La generazione al comando
La vecchiaia non è certo un tema nuovo, su questo sito per vecchi; ma solo un Ingegnere delle Tenebre come Gödel può misurare la sua anzianità dalle chiavi incrementali di un database.
Una volta in questa tabella era tutta campagna.
C'è un vecchio programmatore degli anni '80 anche in NARITA BOY: il panzone peloso con i baffi a manubrio e gli occhiali di plastica è una figura paterna sui generis (ops, forse questo era uno spoiler), molto autentica nel rappresentare gli albori ruggenti dell'era dell'informatica, con stand di cartone improvvisati davanti al baule di una macchina per vendere per strada floppy disk e scatoloni di computer, o fiere organizzate nel fine settimana nella hall di un albergo piene di volantini stampati in casa (male).
Perfino noialtri abbiamo fatto in tempo a cogliere la scia di profumo di colonia schifoso di queste Convention di sfigati, mentre già svaniva nell'aria di fine anni '90.
Mostrateci un'istantanea di noi accanto a un prodotto tecnologico, e sapremo datarla con la precisione non solo dell'anno, ma del mese: anche così si misura la nostra personale vecchiaia.
Ma l'estate non è un posto per vecchi: e l'estate irrompe di prepotenza dopo le irrequietudini meteo delle scorse settimane, per cui sarà meglio adeguarci e por mente a pensieri meno funerei.
Oppure no! Perché guardando Godzilla VS Kong (2021), non posso che sentir crescere nel petto un moto di orgoglio. Orgoglio per la mia generazione, che si trova ora nel pieno vigore dell'età, ancora in forze ma già matura... la generazione cha ha ereditato il mondo (volente o nolente è questo qua), e lo sta plasmando a sua immagine.
Il regista appartiene a quella generazione, e come lui anche quello del film precedente di Godzilla e anche Jordan Vogt-Roberts di Skull Island (2017): Jordan Vogt-Roberts soprattutto è uno di noi, che fa i film come li faremmo noi... certo, forse nei nostri sogni li faremmo ancora meglio, ma intanto c'è il dettaglio non trascurabile che lui li fa davvero mentre i nostri restano solo sogni.
Persino noi nel nostro piccolo conosciamo bene la frustrazione che si prova sempre quando si trasferisce un'idea dall'Iperuranio della fantasia alla realtà imperfetta di questo mondo: è il travaglio dell'arte. Quando si ha per le mani un film da centinaia di milioni, poi, le pressioni sono fortissime e i compromessi per allargare il pubblico sono inevitabili, bla bla bla... ma per fortuna in mezzo a quel pubblico ci siamo anche noi.
E insomma l'influenza dei videogiochi si sente tantissimo in questi film, nella costruzione delle scene d'azione e non, nelle inquadrature e nella direzione artistica. Lo stupore mitopoietico dell'uomo di fronte alle forze immani della Natura è rappresentato benissimo in King Of The Monsters (che era anche un gioco per Neo-Geo); ma viene un po' a mancare in questo Godzilla VS Kong, dove il senso di meraviglia è sacrificato per dare spazio a umani insulsi che dicono cose insulse, che addomesticano King Kong (?!) riducendolo a un coniglietto buono solo per farsi le storie sui Social Network.
Eppure dicevo che nonostante questo avvilimento è comunque un film che mi rende orgoglioso: perché i momenti senza gli umani dimostrano una fantasia innocente e sfrenata. Il fantasma di un drago alieno che possiede e controlla un mecha gigante (!!!) evoca cento film giapponesi tutti insieme; e soprattutto la Terra Cava è una ambientazione meravigliosa che risuona tantissimo con il mio immaginario personale, fatto delle copertine di Frazetta per i libri di E. R. Burroughs, eccetera.
Per questo l'idea di una serie di finti documentari naturalistici sui Kaiju e il loro mondo sotterraneo mi affascina tantissimo.
