è chi segue i tizi che parlano in diretta video, e chi ancora ha la pazienza di leggere del testo.
Questi ultimi sono stati premiati da una recensione maestosa scritta da una delle penne più eccellenti del settore, un veterano persino più vecchio di noi. Un abito adatto all'occasione, tutto stirato e scintillante: una recensione che si permette persino il lusso di un pizzico di arte oratoria, una roba che è anatema nell'oceano di spazzatura SEO vomitata fuori ogni 15 minuti che rappresenta il giornalismo contemporaneo. Un flusso di coscienza che cerca di trasmettere le sensazioni di chi ha giocato Horizon II, senza svelare nulla, rifiutando il compitino scolastico che troppo spesso si risolve in un voto e uno slogan.
Nulla di che, intendiamoci: non è che stiamo scoprendo un novello Melville con la sua Balena Bianca. Ma basta ben poco per distinguersi nel panorama desolato dell'internet odierna.

E allora mentre i giovani ballano attorno al falò e i tamburi rullano, noialtri vecchi del villaggio ce ne stiamo seduti nell'ombra, e il nostro pensiero se ne va alla deriva, lontano... E facciamo la recensione della recensione. E poi davvero non riusciamo più ad arrabbiarci con questi ragazzini che si scannano per la loro fazione nella eterna Console War, né ci sentiamo di deridere quella metà dell'umanità che, attraverso i dettagli sbalorditivi della risoluzione 4K nell'anno 2022, scopre che sì, anche l'altra metà dell'umanità ha una lieve peluria sul viso.

...Soprattutto quando la guardi di profilo in controluce, e lei è uscita di casa con l'arco e le granate e l'armatura ma ha dimenticato di depilarsi le guanciotte. Questa ragazzona fulva che sa menare forte, ma che predilige gli scontri a medio e lungo raggio e non si sporca di sangue e fango come Ellie, come Abbie... perché va bene tutto, ma i sopravvissuti dell'anno 3039 non chiamateli selvaggi!
Aloy è una ruspante Regina dell'Età della Pietra (o del Metallo) più credibile delle leggiadre pornostar che si incipriano persino le chiappe di cui scrivevano Edgar Rice Burroughs o Robert Howard.

Ma non voglio dedicare altro spazio a un'eroina manufatta per essere Carismatica, e che però di carisma finora se n'è guadagnato pochino: spiace, ma la generazione cresciuta a Lara Croft e Tifa Lockhart non si lascia impressionare facilmente. Il talento o ce l'hai oppure nemmeno mamma Sony può comprartelo.
Lo spazio qui è sempre tiranno, e questo titolo ha il merito di suscitarmi infinite considerazioni. Infatti questo Horizon II è un gioco nel quale confluiscono molte delle ossessioni che avete visto circolare su queste colonne in questi vent'anni, e si meriterebbe una monografia: ha i cieli blu (e di tantissimi altri colori!), ha la succitata Regina dell'Età della Pietra, ha la mescolanza perfetta di direzione artistica ispirata e tecnologia avanzatissima.
Anche se è uno sporco titolo “mainstream”! Ma glielo perdoniamo. Purtroppo è un gioco che ha anche una trama, e questo invece è più difficile da mandare giù. Se hai i dinosauri robot (!!!) va già bene così, e qualunque tentativo di spiegarli va a detrimento della fantasia e del divertimento.
Ma del resto questo non è un titolo dotato di Grazia sfolgorante... non è l'opera personale di un Maestro, ma il prodotto di un esercito di onesti artigiani dello svago, capace di incantarci con i suoi colori meravigliosi e di deliziarci con tante attività divertenti.

Serve anche questo, eccome. Anzi, forse in fondo è necessario giocare cento open-world Ubisoft, cento Horizon, Uncharted, Tomb Raider... per giungere infine alla rivelazione delle vette assolute di un Death Stranding. Se non sei nauseato dal minestrone da maiali che ti propina Ubisoft tutti gli anni, non puoi apprezzare l'acqua fresca che ti spruzza in faccia uno come Kojima.

