Nessun dorma
Awww! Povera piccola ingenua Clara! Anche nella strip di oggi suoi colleghi Ingegneri delle Tenebre mettono in crisi le sue certezze di personcina perbene, insinuando che forse forse qualche volta la pirateria è non solo lecita ma un dovere morale?
Questo discorso capita a proposito proprio in questi giorni, in cui Ubisoft (HA HA HA!) ha innescato l'autodistruzione delle copie di un gioco che la gente aveva regolarmente acquistato. Penny Arcade si indigna, ma una volta tanto possiamo rivendicare di essere arrivati prima dei nostri luminari del webcomic, dato che già moltissimi anni fa lanciammo la campagna “Boicotta Ubisoft” per ragioni simili.
E dunque ancora una volta se non fosse per la “pirateria” il gioco in questione sarebbe perduto per sempre, come l'87% dei videogiochi mai prodotti.
Ma dimmi ancora, Ubisoft: se acquistare il gioco non dà diritto al possesso, allora perché non acquistarlo sarebbe un “furto”? La giurisprudenza attorno a casi del genere plasmerà il futuro dell'intrattenimento digitale... forse perfino della cultura, se ebook e film sono per voi qualcosa di più di noccioline da sgranocchiare sul divano.
La primavera è tumultuosa, il tempo atmosferico è una presenza concreta e ingombrante nelle nostre vite più che nelle altre stagioni: nuvole e pioggia e vento e pollini e petali e insetti... c'è casino nell'aria, e un po' influenza anche il nostro umore.
Ma non dobbiamo perder tempo arrabbiandoci. Questa settimana infatti è uscito in accesso anticipato No Rest For The Wicked, che è il gioco più bello nella storia dei videogiochi.
Non è vero, naturalmente. Ma per certi individui predisposti, se verrà rifinito con amorevole cura, potrebbe diventarlo davvero. Per quanto mi riguarda, sono quasi vent'anni che dico che sono troppo vecchio per certi giochi (?!), e questo è uno di quei “certi giochi”: alcune meccaniche da souls-like richiedono di dedicare al gioco un impegno che, fosse per me, magari gli dedicherei anche... ma la Vita Reale ha il vizio di imporsi. E però le meccaniche punitive sono veramente pochissime (a dispetto delle lamentele dei bovini armenti nelle recensioni di Steam), e questo gioco si fa ben volere in tanti di quei modi che potrei perseverare e trovare la pazienza di imparare attraverso la sconfitta.
Ad esempio, ha una componente esplorativa meravigliosa che ti fa correre gioioso qua e là, intrufolarti nei buchi e arrampicarti dappertutto... uno Zelda isometrico con una verticalità incredibile, che valorizza la prospettiva a occhio di pesce.
Dunque lo giocherò. Tale è il miracolo di una direzione artistica ispirata! Lo giocherò perché quelle facce arcigne e quelle alghe sugli scogli e quelle animazioni facciali sono toccate dalla Grazia dell'ispirazione.
Spesso su queste pagine ho riportato la mia incessante ricerca di una scintilla di Grazia in un gioco o un film... No Rest For The Wicked non ne possiede una scintilla: è un INCENDIO di Grazia che arde incontenibile.
Questa Grazia miracolosa mi ha spinto a fare quel che non ho mai fatto: provare un gioco incompleto, una beta in accesso anticipato. Spesso su queste pagine ho fatto l'elogio della saggezza dei vecchi, che attendono il gioco nella sua forma ultima, con tutti i problemi sistemati e i contenuti aggiuntivi... ma per te, No Rest For The Wicked, ho infranto anche questa regola!
Ero curioso di vedere questo titolo fin dai suoi primi vagiti. Lo seguirò per tutta la sua crescita, con occhi colmi di amore.
Indiani al centro della terra
Non ho visto né penso guarderò il Problema dei Tre Corpi e la cosa interessante è che non ho particolare livore nei suoi confronti. Ho letto il libro e già quello mi è bastato, non mi sono nemmeno molto sentito stimolato a leggere i seguiti che completano la storia e, in generale, nonostante si tratti di una serie di fantascienza, non ne sono attirato.
Il Problema dei Tre Corpi però è l'ennesimo serial Netflix di punta e quindi sta godendo del metabolismo che hanno tutti questi prodotti. A cavallo dell'uscita, per circa un mese, viene ritenuto "il più bel serial degli ultimi vent'anni" e un "capolavoro assoluto". All'esaurirsi di questa carica viene invece definito "Deludente, mi avevano detto che era bello invece niente" o anche "che tempo buttato, che sciocchini quelli che lo lodano", finché, in capo a un paio di mesi tutti si sono dimenticati che esiste.
Il fatto che ormai questa cosa si ripeta sistematicamente per i prodotti Netflix dovrebbe un po' farci riflettere at large riguardo cosa succede. E' abbastanza evidente che la prima parte, con l'hype e il senso di magnificenza sia foraggiata dalla casa di produzione stessa e quindi ingigantita, un ingigantimento che, in realtà, comporta un contraccolpo severo, forse a sua volta deformato, nella seconda fase. Nessuna delle due fasi però giustifica il doloroso dimenticatorio della terza fase, almeno apparentemente. Insomma, come è possibile che oggi come oggi Netflix si sia congelata su un ciclo del genere che non porta reale giovamento alla serie TV di riferimento e, apparentemente, nemmeno all'emittente stessa?
