Vestiti per l'apocalisse
Oggi sul sito campeggia un'illustrazione rosa: è la costante che da tempo immemore accompagna la ricorrenza di S. Val., l'unica festa di calendario celebrata da FTR, ma celebrata a denti stretti tanto che non riusciamo nemmeno a scriverlo per intero.
Ma oggi l'illustrazione, oltre che rosa, è anche brutta: e questa purtroppo è un'altra costante qui su FTR da qualche annetto (oppure da sempre?). Lo so, lo so, la gradazione del colore è tutta sbagliata, e nel complesso queste teste di Lara Croft fantasma fanno un'impressione un po' inquietante, un po' morbosa... quasi come se Neo (e noi di riflesso) fosse uno sporco maniaco.
Questo è quel che succede quando non si prende in mano un pennino per mesi e mesi, e si lascia languire quel poco di talento che resta. Quanto al soggetto, ovviamente i nostri pensieri quest'anno sono andati a Lara Croft, nata proprio in occasione di questa ricorrenza, un personaggio che di recente sia io che Cymon abbiamo manovrato nelle sue ultime interpretazioni, gentilmente offerte da quei tagliagole farabutti di Epic Games Store.
Ma dopo vent'anni diciamola, infine, una cosa un pochino romantica su queste pagine: se, oltre a Lara Croft, c'è nella vostra vita una donna in grado di portare questi abiti realizzati da ACRONYM in collaborazione con Sacai, ebbene non fatevela sfuggire... a maggior ragione se siete voi stesse donne talmente carismatiche da riuscire ad indossare una di quelle vesti senza che sembri essa ad indossare voi. Ma mi rendo conto che qui ci stiamo addentrando nel reame della pura speculazione, e le probabilità sono davvero infinitesime.
(Dal momento che questa roba tende a sparire molto in fretta, mentre questo sito è PER SEMPRE, mi sento di fornire un link alternativo con una manciata di foto.)
Oppure ignorate bellamente queste frivolezze incredibilmente costose, ed esercitate il vostro fascino come vi pare: meglio ancora.
Per quanto riguarda me, non mi è ancora passata la fissa di ACRONYM, complice anche il continuo riferimento a questa casa di moda da parte di gente come Hideo Kojima e William Gibson: le scarpe realizzate in collaborazione con Nike fanno capolino su tutti i Social Network cui non riesco a sottrarmi... non è che lo faccio apposta! Peraltro quelle scarpe sembrano parte della tuta di un pilota di Evangelion (compreso l'accostamento di colori sconvolgente), e oltretutto sono stati rilasciati i progetti open source per realizzare personalizzazioni con le stampanti 3D, e agganciarle all'apposito inserto sul tallone.
Voglio dire, questi sono i dettagli che ci fanno sentire di vivere un pochino nell'immaginario cyberpunk di cui leggevamo da adolescenti.
Se ci è toccato in sorte di vivere la distopia da cui ci metteva in guardia la fantascienza del passato, se davvero è troppo tardi e siamo in caduta libera verso un futuro di crisi energetiche, emergenze globali e guerre commerciali tra megacorporazioni... almeno ci vestiremo con stile.
In coda potrei anche dire qualcosina di rassicurante, dato che almeno Nintendo ha dimostrato di rimanere cocciutamente uguale a se stessa da oltre un secolo. Dalla sua presentazione di questa settimana appare chiaro che a Nintendo non frega nulla di avere una macchina ormai spompata, una console di legno che va a carbone e a forza di braccia: e nemmeno al suo pubblico, che è vastissimo e quantomai variegato, dalla bimbetta al nonno. Anzi, questi giocattolai giapponesi si fregiano di riproporci i capolavori perduti del passato nipponico come Live A Live (!), un RPG che soltanto i più duri tra gli ossessionati conoscevano, avendo scaricato la ROM e le patch per la traduzione amatoriale in inglese, e stampato un TXT con la guida strategica, agli albori di internet.
Non sto necessariamente parlando di me.
Troppe voci uguali
(Mettete qui la faccia ah-già-che-è-San-Valentino)
Non so se vi capita mai, quando finite di guardare un anime, di controllare su internet se avrà un seguito. Non lo fate mai, magari, perché siete bravi, persone smaliziate che sanno come va il mondo e sanno cosa possono o non possono aspettarsi, quindi siete bravi, sapete come si vive. Io invece sono ancora un ingenuo ragazzino e allora lo faccio spesso, soprattutto se un anime mi sembra meritevole. Quando lo faccio rifletto sull'internet in generale, su come siamo arrivati dove sia ora e su come mai, insomma, non mi piace più.
Parlo dell'internet-internet, non parlo dei social network o dei siti che visitate. Quelle sono già delle grosse costruzioni all'interno dell'internet, voi ci entrate e hanno le loro regole e i loro modi di fare. Ne avremmo da dire anche su molti di loro, ma sono venuti tutti dopo quello che era l'internet propriamente detto, ovvero quella terra selvaggia in cui avevi solo il box di ricerca di google, che raggiungevi andando su google, non perché te lo avevano embeddato anche nel frigo, e lì scrivevi un po' quello che ti pareva, cercando delle informazioni. E' di quello che stiamo parlando, io metto NOME_ANIME_PASSABILE second season e guardo i risultati,
La prima paginata di risultati sono tutti uguali, sono tutti siti costruiti appositamente per intercettare questa mia richiesta che rispondono tutti la stessa cosa, magari cambiando due parole qua e là, con una forma differente. Se l'anime non è rinnovato, se insomma, ci troviamo di fronte a un vuoto da parte dei suoi autori, questi siti, come parassiti, si infilano nel vuoto, ognuno con la sua voce, ognuno aspettando che tu clicchi per darti un'informazione inutile: l'anime verrà rinnovato? Non si sa ancora.
