Autunno
Il problema di Dune (2021) è che a un certo punto finisce, e ci ritroviamo sul pianeta Terra.
E la Terra è un pianeta con, ehm, dei problemi: tutto l'orrore finto di questi giorni serve a distrarci dai problemi veri, che tanto sono lì e lo sappiamo. Ma con gli anni ho accumulato moltissima acrimonia nei confronti di questo giorno che appartiene a culture lontanissime da noi, che non ha mai avuto neppure la grazia di integrarsi con le nostre tradizioni ma si ripropone come un doppione in costume di Carnevale... perfino il macabro è solo un accessorio, ora che tutti si chiamano nerd e qualsiasi pigiamino colorato va bene, basta vendere.
La strip di oggi però ha sì un tocco macabro, per via dei Morti e della generale cupezza di Novembre: non serve altro, che non abbiamo da far lucrare i venditori di zucche.
In omaggio all'autunno nebbioso e freddo, alla luce che muore e alla natura che va a riposo, e al caldo riparo delle abitazioni, mi sento di ricordare un altro Bel Giochino™, come quelli che da alcune settimane vado ricordando qui.
Il gioco in questione sarebbe If On A Winter Night Four Travellers, e già mi sta simpatica la citazione a Calvino. In più è una cosina del tutto gratuita, e dura poco. Tutti grandi pregi.
Quattro storielle su morti e rimpianti, in un crescendo di orrore e mestizia che un po' mi ha sorpreso (ma niente a confronto di Doki Doki Literature Club). Lo stile è quello delle avventure grafiche di trent'anni fa, con una finestrella piena di pixel confusi da cliccare col mouse per far succedere le cose. L'equivalente videoludico di un racconto di Poe o Theophile Gautier.
Di malavoglia potrei lasciarmi trascinare in una polemica sul Metaverso presentato in questi giorni da un essere che sembra qualcosa di meno che umano, e che dovrebbe davvero rendersi conto di non essere presentabile in pubblico. Da uno così non c'è da aspettarsi cose intelligenti o entusiasmanti, e difatti questo lontano futuro ipotetico fatto di partite di basket giocate in un campo vero ma con una palla virtuale (?)... questo futuro mi sembra anch'esso una roba non concepita da un essere umano vero, ma da un omuncolo generato in un alambicco da un alchimista incompetente, che si immagina cosa possano desiderare gli essere umani. E si sbaglia tantissimo.
L'aspetto più ironico di questi Metaversi è che nelle opere di finzione che per prime li hanno immaginati, come Neuromante e Snow Crash, questo stramaledetto Metaverso è una roba brutta, che fa star male la gente. E qualcuno pensa bene di rivendicare questo nome a scopo promozionale?
In più Fortnite, Roblox e Minecraft (ciascuno con oltre un miliardo di bimbetti iscritti) sono già a tutti gli effetti il prototipo di questa roba, non IL metaverso ma UN metaverso, o tanti metaversi incompatibili tra loro. Il confine tra visionario e coglione a volte è sottile... ma non stavolta.
L'umanità non è mai stata tanto bene come ora, per tutti, ma all'orizzonte si profilano tanti scenari catastrofici, ciascuno dei quali minaccia di spazzare via secoli di progressi: se non è un pensiero autunnale questo...
Snowcrashing
Potrei anche evitare di fare un editoriale vero e proprio e spendere le mie consuete righe raccontando di streghe e fantasmi, mettere su un bel mood Halloween arancione zucca e andarmente fischiettando senza aver detto niente. Non lo farò perché sono realmente molto freddo nei confronti di Halloween, personalmente il fatto che ormai ce l'abbiamo in casa e che lo consideriamo una festa "nostra" non mi da fastidio dal punto di vista dell'inquinamento della nostra cultura o altre menate del genere, ma perché portandolo nella mia realtà lo toglie da quella mitologia dove è stato per decenni, trasmesso a me e quelli come me solo tramite serie TV e film, con quel tocco di esotismo e mistero che oggi non ha più. Dopotutto, come Italia, siamo una nazione che usiamo e elaboriamo la zucca in lungo e in largo, non ci vedo niente di assurdo nell'intagliarla o anche cucinarla come si deve, però quest'idea che posso uscire di casa e vedere Halloween, senza andare invece in una bella suburbs americana nell'episodio di novembre di Buffy mi lascia un retrogusto amaro in bocca.
Il METAVERSO però è un altro concetto assai creepy. Partiamo da una mail che ho ricevuto oggi, con cui Blizzard, sostanzialmente, con un oggetto assai pomposo, mi avvisa che i miei dati stanno passando sotto la responsabilità di Activision Blizzard UK Limited. E' un noiosissimo gioco burocratico però dovete sapere che questi dati di cui parlano nella lettera io non li ho dati recentemente, anzi, deve essere stato almeno venticinque anni fa quando, installando probabilmente Starcraft, accettai supinamente anche l'iscrizione a Battle.net che ai tempi era il più avanzato sistema centralizzato di gioco online, quando il gioco online non era qualcosa di scontato, anzi, qualcosa di arrogantemente proposto come prima opzione dai videogiochi, ma una feature aggiuntiva, che funzionava a stento, che ti costava i soldi della connessione e che aveva bisogno di invidiabile fortuna per funzionare senza intoppi dall'inizio alla fine. Eppure, se vogliamo, anche lui era un METAVERSO.
