La voce del Maestro
Oggi il menu di FTR propone un Gödel che agita il popolo con un'arringa di quelle che forse non ti aspetteresti da un Ingegnere delle Tenebre (in genere quando parlano in pubblico sembrano gatti che vomitano), e un Direttore che lo rimette in riga: il ruolo dell'Ingegnere è da sempre quello dell'Utile Idiota, tirato fuori e messo via come un utensile di legno senza sentimenti.
Ma lo sfogo di Gödel serve solo a mettere sotto sforzo il climatizzatore negli uffici ripopolati giusto in tempo per l'esodo estivo... l'Estate infatti è arrivata a palla di fuoco sopra le nostre teste, un piccolo miracolo che si rinnova annualmente.
Ben altri mirabolanti prodigi, anch'essi a cadenza annuale, ci giungono anche da... da... non posso dire Los Angeles, quest'anno, né Colonia (grazie al cielo!), perché l'industria videoludica ha attivato un Protocollo Di Dispersione per diffondere i suoi annunci e i suoi messaggi nell'anno del Distanziamento Interpersonale.
E così (per il secondo anno in verità ma il primo fatto come si deve) se uno vuole attaccarsi alla canna dell'acqua fresca per dissetarsi alle fonti videoludiche, gli tocca invadere la privacy delle abitazioni private degli sviluppatori, dei giornalisti, dei marchettari: tutti che trasmettono più o meno in diretta dalla cameretta d'infanzia (se sono indie), o dal mega-salotto hollywoodiano (se sono Executive), o dallo studio tutto neon e merchandising ruffiano finto-nerd-chic (se sono giornalisti).
Troppa umanità per i miei gusti; ma grazie lo stesso per quello che fate.
Ma se uno riesce a superare questi imbarazzi, questi momenti appartenenti alla categoria cringe di Twitch (mi pare che i giovani d'oggi si esprimano così)? Che gli resta di tutto questo circo, di Summer Game Fest e Indie Festival Col Fischio e Col Botto e di E3 Non-Losangeles-Edition?
Qualche giochetto in più aggiunto alla Lista dei Desideri, qualche sogno fugace di una notte pre-estiva, e nulla più.
Mentirei se negassi di essermi sollazzato con qualche maratona in diretta, giusto per Vivere l'Attimo™ come dicevo l'anno scorso, quando ho riscoperto il piacere di stare tra il pubblico, tutti vicini ma da lontano.
Siamo nel bel mezzo di una settimana intensa di annunci, e per il momento sono tre i momenti che mi sono rimasti nel cuore: sono quelli banali che ricordano tutti, perdonatemi.
Il terzo è la presentazione di Elden Ring: non ho ancora accettato questa dinastia dei Souls-like come eredi del grande RPG giapponese di una volta, ma perlomeno la direzione artistica c'è tutta, ed è quasi all'altezza della sua eredità. È un'epoca bellissima questa, in cui persino gli RPG super-dark sono coloratissimi come dicevamo qualche settimana fa.
Il secondo momento è l'annuncio di Metal Slug Tactics (?!). Qualsiasi gioco con “Metal” o “Tactics” nel titolo è ben accetto, ma davvero questo è inaspettato (come da slogan di SNK!). La tristezza infinita è che la pixel art è più povera, slavata e spoglia di quella dei titoli originali di venticinque anni fa.
E al primo posto c'è sempre lui, il sommo e inimitabile; il maestro di vita e di arte, davanti al quale tutti debbono inchinarsi. Hideo Kojima ha detto una cosa sola: che nei periodi bui della storia, come quello che stiamo vivendo, è dovere dell'Artista condurre le genti verso una nuova speranza. Dunque niente più titoli cupi e angoscianti, che sentiamo fin troppo vicini alla nostra condizione presente, o che addirittura hanno anticipato disgrazie a venire (Metal Gear Solid 2 con le Fake News e Death Stranding con la Situazione attuale)... ma giochi più divertenti e spensierati.
Forse allora possiamo escludere che stia facendo un horror come si vociferava? Chissà chissà.
Dopo aver parlato, il vecchio volpone ci ha agevolato un breve filmato che mette immediatamente in pratica questo proposito: il trailer di Death Stranding: Director's Cut. Esilarante per come scimmiotta Metal Gear Solid, rivelando tutta l'inadeguatezza di Sam Bridges a paragone della spia perfetta Solid Snake... o forse no? Forse invece Kojima vuole dirci: basta giocare alle spie, basta nascondersi nelle scatole, basta bambinate, orsù, è ora di crescere. Del resto ce lo aveva già detto con alcuni dialoghi di Death Stranding.
C'è tutto un archivio di questi editoriali su come e quanto mi piace Death Stranding, inutile dire che qualsiasi altro incentivo per tornare a rigiocarselo è ben accetto. Ho già nostalgia di quei menu. Ho nostalgia dei menu e degli effetti sonori e della vita meravigliosa del fattorino postapocalittico.
