MY BODY IS READY
Noialtri la nostra apocalisse zombie ce la siamo già fatta in casa un paio di settimane fa (non potevamo resistere), in spregio al Mondo e ai suoi usi e costumi.
Ma non potevamo sottrarci proprio oggi, in piena celebrazione del macabro e dell'orrore, a dare un tocco di paura alla nostra strip: e dunque ecco Neo & Gödel in balia delle API deliranti di un sadico... le annunciatrici giapponesi di Youtube come nuovo standard dei protocolli di comunicazione tra servizi web: altro che terrore, questo è materiale buono per un articolo scientifico di tutto rispetto.
Anche il gioco nella cui attesa si consumano i miei giorni, Final Fantasy XV, ha risentito dell'atmosfera di Halloween nel suo ultimo filmato promozionale... anzi no, nel “Trailer Concettuale in CG” pubblicato qualche giorno fa, Omen.
Sono un po' sorpreso dai pareri unanimemente favorevoli che ha suscitato questo video: i commenti del mondo intero sono tutti esaltatissimi, e lo dichiarano il più bello mai prodotto in 25 anni di Final Fantasy. Certo è notevole, ma io sono rimasto un po' spiazzato, non mi aspettavo questa svolta così cupa. A quanto pare si tratta di un incubo del protagonista Noctis, schiacciato dalle inquietudini e dalle responsabilità, condannato a una guerra senza fine con nemici che sembrano non esaurirsi mai: a pensarci bene è l'incubo che potrebbe avere qualsiasi protagonista di un videogioco d'azione. Davvero concettuale, non c'è che dire.
Anche il ritorno degli Occhi Rossi di Noctis ha ridato forza ad alcune voci che circolavano all'incirca dal 2006 (!), su una misteriosa versione Chaos Noctis.
E se poi ad Ognissanti è usanza mettersi in costume, al Lucca Comics o nelle strade di qualunque città, quale momento migliore per sfoggiare un abito realizzato da Roen sempre per Final Fantasy XV?
Forse toglieranno un po' di divertimento ai cosplayer, questi costumi di Noctis e Prompto venduti già fatti e finiti... e non repliche o robetta su licenza: la casa di moda Roen in collaborazione con Tetsuya Nomura ha veramente realizzato i chara-design dei personaggi del gioco. Ne parlavamo qui nel 2008, quando ancora si chiamava FF Versus XIII, e in effetti anche i design si sono evoluti molto da allora.
Perché dunque non manifestare la nostra passione per questo gioco indossando la giacchetta di pelle del principino Noctis in persona? Forse perché è andata esaurita un anno fa, o perché costa 1400 euro? Ma non scherziamo, non possono essere queste inezie a fermarci... O magari i sobri pantaloni in jeans leopardati di Prompto, o la sua cintura stile punk.
Sono gli stessi indumenti, riprodotti fin nei minimi dettagli, che compaiono nei modelli dei personaggi in gioco e in tutti i video e illustrazioni promozionali. “Una fantasia basata sulla realtà”, che è il motto di questo nuovo Final Fantasy, e io stesso da quel poco che ho visto della moda di strada a Tokyo devo ammettere che gente vestita in questo modo non si noterebbe nemmeno, nella folla pittoresca di Harajuko o all'ingresso dei karaoke di Shibuya.
Sul finire di questo 2016 assistiamo dunque impotenti a una convergenza inesorabile tra il mondo reale e le nostre fantasie virtuali, come e più di quanto non si siano mai sognati gli scrittori cyberpunk di vent'anni fa. E su questo pensierino inquietante ci lasciamo, aspettando la Festa dei Morti.
Lo-Rez: arte, storia, web designDal VG all'anime
L'ultima volta che mi sono soffermato a parlare di anime con la doppietta dei Terra Formers ho come di consueto sparso dell'allarmismo, stigmatizzando come gli anime di oggi facciano di tutto per non essere divertenti, approfondendo a random i personaggi per il puro gusto di gigioneggiare da intellettuali. Nello stesso editoriale mi sono posto il problema di come uscire da una situazione del genere.
La medicina di oggi può essere quello che ieri veniva considerato un veleno, per cui andiamo a raccontarci un po' di Tales of Zestiria: The X (si legge cross) per capire di cosa stiamo parlando.
