Viaggiare nel tempo
Si conclude oggi (o si è conclusa, o si concluderà) questa miniserie sulla Macchina del Tempo, la sua Scoperta da parte dei nostri soliti Ingegneri Neo & Gödel, e i suoi molteplici usi.
Per chi si è distratto un momento ricordiamo che la storiella è iniziata un paio di settimane fa (o inizia, o inizierà): potete recuperarla dal nostro archivio, che nel suo genere è una macchina del tempo piuttosto efficiente. Ammetto che io stesso, sulle prime, non avevo colto il riferimento culturale che compare in questa strip, e ho dovuto documentarmi per capire che si trattava del Dottor Who... ma non c'è da stupirsi, Cymon ha già dimostrato ampiamente su queste pagine la sua ossessione per questa serie TV britannica. E questo fumetto, lo sapete, è lo specchio fedele delle nostre ossessioni.
Quasi tutte.
La settimana videoludica è stata molto intensa, e oggi farne la cronaca sarebbe molto facile. Basterebbe una rassegna dei video promozionali che sono stati mostrati ai Video Games Award 2011, lo spettacolo televisivo che premia i giochi migliori dell'anno.
Mi sembra che la dica lunga, su questa industria, il fatto che dei giochi migliori del 2011, di fatto, non importava un fico a nessuno: né al pubblico né ai presentatori. Erano tutti lì per i suddetti video promozionali, tutti con lo sguardo rivolto al futuro, ai giochi che verranno, ai giochi che in questo 2011 nessuno può ancora provare.
Siamo davvero dei sognatori inguaribili. O forse dei miserabili imbecilli, che due o tre Editori al mondo possono far ballare come tanti cagnolini ammaestrati, col cappellino e il gilè idiota.
Comunque sia, il trailer più clamoroso è quello di The Last of Us, il prossimo titolo dei tizi che hanno fatto Uncharted 3. Per quanto ineccepibile sia la regia, la grafica e tutto quanto, la mia unica reazione è che comincio ad avere le tasche piene di zombie. Voglio dire che non ne posso più di giochi di zombie, film di zombie, telefilm di zombie, libri di zombie eccetera. Non mi interessa se tecnicamente non sono zombie, quelli mostrati nel trailer. So riconoscere uno zombie quando ne vedo uno, dannazione.
Poi c'era Bioshock Infinite. Musica molto originale, ambientazione curatissima, ottima direzione artistica. Un gioco onesto, che non ci prende in giro ma mette sul tavolo qualcosa di veramente interessante.
Infine il mio preferito della rassegna: Metal Gear Rising: Revengeance (?!?).
La mia ammirazione per Metal Gear Solid non conosce limiti, e il motivo è semplice: amo i difetti di questi giochi ancor più dei loro pregi. Inutile dire quindi che ho grandissime speranze per Metal Gear Rising, questa digressione dalla serie principale che ha per protagonista il ninja-cyborg-morto-e-risorto, Raiden, che se ne va in giro ad affettare robot giganti con la sua katana.
Il video in realtà è un po' una delusione, perché lo stile non è quello oltremodo epico a cui ci ha abituato Hideo Kojima con questa serie... Mi mancano i suoi trailer di quaranta minuti. Lo sviluppo del gioco è stato affidato ad altre mani, sicuramente molto capaci (anzi sono i migliori nel genere), ma non è la stessa cosa.
Questa settimana, però, è uscito in Nippolandia Final Fantasy XIII-2. Potrei dire che tengo a Final Fantasy più della mia stessa vita, e non sarebbe un'esagerazione. Sono dunque un po' emozionato. Ne parlerò con più calma in futuro, anche se in fondo non ho granché da dire. Anche in FF XIII-2 ci sono i viaggi del tempo, e qualunque cosa pensi Cymon, io voglio dedicare ad esso la strip di oggi.
Lo-Rez: arte, storia, web designI cari vecchi superpoteri
Non starò a spiegarvi la itazione di questo finale di trilogia della macchina del tempo, sarebbe scontato. Dopotutto sarete ormai abituati al fatto che a FTR si scrive e si crea secondo i propri personali demoni e le proprie personali ossessioni. Lo troviamo più sano e pulito che creare, chessò, per denaro. Comunque se non ci sarà il Christmas special al più presto comincerò a sbavare e urlare EXTERMINATE.
Ho finito proprio in questo momento Alphas, serie di cui vi ho detto alcuni editoriali fa. Sarei quasi tentato di fare un'esaltata recensione, ma vi ho già buttato dentro troppa TV ultimamente e, come sanno bene anche gli umpalumpa, la troppa TV fa male. Rimane comunque mia idea che sia una serie veramente bella, per tutte quelle ragioni per cui potreste giudicarmi infantile. Ci sono persone con superpoteri che si picchiano a superpoterate. Sostanzialmente lo amo per quello.
