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1115, 20/05/2023 - Buio in sala giochi
1115
20 . 05 . 2023

Panta rei

Si intravedono appena e forse è un atto pietoso, considerate le mie abilità artistiche in declino, ma nella strip di oggi ritroviamo Cloud e Link.
Quanto tempo! (Un anno esatto, preciso preciso, ma ormai non ci stupiamo più.)
Anche loro sono in rapido declino, a quanto pare, in tutti gli ambiti dell'esistenza... la loro ultima iniziativa imprenditoriale (qualcosa di nebuloso che riguarda le care vecchie sale giochi) è stata un insuccesso, ed eccoli qui a barcamenarsi al freddo e al buio. Un giorno forse troveremo la forza di costruire su questi personaggi un'epica storia di rivalsa sociale in stile Yakuza: Like A Dragon, che va a pescare i suoi protagonisti sul fondo del barile dell'umanità, vecchi brutti puzzoni ignoranti inutili, e ne fa degli EROI applicando alla vita reale le regole degli RPG giapponesi.

O li rifà, come nel caso di Cloud e Link che sono eroi nelle rispettive serie.
Fin dai suoi inizi oltre vent'anni fa, infatti, questo umile e scapestrato webcomic si è sempre basato su una rielaborazione performativa dei personaggi dei videogiochi: le prime puntate (con quella cifra singola che oggi ci fa tanta tenerezza) hanno visto l'entrata in scena di Cloud, di Super Mario, di Clara Croft (sorella apocrifa di Lara), di Serpente Solido, dell'angioletto Bob (questo se lo ricordano in pochi), fino a Zeld... cioé, Link.
Ora citerò la nostra ultima Nemesi, l'Arcinemico che adoriamo combattere (su un piano del tutto intellettuale, senza aver mai avuto un contatto umano): e citerò questo articolo qui. Non si dica che manchiamo di autoironia.
Non abbamo corredato vent'anni di queste strip con Bibliografie in formato rigorosamente accademico (e senza link, mi raccomando, che l'ipertestualità non dà sufficiente prestigio, e non tiene fuori la plebaglia, e poi qualcuno rischierebbe di leggerli davvero, quegli articoli), e dunque non vi abbiamo mai proposto perle come, ehm: Reysen S., Plante C. N., Roberts S. E., Gerbasi K. C. (2019), My Animal Self: The Importance of Preserving Fantasy-Themed Identity Uniqueness, in «Identity: An International Journal of Theory and Research», vol. 20, pp. 1-8.
(Questi Reysen S., Plante C. N., Roberts S. E. e Gerbasi K. C., me li immagino come dei furry pervertiti al primo anno di dottorato, cui non sembra vero di pubblicare (dietro pagamento alla rivista) un articolo sui loro sordidi meme e di trovare qualcuno che li prende sul serio.)
Ma anche noi, con la spontanea ignoranza e l'irruenza adolescenziale dei nostri anni fondativi, arrivammo nel 2001 all'intuizione (vaghissima e confusa) di personaggi videoludici come attori in una rappresentazione, trattandoli come persone vere che nei loro videogiochi si limitano ad interpretare un ruolo.