E' sempre un gioco
Dicevamo giusto l'altra settimana che non si può sfuggire agli isekai e io mi sono messo a guardare Deca-Dence (spoilers ahead). Deca-Dence parte come un classico anime di fantascienza: la Deca-Dence è una fortezza semovente in cui si è rifugiato ciò che resta dell'umanità per difendersi dai Gadoll, i soliti mostri gommosi irrazionalmente desiderosi di sterminarci. I Gadoll, grandi fan dell'Attacco dei Giganti, quando si sentono minacciati generano intorno a sé dei campi gravitazionali che permettono ai gear, gli umani che li combattono, di volteggiargli intorno per piantargli dentro dei lunghi aghi tramite cui dissanguarli dei loro fluidi vitali che, accidentalmente, sono anche il carburante base della tecnologia impiegata.
Fin qui tutto bene.
POI PERO' nella seconda puntata (quindi non è esattamente uno spoiler) scopriamo che in realtà quanto detto sopra non è la realtà, ma un gioco allestito dai cyborg che governano la terra e che, per divertimento, si "incarnano" in dei corpi secondari umani per combattere dei mostri. Gli umani rimangono umani, convintissimi di essere vessati dal mostri per capriccio della natura, ma in realtà sono solo NPC del GIOCO DI QUALCUN ALTRO.
Viene abbastanza da sé che la trama dell'anime, che si esaurisce efficacemente nei suoi dodici episodi, verte intorno ad alcuni personaggi che arrivano a svelare questo inganno e sfidano l'ordine costituito.
Come già detto altre volte uno dei punti di forza del mondo anime è la sua capacità di scavare nelle idee, reinventarle e ribaltarle così da offrirne nuovi aspetti. Deca-Dence potrà anche non essere un grandissimo anime, però è un'intuizione molto interessante quella per cui noi umani non siamo catapultati in un mondo altro da noi, ma siamo vittime delle logiche, ovviamente spietate, di un gioco online. Abbiamo ribadito spesso come il cuore di un'isekai sia quanto questo riesce a dare peso al mondo virtuale visto che lì andrà a concretizzarsi l'avventura dei personaggi. In Deca-Dence questo passaggio non è importante perché il mondo del gioco è già importantissimo, anzi, è un mondo reale, con cui empatizziamo rapidamente e che suona come una sorta di trappola. Trappola in cui, evidentemente, l'umanità si è rinchiusa da sola, visto che tra le righe si intuisce che i cyborg hanno preso il controllo dopo che gli esseri umani stessi avevano messo a repentagli l'esistenza del loro pianeta.
Se anche possiamo quindi trovare del buono nei temi di Deca-Dence, però, si fa fatica a considerarlo un anime memorabile. Personalmente la cosa che più mi ha infastidito è il taglio che si è deciso di dare al mondo dei cyborg, che vengono resi in modo cartoonesco e ridicolo e allo stesso tempo vengono considerati come degli esseri reali (diverso sarebbe stato se il loro fosse stato un mondo "virtuale"). Sebbene anche la linea narrativa che li coinvolge direttamente si dipani in modo molto serio in accordo con quello che accade sulla terra, il taglio grafico pregiudica un po' il coinvolgimento così come anche alcune scelte eccessivamente cartoonose e ridicole (tipo i bug messi a spalare cacca). Se la serie avesse deciso per un tono fantascientifico più serioso anche su quel fronte probabilmente la narrazione ne avrebbe giovato.
Piuttosto bruttine anche le soluzioni per il finale, di certo un finale tirato via non pregiudica una buona serie, ma anche qui il modo in cui alla fine facciamo degenerare tutto verso il lieto fine per soddisfare il pubblico sembra proprio una pezza svogliata. In realtà l'ambiguità per cui il mitico sistema potrebbe aver accettato la rivoluzione come cambiamento e evoluzione della situazione planetaria si potrebbe anche leggere come uno spunto interessante, ma a condensare quest'idea c'è solo il solito dialogo buttato lì da protagonista e villain che non si esaurisce in nessuna qualsivoglia resa dei conti e lascia un senso di incompletezza.
Deca-Dence è quindi consigliato? Non saprei dire. Non c'è nessun reale motivo per non guardarlo, non ho provato nessuna reale emozione a seguirlo. E' uno di quei prodotti che si trovano lì, nel limbo degli spunti interessanti sfruttati male, troppo sottotono per poter aspirare a un qualche olimpo, ma non sbagliati. Lasciatelo per i buchi, per quando avete bisogno di tirare fuori dodici episodi da qualche parte e non avete idea di dove trovarli.
Cymon: testi, storia, site admin“Ripeti con me: il mondo non ha bisogno di bug”