Dovevamo tornare a parlare un po' di film, dopo settimane di assenza da queste pagine: ma andiamo incontro a un'estate di videoconvegni e teleconferenze e annunci pre-registrati, il meglio che può offrirci l'industria videoludica in questo periodo... probabilmente monopolizzeranno i prossimi editoriali, ma forse anche no.
Lo-Rez: arte, storia, web designGet over here
Nel pandemic universe capita che puoi parlare di film appena usciti anche senza andare al cinema perché andare al cinema è diventato difficoltoso e allora ci sono piattaforme online che ti offrono le prime visioni in contemporanea. Noi tutti vorremmo tornare al cinema, ovviamente, ma in certi casi questa è una cosa buona perché si sa che noi nerd siamo un po' timidi e magari quando non siamo dentro un branco di nerd abbiamo proprio difficoltà a organizzare le uscite cinematografiche di un certo tipo. Voglio dire, ci vuole un bel po' di coraggio a proporre ai tuoi amici "andiamo a vedere Mortal Kombat."
Ma Mortal Kombat non è solo un film, è un po' più una religione. Fiumi di inchiostro si sono spesi su questo sito per parlare della serie di videogiochi così come del film originale (e i suoi dimenticabili seguiti). Forse, se siete giovinetti, potreste pensare di poter parlare di MK quanto noi perché, in un modo o nell'altro, la serie dei videogiochi è giunta fino ai vostri giorni però, scusatemi, questo non è proprio vero. Per vivere correttamente Mortal Kombat avreste dovuto essere lì, nelle sale giochi degli anni 90, a guardare le fotografie più o meno animate di questi tizi vestiti da idioti che si prendevano a botte nell'epoca d'oro dei rullakartoni, con copiosi schizzi di sangue che uscivano dalle loro bocche e membra che venivano staccate con contorte combinazioni di tasti. Quello non è solo il Mortal Kombat originale, ma anche la matrice su cui poi venne fatto il film di PWA e, in parte, lo stesso retaggio su cui hanno cercato di realizzare questa nuova pellicola.
Il mitico film di Mortal Kombat del 1995 era praticamente un fan-made fatto a Hollywood da una casa di produzione. Un film messo insieme alla bell'e meglio, ma che trasudava amore per il gioco originale. Il paradosso è che parte di quell'amore si vede, trasferito in questo nuovo film, quasi un religioso rispetto nei confronti sia dell'antica pellicola sia del mood dell'antico gioco, ma purtroppo il prodotto non è un fan-made genuino. Il prodotto è l'ennesimo fottuto tentativo della Warner di inseguire e catturare la sua personale balena bianca: l'universo esteso da cui estrarre per anni i soldi veri. Perché i dirigenti della Warner si sono evidentemente detti che alla fine Mortal Kombat era comunque una serie di personaggi folkloristici che si picchiano per la salvezza del mondo, quindi non è molto diverso da una saga di supereroi (non so con che corsi li assumono, sti dirigenti Warner, ormai è una polemica vecchia).
Ci stiamo dicendo che a questo film vogliamo bene e gliene vogliamo perché alcune scelte non sono male. Come per esempio l'idea di iniziare il film con la backstory di Scorpion/Sub Zero gettandoci in una genuina faida da Giappone medievale. Personalmente non amo molto questa idea che Scorpion faccia parte dei "buoni" e Sub Zero dei "cattivi", secondo me il fascino dei personaggi originali era proprio dato dal fatto che, mentre tutti gli altri lottavano per la salvezza del mondo, questi due assassini maledetti e sanguinari attraversavano l'Outworld desiderosi soltanto di picchiarsi a vicenda, animati da puro odio personale, perché entrambi alla fine erano creature malvage, tormentate ognuna per le proprie ragioni (poi, se vogliamo, è Sub Zero quello che fa un po' più la figura del "buono" a lungo andare, ma non sottilizziamo).
