Strip
serie
447, 23/01/2010 - Lilly pettina i cavallini
447
23 . 01 . 2010

Promette bene

Il terzo pannello è per tutti quelli che si ostinano a criticare il fondoschiena di Clara.
Se posso permettermi di esprimere il mio giudizio, e onestamente non vedo come potreste impedirmelo, mi pare che nell'ultimo periodo la qualità delle strip si sia mantenuta su livelli piuttosto alti, sia qui che su Multiplayer.it.
“Lilly Pettina i Cavallini e gli Sussurra Cose Pucettose” è un titolo con un potenziale che va sfruttato, e infatti ne faremo un vero videogioco, un seguito della nostra ultima produzione, The Long Ear.

Scherzavo.

Tutte le retrospettive delle settimane scorse sul miglior gioco, la miglior arte dell'anno eccetera mi hanno impedito di nominare un titolo che invece deve ancora uscire, ma che attendo con disperazione. Anche se con qualche settimana di ritardo, dunque, vi faccio presente Splinter Cell: Conviction, casomai vi fosse sfuggito.
Splinter Cell è sempre stato per me il cugino minore, e anche un po' sfigato, di Metal Gear Solid... una sua versione occidentalizzata, e privata degli elementi di genio. Sono rimasto quindi sorpreso dai video del multiplayer cooperativo: in una manciata di minuti aprono scenari sconvolgenti. Il gameplay è indescrivibile a parole, o forse sono io che al momento non ce la faccio a descriverlo (nelle mie condizioni è molto probabile)... ci si mette d'accordo su cosa fare, uno distrae la guardia e l'altro la prende da dietro, e una volta che si è stabilita la tattica si preme un tasto e le cose, come dire, succedono.
L'interfaccia utente, o la sua assenza, è l'aspetto che mi esalta di più, poiché ovviamente io sono un povero ossessionato. Gli obiettivi delle missioni appaiono scritti sui dannati muri, i punti di appoggio per arrampicarsi e le traiettorie sono marcati con effetti bianchi e rossi superlativi, e quando si è nascosti la visione diventa monocromatica. È tutto un trionfo di design che ricorda Assassin's Creed, e soprattutto non fa brutta figura in confronto a un'opera orientale come MGS4. A giudicare da giochi come questi credo che il 2010 prometta bene.

Tutto questo parlare di giochi nuovi, nuovissimi, potrebbe intaccare la nostra reputazione: qui a FTR infatti preferiamo in genere chiacchierare di titoli vecchi come Noè, che giocavamo sulle nostre stufe a legna quando eravamo piccoli. Più o meno. Per questo mi fa piacere questo Dark Void Zero, ovvero la versione retrò di Dark Void, adattata agli standard delle console a 8-bit. Non è la prima volta che Capcom ci delizia con cosette nostalgiche come questa, penso ad esempio a Megaman 9 che sembra uscito dagli anni '80. Naturalmente è tutta promozione per il giocone vero, quel Dark Void che esce in questi giorni per le console moderne... e che fa abbastanza pietà. Meglio consolarsi con qualcosa che Capcom sa fare bene: finalmente anche Excella Jones, l'ultima pupa di Resident Evil 5, diventa un personaggio controllabile nell'ultimo aggiornamento per il gioco. È già un classico.

“Darkness darkness /
Be my blanket”

