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serie
1164, 18/05/2024 - Oppenheimer
1164
18 . 05 . 2024

Un quarto di miglio per volta

Il film sulla, ehm, “origin story” degli Ingegneri delle Tenebre ha ricevuto qui su FTR un'accoglienza freddina. A differenza di Gödel in questa strip, a me i film lunghissimi piacciono (nonostante nuocciano gravemente alla mia salute): no, la lieve irritazione che mi provoca Oppenheimer dipende tutta dal confronto impietoso tra il film così com'è e il film che mi ero proiettato io nella mia testa... quello sì che sarebbe stato un Capolavoro vero, perlomeno entro i confini della mia testa.

Anche altri film che in questi istanti vengono osannati sulle croisette di tutto il mondo appaiono un po' anemici e palliducci rispetto a certe opere trascelte del passato: vedi questa critica comparata lucida e impietosa fatta dalla solita poetessa del cinema che abbiamo citato altre volte.
E poche settimane fa ho potuto sperimentare un altro confronto diretto, quello tra Road House (1989) e il suo remake. Ho preferito quest'ultimo: plot twist! Ma forse solo perché sono entrambi figli del loro tempo presente, e uno è rimasto indietro di quarant'anni. Il nuovo bar è molto più bello, i muscoli sono più belli, e il regista ha avuto la spavalderia di cominciare una rissa con gli Amazon Studios, nientemeno! Il trattamento riservato al suo film è stato l'ennesimo torto subito da chi vede i film come opere invece che come prodotti.
Dunque non dirò che oggi si sta peggio di ieri: sono vecchio, ma non ancora così vecchio. Di recente ho bruciato di passione per Past Lives, ad esempio, e Dune non mi è dispiaciuto.
Però escono talmente tanti film oggi, e la mia impressione è che il numero assoluto di quelli davvero belli sia rimasto uguale rispetto a ieri, per cui siamo travolti da una marea di rifiuti. Per questo la voce della critica è ancora rilevante, nonostante la maggior parte dei nuovi film sia accessibile a tutti ovunque e in qualsiasi istante (in un modo o nell'altro, come dicevamo): il nostro tempo su questa terra infatti è rimasto più o meno lo stesso.

Noialtri qui siamo una voce, magari non critica (o forse troppo!) ma una voce nondimeno, che grida nel deserto da ventitre anni. Il nostro anniversario quest'anno è passato sotto silenzio su entrambe le colonne, tanto io e Cymon eravamo presi dalle nostre ossessioni personali: buon segno!
A volte in passato abbiamo usato quella data fatidica per fare annunci o dichiarazioni d'intenti, da bravi coniglietti. Forse quei tempi sono andati per sempre. Però oggi vorrei provare a fare una specie di annuncio, visto che siamo più o meno in tema.
Ehm... vorrei pubblicare, prima o poi su queste pagine, una fanart della Principessa Elzebub di Infra-Man (1975).

Se le FTR Industries fossero quotate in Borsa, non so come avrebbero reagito i mercati a questo annuncio.

Ma dopo ventitre anni ci muoviamo con cautela come se fossimo dotati, nella vita, dei controlli legnosissimi di un survival-horror di fine anni '90. Viviamo un quarto di miglio per volta, e come Humphrey Bogart in Casablanca sdegnamo chi si mette a “fare i piani così in anticipo”.

L'editoriale poteva finire qui, ma Ubisoft Cagna Maledetta™ ha pensato bene di pubblicare un filmato promozionale per il suo Assassin's Creed: Quello In Giappone, che rappresenta l'occasione perfetta per un altro paragone diretto col passato.
È un trailer tristissimo e deludentissimo.
Ubisoft è un bersaglio facile per il nostro sdegno da almeno quindici anni, ma almeno un tempo sapeva fare dei bei trailer. La presentazione di Assassin's Creed: Quello In Francia rimane ancora oggi uno dei filmati più esaltanti nel suo genere, e anche andando indietro fino all'epoca di Ezio Auditore ricordiamo dei trailer uno più bello dell'altro... Invece quello di oggi è un passo indietro sconcertante, brutto fin nella tecnica, e bravo solo a scontentare & irritare tutti ma proprio tutti.
Immagino fosse proprio quello lo scopo: e allora scopo raggiunto, brava Ubisoft! Hai saputo adeguare ai tempi le tue strategie di marketing. Fare dei cortometraggi ben scritti e ben girati, a quanto pare, oggi non è più utile allo scopo.

