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1104, 04/03/2023 - Coltello di plastica
1104
04 . 03 . 2023

Il sedicesimo del suo nome

Appena un paio di settimane fa scrivevo lettere d'amore ai Giochi di Ruolo Giapponesi, con gli occhi a cuore e un filo di bavetta che cola dall'angolo della bocca... se la mia materia d'elezione non fosse questo freddo codice HTML avreste potuto anche vedere degli scarabocchi a margine disegnati a pastello, stelline e cuoricini e arcobaleni come in un diario di una adolescente degli anni '90.

E oggi devo impartire a te, Lettore inesistente, una nuova lezione come fa Clara con il malcapitato Stagista nella strip di oggi: ma siccome lei è Clara non diremo che ha un insopportabile tono paternalistico. Di me, invece, diciamolo pure.
Oggi infatti sono reduce da una Rivelazione potente: il velo dell'oblio si è sollevato mostrandoci infine una visione vivida, chiara e sostenuta di Final Fantasy XVI. Il sedicesimo del suo nome si è presentato in tutta la sua regale magnificenza... e ancora non mi è bastato. Da tempo infatti confido a questo mio diario (???) le mie titubanze nei confronti di questo gioco, che secondo natura avrebbe dovuto mandarmi in estasi e bruciarmi di passione, e che invece mi lascia freddino, dubbioso.
Ma sono io, tesoro, non tu!
Tu anzi sei il migliore dei Final Fantasy possibili nell'anno 2023: da anni ormai vado ripetendomi che SquareEnix ha schierato il suo Dream Team, e dove non aveva professionisti di assoluta eccellenza li ha strappati a caro prezzo ai concorrenti (il designer del combattimento di Devil May Cry 5, che è il migliore nel suo genere)... me lo ripeto come un mantra per rassicurarmi, e chi ha potuto provare il gioco in questi giorni ha toccato con mano i frutti di queste eccellenze.

Erano quindici, vent'anni che non accoglievamo un Final Fantasy così radioso e cristallino: finalmente scevro da inquietudini, dubbi, patemi d'animo indotti da decisioni controverse, cambi di director in corsa, budget gonfiati, ritardi su ritardi, malumori dei, ehm, fan.
Il verdetto è unanime: è un trionfo. Il Sacro Nome è finalmente tornato ai vertici dell'industria videoludica, con un motore tecnico solidissimo e incriticabile, musiche all'altezza della serie (quale onore!), una storia complessa e adulta e ben narrata, e un sistema di combattimento che ha abbandonato ogni reticenza e si è votato all'azione più pura.
Azione forsennata non significa mettere da parte i numerini che crescono e le statistiche e gli alberi delle abilità e gli equipaggiamenti e la raccolta di risorse... sarebbe ben curioso se proprio la dinastia regnante degli RPG avesse omesso questi elementi da RPG che ormai vengono infilati in tutti i giochi, perfino nei titoli di guida, con esiti sovente controversi. E insomma, si pigiano i tastini come forsennati, si devono imparare le combo, le tempistiche per cancellare le mosse, tutto come in un Devil May Cry, appunto, o in un God Of War (ma un po' più tecnico): ce ne dobbiamo fare una ragione. Il combattimento è solido e divertente e profondissimo: piacerà a tutti, rimarrò soltanto io in un angolo buio a fare il broncio e a ricordare i bei tempi dei turni... ma no, piacerà anche a me, e di giochi a turni ce ne sono ancora tantissimi e ben fatti.

E po guardo questi dialoghi prima della battaglia e finalmente sento che mi si scalda un po' il cuore: i volti sono meravigliosi, espressivi e le parole sono in quel bello stile shakespeariano che abbiamo già incontrato in certi titoli in passato. I chara-design... bé, ancora non riesco ad accettare queste corazze banali e grigie, questi gilé di pelle con le cordicelle e queste camicie dai colletti rinascimentali (o da papponi anni '70). No, coi vestiti non ci siamo; ma i volti sono un'evoluzione di quelli realistici e insieme pittorici di Final Fantasy XII.
Poi inizia la battaglia, e non ci capisco più niente tra lampi e fulmini e scintille e fiamme e particellari e animazioni velocissime. Spero che pad alla mano riuscirò prima o poi a dominare il disorientamento, e sono consolato dalle parole di Yoshida che da mesi ripete di aver pensato ai vecchiardi come me, ai vecchi relitti con le mani tremanti e i riflessi al minimo, e di non voler lasciare nessuno indietro.

Forse questo è l'amore maturo con cui si amano infine i vecchi nell'autunno della passione, quando gli ardori di gioventù ormai un ricordo.

Lo-Rez: arte, storia, web design
04 . 03 . 2023

Giglio rosso

Ultimamente abbiamo saputo di Hideo Kojima (sempre lui) che ascolta i Maneskin e si è appassionato a Lycoris Recoil.

...

Beh, noi abbiamo visto Lycoris Recoil.

Al Quarto Congresso Internazionale di Maghettologia, a Brandeburgo, ci si è posti la domanda se possano esistere degli anime di maghette senza magia e questo Lycoris Recoil sembra capitare a fagiuolo per esplorare questo quesito filofico. Perché le Lycoris, in fondo, sono ragazzine che difendono il Giappone dal male, ma lo fanno con metodi molto terra-terra, come bombe, fucili e pistole nascoste dentro la cartella d'ordinanza. Se vogliamo, sempre per alimentare la vicinanza col nostro genere mai abbastanza lodato l'anime ha anche un certo feticismo sia per le uniformi di scuola sia che per le uniformi di cameriera e pur in assenza di qualsivoglia personaggio cuccioloso a forma di animale domestico (beh, tolta Walnut) sono molte le voci che sussurrano alle orecchie delle protagoniste cosa sia il bene e cosa sia il male.
Quindi, in sintesi: Lycoris Recoil è un anime di maghette? Si, perché gli anime di maghette non parlano di magia, parlano di manipolazione.

