Please!!
Continuano oggi le avventure di Neo & Gödel, Viaggiatori del Tempo. Per chi passa di qui raramente, o è un po' tardo di comprendonio (entrambi i casi sono molto frequenti da queste parti), chiariamo che questa è la seconda parte di una mini-serie iniziata la volta scorsa, nella quale i nostri amichevoli Ingegneri della porta accanto scoprono una macchina del tempo in ufficio.
La strip di oggi, in particolare, scaturisce direttamente dal cuore di noialtri autori, che spesso ci siamo dovuti confrontare con la sfida del web design moderno. Una sfida che, dovendo supportare le vecchie versioni di Internet Explorer, si trasforma ben presto in incubo, tragedia, dannazione eterna. Naturale quindi che, se avessimo a disposizione una macchina del tempo, il primo caso d'uso che ci verrebbe in mente è questo... sì, siamo dei miserabili poverini, però almeno so che avremmo la solidarietà di tanti lavoratori del Web.
Qualche settimana fa ho parlato, naturalmente molto male, di Skyrim, in particolare denunciando il suo difetto più ovvio e clamoroso: l'interfaccia. Oggi vengo a scoprire che non soltanto l'interfaccia è un incubo di usabilità che grida vendetta al cospetto di tutti gli dei del Design... ma per giunta arrivati a 50-60 ore di gioco, Skyrim semplicemente crolla in ginocchio chiedendo pietà, e arranca a una manciata di fotogrammi al secondo.
Mi sembrano molto interessanti le spiegazioni (non ufficiali) che sono state date per questo, diciamo, inspiegabile fenomeno: in sostanza non c'è da aspettare una patch col fiato sospeso, perché i rallentamenti sono dovuti a difetti fondamentali nell'architettura di allocazione della memoria, che semplicemente non riesce a gestire la mole di dati dinamici che si accumula nei file di salvataggio dopo qualche decina di ore di gioco.
Il mercato ormai ci ha abituato a giochi rotti che vengono venduti comunque, e riparati (forse!) dopo un mesetto con gli aggiornamenti: la colpa è delle masse di bovini umani senza spina dorsale, che continuano ciecamente a sborsare denaro contante nonostante tutto. Qui però si è raggiunto un nuovo livello sulla scala della Fregatura del Prossimo, mettendo a scaffale un gioco pur sapendo che non può funzionare in certe condizioni, tra l'altro molto comuni visto che la caratteristica più decantata di Skyrim è la vastità del gioco e la quantità di cose da scoprire.
Ma basta avvelenarci l'animo con questa roba mediocre e disonesta: non ne parleremo più su queste colonne, ma la lasceremo all'oblio che si merita. Proseguiamo invece la rassegna sui Giochetti Orientali Pervertiti, iniziata un paio di settimane fa. Il titolo di oggi è...
“Conception: Please Deliver My Child!!”
Ora io non voglio buttar lì qualche battuta allusiva, perché ogni battuta è già superflua. Mi limito a riflettere sul fatto che questo gioco è stato classificato dagli esperti di settore come un “Campus Love RPG”: e il fatto che esista un intero genere fa già paura. Questo Conception però è il campione indiscusso del genere, dato che è stato realizzato dagli autori stessi del concetto di “Soul Breed System”, che a suo tempo menzionai in questo editoriale del 2007. Si vede che già allora eravamo sensibili a certe tematiche.
Anime cromati
Dunque, vediamo se abbiamo tutto:
- Un protagonista bonaccione che però quando gli girano mostra di avere sotto due palle d'acciaio (e NON frignone)
- Una capa del protagonista incazzosa, ma dal cuore d'oro con grosse tette e la tendenza a farsi spesso la doccia
- Un compare della capa frivolo e un po' guascone, giusto per far incazzare la capa, ma con una grande profondità, quando viene il momento.
- L'emo (si, l'emo e basta, cos'altro c'è da dire?)
- Il quinto inutilissimo che c'è perché bisogna essere in cinque
Si, Koukaku no Regios ha tutte le carte in regola per essere un anime come si deve e merita un receditoriale.
La fredda cronaca: il mondo è avvelenato dall'inquinamento, la Terra è dominata da bestie contaminate, insettoni polposi che divorano tutto. Gli uomini sono confinati su città semoventi dette Regios che, però, si muovono un po' dove vogliono loro, secondo la coscienza della Fata Elettronica che li controlla. Qui abitano comunque in relativa pace e armonia e, per potersi difendere un pochino dagli avvenimenti, hanno sviluppato delle tecniche di combattimento basate sul kei, una di quelle cose un sacco orientali che c'entra con la forza interiore e che alla fine si riduce nella solita storia di aloni di luce colorata, gente che urla e saltella e botti.
