Il dolore è una scelta
Si dice “lo strumento”, Clara, non “tastiera”! Un po' di rispetto!
Da quando siamo penetrati nell'intimità domestica dei nostri Ingegneri delle Tenebre, all'epoca dello Smart Working, sappiamo che sono vittime della passione per le tastiere meccaniche... aka, “lo strumento”. E considerato l'investimento emotivo ed economico in quei tastini GMK in plastica PBS, dubito che il fuoco sia un'opzione. O forse invece sì, forse “lo strumento” non va pulito: va immolato come in una pira vichinga per fare posto ad un altro, nella nostra scrivania come nel nostro cuore.
Siamo reduci dagli appuntamenti videoludici pre-estivi: sia quelli grandi grandi che quelli piccini piccini.
Da queste cronache rimaneva fuori Ubisoft... ma davvero vogliamo parlarne? Il gioco di Guerre Stellari è esattamente come milioni di anime si immaginano un gioco di Guerre Stellari, e vien da chiedersi come mai ci abbiano messo così tanto a farne uno così. Fin qui tutto bene: è la cena al fast-food drive-in, non certo un'opera che ci stravolgerà cuore e cervello, ma fa il suo.
Su Assassin's Creed invece preferisco non infierire: povera bestia, è già a terra in un lago di sangue prima ancora di esser pubblicato. Un gioco ostile, fatto con cieca arroganza. Dopo vent'anni che riscaldate lo stesso minestrone di carrube per i porci non avete fatto il benché minimo progresso tecnico, artistico o ludico. Questo Assassin's Creed è “largo un chilometro e profondo un centimetro”, e ogni volta è sempre peggio. La differenza è sottile, ma mentre Guerre Stellari è un gioco per tutti, questo è un gioco “per tutti e per nessuno”.
Pagherei 69€ all'anno per NON vedere un nuovo Assassin's Creed: siamo arrivati a questo. Che te ne pare come modello di business, Ubi cara?
Ehm. Meglio non suggerire strane idee, che poi ci prendono in parola. Dobbiamo lavarci la bocca: non c'è disinfettante migliore di Elden Ring: Shadow Of The Erdtree. Ho già fatto la cronaca dei miei sentimenti contrastanti all'epoca del titolo originale, ma questa espansione generosissima, maestosa e strabordante di Grazia mi conferma nella convinzione che a parte Kojima e qualche genietto indie, nessun altro in quest'industria è capace di produrre un'arte alta come From Software.
Resta l'amarezza per questi usurpatori che hanno rubato la corona a SquareEnix relegandola su un lungo, malinconico viale del tramonto. Ma l'arte non si discute: il trailer di questo DLC è arte alta come raramente abbiamo visto nei giochini elettronici che fanno bip-bop. E quando prendiamo in mano il joypad (anche se per interposta persona, come nel mio caso!) siamo confermati nella sensazione di trovarci al cospetto di uno che aveva tanto da dire, ed è riuscito a dirlo con eloquenza. Elden Ring è fatto da esseri umani: non c'è complimento migliore.
Soprattutto mi scalda il cuore questa ennesima dimostrazione che il grande pubblico sa riconoscere e ripaga una visione artistica integra. Questo gioco è stato un enorme successo commerciale pur senza scendere a compromessi, e mi lascia senza parole il miracolo di veder pubblicato nel 2024 un DLC per un gioco che ha venduto 25 milioni copie, ed è un DLC che ha una barriera d'ingresso così brutale che il 77% di quei giocatori non potrà accedervi.
Hai capito, Ubi cara?
Sì, così! Facci più male, Miyazaki!
Ammiriamo dunque lo spettacolo di venticinque milioni di giocatori bramosi di prendersi tutte le frustate che Elden Ring vorrà elargire! Quei cieli arrossati dal fuoco valgono tutta la sofferenza. Quei colossali veli metafisici che drappeggiano l'Albero Ombra al centro del mondo, e i sussurri criptici in un inglese arcaico che avrebbe reso orgoglioso Tolkien (“scadutree”!), e i movimenti orchestrali suggestivi, e la difficoltà incrementata a livelli folli che ti incoraggia a credere di più in te stesso fino a scoprirti migliore di quel che pensavi... Tutto in Elden Ring è un'ode all'umanesimo.
In ogni fotogramma ci muoviamo come in un quadro. La mano che lo dipinge è mossa da un rispetto profondissimo. Elden Ring sembra ricordarci che crede in noi, ed è al nostro fianco in ogni passo della nostra Passione straziante.
La sofferenza è inevitabile, ma il dolore è una scelta.