Dov'è il veleno? Il veleno sta nel fatto che questo Zestiria non è una storia genuina, né è tratta da un manga, la sua origine è invece in un videogioco, naturalmente un JRPG. Non c'è niente di male a provenire da un videogioco (capita che da queste parti ci piacciano, i videogiochi) però è abbastanza storica la diffidenza che si prova per questi progetti perché, si sa, la narrativa videoludica ha tempi e modi di realizzarsi tutti suoi che finiscono col perdersi una volta impiantati in un media più massiccio come può essere l'anime. Insomma, non lo scopro certo io che le novelization sono un po' un figlio di un Dio Minore, proprio perché passano, a volte senza troppa cura, da un tipo di storia più veloce e sintetica a uno più lento e ragionato senza, in realtà, riempire gli spazi vuoti con perizia.
La trama dell'anime è piuttosto aderente a quella del videogioco e parla del solito messia, qui chiamato pomposamente il redentore, che deve fermare il Male, qui chiamato... beh... Male (Malevolenza, in realtà). Al suo fianco, per aiutarlo, dei serafini, che in realtà non sono molto diversi dagli umani, ma hanno la particolarità di essere visibili solo a lui. Su questo giochino si basano diversi momenti della storia e alcune delle meccaniche narrative. Non esiste infatti granché per distinguere un serafino da un essere umano, possiamo magari dire che i primi hanno un abbigliamento leggermente più colorito, ma colorito in un anime fantasy è una parola che si applica comunque a tutto. Spesso quindi ci troviamo a vedere il protagonista che dialoga tranquillamente con qualcuno e non ci accorgiamo immediatamente che è l'unico a vederlo. Soprattutto non ci accorgiamo che la protagonista femminile, la bella cavaliera principesa Alisha, non lo vede, almeno finché non ce lo fa esplicitamente capire.
La storia, partendo così, avanza poi tra i suoi vari cliché e topos narrativi, non finisce (dovrebbe uscire qualcosa la prossima estate) e rimbalza tra i soliti supercattivi e superbuoni. Perché, allora, un anime del genere dovrebbe essere considerato più gradevole, ma soprattutto più guardabile di altri anime magari più blasonati?
In qualche modo l'origine videoludica di Zestiria lo libera dalla necessità di essere in qualche modo intellettuale o intellettualoide. La trama, in un videogioco, non può avere tempi morti, i tempi morti sono, se capitano, propri di momenti di gameplay. A ogni cutscene, per legge, deve succedere qualcosa di rilevante. L'anime di Zestiria quindi continua a far succedere cose in un susseguirsi di momenti divertenti ed eroici, con un tono serio, ma mai eccessivamente grave e sbizzarrendosi come più gli piace in quanto a azioni e reazioni. E' anche un anime che ha un certo coraggio nei cambi di setting, infatti non si fa problemi a cambiare più volte registro. Dalle prime battute favolistiche e un po' ingenue della fase iniziale allo scontro tutto fantasy con il fratello di Edna. Dalle tinte quasi horror della peste fino all'anime strettamente militare. C'è anche un inserto, che ho trovato molto particolare, a livello di anime, in cui la storia cambia completamente vocabolario e protagonisti e ci mostra la divora-demoni Velvet Crowe. E' uno story-arch di tre episodi che non si ricongiunge per niente con quanto ci è mostrato nella trama principale e proprio per questo apre la mente a dinamiche stimolanti.
In conclusione Tales of Zestiria: the X è un buon JRPG che ci si può sciroppare in poche ore senza bisogno di stare troppo attenti alle statistiche delle armi e ai colpi critici. E' un surrogato di una buona esperienza videoludica e un anime estremamente leggero e godibile, che libera la mente. L'arte è in generale piuttosto buona, anche se tutto il comparto draghi, CG e occidentaleggiante, non si integra benissimo con tutto il resto. La opening ormai appartiene a quest'altro trend mica tanto bello che ha portato il JPop a scimmiottare i generi occidentali snaturandosi e perdendo mordente. La visione è comunque consigliata, sempre direttamente oggi dal nostro ormai strimmatore di fiducia.
Cymon: testi, storia, site admin“Invece di vantarsi si vergogna. E ammazza l'eucalyptus. Ma di che ti devi vergognare, dico io? Pure il primo dei Savoia non dev'essere stato che un bandito di strada, e l'ultimo canta a Sanremo”