Strip
serie
1035, 16/10/2021 - Luciana
1035
16 . 10 . 2021

Una voce nel deserto

Qua si scherza ma con questa storia del lavoro da casa il rischio di scordarsi i nomi è concreto... specie se le vostre interazioni con altri umani erano sporadiche già da prima della Situazione (NdA: si chiama Clara).
Ma non indugiamo oltre: ormai fa freddo e il mondo esterno non è più così allettante, il crepuscolo avanza e la nera bocca della notte ci ingoia sempre prima. È ora di videogiochi.
Le scorse settimane sono state infatti dedicate a dire un gran bene di svariati giochi, da Eastward a Voice Of Cards (che sembra il titolo uno di quegli anime con le maghette e il disagio che guarda Cymon) a Highfleet. Su quest'ultimo devo tornare per ribadire quanto è bella la grafica: fa tenerezza che gli artisti (una o due persone in tutto) si siano tanto appassionati al loro lavoro da peccare per eccesso, buttandoci in faccia tempeste di sabbia, interferenze radio e goccioloni di pioggia che sporcano l'interfaccia al punto da rendere il gioco quasi ingiocabile in certi frangenti (poi si sono calmati e hanno corretto).
E quei menu, vorrei mangiarli con gli occhi! Oltretutto non mi ero reso conto prima che l'atmosfera ricorda davvero moltissimo Dune, con profezie mistiche sul Prescelto in una terra sabbiosa eccetera, il che capita a proposito vista l'uscita recente del film.
Peccato che questo gioco lo conoscano in due gatti, e questa felice coincidenza non cambierà la situazione.

Questa settimana, visto che a quanto pare siamo davvero ridotti così male da doverci aggrappare all'Argomento della Settimana, gli algoritmi dei Social Network si sono interessati al Mestiere del Recensore di Videogiochi. Solo parlarne mi disgusta, perché significa prendere parte a una Polemica su Internet™, e per la salute delle mie viscere cerco sempre di astenermene e di cercarmi qualcosa di meglio con cui impiegare il mio tempo.
Anzi, mettiamola così: già il fatto di essere quasi tentato di scrivere qui riguardo a una Polemica su Internet™ è un segnale d'allarme, l'avviso che potrei impiegare meglio il mio tempo.
E poi, dico questo dall'alto della superbia smisurata che da sempre ci contraddistingue, entrare in questa polemica sulle recensioni di videogiochi e sui rapporti torbidi tra giornalisti e case di produzione di intrattenimento, per noi di Follow The Rabbit è davvero troppo facile.
È troppo, troppo facile perché noi qui siamo esattamente l'antidoto a tutto questo sistema degenere. Noialtri non siamo pagati da nessuno, non siamo influencer perché non abbiamo nessuno da influenzare, non siamo accreditati ufficialmente in nessun centro stampa e in nessuna fiera, non sappiamo neanche come si fa a mettere le pubblicità su un sito perché, in 20 anni non ci è mai venuto in mente di mettere le pubblicità su questo sito. Non vogliamo neppure i vostri cookie perché ci fanno schifo.
Siamo la voce che parla nel deserto. Siamo talmente indipendenti che siamo da soli. Siamo talmente liberi che quello che diciamo non serve proprio a nessuno, a nessun pubblico al di fuori di noi stessi.
Se io scrivo trentamila caratteri nell'arco di un paio d'anni su quanto mi piace Death Stranding o se parlo a ruota libera dell'ultimo film di Evangelion, sarò anche sincero e libero da condizionamenti fin che volete, ma proprio per questo la mia opinione non serve a nessun altro. Certamente non vi serve a decidere se dovete giocare Death Stranding.
Semplicemente sta lì, la mia opinione, un'impronta sulla sabbia in un angolino della spiaggia dove non va mai nessuno. Un segno che esisto anch'io, per quanto misero.

Di arte si può parlare solo così.

Lo-Rez: arte, storia, web design
16 . 10 . 2021

Emu-revolution

Come sapete ho una certa passione per l'emulazione e le cose vecchie (non mi è sfuggito, per esempio, il riferimento ai manuali cartacei che ha fatto Lo-Rez la settimana scorsa) anche se, come per tutte le cose che riguardano i videogiochi, il tempo che posso dedicarci è proprio poco. Quest'estate, però invece di andare al mare, sono tornato un po' su quella specie di feticcio che è la Playstation Classic, quell'oggetto fallimentare che ho apprezzato solo io e che vi spingerei comunque ad acquistare se non fosse che, misteriosamente, ora l'internet sembra venderlo a prezzi esorbitanti (credo di ricordare fosse arrivata già a 30-40 euro). La Playstation Classic, l'ho già sostenuto altrove, non è solo un giocattolo mediante cui giocare alcuni (pochi) classici Playstation, ma anche la base per costruire una stazione di emulazione cool, magari non potente come potrebbe essere quella basata su Raspberry e sicuramente inferiore a quello che potreste ottenere sul vostro PC, ma sicuramente più semplice e maneggiabile, con anche il plus di una chassis che è a sua volta un'emulazione.
Sia dimostrazione di questo il fatto che il progetto software per supportare l'emulazione libera sulla console è in continua evoluzione. BleemSync, il marchio che installai ai tempi in cui cominciai la mia avventura, ha ceduto il comando a Project Eris che si propone come un'implementazione non molto diversa degli stessi principi, ma con un'interfaccia un po' più pulita e di facile utilizzo. Mi sono lanciato nell'aggiornamento principalmente per estendere i poteri della macchinetta su emulazioni più ardite. Queste sono state un po' tutte fallimentari, arrivando a sbattere rapidamente contro i limiti hardware del prodotto Sony, ma quantomeno l'intero processo di upgrade è risultato, per l'ennesima volta, smooth and simple.