Tutto questo per dire che, insomma, Link, su con la vita! Proprio in questi giorni è uscito il tuo nuovo gioco, ed è un successo fragoroso da 10 milioni di copie in tre giorni! Va bé che parliamo di Nintendo, ma pure loro ti avranno ben dato una percentuale sostanziosa!
La settimana scorsa mi univo al coro dei 10/10 a Tears Of The Kingdom, e oggi ho avuto qualche altro momento per ragionare e leggere qualche opinione altrui. Quello che mi lascia estasiato del nuovo Zelda è la potenza della propria visione, la padronanza dei propri mezzi. Le megaproduzioni di solito sono schiave dei capricci del pubblico, e se li interpretano male affondano e portano con sé interi studi. I vecchi saggi di Nintendo invece sono Asceti Impenetrabili che hanno meditato sei anni sotto la cascatella nel giardino zen in cima al grattacielo di Kyoto, e il loro aureo isolamento ha prodotto un'opera senza compromessi.
La gente aveva tanto criticato nel precedente titolo le armi che si rompono: in questo le armi si rompono di più. Ma una spada che si rompe subito è un invito, gentile ma fermo, a cercare sempre nuove strade. E il gioco ci dà i mezzi per costruircele, nuove strade, eccome! Quello che si può fare in Zelda supera qualunque altro gioco sandbox mai fatto, in un open-world sconfinato che apre orizzonti creativi illimitati. Non ci prende per mano, questo Zelda, non ci riempie la mappa di segnalini ma preferisce riempirci di intuizioni, di amorevoli incentivi a provare quella certa cosetta, ad infilarci in quella buca, a scalare quella roccia, a gettarci da quell'isola volante in caduta libera per chilometri strillando di delizia.
Ogni singolo oggetto (ce ne sono centinaia) può interagire con qualsiasi altro, e il gioco tiene traccia degli ultimi venti secondi di memoria cinetica di ciascuno: e questo, su un hardware di legno come la vecchia Switch, è un traguardo tecnico impressionante. Un mondo gigantesco che reagisce con vivacità a qualsiasi cosa ci salta in mente di fare, pullulante di intelligenze artificiali tra le migliori che si siano mai viste; il tutto senza errori, senza bug, senza patch correttive chieste a gran voce... è un miracolo. È una lezione magistrale per l'Industria intera, meno appariscente di una Grafica Fotorealistica in 4K 60FPS™, ma più impressionante.

Che contrasto impietoso con il Giocazzo Del Momento, Jedi Survivor, talmente rotto che ti implora di riavviarlo per pietà, e ti minaccia che altrimenti prosegui a tuo rischio e pericolo.

In Zelda tutto scorre. Laddove la tirannia delle microtransazioni ci incita a diventare dei Gollum, a tesorizzare quello scudo preziosissimo e costosissimo, Zelda ci suggerisce dolcemente di gettarlo via per fare posto a una nuova delizia, come facevamo coi giocattoli da bambini. Anche il mondo stesso è sempre quello del titolo precedente, ma è anche tutto diverso: è stato stravolto in tutti i modi, scavato nel profondo della terra e scaraventato nella stratosfera, e i suoi abitanti sono diventati persone diverse, che proseguono nel cammino delle loro vite.
Se ho imparato qualcosa nella vita, è che le cose cambiano. Anche in Zelda, come nella vita, le cose cambiano.

Lo-Rez: arte, storia, web design
20 . 05 . 2023

Ricomincio da uno

Fa un po' strano che Lo-Rez abbia parlato del mio libro prima di me e che anche dopo che ne abbia parlato io abbia continuato a glissare. Anche se ormai il mese sta finendo credo sia carino scrivere due righe su L'equazione del fuoco il mio secondo segretissimio. Come potete vedere dalle immagini questa volta siamo riusciti a centrare l'obiettivo della DonnaNudaInCopertina(TM) il che, già da solo, rende l'uscita importante.
Sulla DonnaNudaInCopertina(TM) mi piacerebbe fare un discorso ragionato, perché in realtà dal mio punto di vista non si tratta solo di un vezzo da marpione, però credo che aspetterò un altro momento per farlo. L'Equazione del Fuoco è lo stesso libro di cui parlai qui cinque anni esatti fa. La sua pubblicazione oggi è il trionfo dell'arroganza. Perché già allora, per l'appunto con arroganza, decisi che il libro sarebbe rimasto in ghiaccio finché non fossi riuscito a farmi strada tra i Segretissimo e ora che ci sono riuscito è stato scongelato. L'arroganza non è sempre una brutta cosa, molto spesso è una medicina contro l'indecisione e le mezze misure e poi è anche una delle tre virtù del programmatore. Qui abbiamo la prova della sua efficacia.
Fa ridere (e faccio bene a parlarne qui) come quando battezzai il libro mi sembrò di aver trovato un titolo figo. C'era il fuoco quando del fuoco ci sta sempre bene e poi c'era questa idea dell'equazione, che è sempre un'inquietante idea dell'uomo che domina la natura. Insomma, anche per i contenuti del libro, mi piaceva l'idea. La verità dei fatti è che, visto un po' in distanza, il titolo del libro ricorda la noiosa equazione del fuoco, che esiste proprio, ma è solo un modo per trovare le coordinate di un certo punto notevole nelle figure geometriche (il fuoco appunto), non qualcosa su cui possano versare sangue dei mercenari di corpi speciali. Sono tutt'oggi rammaricato del fatto che non riesco più a ricordare dove ho letto l'effettivo ragionamento che sta dietro l'equazione del fuoco del libro e la spiegazione che ne viene data. Ho un vago ricordo di aver letto di un ragionamento matematico molto simile a quello che viene espresso dai miei personaggi, ma non sono mai riuscito a recuperarlo. Ciò che ho messo insieme solo sui miei ricordi è coerente (ingegneristicamente), ma forse un po' impreciso, mi sarebbe piaciuto una citazione più puntuale.
Con questa presentazione però non vorrei vi siate convinti che questo libro sia un libro noioso. Non lo è, è un'avventura piena di gente che che si spara, cose che esplodo e incendi. Si scopa anche un po'. Insomma, sta abbastanza bene nella livrea nera del Segretissimo che poi, lo dico per il vostro instagram, essendo nera sta bene sul tutto. Siete pure ancora in tempo per recuperarlo in cartaceo nella vostra edicola di fiducia, sempre che ne abbiate una, sempre che sia ancora aperta. Brutta era per le edicole, me ne sono reso conto estate scorso, la cosa mi rammarica molto, sia per questo mio ruolo di scrittore di libri da edicola che anche in senso più ampio. Non sempre evolversi significa andare avanti.

