Strip
serie
1139, 25/11/2023 - Ship
1139
25 . 11 . 2023

Scopofilia

Essere ospiti in Giappone è come essere rapiti da alieni molto educati.

Non possiamo sperare di capire i giappi, ma tutti questi anni di streaming e di Twitch eccetera ci hanno se non altro fatto conoscere il fascino oscuro di una scopofilia perversa, qualcosa che i giappi avevano ben presente già da molti anni sia nelle loro finzioni che nella loro vita reale.
Le cose che ci affascinano tendono a far soldi, e infatti anche i nostri Cloud & Link (cioé le persone vere che interpretano quei personaggi nei loro giochi), perennemente in bolletta, ci si sono gettati a capofitto un mesetto fa.
Obiettivo: i soldi.
Ma come vediamo nella strip di oggi, stanno imparando che l'internet si aspetta che si spoglino di tutta la loro dignità prima di aprire il portafogli, ma proprio tutta tutta.

Già che siamo in tema di oriente, potremmo anche avventurarci in un editoriale celebrativo di qualche mia recente visione di genere anime. Però non sono sicuro che si possa definire “anime” il nuovissimo Blue Eye Samurai. Mica l'hanno fatto i giapponesi, dopotutto.
Certamente il vecchio volpone Kojima sembra pensare di sì (anche se io nel mio piccolo avevo già scoperto questa serie senza bisogno che me lo venisse a dire lui, una volta tanto). Ma comunque sia, chiunque l'abbia fatto, dobbiamo chinare il capo di fronte a uno sfoggio di tecnica magistrale, che per certi versi supera persino il suo precursore Arcane.
Peccato che a parte la tecnica sublime e davvero innovativa, tutto il resto sia già stato fatto mille volte: la vendetta e il protagonista misterioso e i maschi bianchi occidentali cattivissimi e la katana leggendaria e la principessa ribelle... L'esecuzione è perfetta come una lama di Muramasa, ma insomma. Per far palpitare questo vecchio cuoricino di pietra forse ormai serve altro.
Serve, probabilmente, Pluto. Ma siccome non l'ho ancora visto, perfino a me parrebbe comico commentarlo adesso.

Concludendo coi giochini, la celebrazione del passato ad uso commerciale a quanto pare ha fatto un'altra vittima, riesumando l'osceno cadavere di quella che ai suoi tempi fu una splendida creatura.
Super Mario RPG. Trapiantata così com'era ai giorni nostri, messa in mostra sotto luci impietose, quest'opera straordinaria sembra aver perso un po' della polverina fatata di cui era soffusa.
Come una sirena sul banco del pesce al supermercato.

Lo-Rez: arte, storia, web design
25 . 11 . 2023

La TARI

La TARI mi è arrivata, grazie. Non credo sia questo il luogo dove raccontarvi le peripezie necessarie per pagare una tassa e come tutto questo abbia un che di magico o mistico, come in certi film in cui leggi una pagina di un libro e senti solo una leggera brezza, poi esci di casa qualche anno dopo e il tuo mondo è stato invaso da demoni.

Le ship, invece, ben rappresentate in questa vignetta di Lincloud sono una piaga moderna delle tante che funestano la narrativa. Sia ben chiaro che io non voglio impedire alle ragazzine di veder mettersi assieme i personaggi delle loro storie preferite, io sono il primo che crede che quando si ama una storia naturalmente, nella propria testa, si arriva ad espanderla. Io pure l'ho fatto centinaia di volte. Il problema, in questa Età Oscura che ormai conosciamo bene è che questi pensieri, a volte innocenti, a volte morbosi, finiscono con influenzare le effettive trame di ciò che guardiamo, con autori che stortano le storie per far sfregare le labbra di questo o quel personaggio, ma anche autori che decidono di basare le loro opere solo su quello, dimenticandosi, chessò, la trama. Una ship, come tutti quegli strumenti che sono più del pubblico che dell'autore, è una semplificazione, un appiattimento, un'illusione di profondità che invece fa ballare tutti e tutto allo stesso ritmo, assai prevedibile. Fargli saltare la barricata non è per niente auspicabile.