I corpi militari che controllano il kei vengono impiegati sia per sconfiggere le bestie infette, ma anche per combattere le altre città, visto che le poche risorse a disposizione costringono i Regios a contendersele.
Ma la nostra, lo abbiamo detto, è una storia standard. La città dove si svolgono gli avvenimenti è una città accademia, ovvero un'enorme scuola (aka liceo) dove tutti indossano divise trendy, sono giovani e rimorchiano. Una massa di inutili sfigati in mezzo a cui, per loro fortuna, capita all'inizio delle vicende Layfon, che invece al suo paese era un bello e maledetto che schiacciava i nemici come nespole. Da qui discende tutta la trama, compresa la mezza dozzina di femmine che Layfon fa innamorare, la capra dorata Haikizoku, la regina tettofila e le dodici spade celesti.
Chromed Shelled Regios è, a suo modo, l'anime di Final Fantasy VII che non è mai stato fatto. Non c'è niente di realmente attinente al capolavoro Square, ma ce ne sono tutti gli aromi. C'è la sottile critica ecologista, ci sono i vari personaggi, divisi in classi e dotati di armi varie e fantasiose, il taglio militareggiante dei protagonisti. E poi c'è quella strana commistione di fantascienza, fantasy e giorni nostri, un po' straniante. Straniante fino al culmine della vicenda psichedelica di Saya, narrata come fosse un film hard boiled, con toni completamente diversi dalla storia principale e, per ragioni misteriose, con i personaggi che parlano in lingua inglese.
Ma chi crede che esporre le cose in questo modo vada a demerito di Regios si sbaglia. Tutto questo rende la serie molto divertente e piena di carisma. Le prime battute, in cui vengono sbattute addosso allo spettatore informazioni di ogni genere che si accavallano, mettono sul piatto un grande potenziale che non può far gola a chi cerca qualcosa di complesso.
Poi, però, purtroppo ci si sveglia. Col procedere degli episodi la serie comincia a tentennare, gira intorno ai grandi misteri, lascia che le cose si sviluppino in modo lento e involuto. Anche nel disegnare il passato di Layfon e nello scrivere le vicende degli altri protagonisti non si osa mai, i colpi di scena sono a registro ridotto, noiosi. I grandi crimini che si dovrebbe portare sulle spalle il nostro protagonista non sembrano poi così grandi e, per certi versi, non si capiscono nemmeno tanto bene. Anche gli altri personaggi del suo passato, al di fuori di Haia, non è che si presentano con potenza epica.
E la serie, come stramaledetta consuetudine moderna, non finisce affatto. E nel finale, invece, ci viene vomitata addosso tutta la polpa interessante che effettivamente ha fascino, macinata in una serie di parole senza senso che vengono concatenate da personaggi senza senso in combattimenti senza senso. E te sei lì che pensi che deve esserci qualcosa di affascinante nei Frammenti di Ignasis che portano al Sogno di Rigzzario mentre Dying Slave fa pincopalla e la supercazzola di restoration con lo scappellamento a destra. Ma intanto gli episodi sono finiti.
Sui personaggi niente da dire, solo una nota positiva su Felli. Pur essendo la solita bimbetta emo è enormemente più simpatica e interessante delle bimbette emo standard. Fa cose, ha dialoghi interessanti, piazza gag riuscite e ha uno sviluppo non banale. Considerando la standardizzazione del suo tipo-personaggio da EVA in su è un mezzo miracolo.
Chromed Shelled Regios è un anime carino che magari avrà un seguito bellissimo. E' sostenuto da una colonna sonora disco-house notevole (la traccia dei primi combattimenti è molto adrenalinica), è fatto bene. Aveva, in potenza, tutte le carte in regola per essere epic e non ha voluto esserlo. Il motivo di ciò, ahimè, non ci è giunto.
Il receditoriale finisce qua. Fa abbastanza il paio con quello scorso, relativo alle visioni, sapete che mi piace andare contro tendenza e non parlare di videogiochi, soprattutto quando da parlare di videogiochi c'è molto. Forse però vi farò sapere di un altro esperimento online browsero che ho scoperto ultimamente, nelle settimane prossime, tanto per darmi un tono. Sarà qualcosa di terribilmente oscuro.