Strip
serie
476, 14/08/2010 - CHIUSO PER FERIE
476
07 . 08 . 2010

La valigia

Lasciamo Neo e Clara seduti al tavolino di un bar, congelati (si fa per dire) in questo eterno happy-hour, a chiacchierare di lavoro (?) in quella che almeno per Neo è sicuramente una piacevole compagnia. Li lasciamo così perché noialtri autori ci congediamo oggi, per ritornare il 28 agosto con la programmazione regolare delle strip: al sabato qui e alla domenica su Multiplayer.it. Durante la nostra assenza comparirà, se non è già comparsa, la tradizionale illustrazione estiva a tenervi compagnia.

L'anno scorso ho voluto dedicare l'editoriale del congedo ai consigli letterari, un argomento che trattiamo molto di rado su questo sito nonostante uno di noi due sia un autore pubblicato, il cui libro è venduto nelle librerie per denaro.
Quest'anno l'editoriale sarà un po' più multimediale, tanto per stare al passo coi tempi: l'anno prossimo, prometto, sarà in 3D. In altre parole, voglio dare consigli non richiesti su diverse cosette carine, che potrebbero riempire le vostre miserabili esistenze estive. Sui videogiochi c'è poco da dire: Starcraft II regna.
Ne parlavo la volta scorsa, ma i primi dati di vendita mi hanno fatto male al cuore... 1 milione e mezzo di copie, comunque la si metta, non è affatto un gran che. Che questo sia il più grande successo commerciale dell'anno per PC fa capire quanto è grigia la situazione dei giochi su computer. Su console ci sono diversi titoli quest'anno che hanno superato i cinque milioni di copie. Certo, a lungo andare anche Starcraft II raggiungerà e supererà queste cifre... ma dov'è il successo travolgente, l'isteria popolare? Dannazione, anche Lilly Pettina I Cavallini è capace di vendere un milione e mezzo.
Per chi ha gusti più orientali, come me, c'è un altro titolo degno di nota: King Of Fighters XIII. Ho già parlato ossessivamente anche di questo. L'unico problemino è che per giocarci quest'estate dovrete andare a infilare gettoni in un bar di Hong Kong o di Tokyo. Ma anche questo, naturalmente, fa parte del suo fascino: è un titolo per pochi, in tutti i sensi.

Passando ai cartoni giapponici, mi sembra inevitabile raccomandare Rebuild of Evangelion. Con quelle cicale onnipresenti e le stazioni deserte sotto il sole è l'ideale in questa stagione. Poi sto guardando Durarara, e lo sto apprezzando abbastanza: avremo tempo di parlarne.
Non leggo manga, è una malattia da cui sono immune, e sono allergico anche ai fumetti occidentali (il che forse può apparire strano, considerato che disegno un fumetto online). L'unica eccezione a questa mia regola è Hellboy, che apprezzo con passione perversa. Però mi ha incuriosito questo Scott Pilgrim, il fumetto di cui sta per uscire il film (e il videogioco).
Da quel poco che ho visto finora, mi pare notevole soprattutto la rappresentazione dei videogiochi... Scott Pilgrim è un videogiocatore ossessivo, ma questo è solo un aspetto del suo personaggio, e nemmeno molto importante. I videogiochi sono dati per scontato nella vita di uno di 23 anni: Mario e Sonic sono entrati nel suo linguaggio quotidiano; concetti come i livelli da superare, i punti esperienza dei giochi di ruolo sono parte integrante del suo modo di pensare. Forse è finita per sempre l'epoca in cui un videogiocatore poteva essere solo quello: un videogiocatore. Questa generazione è cresciuta con i videogiochi, e i videogiochi sono solo un aspetto della sua cultura, non più speciali del cinema o della musica rock.
Si è fatta molta strada negli ultimi 20 anni.