Segnali di vita
Nemmeno affrontare il COVID e la pandemia ci ha portato a guardare in faccia a un problema grosso, ma che bellamente ignoriamo da quando esiste l'informatica, ovvero l'igiene delle nostre tastiere. Le tastiere sembrano fatte apposta per raccogliere e non lasciar più andare la peggio sporcizia che passa dal nostro tavolo. Se siete dei nerd fighetti, di quelli che si sono costruiti la tastiera da soli, allora probabilmente potete agevolmente smontare il vostro strumento, così da raggiungere anche gli anfratti più irraggiungibili con cotton-fioc e alcool e ottenere quindi una pulizia decente. Tutti gli altri possono provare a manomettere i loro strumenti, ma incontreranno alterne fortune fino ad arrendersi all'unica soluzione universalmente riconosciuta al problema: ignorarlo. Finché una tastiera non creerà l'habitat adatto al virus mietitore della fine del mondo che ci ucciderà tutti.
Ebbene si, è sempre e comunque colpa del reparto IT.
Ho finito Fallout, ho sparso semicommenti in giro per gli editoriali delle ultime settimane quindi sarò breve: è una bella serie. Sapete quanto poco io mi sbilanci e sapete come io non ami Amazon, ma bisogna riconoscergli una buona scrittura e realizzazione. Non un livello tecnico eccelso come si poteva vedere in The Last of Us, rimangono delle evidenti economie, ma anche così è stata una cavalcata radioattiva godibile e ben conclusa. Avercene, di questi tempi.
I videogiochi sono la cura per l'età oscura delle serie TV? Ma anche: le serie TV sono la cura per il collasso dell'industria dei videogiochi (non dite che a Bethesda non gli hanno fatto comodo tutti quei soldi che gli sono entrati a valle della serie). E' un po' presto dirlo e certamente sarebbe strano se proprio la contaminazione, l'ultima spiaggia della creatività, fosse il cardine della risurrezione. Forse, in senso più generale, alcuni network hanno dato un'aggiustata ai loro standard creativi oppure, coivolgendo i videogiochi, hanno coinvolto personaggi che hanno mostrato una creatività migliore dei non-sceneggiatori assunti negli ultimi anni. Le dinamiche, di fino, non so sviscerarle, certo è che almeno sembra che possa esserci qualcosa là fuori che merita di essere visto.
Il gioco di cui non sentivate il bisogno ma che è qui per voi, invece, è Riven di cui stanno facendo in questi giorni un remake. Riven è stato forse l'apice tecnico della saga di Myst, che a sua volta è stato uno di quei bizzarri punti di svolta della storia dei videogiochi a cui andavamo incontro nei secoli passati. E' un enorme puzzlegame in prima persona, vi direi che è un gioco piuttosto particolare, ma in realtà molti indie anche abbastanza di successo degli ultimi anni si sono ispirati alle sue meccaniche, quindi verrei a trattarvi come misterioso qualcosa che conoscete perfettamente, da vero boomer. Mi incuriosiscono sempre queste avventure editoriali perché non c'è proprio un motivo per fare un remake di Riven e sperare che la gente ne parli. Come vi ho spiegato è un gioco antico, le sue meccaniche sono state negli anni cannibalizzate e che ha un'approccio narrativo bizzarro, difficile da spiegare all'utenza d'oggi. Mi pare sempre che esista una legge non scritta per cui il remake di qualsiasi gioco del passato sarà necessariamente considerato un capolavoro, in una sorta di culto dell'arcadia che in effetti è proprio delle epoche decadenti come la nostra. Quindi questo poteva essere Riven come Under a Killing Moon o chissà quale altro prodotto perso nelle nebbie del tempo. I remake salveranno i videogiochi? Decisamente no. Probabilmente daranno ancora soldi a persone che in passato hanno dimostrato di saperli fare e oggi non sono proprio al centro dell'attenzione e questa sarà sempre considerata da me una cosa bella, però solo io posso indugiare in queste operazioni, assieme ai miei tre-quattro lettori. Per smuovere la situazione del mondo ci vuole ben altro.
Sembra che la nostra situazione sia quella all'inizio delle migliori saghe fantasy, in cui sono tutti in giro a cercare un eletto che non si trova e nell'attesa di questo accettano e subiscono le peggiori cose. E' abbastanza sensato credere che un eletto non esista, ma che qualche altro tipo di scossone farà cambiare rotta al mondo. Quando accadrà saremo certamente qui.
Cymon: testi, storia, site admin“Avada Kedavra, the thoughts in my head / Thе places I touch when lying in bed / Thе visions of you, the words that you said, undo / My heartbeat buried in the ground / And to the strings I bind, you're bound / So when you sleep you'll hear the sound (Cuckoo)”