Strip
serie
823, 01/07/2017 - 80% del successo
823
01 . 07 . 2017

Un cuore indurito

Sì, sono tornato vivo. Certo non mi aspettavo di trovare al mio rientro la dolce terra natìa trasformata in un deserto nucleare, ogni viaggio in auto un'odissea in stile Mad Max, ma mi riabituerò anche a questo, come a tutto, come sempre.
Nella strip là in alto, nel frattempo, non abbiamo perso il filo effimero della continuity e proseguiamo nella sistematica erosione dell'idealismo del povero Stagista Vietnamita.
Altro che Full Metal Jacket! Altro che Breaking Bad! Quant'è atroce, quant'è struggente la perdita dell'innocenza! Ma è tutto necessario per diventare abbastanza forti da sopravvivere.

I videogiochi stanno attraversando un periodo di stanca, quasi come se tutti noi giocatori fossimo invecchiati di colpo, o il nostro cuore si fosse indurito a causa di esperienze di vita amare e crudeli. Le ultime fiere non ci hanno riservato sorprese: nessun annuncio capace di incendiare gli animi, nessun gioco bellissimo e straordinario a cui aspirare nel prossimo futuro.
E allora mi devo rivolgere ancora un volta indietro, alle radici della nostra passione, alla nostalgia delle estati della nostra giovinezza! Le estati per me sono indissolubilmente legate ai cabinati da bar: sarà perché al mare c'erano le sale giochi più belle, o perché d'estate senza la scuola avevamo ancora più tempo libero da sperperare così.
Ma l'estate per me è associata anche all'arte di Falcoon, il grassone giapponese che ormai è quasi in pensione ma che una dozzina d'anni fa (ne parlavo anche qui) illustrava le torride estati nipponiche con le sue fanart dei personaggi di King of Fighters. Ebbene, quest'estate segna il ritorno di entrambe le cose: che tuffo nel passato!
SNK ha annunciato un nuovo RPG con personaggi originali?! E poi, oh my, se gli occhi non mi ingannano lo stile di quell'illustrazione ricorda davvero tanto il mitico Falcoon...! Quindi ricapitoliamo: un nuovo RPG fatto dalla SNK con chara-design di Falcoon?! Ma mio subito al Day One!!1!
Peccato che sarà la solita vaccata per smartphone.
C'è anche un altro titolo in uscita sempre sul mercato mobile asiatico, questa volta con i personaggi di King Of Fighters: KOF Destiny. Anche in questo caso, cerchiamo di non far caso alla triste mercificazione di una serie storica, ma concentriamoci sulle cose belle: lo sprite 2D del personaggio di Mai Shiranui (ovviamente immancabile) non è quello originale disegnato dalla SNK, bensì quello apparso in Capcom VS SNK. WTF? Comunque ottima scelta, a me è sempre piaciuto di più, almeno fino alla versione ad alta definizione di KOF XII e XIII.
Ma... di cosa stiamo parlando? Di un mucchietto di pixel che risale agli anni '90, in un gioco fatto per passare 5 minuti di noia in una metropolitana di Shenzen o Taipei. Quanto sono messo male per rimanere aggrappato a queste cose? Quanto sono ossessionato per notarle, e ancor di più per scriverne su un sito che NON è un social network?
Ma anche questa è estate.

Lo-Rez: arte, storia, web design
01 . 07 . 2017

Ammazz'one!

Essere un fanboy DC e venire qui a parlare del primo film DC che ha convinto tutti può essere faticoso. Quando hai tutti contro praticamente ti trovi il discorso già impostato, con delle tesi da confutare. Quando sono tutti con te invece il gioco si fa più fumoso e spesso noioso. In realtà è vero che, rispetto ad altri film, ho meno da dire, ma due temi reputo siano importanti: il primo riguarda le motivazioni per cui sono meno esaltato di altre (incomprensibili) volte, il secondo riguarda il femminismo di questo film. Mi sa che lo spoiler è necessario.

Dopo essersi avventurata su vie piuttosto buffe, la DC finalmente decide di cedere alle leggi del mercato e realizza, sostanzialmente, un marvellone. Partiamo con un breve cappello sull'infanzia dell'eroina, introduciamo il suo sidekick dell'altro sesso (quindi in questo caso il buon Steve Rog... ehm... insomma, un uomo), passiamo al consueto momento di comic-relief a Londra, ci fracassiamo nella consueta battaglia di mezzo e poi partiamo per l'ultima escalation, fino allo scontro col cattivo di turno. Tutto molto plain, tutto by the book, compreso un personaggio che, sebbene nella sua incarnazione cartacea sia il vero guerrafondaio del team, rifiuta la poetica del murderverse proclamandosi dea dell'amore e rassicurando tutto il pubblico.
Insomma, c'è grande normalità in questo Wonder Woman e io non ho niente contro la normalità, ma di solito i film che amo sono film che rischiano un po' di più. Capisco però benissimo che dopo tante sportellate prese da tutta la critica di settore, anche la DC abbia deciso che era ora di mettere fieno in cascina e farsi tutti amici con il film che tutti esattamente vogliono. Intanto conserviamo un mucchio di stile nella creazione dei costumi e nella fotografia e l'officina di Zimmer (non Zimmer in persona, precisiamo) dimostra ancora una volta che un film con una buona colonna sonora è sempre meglio di un film in cui la colonna sonora si dimentica prima della scena dopo i titoli di coda. Certo, di contro c'è una prima guerra mondiale non riconoscibilissima (in pratica si è provveduto solo a sostituire la parola "kaiser" dovunque ci fosse di solito la parola "fuhrer") e dei dialoghi a tratti agghiaccianti (potrebbe essere il doppiaggio, ma non credo). In conclusione il fanboy che comunque è in me mi fa giudicare il film un buon marvellone anche se pur sempre un marvellone.