I film che potrei segnalare sono tanti, forse tantissimi: in questo periodo anch'io sento, come dice sempre Hideo Kojima, che il 70% del mio corpo è fatto di film. Ma preferisco parlare di film che non abbiamo ancora visto.
Quando arriverà anche qui, alla periferia del mondo, Inception significherà una rivoluzione paragonabile a quella di Matrix. Forse altrettanto rivoluzionario, soprattutto sotto l'aspetto visivo, sarà Sucker Punch, ovvero il film che tutti sognavamo di realizzare. Quando avevamo 15 anni.
Se però dovessi dire un titolo che vale davvero la pena di recuperare quest'estate, per chi se l'è perso nell'ultima stagione, allora dovrei dire Jennifer's Body. Ridano pure, i mentecatti: ne parleremo ancora su queste pagine.
Direi che con questo abbiamo finito, la valigia è ben piena di roba con cui trastullarsi per non correre il rischio anche quest'estate di esporsi all'aria aperta e alla luce solare... Sarebbe terribile.

Lo-Rez: arte, storia, web design
07 . 08 . 2010

Super Human Samurai

Editoriale dei saluti per le ferie! E improvvisamente ho qualcosa da dire!
Sembra che abbia finalmente trovato il mio gioco per l'estate: si tratta di Trine ed era dentro il TGM questo mese, quindi è vecchio, ma non obsoleto. TGM, nell'intro si bulla di farsi un po' mecenate per questo titolo che ha ricevuto attenzione ridotta da parte dei media e che invece merita. Le ragioni per cui è rimasto ai margini della scena sono evidenti: stiamo parlando di un platform, un genere che i vostri padri giocavano sudando sette camice e divertendosi come dei pazzi. Si, io potrei essere vostro padre, accettatelo come l'ho accettato io (cioè non gettatevi giù per il condotto di scarico della città delle nuvole senza una mano, per dire).
Trine sfrutta una delle conquiste del gaming moderno, ovverno il motore fisico, ovviamente con grande guadagno per il gameplay. Buona parte dello scenario (non tutto, ma abbastanza) si muove e può essere usato per ostacolare altre parti dello scenario o i nemici. Uno dei tre personaggi a disposizione del giocatore, poi, il mago, ha il preciso scopo di muovere cose o creare casse e pontili, esaltando appunto queste caratteristiche. Ha un suo fascino vedersi rotolare addosso una palla ferrata del dolore, fermarla a mezza corsa con un gesto della mano e poi gettarla indietro agli scheletri arrembanti. Vi ho forse confidato che quest'anno non mi è salita la solita scimmia videogiocatrice che di solito mi prende d'estate e credo che Trine sia la giusta risposta a questo down. E' un gioco semplice, più semplice ancora di un FPS ed è abbastanza vario da non annoiare. Per quello che riguarda l'ambientazione e tutto il corredo ho sensazioni ambivalenti. La trama è lo squallido canovaccio base da supermarket (il Male arriva, ci sono tot oggetti in giro, se li trovi vinci una Panda), ma i personaggi sono curiosamente introdotti con frizzante ironia. A parte la ladra, per cui non si riservano battute salaci, il guerriero viene descritto (come giusto) come un imbecille senza cervello, mentre il mago si becca la nomea di donnaiolo imbranato, incapace di tirare palli di fuoco. Non stiamo parlando proprio di Pratchett, ma considerando l'arida banalità del resto avercene...
Settimana scorsa ho tessuto le lodi dell'Acer Liquid e posto le basi della rivoluzione geek androide, come nuovo terreno per quelle belle guerre ideologiche che ci fanno tanto amare i forum e gli strumenti di comunicazione internet. Con la Microsoft in declino e i sistemi Linux ormai consolidati in piccole, ma fortificate nicchie, la lotta deve necessariamente spostarsi verso la iTeocrazia, che negli ultimi anni ha prodotto un'invidiabile campionario di fanboy e troll. Abbastanza, insomma, per pareggiare i fanboy e troll a disposizione delle nostre legioni. Al di là di acquistare il terminale androide (al di là un ciufolo! Son trecento euri) ho ormai avviato un'attiva militanza nella comunità di Androidiani, potete trovarmi a vagare per il forum, il nick è sempre quello (come il link alla tana in firma). Ormai sto programmando ufficialmente