Un astro in ascesa
La Rabbia è ciò che distingue gli eccelsi dai mediocri.
Chi non brucia del fuoco sacro della Rabbia non è un vero Ingegnere delle Tenebre: Gödel ne ha da vendere, ci sono vent'anni di queste strip a testimonianza di quanto sia, uhm, eccelso.
Dobbiamo tenere a freno i pensieri natalizi che scaldano il cuore. Lo spirito di Yule si va intensificando ogni giorno che passa, ma non è ancora giunta l'ora. Proseguiamo con la rabbia ancora un po': la rabbia sofisticata ed estetica di Last Night In Soho (2021). La rabbia inizia già dal titolo, goffamente tradotto dai cani della distribuzione italiana in Ultima Notte a Soho... oramai andare al cinema significa darsi la morte spirituale per mille deboli coltellate, ciascuna inferta da una battuta mal doppiata, mal recitata, mal pronunciata. Sono lontani i tempi in cui il doppiaggio di Pulp Fiction veniva universalmente lodato come un lavoro magistrale (il meglio che si poteva fare nonostante l'impresa impossibile), tanto che l'attore Samuel Jackson lodava pubblicamente la voce di Luca Ward.
Oggi esiste solo il doppiaggese, un abominio dettato da una combinazione di tirchieria, tempi strettissimi, esigenze di distribuzione internazionale e banale incompetenza.
M-ma il film com'è? Il film è un concentrato di rabbia, fatto per inquietare chi abita in un appartamento in affitto.
Se volessimo proseguire lungo la linea della rabbia, potremmo riempire queste pagine per altri vent'anni; in particolare ci sono un paio di serie in streaming uscite in questo periodo o appena concluse, nei classici generi Fantasy e Fantascienza, sulle quali però stenderò un velo pietoso... serie che sembrano una compilation delle vecchie Puntate Brutte™ di Star Trek, ma senza quelle belle: eminenti porcate che non valgono il tempo di un pensiero.
Dei The Game Awards 2021 ho detto qualcosa la volta scorsa, meglio dimenticare anche quelli.
E allora, se non la rabbia che cosa? Rifugiamoci nelle cose belle, rifugiamoci in Arcane. Anche di questa serie animata ho già parlato, ma vale la pena soffermarsi ancora perché credo che stiamo assistendo alla nascita di qualcosa di grande, di glorioso.
Alcuni hanno già iniziato a fare paragoni tra Riot Games e la vecchia Blizzard del passato, quella che sfornava solo capolavori uno dietro l'altro, e che lasciava il mondo intero senza fiato ogni volta che produceva un filmato promozionale o narrativo. La Blizzard di oggi è allo sfascio, e dunque il trono è vacante: si tratta di un'idea affascinante.
Riot si è concentrata su un solo gioco per tantissimo tempo, League of Legends, che per quanti fantastiliardi produca resta pur sempre un titolo solo: un po' pochino per un editore ambizioso. Anni fa dunque Riot Games ha messo in campo molteplici iniziative per aggredire altri settori di mercato (tutti molto redditizi): giochi, ma anche opere in altri media.
Il gioco di ruolo appena uscito, super-tradizionale ma ben curato, è ovviamente graditissimo dal sottoscritto. Ruined King: A League of Legends Story è la dimostrazione di come a volte faccia bene volare basso, restare umili, non fare il passo più lungo della gamba.
E poi c'è Arcane, la serie delle meraviglie, ogni fotogramma un acquerello art-noveau, i volti più espressivi del vero... vale la pena di approfondire un po' le tecniche che hanno usato, e a dire il vero spero che quei vecchi tronfi pigri arroganti di Disney se la studino un po' anche loro, questa serie, per reimparare come si fa. E magari fare in futuro qualcosa di degno.
Ancora rabbia: non riusciamo proprio a non bruciare di rabbia. Eppure l'astro di Riot Games è in ascesa, la sua costellazione si arricchisce ogni giorno di nuovi splendori; gente che brucia ma di passione, che crea la magia struggendosi e ingegnandosi su ogni pixel. È qualcosa da celebrare, una nuova speranza, un albero di natale nella notte.
Lo-Rez: arte, storia, web designBarbonludica
Si, ok, "per sbaglio" non è la dicitura corretta, ma anche gli ingegneri hanno dei sentimenti e soprattutto ci sono mille e mille cose che gli fanno ribollire il sangue (tipo i numeri senza unità di misura) quindi dobbiamo perdonare il povero Godel se per una volta anche lui ha deciso di cedere all'ira. Se non altro non aveva un joypad da lanciare contro il muro.
Nuova puntata di barbonludica ovvero l'interessante rubrica di Cymon che videogioca, ma, poiché lo fa senza impegno, cerca di farlo senza spendere una lira. Spesso assolutamente legalmente, spesso zompettando in quella zona grigia di cui parlavamo proprio settimana scorsa (non so come la vedete voi, ma a me mettere i link con quattro cifre fa venire ancora un po' impressione.
