Strip
serie
1092, 10/12/2022 - Sopravvissuti all'evacuazione
1092
10 . 12 . 2022

Non così fragile

È solo naturale che un'industria del divertimento abbia la sua Serata di Gala: abiti da sera, lustrini, presentatori e canzoni, un palcoscenico a teatro. Non sempre e solo volgari Fiere di Settore con pescivendoli urlanti dai loro stand e sportine di paccottiglia promozionale.
Per il settore videoludico, il momento di andare dal parrucchiere e tirare fuori l'abito nero arriva con i The Games Awards: goffi e patinati fin che volete, ma in fondo anche eventi ben più maturi sono così. I videogiochi hanno quarant'anni ma sono appena adolescenti: ci sta, che la loro festa sia un ballo delle debuttanti assai, ehm, cringe.

I TGA 2022 in teoria servono a premiare i titoli dell'anno 2022, ma nessuno li guarda per quello. Che sollievo! Se uno, metti caso, davvero desse importanza a candidature e vincitori si arrabbierebbe fortissimo, e sapete che noi vecchi ci teniamo alla salute e dobbiamo stare riguardati.
Dello squallore miserando espresso collettivamente dalla critica di settore, che forma la giuria di questi premi, abbiamo già parlato, per cui non me ne curerò e passerò oltre.
I TGA 2022, infatti, sono stati soprattutto l'occasione per annunci straordinari e filmati meravigliosi che ci hanno mostrato il Futuro Radioso dei videogiochi nel 2023 e oltre: solo questo ha importanza.

Su questi editoriali resta traccia soltanto della parola scritta. Ma se io e Cymon per disgrazia fossimo nati negli Anni Duemila, questo webcomic sarebbe stato un canale video e noialtri saremmo stati “Content Creator” (abbiam già fatto questa riflessione agghiacciante). O, più probabilmente, saremmo rimasti nascosti sotto una pietra, a sibilare le nostre lingue biforcute.
Ma se (e dico se!) lo fossimo stati, ebbene nella nottata tra giovedì e venerdì, nel cuore buio delle ore antelucane, nel cuore ancor più buio della stanzetta rischiarata dalle lucine intorno all'abete in un angolo, ebbene avreste visto in diretta il mio volto TREMARE per l'emozione, il mio cuore SCOPPIARE di esultanza.
Ma piangere no.

“Sono Fragile”, come dice lei a un certo punto, “ma non così fragile”.

E dunque non mi avete visto così vulnerabile, colto dall'emozione del momento. L'emozione mi ha visitato in ritardo, venerdì mattina dopo l'alba, e non avevo una videocamera indiscreta puntata in faccia. Ma emozione è stata, eccome: sono bastate poche note, come in quel gioco a premi dove dovevi indovinare la canzone, a scatenarmi il riflesso pavloviano della salivazione accelerata.
Sono bastate delle impronte di manine nere, e delle formine di plastica con granchi e balene.
L'attimo in cui ho capito cosa stavamo guardando. Io e altre (si stima) centocinquantamila persone solo in Italia, ciascuno isolato nel suo rifugio postapocalittico ma uniti nello spirito... uniti da legami invisibili, come mani spettrali che si stringono.

Il Maestro ha chiamato, e il nostro cuore ha risposto.

“Eccomi”, abbiamo risposto all'unisono. “Sono pronto”.

Il primo filmato che svela DS2 (Titolo Provvisorio), il seguito di Death Stranding: ecco, questo è l'effetto che ha avuto su di me.
Tremo ancora all'emozione che mi ha visitato in quei quattro minuti. Il mio amore per Death Stranding cosparge gli ultimi tre anni di questi editoriali come gusci di granchio sulla spiaggia dopo che la marea si è ritirata. E a un livello più razionale, riconosco l'impresa straordinaria di creare oggi un nuovo universo narrativo completamente originale, un Mondo Secondario completamente realizzato, un'ambientazione pervasa da una visione artistica potente e unificatrice.
Il tratto dei capolavori è presentarsi come un tutt'uno superiore alla somma delle parti... elementi di gameplay che scaturiscono con naturalezza dalla narrazione, e viceversa. Proprio per questo un capolavoro è sempre un guscio compatto difficile da sezionare senza spaccarlo. Fare un seguito diretto, in queste condizioni, è difficile: ma Death Stranding ha già dimostrato di possedere una profondità di carattere sufficiente ad alimentare decine di storie.
Del resto, la dedizione di Kojima sfocia ampiamente nell'ossessione: parliamo di un autore che si è voluto cavare la voglia di infarcire il suo gioco di dettagli maniacali come una trattazione scientifica di tre pagine sul perché l'evento del Death Stranding ha causato arcobaleni invertiti privi del colore blu.

La presentazione del titolo tocca i vertici massimi raggiunti dal medium videoludico, e poi con le dita li spinge un pochino più in su.
Il volto pornograficamente realistico dell'attrice francese campeggia nelle prime inquadrature come una dichiarazione d'intenti: Death Stranding col suo cast corale di facce famose non è stato un caso isolato, questo è il mondo in cui viviamo ora, possiamo solo proseguire fuori dall'adolescenza e conquistarci una qualche maturità.
La direzione artistica di Yoji Shinkawa è sempre uguale a se stessa e infinitamente cangiante, come un frattale. La nuova Base Madre semovente (sì, probabilmente sommergibile!) è un Metal Gear Rex a tutti gli effetti, alla faccia di Konami, completo di barriti animaleschi e canzoncine fischiettate: quando emerge dalla pece sovrannaturale del mondo oltre la morte, e scatena una reazione allergica da chiralium in Fragile e Sam, il nostro pensiero di videogiocatori navigati va a tutte le possibilità di personalizzazione che ci aspettano su quella nave, ai potenziamenti strategici e a tutti quei deliziosi cliché che costituiscono il gioioso mestiere di videogiocare.
Grazie.