Nonostante questo non mancano anche i temi trattati con un po' di intelligenza, in primis il tema della guerra, soprattutto la guerra come male connaturato all'esistenza umana e non, come vorrebbe la naive Diana d'inizio film, spiegabile con un "cattivone di turno". Avrebbe giovato a questo discorso degli sturmtruppen un po' meno piatti sul fronte tedesco, ma mi è piaciuto il modo ottuso con cui la nostra eroina cerca di dare la caccia ad Ares e come alla fine si schianti contro la sua cieca convinzione. E' sempre positivo, nella costruzione di un personaggio del genere, mostrare che possa avere anche clamorosamente torto.

Del tema del femminismo in Wonder Woman si è parlato parecchio e di solito ritengo queste discussioni molto ipocrite. In questo caso invece direi che possiamo parlare di un film sinceramente femminista e soprattutto femminista in un modo sano. Certo, si può sempre questionare quanto un uomo possa effettivamente valutare una caratteristica del genere, ma è così che l'ho sentito.
Innanzitutto è pacifico che il film tutto, marvellone o non marvellone, è costruito intorno a Gal Gadot, che già come attrice e persona è un modello femminile molto forte, con il suo passato che comprende anche l'esperienza militare. Nonostante sia poi una spettacolare metrata di gnoc... sia molto bella, durante l'intera pellicola non assistiamo mai alla sessualizzazione della sua immagine né dal punto di vista dei costumi (le gambe scoperte possono scandalizzare giusto i personaggi di inizio secolo) né dal punto di vista delle inquadrature (aiuta, probabilmente, che ci sia una donna alla regia). Giustamente, invece, riceve la maggioranza dei momenti ammiccanti il personaggio di Steve che risponde con una buffa commistione di sbruffonaggine militare e pudore fine-ottocentesco. Rispetto all'intero genere dei blockbuster questo è già un miracolo. Inutile ricordare la pura prostituzione visiva dei Transformers mentre per quello che riguarda i supereroi meglio tacere il reiterato disastro compiuto ai danni di Vedova Nera (Scarlett Johansonn complice).
Più in generale è vero che non c'è una sola scena in cui il comportamento di Diana vada giustificato col fatto che "è una donna". Allo stesso modo, però, non si sottolinea in modo caricaturale la sua mascolinità. Il personaggio ha tutta la libertà di rimanere fedele a sé stesso e compiere il suo dovere di supereroe senza dover controllare ogni tre per quattro quali genitali abbia sotto il costume.
Anche il maschilismo mostrato a Londra non è forzato fino al farsesco. E' abbastanza ovvio che le gerarchie militari inglesi di inizio 900 rifiutino di ascoltare una donna e rimangano perplessi a vederla in mezzo a loro, ma questo non diventa tema centrale delle scene, non rotola nel grottesco. Ho visto praticamente niente di Agent Carter, ma mi sono imbattuto in una scena in cui, per dieci minuti, i protagonisti affermavano la loro superiorità come maschi in faccia alla protagonista, per restituirci il mood anni 60. Indipendentemente dal giudizio che poi la regia da di certi comportamenti questo, secondo me, non è femminismo né riaffermazione della donna. Nel momento in cui esageri con tale forza certi atteggiamenti da una parte riduci tutto a una barzelletta, facendogli perdere credibilità, dall'altra passi la sensazione freudiana che devi disegnare le cose in questo modo perché sotto sotto ti senti colpevole e che se le affrontassi nella loro normalità finiresti con lo specchiartici dentro. Wonder Woman non è un film di denuncia del maschilismo, ma non ha bisogno di esserlo. Perché mettendo in cima a tutta la catena alimentare dello spettacolo una donna, in realtà cosa pensino gli uomini di lei è irrilevante. E' l'emersione di un modello positivo, non la descrizione di una figura fatta solo sottraendo difetti dall'ottica maschile. Spero che il discorso sia chiaro (beh, un po' ci ho provato).

Concludendo, la DC fino a oggi ha cercato di fare dei film ENORMI e ha sempre sostanzialmente fallito, oggi con Wonder Woman ha puntato a realizzare un prodotto onesto ed è riuscita pienamente nel farlo. A corollario alcune idee mica male che aiutano a dare un perché alla pellicola. Il DCEU è ancora traballante, Justice League rischia di essere a sua volta un'enormità ganassa e suicida, ma quando andremo finalmente a bruciare sul rogo i dirigenti della Warner potremo finalmente e serenamente dire che "hanno fatto anche cose buone".

“Be careful in the world of men, Diana. They do not deserve you. You have been my greatest love. Today, you are my greatest sorrow.”

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