Ho approfittato di questa nuova stagione dell'emulazione anche per affrontare un altro mito del passato, rimasto un po' in ombra nei libri di storia generalisti, ma che per i puristi del genere ha un certo peso, ovvero Xenogears. Per certi versi Xenogears è un perfezionamento e un aggiornamento del motore di Final Fantasy VII (sempre sia lodato) con alcune migliorie nette (gli scenari completamente 3D e le cutscene anime) con anche il plus nientemeno che I ROBOTTONI GIGANTI. Secondo una mia vecchia teoria, mai confermata, ma che a tirarla fuori mi par sempre funzionare, il motivo per cui non ha sfondato nell'immaginario globale come le vicende di Cloud risiede nel fatto che la trama è fantascientifica in modo molto più sfacciato: ci sono delle astronavi, ci sono i robot e gli imperi in lotta. Sono tutt'oggi convinto che Final Fantasy abbia sfondato nella storia per quella sua posizione perfetta in bilico tra fantasy e fantascienza nonché tra occidente e oriente, una commistione quasi irripetibile. Xenogears no, lui è una storia con una vocazione un po' più chiara, a partire dal suo personaggio principale simile a un maestro di kung-fu errante. Dal punto di vista del gameplay devo ammettere anche che, rispetto a FF, il gioco è anche terribilmente meno sfidante, almeno per le prime 12 ore che ho giocato. Sostanzialmente non si arriva quasi mai a un combattimento in cui serva impegno o per lo meno una propedeutica attività di farming. Il grosso guaio di questo approccio è che i combattimenti casuali diventano, di conseguenza, esclusivamente fastidio, perché sai perfettamente che li vincerai, ma devi affrontarli lo stesso. Il thrilling di aggirarti per un labirinto con la paura di finire nello scontro che porrà termine alla tua vita, forse, è una delle poche ragioni a dare senso a questo approccio esplorativo.

Un altro tema emulativo molto importante che ho affrontato e di cui capirete presto la criticità è quello relativo al controller. Ovviamente il vero bushi delle levette qui è Lo-Rez, ma persino io, dal basso della mia ignoranza nazional-popolare, non ho potuto che arrivare rapidamente ad avere in odio l'oscido primo controller della Playstation. E' noto a tutti gli storici e gli archeologi del settore che il primo controller ha rischiato di minare il successo della console e che solo l'uscita del Dualshock la ha portata nell'olimpo dove siede tutt'ora. Il controller della Playstation Classic è esattamente il controller di quel tempo, forse anche assemblato con gli stessi pezzi e questo, ovviamente, se hai caricato anche giochi come per esempio, Street Fighter Alpha 3, è un bel problema.
Fortunatamente nemmeno in questo contesto siamo stati lasciati soli con i nostri soldi senza la possibilità di spenderli. 8BitDo è un'azienda votata a produrre controller general purpose. Fiutando, misteriosamente, l'esistenza della mia nicchia ha esplicitamente progettato un adattatore PlayStation Classic a cui ho quindi agganciato un controller Pro2. Essendo VECCHIO continuo a non capire che senso abbiano gli analogici visto che mi fanno scappare sempre tutto in giro per lo schermo però è indubbio il miglioramento di vita, non fosse altro che, senza più il legame del filo, riesco a godermi i giochi dal divano invece che appollaiato su una sedia in mezzo alla stanza.

La mia emulation machine oggi risulta perfetta per qualsiasi gioco Playstation abbiate in mente (qualcuno, lo confesso, crasha a causa di antipatici glitch, ma parliamo di una minoranza risicata), ma personalmente via retroarch mi sono trovato bene anche a montargli ovviamente un mame e ovviamentissimo un emulatore NeoGeo, non che un po' di emulatori old school tra Megadrive e SuperNES esclusivamente per indugiare nella mia infanzia. Purtroppo non ho avuto ancora grandi soddisfazioni dagli immediati successori della prima PS, ovvero il Dreamcast e il Gamecube come anche da progetti che credevo più accessibili, come la PSP. Sarebbe stato bello, ma per quello che è il mio scopo (vivere il fascino dell'emulazione, non giocare veramente) ho ampiamente ottenuto i miei scopi. Se effettivamente il vostro interesse è in qualcosa di più robusto pensate di investire in un MiniPC sui cui orchestrare un simile allestimento.

Ultimo appunto: volevo rinverdire i fasti del mondo videoludico di Dune arrivando a installare non tanto Dune2, ma almeno Emperor: Battle for Dune, il più moderno (2001) dei giochi di strategia Westwood dedicati ad Arrakis. Purtroppo si trova in quella terra di mezzo dei primi giochi Windows, troppo moderni per passare sotto Dosbox e troppo vecchi per girare senza colpo ferire su un Win10. A questo punto siamo nelle mani di GOG che però a oggi non offre niente del genere.

“Now we are victorious, we've become our slaves / A land of hope and glory, building graveyards for the brave / Have you seen the writing on the wall? / Have you seen that writing? / Can you see the riders on the storm? / Can you see them riding? / Can you see them riding?”

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