Lo-Rez: arte, storia, web design
23 . 01 . 2010

PopCo

Questa volta il cappello di commento alla strip è doveroso. Dobbiamo infatti tributare giustizia a quanti vi sono citati. I cavallini, infatti, discendono da Zorflick mentre le cose pucettose sono tutta farina del sacco di Tyn (anche se noto ora che qui si parla di cosettine puccine e non cosine pucettose... vabbé). Avevo bisogno di un mix del genere per poter produrre qualcosa di realmente terribile.
Questa settimana si parla di libri, un argomento che qui non viene presentato con gran regolarità, anche se dovrebbe. Dopotutto i libri sono diventati, oggi, il media più nerd che esista. Ci vuole un terribile impegno per fruirne, vengono usati solo da una limitata nicchia e chi ne fruisce ama parlarne diffusamente. Per sputtanarci anche quest'ultimo angolo di elitarietà, però, ci vorrà poco. Il Kindle sta arrivando in Italia. Se renderà la lettura nuovamente IN allora avremo le prove che la tecnologia è la nuova divinità dominante.
Il libro di cui voglio parlarvi è PopCo di Scarlett Thomas. Potreste conoscere questa giovine autrice per Che fine ha fatto mr. Y che fece un certo successo a suo tempo. Bhe, secondo me Mr. Y era un libro largamente imperfetto, con un mucchio di problemi di equilibrio e costruzione dell'ambientazione. L'idea psichedelica di fondo era buona, ma realizzata con troppe sbavature.
Ben diverso questo PopCo che chiama illustri paragoni: lo si potrebbe vedere come il Cryptonomicon per dummies (giusto per attirare l'attenzione di Lo-Rez), il Godel, Escher Bach per scuole medie (per gli ingegneri) o Codice da Vinci il salsa Glamour (per tutti gli altri). Perchè no, ci si può veder dentro una riedizione di No Logo o, estremizzando, un panorama cyberpunk degno di Sterling.
La vicenda è quella di una giovane creatrice di giocattoli chiamata dalla sua azienda a vivere in uno sperduto palazzo nella brughiera con alcuni suoi colleghi per trovare la chiave di volta utile ad asservire il target delle adolescenti (un po' come nel film di Kim Possible. Qui comincia a ricevere curiosi messaggi cifrati che riesce a tradurre grazie al suo solido background di crittoanalista. A questa vicenda si intrecca il suo passato dominato dalla figura dei nonni, dalla matematica e da una ambiziosa caccia al tesoro.
Il libro è molto bello per come sono poste le riflessioni sulla società moderna e sugli eccessi del marketing, resi qui grotteschi dal fatto di riferirsi ai bambini. Sebbene qualche deriva no global di troppo ci sia, comunque il rapporto col mondo disumanizzato delle aziende è vissuto in maniera molto personale, con partecipazione, ad affermare che, per quanto certi meccanismi siano sbagliati, comunque noi ne siamo ingranaggi. Intanto, più intimi, ma forse anche più appassionanti, gli stralci del passato della protagonista ci permettono di capirla più a fondo e di collocarla con maggior precisione nel contesto del romanzo. E' forse l'interazione tra questi due piani la cosa che funziona meglio in PopCo: da una parte la maturazione da bambina a ragazza, che ha luogo nel mondo dell'età scolare, che è un po' una parodia crudele della vita da adulti. Dall'altro l'inserimento della donna ormai formata nelle logiche aziendaliste, che a sua volta sono una parodia dei rapporti tra persone. I misteri e gli intrighi in tutto questo fanno solo da traino, sono un po' un pretesto per tenere viva l'attenzione e forse meriterebbero soluzione migliore.
Il motivo per cui ho deciso di parlarvi di questo libro estesamente nell'editoriale del coniglio è che l'impressione che ho tratto è che la Thomass segua questo sito oppure lo abbia usato come base per le sue ricerche. Difficilmente, infatti, penso sia possibile trovare un altro luogo dove convivano grandi matematici come Godel, The Oracle of Bacon, Final Fantasy VII e William Gibson. Insomma, di elementi, cose, prodotti o semplici aneddoti in cui il popolo del coniglio si ritrova ce ne sono bizzeffe e la cosa bella è che non si ha mai l'impressione che l'autrice li abbia semplicemente "rubati" da qualche sito o libro e schiaffati senza cura nella sua storia, ma si capisce che c'è comunque stata una certa ricerca e, quando non una passione, quantomeno l'impegno a comprendere di cosa si sta parlando. La descrizione di Final Fantasy VII che ho citato qui, in fondo, è sicuramente l'esempio migliore (lo so, non è lusinghiera, ma ponderata...). Insomma, un motivo in più per leggere PopCo è potercisi ritrovare, scoprire un nuovo punto di vista su argomenti su cui spesso ci si è lambiccati e vedere come questi, usati con maturità, possano essere veicolo di ragionamenti comuni a tutti, anche alle persone che non vi si sentono coinvolte.
Bene, receditoriale, il meglio per riempire queste pagine! Per la prossima volta parlerò un po' di videogiochi, mi sa, tanto per cambiare.

“Sono la monaca di Mmmmmmonza” - Il trio

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