Horizon non può essere il gioco a cui chiedere l'acqua fresca, perché deve essere un gioco per tutti: ci sono troppi soldi in ballo, e il destino di un'intera azienda è appeso a un filo sottile. Un paio di Horizon che fallissero gli obiettivi di vendita, e tanti saluti a SONY. Proprio come Cleopatra (1969).
E questo mi porta alla solita inevitabile considerazione sul ruolo della critica nel settore videoludico: tanto più un mezzo artistico matura e si evolve, tanto più la sua critica supera la chimera irrazionale dell'Obiettività.
Per esempio, in questo Horizon II l'arrampicata è pallosissima e inutile, uguale a quella che si è vista nei cento titoli di cui sopra, è solo un premere su per salire, con gli appigli tutti evidenziati. Per un veterano si tratta senz'altro di un difetto che salta all'occhio, di una delusione che ti fa agitare i pugnetti al cielo, con le guanciotte più rosse di quelle di Aloy.
Ma se uno è un vecchio o un bambino (per modo di dire), e gioca ormai pochissimo oppure ha appena iniziato a giocare, può ben sopportare una meccanica di gioco vecchia e banale e inutile. Magari uno non conosce Zelda Breath Of The Wild, o Death Stranding, e non si sogna neppure che un'altra arrampicata è possibile, molto più viscerale e coinvolgente.
Guai a pretendere che ogni gioco debba essere tutto per tutti: per realizzare una qualsiasi opera in questo brutto mondo dobbiamo per forza scendere a compromessi. Persino in una scintillante Esclusiva Sony, progettata a tavolino per mangiarsi tutto il mercato.

“May my body be of service”

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19 . 02 . 2022

Downvoting

Twitter ha introdotto il downvoting e da un punto di vista di pura UX si tratta di una feature più interessante di quanto sembri, quantomeno particolare rispetto alla scena complessiva. Il downvoting, praticamente, ti permette di segnalare rapidamente che un commento non ti piace. Questo valore non viene visualizzato né per il pubblico né per la persona che ha scritto il commento, ma viene semplicemente incamerato nei sistemi di twitter come dato per decidere le policy di visibilità dell'utente e del commento stesso. Sotto certi punti di vista ha lo stesso dovere sociale del downvoting di reddit di "ripulire" i thread delle parti più inutili, dall'altra parte però il gioco è nascosto e la percezione che questo avvenga è dilazionata e in mano ai misteriosi algoritmi di Twitter.
Ho già detto su questa colonna che tutti i social network non sono arene di discussione, ma semplici MMORPG, videogiochi massivi in cui i vari player si scontrano per vincere, dove la vittoria è data dallo score della loro notorietà. Personalmente è l'unico modo in cui riesco a ritenere plausibili certi atteggiamenti e certi comportamenti e rimette tutto in una dimensione corretta. Vengo sempre scosso da violenti brividi di terrore quando la gente mi parla di democrazia digitale o di piattaforma per far nascere idee, i meccanismi stessi dei social network sono talmente sbagliati che è incredibile pensare che qualcuno creda davvero abbiano una qualche alta funzione. Tenendo però conto che far credere di avere una qualche alta funzione è proprio uno dei loro meccanismi perversi.
Quale sarà l'impatto di questa funzione? Non credo che i contenuti miglioreranno più di tanto, ci sarebbero stati tanti interventi più decisi e precisi per riuscirci, ma ovviamente non è intenzione della piattaforma purificare il dialogo. Quello che avremo sarà invece l'aumentare di un sentimento che è già diffusissimo tra certe categorie di utenti twitter: la paranoia. Molti utenti twitter sono convinti che il loro Verbo non arrivi al mondo perché qualcuno ha truccato gli algoritmi perché non accada, nonostante nessuno, prima di loro, abbia detto parole tanto intelligenti. Vanno per la maggiore siti che controllano se sei stato messo in "shadowban", una pratica che Twitter stesso nega esistere, ma che molti utenti sono convintissimi di subire, non tanto perché minacciano epurazioni e manganellate a destra e a manca (si, ma solo contro i "cattivi"), ma perché squadre ben organizzate di personaggi incappucciati segnalano e mandano input alla piattaforma modificandone il comportamento. Ovviamente al solo scopo di soffocare la Grande Verità.
In un ambiente che si trova già in questa condizione figuratevi che risultati darà avere un tanto che esplicitamente permette di consegnare all'oblio un commento. Non importa se il pulsante funziona davvero, Twitter potrebbe semplicemente non averci attaccato dietro niente, averlo lasciato lì, come un link vuoto che si illumina e non fa nient'altro, eppure saranno in molti a giurare di aver sentito intorno al loro collo la presa di qualche terribile censore che, con plotoni di accoliti, ha furiosamente censurato questa o quella citazione del Piccolo Principe così da evitare che il mondo si risvegli.
Anche per questa ragione, l'idea di Twitter appare completamente pazza. In pratica abbiamo una funzione che non serve per niente all'utente e soprattutto non riverbera sul suo scintillante ego, ma dall'altra parte può diventare capro espiatorio di qualsiasi nefandezza. Perché farlo? Quello che possiamo dire è che come i videogiochi si trovano sull'orlo di una nuova era così è forse per i social network. Meta sembra tutt'ora solo una bizzarria, ma è evidente che il modo attuale di condividere i contenuti è morente e stanco, serve qualcosa che sappia di futuro. Probabile che Twitter cerchi di investire in un taglio più editoriale e professionale che gli permetta di essere un po' più credibile come arena politica. Sarà un processo però lungo e pieno di incertezze.