Per esempio Ubisoft che odiamo teneramente perché, senza una ragione precisa, siamo contro il capitalismo, un po' di giorni fa ha deciso di regalare Assassin's Creed Trilogy, quella serie di tre videogiochi in 2.5D che ai tempi realizzò per colmare lo spazio tra due Assassin's Creed veri. Come vale per molti titoli cardine delle epoche troppo recenti non ho mai giocato realmente nessun Assassin's Creed anche perché, di solito, i giochi stealth richiedono una pazienza particolare, però per curiosità ho installato il primo di questi tre titoli, quello ambientato in Cina e ammetto senza vergogna di essermi divertito molto a giocarlo. Il 2.5D è un formato che stranamente viene considerato cheap, una specie di versione low cost di un gioco vero, usato in titoli minori o magari per titoli su piattaforme non potenti. Ricordo che era 2.5D anche il titolo di Batman che girò sul 3DS, che ovviamente non poteva avere il motore di un Arkham. In realtà una volta giochi di questo genere avevano una loro dignità e una loro precisa categoria: si chiamavano platform e hanno formato per anni la spina dorsale del videoludo. In particolari titoli come questo Assassin's Creed Trilogy alla fine è un Prince of Persia molto più bello da vedere, che oltre ai salti e ai balzi inserisce anche la componente stealth. Se decidere però di fare tutti fuori con la spada invece di prenderli alle spalle (chissà se è possibile) dire proprio che possiamo parlare di un Prince of Persia fatto e finito.
Il potenziale dell'ambientazione di Assassin's Creed, secondo me, non è mai stato veramente sfruttato. Questa battaglia eterna tra assassini e templari, che riviviamo tramite l'animus e che è una commistione di antiche leggende e fantascienza è qualcosa che meriterebbe di più che essere la toolbox da cui una grande azienda senza scrupoli può fabbricare titoli uno dietro l'altro cambiando solo la location geografica. Il franchise fruttò persino un film con Michael Fassbender e altri nomi di pregio, che però poca voglia aveva di andare a fondo del franchise. Non vorrei dire "dovrebbero farne una serie TV" perché ormai anche questa idea che le serie TV approfondiscono e sviscerano i grandi universi mi sembra peregrina, per come è il trend moderno, però è un racconto che, sospeso nell'universo delle idee, ha qualcosa da dire.
A parte questo, mi spiace dirlo, ma Assassin's Creed Trilogy è divertente anche perché, non essendo uno di quei indie che fa un tizio da solo in uno scantinato, ma giovando di un processo produttivo consolidato, è anche un gioco bilanciato e rifinito. Ha forse troppi tasti, posizionati in maniera scomoda e c'è qualche sbavatura nell'interfaccia, però i livelli offrono una sfida crescente coerente senza mai diventare frustrante e anche un certo livello di rigiocabilità è garantito. Nonostante sappiamo bene che le azioni da compiere in questi titoli siano a loro modo predeterminate ci si sente padroni della nostra piccola assassina quando si rotola, ci si arrampica e poi si cala inesorabili sul nemico dall'alto mentre intorno nessuno si accorge di niente. Vi verrà da chiedere perché, dopo aver finito il primo titolo, non abbia cominciato gli altri due. Non lo so perché, forse perché ormai il mio bisogno di videogiochi emerge come un cetaceo in amore per poi re-inabissarsi quando meno te lo aspetti, forse perché ho paura di trovare solo del more of the same. Magari però capiterà, che installi gli altri giochi, dopotutto non ho installato l'ennesimo client per videogiochi per niente.
Settimana scorsa, ci dicevamo, l'annuncio che ci aveva scaldato il cuore era il raggiungimento di un ottimo livello di emulazione della playstation 2. Potevamo noi esimerci dal provarlo? Sul PC (non sulla PSClassic dove non ho osato niente) ho provato a far rivivere i fasti del primo God of War e di Zone of the Enders con ottimi risultati. Questo secondo titolo, in particolare, è da sempre un mio pallino, ovviamente perché tratta di robottoni giganti. Il feeling che si ha con la propria macchina, dopo qualche ore di gioco, è molto convincente, peccato che nel poco che ho giocato la sfida sia stata lungi dall'essere interessante. Non so se dopo gli esperimenti, diciamo, tecnici, avrò voglia di riprenderlo in mano, però l'emulazione è risultata ottima e abbondante e io mi sono proprio tolto uno sfizio. Il mio contatto con God of War invece mi è apparso piuttosto strano. Ci ho giocato un po', anche qui ottimamente emulato, ma la sensazione che ho ricevuto è che stessi realmente facendo il manovale del joypad più che divertirmi. E' tutto un premi qui premi lì molto ignorante, che non mi ha colpito. Probabilmente appartengo veramente a un'altra generazione.
Ci sono forse altri giochi della PS2 che dovrei almeno assaggiare, per il puro piacere di farlo, ma al momento non saprei dirvi quali. Nel caso ne sarete sicuramente informati.
In ultimo, un gioco scoperto ieri e che per ora gioca ancora della fase addicted per cui ho molta voglia di tornare a farci una partita. E' una fase un po' mendace, che a volte si esaurisce in pochi giorni, ma una segnalazione, visto che siamo qua, voglio farla lo stesso: Guild of the Dungeoneering è un atipico GDR con una grafica buffa e un sistema di combattimento a carte collezionabili accattivante. E' un gioco stupido che ti getta rapidamente nella mischia e sa essere divertente in pochi minuti. Probabilmente il genere a oggi più adatto a me.
Siamo ai saluti, naviganti e conigli, si avvicina il NATALE, chissà se per allora sarete riusciti a procurarvi una PS5. Non sono certo problemi che preoccupano noi qui alla tana, ma un po' di solidarietà la meritate, almeno sotto le feste.
Cymon: testi, storia, site admin“Le barricate in piazza le fai per conto della borghesia / Che crea falsi miti di progresso / Chi vi credete che noi siamo, per i capelli che portiamo? / Noi siamo delle lucciole che stanno nelle tenebre / Up patriots to arms, engagez-vous / La musica contemporanea, mi butta giù”