Che, intendiamoci, spesso è anche un'informazione sbagliata, perché se cercate di un anime del 2006 se non hanno ancora annunciato la nuova stagione si potrebbe cominciare timidamente a credere che non la faranno mai, ma le macchine non sono interessate a questo tipo di sfumature, a loro piace fabbricare pagine web che rimangano vuote, completamente neutre, capaci di attirare il click per la sua inutilità. L'anime è stato rinnovato? Non si sa ancora.
Eh, ma di cosa ti lamenti. Hai cercato un'informazione, quell'informazione te l'hanno data, una volta si faceva le ricerche su google per questo, lo si fa ancora. Funziona anche meglio, guarda, ti hanno fatto un sito dove proprio ti tracciano l'evoluzione di questo tipo di questioni, ti dicono che nel 2009 sembrava che si, poi nel 2010 è uscito il videogioco, ma l'anime no, anche se ormai è il 2022. E' tutto così preciso, così pulito, così meccanicamente perfetto, volevi forse qualcosa di diverso dalla risposta alla domanda che hai fatto?
E' curioso che lo si dica qui, tra nerd. E' curioso che lo si dica riguardo l'internet. E' curioso che lo si dica in generale, ma io volevo delle persone.
Quando eravamo tutti convinti che l'internet avrebbe salvato il mondo questo era pieno di persone. La maggior parte delle informazioni che vi trovavi potevi farle risalire fino al lavoro di qualche matto che si era interessato all'argomento. A volte ti trovavi di fronte ad agglomerati più grossi e significava che c'erano più matti, altre volte, ok, ci avevano lavorato le aziende a cui quell'argomento faceva riferimento, ma in ogni caso sentivi il tocco di una divisione editoriale di una qualche azienda, vedevi dietro i marchi blasonati, che qualcuno aveva scritto qualcosa.
Mettevi NOME_ANIME_PASSABILE second season e trovavi quattro post su quattro diversi forum dove la gente si scannava per capire se l'anime era degno di una second season o no, se si poteva definire completo o se, da un punto di vista extra-diegetico, un eccessivo completismo potesse rovinarne l'esperienza olistica. O altre cazzate del genere. Tutta la prima pagina di risultati di google, anche su argomenti assurdi, era un divergere verso dozzine di approcci diversi. Non centinaia, ovvio, solo dozzine, ma ogni volta che cliccavi trovavi un diverso punto di vista.
Era il paradiso dello user-generated content, perché c'erano gli user. Il novantanove per cento non aveva faccia e non aveva nome, era riconoscibile solo per il contenuto che produceva. Non funzionava per quello che ci dicevamo sopra, in pratica non scoprivi se esisteva una seconda stagione perché ognuno aveva un'opinione propria e quelli che dicevano di saper leggere il giapponese in realtà traduceva un kanji su cinque e riempivano i buchi con tanta buona volontà. Eppure ogni volta viaggiavi.
Quello che sto cercando di dire in questo noiosissimo, noioso e barboso editoriale nostalgico è che le macchine hanno invaso il non luogo dell'internet e lo hanno conquistato, ma la gente sembra non essersene nemmeno accorta, anzi sembra considerarlo normale. Eppure è stato un atto di prepotenza dagli intenti meschini. Produrre siti tutti uguali che rispondono tutti alla stessa domanda in modo sempre uguale è solo un modo per collezionare click facili, mostrare banner, fare soldi. Non c'è nemmeno un vero contenuto sotto, ti danno l'informazione che vuoi tu, ma darti quell'informazione è un effetto collaterale di quello che vogliono fare loro.
Il fatto è che secondo me non ci troviamo nemmeno di fronte a un fenomeno generazionale, perché io sono convinto che quelle dozzine e dozzine di diramazioni che vedevano tanti anni fa sono ancora lì, da qualche parte, o potrebbero esserci, solo che sono letteralmente sepolte sotto centinaia e centinaia di contenuti prodotti meccanicamente, sono soffocate, disperse, prive di speranza. I più di quelli che provavano a rendere questi contenuti disponibili hanno ripiegato sui social network, dove almeno una parte del lavorio delle macchine viene bloccato (non tutto), ma lì devono giocare con altre regole e molto spesso sono altrettanto penalizzati nel provare a dire quello che vogliono (perché se ANIME_PASSABILE interessa a troppo pochi è il social network il primo a strangolarti, con buona pace di quei pochi).
E' come se avessimo bisogno di un'altra internet dentro l'internet, una scatola che però risponda a esigenze diverse da quelle che di solito soddisfano le scatole già esistenti, una sorta di rifugio dove poterci trovare, poche dozzine, poche centinaia, al riparo delle macchine. Il paradosso è che ormai sono disponibili tutte le possibilità tecniche per realizzare una cosa del genere. Ma non la realizzerà nessuno. Perché nessuno ne ha voglia. Niente di tragico, ovviamente. Però ogni tanto ci rifletto. E allora mi viene da scriverlo qui. Su questa pagina che so già rimarrà per sempre sepolta in fondo, giù, sotto strati e strati di macchine.
Cymon: testi, storia, site admin“E con le gambe, con il culo, coi miei occhi Ciao”