Logotipi strani
Ora che “il cielo ha il colore di uno schermo sintonizzato su un canale morto”, e la bruma serale trasforma perfino il vialetto del parco dietro casa tua nel set delle prime scene di Un Lupo Mannaro Americano a Londra... ora sì che è autunno.
Le foglie morte e fradice hanno perso tutto il loro colore. Siamo trascinati, tutti quanti, a folle velocità verso il cuore nero e freddo dell'inverno: meno male che sono comparse le lucine colorate a darci speranza. Ma sì, possiamo sempre rifugiarci nei riti antichi, che se sono durati così a lungo un motivo ci sarà... di certo non possiamo fidarci del Cinema contemporaneo, che è un cuor di legno come i repellenti Pinocchio (plurale!) che imperversano nelle sale. Rivolgeremo anche noi una preghiera alla Stellina più bella del firmamento, sì, ma non saremo ispirati dai film giganteschi che soffocano tutti gli altri. No, come sempre cercheremo ispirazione nei sentieri men frequentati dell'arte.
E la cercheremo così nei film come nei videogiochi: che meraviglia ad esempio sfogliare i tomi preziosissimi di Pentiment accanto a un focherello crepitante! Penny Arcade, uno dei pochissimi superstiti dell'Età d'Oro dei webcomic (come noi), che è sopravvissuto perché è sempre uguale a se stesso da vent'anni (come noi), in quella strip ha colto bene lo spirito di Pentiment.
Un gioco devoto alla parola scritta: non come gli amanuensi miniatori del medioevo, non esageriamo, ma comunque un gioco che nel suo piccolo riesce a far emergere dalla parola scritta una personalità vivacissima.
E che meraviglia, che parte di quella personalità si esprima nella scelta dei caratteri tipografici dei dialoghi! Non me ne parlate, che tra le tante ossessioni che mi affliggono devo contare anche quella tipografica! Il gioco intero è un'ode alla forza espressiva della tipografia, che attraverso lo stile di un font riesce a mostrare personalità, cultura e storia di ogni personaggio.
Ma questa settimana sono stati rivelati al mondo altri logotipi, evocativi più che mai. Segni bianchi tracciati su uno sfondo nero. Linee delicate ed eleganti. Ogni tratto e ogni curva sono la summa di secoli di tradizione tipografica, sono tanto pregni di significato da parlarci più di qualsiasi logorroico trailer.
La mano che li ha tracciati è, presumibilmente, quella di Yoji Shinkawa. La mente che ha mosso quella mano è, naturalmente, il Maestro.
Questo tweet di Kojima, insomma, mi ha sconvolto le viscere manco fosse una letterina d'amore della compagna di banco.
Probabilmente si tratta di un seguito di Death Stranding (se mi è concesso osare tanto!), oppure chissà... il vecchio volpone ama giocare con le nostre aspettative. Le teorie e le cospirazioni imperversano ormai da mesi, ma il carattere spiccatamente marinaresco di questi loghi ha dato forza alle voci di un seguito incentrato sull'area dell'Asia Pacifica. Può darsi che il Maestro intenda farci solcare oceani neri di pece nei panni di una Louise ormai cresciuta, per aprire nuove rotte mercantili. O forse si tratta di una flotta spaziale, finalmente diretta verso la Luna?
Tutte queste speculazioni avranno vita brevissima, e già la prossima settimana ai Game Awards potremmo ricevere la prima Rivelazione. Proprio per questo ci tengo a metterle per iscritto qui.
Lo-Rez: arte, storia, web designCarte leggendarie
Esiste già un editoriale che parla di me che gioco a Shadowverse, ma un gioco è un gioco e un anime è un anime. In questo caso poi mi sono messo a guardare l'anime prima di conoscere il gioco (fool!) quindi un receditoriale ci sta tutto, lo sapete che è una tentazione a cui non riesco a rinunciare. Come di consueto ci saranno degli spoiler anche se... boh
"Boh" è un po' un mood approcciando addirittura una recensione di Shadowverse, l'anime, la prima stagione per essere precisi perché ci sono così tante ovvietà a cui andare incontro che è difficile capire da dove partire per non risultare banali. C'è questo gruppo (folto) di liceali che giocano a un gioco di carte collezionabili e pensano solo a divertirsi. Poi arriva, letteralmente, Maximilian Maximillion Pegasus, ma biondo e senza carte animate, e coinvolge tutti in una guerra per la salvezza del mondo. Poi ci sono un po' di intrecci con i genitori del protagonista, un mezzo intrigo giusto per e tanti tanti duelli con carte collezionabili. Oltre a ciò? Proprio niente.