Lo-Rez: arte, storia, web design
10 . 12 . 2022

L'idolo alato

Abbiamo praticamente smesso di fare grandi conferenze in cui tutte le big dell'industry si incontrano per cantarsela, suonarsela e, sostanzialmente, allestire un enorme spazio pubblicità fisico. Abbiamo addotto molte motivazioni per questo fatto: la pandemia, la velocità dell'informazione e il metaverso, ma la verità è che l'intero mondo dei videogiochi non ci sta a trovare un terreno condiviso, nessuno è disposto ad andare a uno spettacolo in cui non sia una stella e tanto, visto che sì, c'è stata la pandemia, l'informazione è veloce e c'è il metaverso, se ognuno si fa il suo spettacolino privato possono comunque partecipare tutti.
Poi, un bel giorno, quando ormai hai demolito completamente la sensazione di evento che davano gli E3, quando hai deciso che non c'è quella data a cui bisogna trovarsi, quando in fondo hai vaporizzato l'industria raccontandoti che i suoi partecipanti non hanno niente in comune, ecco che decidi d'un tratto che rivuoi tutto indietro e quindi improvvisamente i Games Awards non sono più un giochino dove ce la si canta e ce la si suona, ma il momento dell'anno in cui succedono le cose grose.

Questo accade, lo abbiamo detto spesso, perché l'industria videoludica è infantile. Attenzione: non sono infantili i suoi consumatori, non sono infantili i suoi prodotti, è proprio infantile lei, aggrappata a quell'idea di essere una schiera di personaggi con delle magliette brutte che si lava saltuariamente anche quando ormai tocca sempre girare in giacca e cravatta e con un paio di email puoi spostare milioni di dollari da una parte all'altra dell'oceano. L'industria, non ci sta, vuole la sua festa, vuole quasi dei premi che siano realmente importanti. Vuole che a consegnarli sia Al Pacino. Vi rendete conto? Al Pacino. Questo riceveva gli oscar e adesso premia Kratos.

Non dico queste cose con rancore, fidatevi. Sotto un certo punto di vista è tutto splendido. Perchè a noi quest'idea che i videogiochi siano ancora infantili piace, sono i bambini che fanno casino, che rompono gli schemi, che violano le regole mettendo in mostra i loro difetti. Altri mercati dell'intrattenimento si stanno irrigidendo su posizioni simili al rigor mortis, noi invece abbiamo i Games Awards. E presto avremo una critica videoludica che dirà che un gioco che vince i Games Awards è un gioco che fa le cose solo per far cassetta e non ha la stessa profondità espressiva di tal'altro gioco, che non avrà mai la possibilità di vincerli, ma probabilmente porteràa casa chessò, il Totoro di Bronzo al festival dei giochi impegnati che si terrà da tutt'altra parte.
In fondo questa dicotomia tra Elden Ring e Stray è anche figlia di questo atteggiamento. Se veramente c'è stato un momento in cui il premio è quasi andato al gatto non è stato un genuino riconoscimento della sua superiore qualità, era quel moto che viene a tutte le giurie di premiare il meno ovvio, di premiare quello che ha il messaggio più sottile, di premiare quell'opera che, a un certo livello, hanno capito solo loro. Ormai si fanno così gli oscar, per certi versi, che volendo avevano anche delle controparti di importanti festival che facevano proprio quella cosa là di lavorare sulla critica e che ora, tra parentesi, quella cosa là la fanno male, cercando di premiare quella cosa che ha quel poco di critica bastante per sembrare interessante, ma che soprattutto non ne ha così tanta da infastidire il grande pubblico.

Abbiamo avuto anche quei momento un po' fuori tema per far parlare il grande pubblico, alla Sanremo (ci sono Paola & Chiara quest'anno, avete visto?). Il tizio salito sul palco nella migliore tradizione stealth, che ha superato una sicurezza che non era stata avvertita che i Games Awards sarebbero stati l'Evento dell'anno e che quindi è risultata un pochino vulnerabile. Qui derubrichiamo l'evento a nota di colore, perché dirimere il tema sembra divenire via via più complicato più si indaga e non è da noi mettere becco in certe cose. Certo la sua missione sembrava più da serie Hitman.

E poi, per l'appunto, visto che queste erano premiazioni, ma non solo premiazioni, abbiamo avuto un fiume di annunci col bottissimo come non se ne vedano da Los Angeles migliori, annunci su cui probabilmente potrei anche tacere perché prevedo che il mio compagno di colonna ne discuterà nei mesi, se non negli anni, a venire. Per fare l'intellettuale ricercato, quindi, proprio quei nomi nemmeno li nominerò, lascerò qui un appunto: mi è piaciuto un sacco il trailer di Hades 2

“Our whole lives we've been told what we can do, what we can wear, where we can go, who we can talk to. We're told who we are and what we believe in. It's all curfews and barricades and roadblocks and rosaries.”

Cymon: testi, storia, site admin