apps (eh, chissà... ma non parliamone ora...) e devo dire che sono abbastanza soddisfatto del framework messo in piedi da Google. Di solito quando mi trovo a fare programmi per utenza finale (non webapp) mi trovo sempre a dover programmare l'interfaccia utente turandomi il naso, visto che trovo le varie librerie utili a creare GUI confusionarie e farraginose. Nella programmazione delle apps, invece, il design dell'interfaccia è decisamente centrale e ben reso tramite strutturati e razionali XML. E' forse la prima volta che, quando metto un pezzo in un punto, quello va a piazzarsi realmente in quel punto, senza che abbia bisogno, nel contempo, di annidiare classi in classi in classi in classi su cui evocare poi misteriosi metodi di dubbia moralità. Per questa parte del framework il team di Android merita un plauso. Forse lo merita un pochino meno l'emulatore, visto che è decisamente spartano e fa poco oltre avviarsi. Probabilmente il mio problema è che non uso Eclipse, come invece il sito android developer indottrina a fare e quindi mi perdo tutte le feature che sono finite nel plugin di quel programma... Le motivazioni per cui non ho un IDE sono perse nelle sabbie del tempo e nel mio spirto samurai, ma sono sempre più convinto della mia scelta perché gli IDE portano i programmatori a disimparare la programmazione. Considerando che già il livello medio della razza è quello che è l'effetto di questi giocattoli interfacciosi non può che essere devastante.
Una cosa positiva riguardo Android che sto vivendo soprattutto a contatto col resto della comunità è il fatto che, curiosamente, questo sistema operativo sta abituando la gente a pensare in maniera linux-like. Lo so che è un linux, ma non si trova in un posto in cui mettereste un linux, ma alcune sfumature architetturali provengono dai suoi nobili genitori e a volte la gente le guarda con curiosità, considerando che sono solitamente diametralmente opposte alle scelte Windows. Sono cose che io ormai non noto nemmeno (proprio perché sono linux), ma che la gente ogni tanto fa presente. Basti pensare al concetto di "rootare" (ben diverso dal jailbreak) che, oltre a essere il nuovo passatempo dei piccoli hacker che crescono fa prendere coscienza dell'esistenza di un'entità chiamata amministratore (ma amministratore sul serio).
Questi editoriali snocciolosi, in cui si snocciolano eventi, sono sempre basati sul numero tre, manco fossero scritti da un figlio di Rama. Il tre di questa volta ricade sotto la categoria della roba old che guarda il Cymon fuori tempo massimo. Si tratta di The IT Crowd, una serie TV inglese sul mondo IT, ovvero sui nerd ovvero... ehm... sulla gente come noi. Il bello di questa serie è che, al di là delle solite gag relative ai nerd disadattati, asociali e paranoici, ha anche delle derive assurde tutte sue e dei momenti di genuina stupidera che strappano grasse risate. Nel mondo reale è già alla quarta stagione, ma voi dovete ringraziarmi per avervene parlato adesso, dopo quattro anni, perché ogni stagione è composta solo da sei episodi e capisco che per voi avvelenati sono dosi decisamente troppo piccole. Oggi come oggi potete già recuperare ben 24 deliziose puntate, abbastanza per farvi star buoni per un tempo ragionevole. Io attualmente ho finito la seconda stagione. La prima è stupenda, la seconda ha un po' meno picchi, ma è comunque bella. Ora vedrò se va tutto pacatamente a degradare o si hanno nuovi sbalzi. A livello personale devo annotare che è una delle poche cose che guardo in lingua originale senza sottotitoli. Non ho la presunzione di dire che capisco tutto, ma già il fatto che colga gran parte delle battute è per me motivo d'orgoglio. Già il fatto che sia british e non USA comunque è un vantaggio (The Guild, 4 serie, senza sub, comincia a essere difficoltosa. Stiamo parlando di individui come Zaboo...).

“Interfaccia di convergenza / Superscudo dei Samurai / Raggio alla megapotenza / Superspada dei samurai” (nel caso il titolo dell'editoriale vi abbia stimolato un certo deja vu

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