Che i primi quindici-venti episodi di questo bello shonen da cinquanta possano essere di riscaldamento ci sta. Ma anche questi episodi sono un problema perché il protagonista, Hiro, è insopportabile. Tutte le volte che finisce in difficoltà dichiara che si sta divertendo un mondo e cerca di instaurare una bromance con il suo avversario. Tu vorresti soffrire un po' per lui, tanto per mettere pepe nel tuo divano, invece niente, lui è un grande allegrone. Il problema è che gli altri personaggi gli danno pure corda e quindi ti tocca ringraziare tutti gli dei dell'animazione quando almeno arriva Luca, lo tsunderino con la sorella malata, che un po' gli tiene testa e Mauro, che è più sul versante ambiguo e psicopatico (ma naturalmente non per colpa sua). Passata la parte del cartone per bambini fatto da bambini per non traumatizzare i bambini speri che arrivi la parte con la fine del mondo, ma anche quando questa arriva è veramente difficile vedere un qualche cambio di passo. I personaggi sono sempre allegroni, la trama praticamente assente, i combattimenti si reiterano e si moltiplicano con uno sforzo degli sceneggiatori talmente limitato che ho visto cut scene, in videogiochi di Yu-Gi-Oh, più intense.
Vi ho già parlato di come funziona Shadowverse e il fatto che esistano otto stili di gioco distinti. Purtroppo qualcuno del marketing della CyGames ha detto agli sceneggiatori di dare lo stesso spazio nell'anime a ognuno di essi (no, solo per sette, ma sono sempre tanti). Questo non solo fa si che sette siano i protagonisti, ma che qualsiasi cosa succeda al principale, Hiro, si reiteri sugli altri, sette volte. E ovviamente questo qualcosa che succede è sempre uno scontro a Shadowverse contro un personaggio che si dichiara sempre più forte.
Vi ho anche spiegato come Shadowverse è sostanzialmente uno stringere i denti finché non arriva la carta cheattonna più forte del vostro mazzo. Questa cosa nel cartone è sublimata. In pratica, negli scontri avanzati, il cattivo continua a montare carte supercheattone una dietro l'altra, senza mai oneshottare il protagonista e questo, quando oramai non ne può più (e figuratevi no), per qualche ragione magica tira fuori una carta ancora più cheattona delle peggio cheattone stupendo tutti con la sua grande strategia (dove?) e la gioca vincendo le partire. Addirittura, nello scontro finale col Dio malvagio, le carte ipercheattone continuano ad aggiungersi al mazzo di Hiro senza soluzione di continuità finché finalmente la serie finisce.
Shadowverse, a conti fatti, quindi, è proprio irritante. Avrebbe tutte le possibilità per dire qualcosa, eh, ma non lo fa. I suoi sette protagonisti provano ad avere una profondità e una oscurità da esplorare, ma non c'è mai tempo di farlo se non, estemporaneamente, durante i combattimenti. Hiro potrebbe anche coinvolgerci, ma è troppo impegnato a esultare per qualsiasi cosa (letteralmente qualsiasi) come un bimbominkia. Non c'è neanche nessuno che ci spieghi come si sia passati da un'entità aliena extra-dimensionale distruttice di mondi a un gioco di carte collezionabili. Non c'è un minimo di tecnobubble a dircelo se non sempre il Pegasus di cui sopra che dice "così ho fatto Shadowverse". Ok, adesso spiegami però perché dei demoni oscuri invece di prendermi ad artigliate e strapparmi il cuore dovrebbero mettersi lì a giocare a carte. Una supercazzola qualsiasi sarebbe stata gradita.
Tecnicamente, invece, il gioco avrebbe avuto anche il suo da dire. Il disegno è buono, i personaggi convincenti, il grande reparto grafico che già sostiene il gioco ben riportato. Insomma, vedere i personaggi giocare a Shadowverse è piacevole, solo che quando smettono vorresti che qualcuno si impegnarsi a dirti perché l'hanno fatto.
Shadowverse è uno stupido shonen della più bell'acqua, io sono piuttosto duro con lui perché credo che anche gli shonen debbano tirare fuori l'orgoglio, ogni tanto. Però rimane uno stretto ambito in cui è consigliabile. Se siete proprio malati del gioco, per esempio, lo troverete sopportabile e a tratti intrigante. Di certo giocare mi ha aiutato a sopravvivergli 48 episodi. Volendo ha anche larghi accenni alla trama single player del gioco, anzi, facile che quegli episodi senza avere il gioco come riferimento non li capiate appieno.Se siete di quelli che guardano anime mentre mangiano perché non c'è niente in TV e in realtà non li guardate davvero ma volete solo qualcosa su cui concentrarvi mentre inforchettate la pasta allora probabilmente va benissimo, come divertimento brainless.
Però, a parte questo, è esattamente, usando le parole del cartone, un'anima vuota, qualcosa che avrebbe potuto essere, ma certo non è.
“Ruggisci! Drago Igneo”
P.S. Intanto, intanto, ho visto due episodi di Gundam - Witch of Mercury e ho già talmente tante cose da dire a riguardo che avrei quasi la tentazione di trasformare questa colonna in un liveblogging dedicato alla visione della serie. Non lo farò, per certo, ma vedrete quanto vi sfracellero le balle appena finirà la cur.
Cymon: testi, storia, site admin