Non sono l'unico a essere tornato con un capitolo che è in verità il primo della serie anche se esce dopo altri, esiste un trailer di Mortal Kombat UNO dove quell'uno mi fa un sacco ridere. Dopo undici capitoli che hanno reso i destini dei vari personaggi delle vere soap opere gli autori hanno deciso di optare per un completo reboot della saga che porterà probabilmente in campo i personaggi originali ripuliti della frettolosità con cui erano stati proposti la prima volta, tra personaggi divenuti personaggi dopo essere stati bug, personaggi morti e risorti, personaggi immortali e personaggi che sono solo copie di altri. I destini dei vari combattenti di Mortal Kombat sono ricchi di eventi e questo se ci pensate è notevole, considerando che ogni volta che due di loro si incontrano uno dovrebbe finire inevitabilmente maciullato senza possibilità di rialzarsi. Il potere dei videogiochi di fabbricare storie nonostante i videogiochi dovrebbe esserci noto.
Sono sempre stato affezionato a Mortal Kombat, molto più che a Street Fighter (di cui comunque aspettiamo altrettanto un capitolo). Secondo me però è ora di un salto di qualità tecnico. Ne è passata parecchio di acqua sotto i ponti dai tempi della gente fotografata vestita male, ma a mio parere oggi abbiamo bisogno di un feeling più fisico negli scontri tra i personaggi, qualcosa che li renda meno legnosi. Anche se mi diverto a guardare i combattimenti di Mortal Kombat (intendo l'11) secondo me siamo ancora giù per la uncanny valley e ormai tra intelligenze artificiali e fotorealismo è ora che anche i picchiaduro si pongano l'obiettivo di uscirne. Immagini di gameplay di questo nuovo primo capitolo ce ne sono pochine quindi possiamo ancora sperare nelle potenzialità di un reale rinnovamento.

Ultima ma non ultima importante notizia riguardi cose uscite recentemente: Epic ha di nuovo messo gratuito per questa settimana Death Stranding. Mi sono accorto che al di fuori della cerchia degli avvelenati questo gioco ha meno notorietà di quanta me ne aspettassi quindi è meglio tornarci su. Io e Lo-Rez non sappiamo più come dirvelo che dovete giocarlo anche se non si capisce niente di ciò che succede, anche se mette angoscia, anche se alla fine è solo la storia di un fattorino che inciampa male quando viene giù dalle colline. Adesso è gratuito. Again. Facciamo una volta tanto un piccolo sforzo di cliccare, su.

E Honkai Impact Star Rail? Ho installato anche quello. Su cellulare visto che ora ho un cellulare decente che può gestire queste cose. Ma ne parleremo un'altra volta.

“Ma in qualche modo ne dubitava. Perché aveva una terribile intuizione, semplice, facile da pensare e da pronunciare, che forse s'applicava a lui e a quelli intorno a lui, a tutta quella situazione.
Forse qualcosa come la salvezza esisteva davvero...
Non per tutti.”

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