L'editoriale di oggi è però dedicato all'ennesima bizzarria per persone vecchie che si trova sul mercato, cioè è stata realizzata per prendere i nostri soldi. Parliamo del Atari 2600+, retroconsole messa in commercio dalla stessa ATARI e che ricorda la chassis del primo modello dell'oggetto originale, più stringatamente chiamato Atari 2600 (o VCS). Vi sia chiaro, piccoli bambini paffuti, che io ce l'avevo l'ATARI 2600, anche se nei suoi ultimi anni di vita, prima che SEGA e Nintendo prendessero il loro posto la centro dell'arena. Era una console in cui tutto appariva con cubetti giganti in pochi colori e dovevi avere una certa fantasia per determinare cosa si muovesse su schermo. Eppure ci giocai un sacco e anche se le trame erano naturalmente piuttosto risicate ricordo il fascino e le emozioni di certe situazioni. E' bizzarro che al momento sappia dire solo i tre giochi che ebbi assieme alla console: Missile Command, Tennis e Defender, ma sono certo di averne posseduti molti altri.

Le retrogaming console sono degli oggetti buffi sulla cui legittimità abbiamo tutti il diritto di questionare. Io sono un possessore di Playstation Classic messa sotto steroidi e non me ne penso. Il progetto di ATARI però possiede un twist di perversione ulteriore: funziona ancora con le cartucce originali e solo con quelle, questo significa che se volete effettivamente usarlo oltre alla console dovrete comprarvi dei videogiochi, intesi come dei grossi blob di plastica dura con una scheda stampata dentro, oppure usare quelli che usavate da piccoli, che dovete per aver ben conservato da qualche parte per qualcosa come trent'anni. Non riesco assolutamente a capire quali numeri di potenziali acquirenti abbiamo tirato fuori ai piani alti di ATARI per arrivare alla conclusione che questa è una buona idea, ma ormai l'oggetto esiste, comprabile su Amazon a 120 euro. Neanche tantissimi, per carità, ma perché? La mia ossessione, poi, è che non riuscirete mai a convincermi che le vecchie console sono "belle", non c'è mai stato, in tanti anni, un momento in cui un designer ha deciso di metterci la faccia. Persino PS5 e XBOX S sono dei pugni nell'occhio da tenere in casa, con tutta quella plasticaccia, figurarsi che scena può fare un ATARI 2600 con pure il finto legno. Se avessi una casa spaziosa e se avessi dei soldi da buttare via certamente un cabinato da sala giochi me lo prenderei, anche uno di quelli rifatti modernamente che vi ho già mostrato, ma quell'oggetto a suo modo arreda, in un certo tipo di situazioni è esteticamente interessante anche se non lo accendi mai. Comprare una console che puoi usare solo con le acrobazie e che devi tenere in un cassetto buio quando non la usi (come faccio io con la PSClassic) significa che ce l'hai propri per giocarci. Coi cubotti che fanno schifo anche al tuo cellulare. Con una cartuccia che hai fatto i salti mortali per possedere.
Il discorso se i videogiochi siano o non siano una forma d'arte va a braccetto con la fruibilità di titoli antichi perché nell'arte non esiste l'obsolescenza. I videogiochi del tempo dell'ATARI 2600 erano una forma d'arte o erano solo degli esperimenti? E tutta la filiera che portava a prendere una cartuccia, soffiarci, infilarla e sperare partisse erano parte dell'esperienza artistica o solo degli impedimenti al divertimento? In un certo senso ATARI sta dando una certa risposta che non mi vede completamente d'accordo, ma il dibattito è in realtà aperto e non ci sarà mai, credo, una reale risposta. Intanto siate felici che quelle cartucce che ancora tenete in una scatola di scarpe nella cantina dei vostri genitori ora si possono infilare da qualche parte.

Editoriale a chiudere. Murder by Numbers, il gioco che ha tenuto banco qui poche settimane fa è stato finito. Ovviamente la trama non ha detto più di quello che poteva dire, ma è stato simpatico fino alla fine. Quando si finisce un gioco da queste parti è sempre un evento quindi ve ne riporto la lieta notizia con piacere.

“Lui è stato creato, messo su questo pianeta, per soffrire; non c'è da stupirsi che sia un grande comico.”

Cymon: testi, storia, site admin