SyFy non è un canale che ha ormai una grandissima fama nel fandom. E' un po' il termometro della decadenza delle astronavi nelle preferenze dei teledipendenti. Dal suo cambio di nome dal più esplicito scifi channel la sua opera di sostegno del fantastico ha mietuto vittime più che portare frutti e ha anche portato un sacco di confusione. Il fatto che Alphas sia sfuggito alle lame di questa trebbiatrice mediatica ottenendo una seconda serie e anche il fatto che abbia il coraggio di dare a intendere un progetto a lungo termine senza l'ansia di bruciarsi tutte le idee una dietro l'altra potrebbe quasi far pensare che siamo davanti a qualcosa a cui affezionarsi senza rimpianti.
L'altro giorno, giocando a Wakfu (non è che volete una cintura di pecorone, vero?), riflettevo su come si è evoluta la concezione di multipiattaforma che stava alla base del JAVA quando ero bimbetto e che è ancora una sua caratteristica, declinata in maniera più sottile.
Nelle accademie sentirete sempre raccontare che il JAVA è un linguaggio portabilissimo questo perché è solo mezzo compilato, nel senso che viene tradotto in un linguaggio macchina tutto suo che può pluggarsi in ogni condizione su una Java Virtual Machine. Non sta più quindi allo sviluppatore premurarsi di riscrivere il proprio codice per diversi sistemi operativi (perché di questo si parla quando si parla di piattaforme), ma è sufficiente scrivere per ogni sistema una Java Virtual Machine, che interpreterà poi qualsiasi codice prodotto da chiunque.
Quando questa cosa fu "venduta" dai creatori di JAVA si gridò al miracolo e in certi ambienti, curiosamente, lo si grida tutt'oggi. In verità la cosa va molto ridimensionata principalmente per due ragioni.
La prima ragione è che JAVA è un linguaggio AVIDO. Ottmizzare le JVM non è stato il primo scopo dei suoi creatori e soprattutto ai suoi albori era un linguaggio che faceva di tutto, ma lo faceva più lentamente di chiunque altro. Tagliato fuori da alcuni contesti in cui la rapidità è tutto, prese piede comunque in contesti fortemente enterprise perché SUN lavorò moltissimo nel definire framework di lavoro e strutture che fossero compatibili con il lavoro in azienda. JAVA è il linguaggio tutt'oggi migliore per progettare software a catena di montaggio e non è un caso che molti linguaggi di specifica e progettazione gli "assomiglino" come stile.
Se però era bello programmarci, i software dovevano anche girare. E così, paradossalmente, si cominciò a usare (soprattutto per gli sviluppi server) delle macchine dedicate al JAVA, con molte risorse e ottimizzate per gestirle. Il codice avrebbe girato dovunque... se dovunque ne avesse avuto la capacità.
La seconda ragione per cui questa invidiabile feature ha perso consistenza è che il mondo web, il mondo leader dell'informatica attuale, intanto ha scoperto i linguaggi interpretati. Un'infinità di cose affacciate sulla rete sono scritte in PHP, Perl, Python, Ruby. Questi linguaggi, tecnicamente, finiscono col seguire lo stesso principio di JAVA. Portabili perché comunque è il loro interprete a doversi curare della piattaforma su cui gira. Certo, meno portabili, perché comunque le librerie compilate in C (che, di nascosto, stanno alla base di tutti questi linguaggi, in certi contesti) hanno bisogno appunto di compilazioni ad hoc, ma in realtà stiamo parlando di package talmente fondamentali che è difficile non ne esista una versione per le piattaforme più comuni. A meno che non vogliate progettare roba per Haiku vi troverate difficilmente a inciampare in qualche grave incompatibilità.
Ma dove arriveremo mai con questa pallosa discquisizione? Arriveremo curiosamente a scoprire che paradossalmente oggi la multipiattaformità (eh?) di JAVA torna ad avere un peso oggi in un contesto assurdo come quello dei videogiochi gratuiti (magari perché massivi) per nerd.
Vi siete mai chiesti perché gioco a Wakfu e non a uno dei millemila alternativi MMORPG free to play che popolano il pianeta?
Bhe, Wakfu è in JAVA.
Questo significa che non importa che io abbia un Windowoso o stia dentro la mia accogliente e fortificata Slackware. Basta che schissio download, trovo qualcosa che assomigli a un eseguibile ed ecco che puff, come per magia, posso giocare. Senza patemi e senza avere meno dell'esperienza ottimale. Ed è altresì rarissimo, quando i giochi non sono in JAVA, che sia così facile averne una versione Linux. Perché realizzarli costa un sacco di fatica, perché sono per quattro gatti e perché certe infrastrutture per i giochi web come quelli di sicurezza sono già fatte, bellissime e solo Windows. Quindi ecco che, a decenni dalla sua nascita, dopo aver tradito costantemente le sue promesse, per un uso futile e frivolo, JAVA riacquista le sue capacità e le conferma. Una parte di me particolarmente grigia e informatica trova ciò un risultato notevole.
Bene, un discorso simile e completamente diverso, sapete, andrebbe fatto per Flash. Ma la lega per la protezione delle gonadi dei lettori di cose web mi impedisce di dirvelo oggi, quindi per il momento mi limito a salutarvi.
Cymon: testi, storia, site admin“Avanti miei Prodi! La Tigre della Malesia ha sete di sangue! Spazziamo il mare e cacciamo in acqua quei cani che vengono a sfidarci!”