Come spesso accade la genesi delle Lycoris è quanto di più spietato possa esserci: ragazzine orfane che vengono cresciute nel culto del DA, l'organizzazione che le controlla, e che poi vengono mandate in mezzo alla gente, assolutamente mimetizzate, a compiere omicidi a sangue freddo. Certo, omicidi "di cattivi", ma pur sempre portati senza esitazione, come qualcuno cresciuto con una visione monolitica dell'etica e un granitico senso di obbedienza.
A scardinare questo meccanismo proprio la protagonista della nostra storia, Chisato, una persona "speciale", in quanto in grado di schivare letteralmente i proiettili, che a causa di alcuni eventi che hanno segnato la sua infanzia decide per un assoluto rispetto alla vita che la porta a usare proiettili che non uccidono e la mandano progressivamente in rotta col DA fino a esserne scacciata. Assieme al suo vecchio sensei Mika quindi apre una caffetteria, attività a cui dedica tutta sé stessa, ma che è anche una facciata per permetterle di continuare a fare del bene, un po' come una cucciolosa mercenaria. In questa specie di confino del DA viene mandata un giorno anche Takina, una Lycoris invece fedele alla linea, ma con una mano un po' pesante. Takina verrà letteralmente travolta dal buon cuore di Chisato che la porterà in un percorso di crescita che a sua volta incrinerà anche la sua devozione nel DA.
Sullo sfondo l'inquietante istituto ALAN, un'organizzazione di mecenati che individua persone dai doni speciali e le sovvenziona perché possano esprimerli al massimo. Inutile dire che anche Chisato è finita sotto la sua alla proprio per le sue grandi capacità di combattimento.

Lycoris Recoil è un anime di maghette in cui però il personaggio di Chisato scardina le meccaniche di lavaggio del cervello e inganno che il genere ci ha insegnato a riconoscere negli anni recenti. Il sistema Lycoris è sbagliato (sostanzialmente parliamo di una polizia segreta retta da adolescenti) e Chisato lo sa. La sua morale incredibilmente cristallina calpesterà quindi le logiche del DA, ma non solo, intrecciando le sue lotte con la sua storia personale come con complotti di più ampio respiro. Il contraltare di Takina, la Lycoris sinceramente convinta della bontà del sistema, innesca la chimica che regge la serie permettendole di saltare in punta di piedi tra lo slice of life, il più o meno esplicito shojo yuri e l'action sporco di sangue e fango.

Lycoris Recoil non è piaciuto solo a Kojima, è l'anime originale (senza manga e visual novel alle spalle) che più è stato amato in questa stagione. E' in effetti un prodotto ben fatto, con una bella grafica pulita, dell'action accattivante e un universo abbastanza ricco da non apparire mai scontato. Considerando però lo stomaco del vostro recensore è un anime "leggero" nel senso che affronta moltissimi temi pesanti, ma non riesce mai a essere devastante, né dal punto di vista della crudeltà né dal punto di vista del sentimentalismo. In questo io gli riconosco il difetto che mi impedisce di produrmi in lodi sperticate, ma capisco anche che sia il suo maggior pregio. Il tono generalmente giocoso che regge l'anime e che è legato allo spirito di Chisato è quello che forse gli ha permesso di vendersi molto bene alle folle, tanto da portarlo in testa alle classifiche e permettergli di meritarsi una seconda stagione. E io questa seconda stagione la guarderò volentieri perché soprattutto l'istituto ALAN è un'entità dal grande potenziale e poi ci sarà si spera opportunità di approfondire i personaggi di altre Lycoris e vedere un po' di più dell'inquietante LylyBell.

Lycoris Recoil quindi è un anime consigliato, è l'anime per tutta la famiglia (la famiglia che accetta ragazzine sanguinanti che sventagliano con le mitragliatrici), scorre per tredici episodi di sincero buon umore, nasconde molto. Non mi dispiacerebbe se non solo ottenesse una seconda stagione, ma riuscisse a iterarsi per un po', espandendo con calma i suoi aspetti più intelligenti. Non avrà però un posto speciale nel mio cuore, perché non me l'ha rotto come hanno fatto tanti altri.
Canzoni in linea con il prodotto: jpop accattivante, ma dimenticabile.

Receditoriale chiuso. Parlando di spezzacuori forse nelle prossime settimane vi parlerò addirittura di un MANGA, una storia che ha forse una ventina d'anni e di cui qui avete ovviamente già sentito parlare. Intanto in Death Stranding lo so che dovrei spendermi per salvare il mondo e invece continuo a fare avanti e indietro per ricostruire strade. E non ho portato Mama alle terme perché, per l'appunto, quando è stato il momento la strada non era ancora finita.

“There are tons of things I like just the way they are. I like the calm before a big city goes into motion. The café I made with Teach. The smell of coffee. The patrons. The people of the city. Tasty things and pretty places. All my friends. My earnest friend. They're everything to me. What's going on in the world? I don't care.”

Cymon: testi, storia, site admin