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Coprimi di soldi

Finalmente una strip su Oppenheimer. Non ce n'era bisogno, ma forse ce n'era il bisogno, perché se c'è una cosa che farà FTR sarà partecipare a qualsiasi nerd festival comparirà mai in rete. E Oppenheimer, al di là dei meriti registici, è anche un nerd festival e forse Nolan, sotto sotto, è uno di quei nerd che non lo danno tanto a vedere, ma sanno che il nerdismo gli ha dato tanto e pensa di dover restituire qualcosa. Rispetto a tutti quegli altri sfigati che si fanno pagare da Netflix per mettere insieme quattro idee rabberciate con pessima tecnica realizzativa, in questo caso ci è andata decisamente di lusso.

La vicenda di Helldivers 2 sembra essere giunta alla conclusione della sua parabola, cos'è stato? PlayStation Network non è nuova a dei momenti di pura follia in cui non è riuscita letteralmente a gestire lo strumento che aveva in mano e questo sembra un caso di quelli, ma forse è qualcosa di più profondo, che si lega a tutto il resto, a quello che abbiamo detto sulla crisi del nostro settore e al ruolo che hanno i games by service nell'economia moderna. E oltre, perché in questo caso non parliamo solo di soldi o di uso dei videogiochi, ma di account che una volta, ci hanno insegnato, sono l'oro vero del mondo internet, in un modo o nell'altro.

Nessuno ha più ben chiaro cosa sia un ecosistema oggi, perché ormai servono così tanti utenti per foraggiarne uno che se dividiamo gli utenti potenziali a fette questi non bastano. Microsoft sta allentando le sbarre e sicuramente ha più convenienza, essendo da sempre l'eterno secondo, ma evidentemente anche Playstation è un gigante dai piedi d'argilla se gli vengono queste brillanti idee.

Che poi brillanti idee non sono, come spiega bene l'articolo questa cosa di legare Helldiver al PSN è sempre esistita solo che non ha mai funzionato che vuol dire, sostanzialmente, che dopo essere stata implementata non si è capito bene se era il caso di accenderla. C'è stato bisogno di metterla in campo per comprendere che non era proprio il caso e questo racconta molto sullo scollamento tra le logiche di business del settore e il rapporto con la community che non è solo community, ma anche clientela.

Non vogliamo un account su playstation Network, perché sappiamo che gli account riguardano sempre cosa le aziende possono fare con noi e quasi mai quello che noi possiamo fare con loro. Per mia esperienza personale ho passato anni a non riscattare i giochi Epic semplicemente perché non volevo iscrivermi a Epic, alla fine l'ho fatto per noia, certo, ma almeno ne avevo qualcosa in cambio. Non ha senso che un utente PC abbia un account Playstation senza avere la Playstation, se volevate mostrarci che il re è nudo, direi che non c'era modo migliore. Abbiamo una certa consapevolezza di come gira il mondo, vorremmo almeno un pochino di pudore.

Infine la marcia indietro. Il livello di isteria raggiunto ormai dalle masse online si ritorce contro questo tipo di iniziative perché in questi particolari casi il mercato coincide esattamente con l'utenza sui social. molto spesso vediamo ondate di indignazione social che non fanno nè caldo né freddo alle aziende perché queste hanno la maggior parte del mercato fuori internet (succede molto spesso, accettatelo), ma certo non è questo il caso. E sappiamo anche come non è sotto il controllo delle aziende, non veramente, quale game as a service avrà successo e quale no e che molti sono caduti anche dopo incredibili ascese. Questo avvenimento ci dice questo e getta una luce su quanto quest'idea del game as a service sia una volta in più un frutto avvelenato da andare a mordere.

“Ori ori give me glory / Ori ori sing my story / Ori ori give me glory / Love me hate me ori ori”

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