Leggo un certo stupore intorno alle recensioni negative che si sta beccando Uncharted, il film. Innanzitutto permettetemi di dire che per Tom Holland mi dispiace. Non sono, lo sapete benissimo, un fan sfegatato dell'universo Marvel e quindi non lo idolatro per essere Spiderman, però l'attore mi sembra abbia delle capacità (limitatamente al cinema action) anche se la faccia da perenne ragazzino certamente lo penalizza. Il film, però, non sembra aver riscosso consenso tra il pubblico e personalmente non vedo perché avrebbe dovuto.
Diciamocelo una volta per tutte, il concetto di archeologo dell'avventura non è né un genere letterario né un topos narrativo, l'archeologo dell'avventura è Indiana Jones. Indiana Jones, a sua volta, può aver attinto a un certo genere cinematografico "avventuroso" che andava molto negli anni 70, ma quel genere, assieme a mille altri, morì in quell'epoca. Oggi il concetto di avere qualcuno che saltella per tombe platform inseguito da improbabili cattivi è incarnato in Indiana Jones.
Va benissimo, quindi, che una cosa del genere sia declinata nei videogiochi in mille modi e con ottimi risultati. Siamo in pieno primaverone per Lara Croft qua alla tana ed è indubbio il grande successo della saga di Uncharted negli anni, ma non potete pensare di poter prendere questi personaggi, farli rimbalzare indietro nel cinema e avere qualcosa che sia più di una... versione sciapa di Indiana Jones. Come ho avuto modo di dire non molte settimane fa, se qualcuno avesse avuto il coraggio di portare al cinema Tomb Raider 2013 per quello che è, cioè NON la storia di un'archeologa dell'avventura, ma una violenta vicenda di formazione, magari, con tutti i distinguo, avrebbe potuto ottenere un buon prodotto. Qualsiasi altro esperimento che alla fine si riduca in qualcuno che salta da una trave all'altra mentre sotto dei mercenari senza scrupoli fanno esplodere una tomba... tutto quello è solo l'ombra di tre (3) ottimi film degli anni 90 nati dal connubio di un attore perfetto per il ruolo e un regista all'apice della genialità, roba che probabilmente non potrà mai tornare se non con una congiunzione astrale altrettanto clamorosa.

Visto che stiamo parlando di cinema che non ho visto un accenno di cinema che ho visto. L'altra sera ho recuperato il Monster Hunter di PWA. Ai tempi del trailer non avevo espresso grande entusiasmo, ma la visione del film mi ha fatto ricredere: PWA rimane un maestro nel riuscire a realizzare questi prodotti che non si potranno mai chiamare capolavori, ma che per intenti, meccaniche e artigianato risultano orologi perfetti. Monster Hunter è un videogioco in cui non si può riconoscere esattamente una trama e infatti PWA la lascia volutamente sullo sfondo mentre, in primo piano, si adopera per mettere su schermo la caccia a mega-creature propria del videogioco, cogliendone lo spirito e l'estetica. Ovviamente coadiuvato in questo nella solita Jovovich che probabilmente ormai si scrive i personaggi di hot chick badass da sola, con ottimi risultati.
Non un film che farà storia (nemmeno nel modo bizzarro in cui l'ha fatta Mortal Kombat), ma almeno un film da cui ti alzi senza sentire la sensazione di aver perso delle ore di vita.

Editoriale in conclusione, come in conclusione appare l'inverno. Siamo usciti anche da questa stagione, dura per più motivi di quelli che dovrebbero essere, ricominciamo a vedere del sole. Solo che noi nerd, in realtà, non sappiamo come usarlo.

“E non c'è dove oppure quando / Solo fango ed un impianto travolgente / E non c'è anticipo o ritardo / E se rimango vengo ripetutamente / E non m'importa del pudore / Delle suore me ne sbatto totalmente / E non mi fare la morale / Che alla fine, se Dio vuole è solamente / Una questione di / Chimica chimica”

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