Non è una brutta idea nemmeno dare il ruolo del protagonista a un personaggio assolutamente originale, offrendo quindi uno sguardo esterno sulle figure classiche della serie. Un personaggio che però, a parte i soliti due-tre cliché, non riesce proprio a fornirci un background interessante se non quello del povero orfanello picchiato dalla vita che è riuscito a farsi comunque una famiglia e vuole vivere tranquillo. Una noia mortale da cui viene salvato perché, avendo il marchio del drago, è costretto a imbarcarsi in questa avventura.
Aggiungete a queste scelte un uso spregiudicato, ma non sconsiderato, di diversi personaggi della saga originale, resi abbastanza fedeli all'originale, citati con camei più o meno sfacciati, riportati su schermo con amore filologico. Tutto questo per dire che l'impressione è che gli sceneggiatori li abbiamo giocati veramente i giochi, magari almeno per un paio d'ore, e non abbiano solo letto il riassunto della trama su Wikipedia.
Però poi c'è il problema di cosa vuole fare la Warner con questo brand che, come è già capitato altre volte, fa uscire un film che è proprio zoppo. Perché se tu vuoi fare un film di Mortal Kombat che rimanga nelle ere in questo film devi far vedere... il Mortal Kombat. Non sembra una cosa così complicata. Invece alla fine tutto gira intorno ai preparativi del Mortal Kombat, con un po' di allenamento nel tempio di Raiden e alcuni campi lunghi con Shang Tsung che cammina in mezzo a degli schiavi con dietro Sub Zero che fa la faccia thug life. Sul finire un po' di effettivi combattimenti 1 vs 1 e lo scontro che è il più atteso e preannunciato, ovvero quello tra Scorpion/Sub Zero, scontro che paradossalmente abbiamo già visto tutto nel trailer e che, anche se realizzato anche qui con amore, non è il finale di film che volevamo.
Infine lasciatemi scrivere due appunti sulle cose very cringe del film: i monaci che costruiscono le braccia bioniche di Jax (che non si sa perché dei MONACI dovrebbero costruire BRACCIA BIONICHE) che tanto vengono rivitalizzate dal suo akana (e non diventano MAGICHE, diventano PIU' BIONICHE) e poi il fatto che il doppiaggio italiano ha deciso di lasciare in inglese le frasi topiche del gioco pronunciate dai personaggi, immagino per lasciare intatto il genuino feeling con il videogioco, ma in realtà ottenendo un effetto "Pizzaiolo di Posillipo a New York" con tizio che fa "adesso ti meno, ecco che ti picchio, flawless victory!"
In conclusione vorremmo poter dire che Mortal Kombat è un vuoto baraccone commerciale che ha preso un qualsiasi marchio del mondo dei videogiochi per mettere in piedi il solito action movie finto wuxia con persone che picchiano effetti speciali, ma non è così. L'amore dei suoi autori è sincero. Se l'amore dei suoi autori non fosse sincero non avrebbero preso la mitica track originale (1995) per remixarla e riproporla. Dentro il film di Mortal Kombat c'è tutto quello che vorrebbe un fan di Mortal Kombat, solo che è usato dannatamente male per degli obiettivi tutti sbagliati. Se la produzione avesse avuto le palle quadrate di mettere in piedi veramente un progetto glorioso allora invece di scrivere la storia che hanno scritto avrebbe fatto uscire effettivamente un film sui soli Scorpion e Sub Zero, magari una lunga storia delle loro origini, magari uno scontro con loro due già nella forma definitiva di anima dannata e killer spietato. L'MCU che la Warner vorrebbe ricreare è nato con un film su Iron Man in cui c'era solo Iron Man e in cui non c'era bisogno di nient'altro, un'unità compatta piena di cose riutilizzabili. Questo Mortal Kombat invece è il solito "fate finta ci sia tutto un lavoro produttivo dietro che non abbiamo avuto il coraggio di fare" e non mi sta bene, è naturale che come pubblico meritavamo di più.
Poi ok, quando lui lo infilza e dice Get over here mi sono emozionato, anche se l'avevo già visto sei volte nel trailer.
Ma io sono fatto così e poi Scorpion è sempre stato il mio personaggio preferito.
Cymon: testi, storia, site admin“Do Not Forget This Face”