Facebook ha deciso di rinominarsi Meta per sottolineare il suo impegno nei confronti del metaverso. Secondo Neal Stephenson i diritti sul nome e sul concetto sono più meno suoi e in fondo Stephenson sta parlando di un'idea ancora più vasta, che abbiamo visto riproposta negli ultimi trent'anni un po' in tutte le salse e che a oggi ancora non è realizzata anche se ci sembra di si: il cyberspazio. (in other news, se pensate di aver bisogno che questi riferimenti siano più vicini al mood di FTR eccovi la risposta di Carmack al tweet di cui sopra. Ciao John, sai quanto ti vogliamo bene) (no, non sono nato ieri, so perfettamente gli attuali legami di Carmack con Oculus e Facebook, ho solo deciso di ignorarli per romanticismo).
Il cyberspazio inteso come voleva il cyberpunk, con te che ti metti un caschetto e puff, sei decisamente da un'altra parte, è ancora di là da venire. I visori oggi permettono delle esperienze notevoli, ma immersive solo fino a un certo punto, per esempio se sei in una camera tre metri per due non pensare di poterti fare una passeggiata di quattro chilometri in una città formata solo da luci e colori, puoi provarci ma il muro del tuo mondo reale prima o poi si metterà in mezzo. Cosa ci rimane, quindi? O meglio, tanto per andare al sodo, cosa ci aspettiamo più di una UX particolarmente fancy appiccicata a quello che abbiamo oggi con la feature di farci sembrare degli imbecilli agli occhi di chiunque non vedrà quello che vediamo noi?
Potre dilungarmi un sacco sull'argomento se non fosse che l'ho già fatto. Nel 2007 puntai gli occhi su Second Life un progetto che i più di voi non ricorderanno, ma che era veramente un tentativo di esperienza nel metaverso, ovvero un non-videogioco in cui si poteva fare di tutto, ma in cui non c'era scopo. Un'idea che a un certo punto prese un'abbrivio istericamente entusiasta e si sgonfiò. Più recente il mio pezzo su Fortnite. Fortnite invece si, lui nasce solo come un videogioco, ma il suo successo pervasivo e la sua elefantiaca economia lo hanno trasformato in un mondo virtuale utile a più cose. Alla fine è arrivato alle stesse potenzialità di Second Life con il plus del fatto che, poiché puoi sparare al prossimo, rimane divertente abitarci (da questo dovremmo imparare una lezione di vita).
A questo excursus manca un pezzo perchè siamo in una società, volenti o nolenti, fortemente capitalisti, quindi se questo mondo parallelo vuole essere veramente interessante allora è necessario che lì dentro dobbiamo poter possedere delle cose. Come è possibile possedere qualcosa in un luogo che non esiste e in cui oltretutto la replicabilità degli oggetti è infinita. Guarda un po', sempre recentemente ecco apparire all'orizzonte gl NFT (tac, sempre io) ovvero il concetto di proprietà esportato nel cyberspazio assieme a altri interessanti temi legati alla blockchain. Questo significa che quando in un metaverso tenete in mano qualcosa, sotto certi punti di vista (non quello tattile, come ci dicevamo) lo tenete in mano davvero.
Cosa sta facendo quindi Zuckerberg, oltre a correre lontano lontano dai suoi problemi etici e legali e tutto il sudiciume che da anni nasconde sotto lo zerbino blu con la f bianca di casa sua? Sinceramente non lo so, la presentazioncina che ha mostrato sembra un pezzo di film Marvel, ma è ancora una rappresentazione metaforica di quello che ci vuole dare, oltretutto molto vicina a quel cyberspazio che abbiamo detto non esistere, quindi non serve a nulla. Quanto ho scritto sopra può servire a "unire i puntini" e vedere che disegno salta fuori, ma il disegno che per ora riesco a figurarmi, per quanto con del potenziale, non mi sembra abbastanza per scommetterci il futuro di una delle piattaforme online più usate del pianeta.
Possiamo vedere Zuckerberg come una specie di Elon Musk, uno che è pronto a buttare via soldi in un progetto assurdo tanto per vedere se ci riesce e che magari poi un pochino ci riesce (più perché ha abbastanza soldi che perché è un genio) però con Musk sappiamo che l'obiettivo ultimo è andare su Marte mentre qui stiamo proprio veleggiando verso le nebbie.
Forse in uno dei grandi datacenter di Facebook situati in qualche regione remota del pianeta c'è il prototipo di qualcosa di incredibile e alcuni scienziati geniali ci lavorano con gli occhi sgranati di stupore, osservando il crescere del Futuro con la F maiuscola.
Oppure, in quello stesso luogo è racchiusa una tecnologia aliena che Zuckerberg farà passare per sua, ma che in realtà è il retaggio di una civiltà che sta a decine di anni luce da noi e che cambierà la nostra concezione del mondo.
Oppure niente di tutto questo, dopotutto parliamo della stessa azienda che, nel momento in cui ha avuto un downtime, ha chiuso fuori i tecnici che dovevano risolvere il problema perché non poteva più farli loggare.
(Si, oggi era uno di quei giorni in cui potevamo anche vantarci della citazione elitaria nella strip, ma ho già detto tanto.)
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