La mia teoria è che ormai Netflix non produca serie TV, ma eventi collettivi e che poi in realtà il suo business sia relativo a questi eventi stessi. Limitatamente alla bolla social (che è una piccola porzione dell'audience potenziale, ma in certi contesti rilevante) Netflix ha il potere di far parlare tutte le persone della stessa cosa, a prescindere dal valore di questa cosa. Non è nemmeno un investimento pubblicitario enorme, perché quello che fa, in realtà, è solo innescare un ciclo vizioso/virtuoso che dopo procede praticamente in autonomia. Esce il Problema dei Tre Corpi e naturalmente tutte le firme arruolate da Netflix per la sua immagine dicono che è un capolavoro, ma, di conseguenza a questo, ci sono anche un mucchio di inflencer e content creator che devono fare lo stesso. Indipendentemente dal loro parere sull'opera (sempre che ne abbiano uno) il modo migliore per ottenere engagement minimizzando il rischio è unirsi alla voce collettiva, positiva, trascinado con sé tutti quelli che stanno sotto di loro nella catena alimentare, fino ai singoli utenti.
La massa critica di interazioni a questo punto può essere sfruttabile. Si può accogliere nella promozione della serie dei brand che possono creare campagne pubblicitarie ad hoc sfruttnadolo, si può rivendere il marchio, se l'opera è derivata (come in questo caso un romanzo) si può anche entrare nel marketing della notorietà di rimbalzo che ottiene l'opera originale. Non parliamo più di un prodotto, ovvero la serie TV, ma di un servizio, limitato nel tempo, di amplificazione della propria notorietà. Influencer piccoli loderanno il Problema dei Tre Corpi sperando di entrare nella promozione a strascico della serie e crescere, marchi che hanno bisogno di ritorno social si legheranno al Problema dei Tre Corpi e così finiranno mescolati con le discussioni sull'argomento. Questo, abbiamo detto, è un vantaggio limitato nel tempo? Non importa, anche una campagna pubblicitaria è limitata nel tempo.
La coda della seconda fase è invece una questione fisiologica della fenomenologia online e anche se è negativa può essere benissimo sfruttata comunque dagli autori di cui sopra. Nel momento in cui il mercato degli elogi si satura chiunque voglia provare a guadagnare sul marchio (che in questa fase genera ancora interazioni importanti) entra nel mercato degli oppositori. Se lo fa nel momento giusto e con i corretti metodi può andare a polarizzare tutta quella massa che non aspettava altro per opporsi alla massa di partenza ottenendo ugualmente i vantaggi di cui sopra.
Il terzo momento è quel momento che rivela la natura dell'operazione. Estratto da questa chimica sociale il prodotto perde completamente potere, diviene irrilevante e si spegne. E, dal punto di vista di Netflix e di questa strategia, va benissimo così. Nessuno fa business affinché tu tra sei mesi ti riguardi la serie TV perché non c'è nessun guadagno, da parte della piattaforma, nel caso tu lo faccia. Allo scadere del suo ciclo di notorietà il prodotto ha esaurito completamente il suo scopo e l'unico vantaggio che ancora ha è arricchire un catalogo che possa apparire ampio, ma che alla fine, lo sappiamo bene, è solo buono per il doomscrolling perché non c'è niente che tu voglia vedere se non ciò che è il momento di vedere.
In questo senso il business di Netflix mi sembra molto più spiegabile, ma, attenzione, significa anche che lo spettatore non è più il reale utente del suo prodotto, ma parte della sua macchina di vendita. Avviluppato nella rete comunicativa l'utente deve guardare e interagire, in modi che sono, come abbiamo visto sopra, prevedibili, ma solo perché in questo modo conferisce a Netflix il potere di spingere i social dove vuole. Sì, è lo stesso principio della televisione commerciale di una volta, quella che voleva tu guardassi un'opera perché mentre la guardavi ti avrebbe fatto vedere della pubblicità. Cosa cambia, allora? Cambia che anche il tempo-vita di quest'opera è codificato nel progetto e questo è in qualche modo sbagliato, perché una storia, una buona storia, è fatta per sopravvivere al supporto che la trasmette, è fatta per essere ricordata, rivista ragionata. E' parte stessa del concetto di storia questo. Una storia che esaurito il suo compito evapora non è una vera storia. Nella televisione commerciale i programmi generalisti, i quiz e tutto l'intrattenimento è sempre stato creato per essere consumato e di conseguenza distrutto. Tutto il resto, però, cioè i telefilm, gli sceneggiati, i film, negli anni hanno insegnato di avere un potere molto più pervasivo e che quindi dovevano essere trattati con altra dignità (non dall'inizio, sia chiaro. La BBC distruggeva anche quelli per fare spazio nei magazzini, così ci siamo persi dei pezzi di Doctor Who).
Le storie in televisione si sono guadagnate con le unghie e con i denti un posto nell'immaginario collettivo e nella cultura pop. Quando è arrivata Netflix ed è cominciata l'età oscura abbiamo avuto il coraggio di dire che quello che avevamo avuto fino a quel momento era poco e sbagliato e che finalmente sarebbe cominciato un modo di raccontare più incisivo. Forse ci si è provato a raccontare meglio e raccontare di più, ma probabilmente anche per questioni di budget e rischi si è capito che non ci si riusciva. Si è quindi innescato un processo di involuzione che ha riportato il media agli albori. Domani certe serie TV che state guardando in questi anni cesseranno di esistere e non ve ne importerà nulla.
E voi, invece, continuerete a fermarvi a guardare le repliche della Signora in Giallo su Rete4 tutte le volte che passerete davanti alla cucina di vostra zia.
Cymon: testi, storia, site admin“Silk aveva qualcosa che la faceva sempre tornare all'infanzia e alla paura che ha il bimbo precoce di essere visto per quello che è; ma anche alla paura che ha il bimbo precoce di non essere sufficientemente guardato. Temeva di essere smascherata, moriva dalla voglia di essere al centro dell'attenzione: ecco il suo dilemma”