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1128, 09/09/2023 - Le cose fatte a mano
1128
09 . 09 . 2023

Per tutti i gusti

...Ma lo script è quello che si dà agli attori, Neo, e il Programma, il programma è per il pubblico. O almeno così dicevano le parole di verità e saggezza antica della quinta edizione del libro col cammello in copertina.
Per quanto le maree dell'estate possano trascinarci lontano, magari su isolotti molto a sud nel Mediterraneo, proprio non ce la fa l'acqua salata a lavarci via di dosso l'abito da Ingegneri (delle Tenebre). E dunque oggi siamo di nuovo qua, a gridare cose criptiche da geek degli anni '90, da ben prima che i nerd conducessero programmi radiotelevisivi su internet (?).

Rientrati infine da quello che è stato decisamente (decisamente!) più viaggio che vacanza, abbiamo trovato ad attenderci un arretrato immenso... ma proprio una montagna di notizie, avvenimenti, fenomeni, epifenomeni... Per non parlare dei cartoni giapponesi! E dei Film Grossi! E dei Film Piccolissimi Ma Che Per Me Sono Grossi!
O Mondo, non sei stato certo con le mani in mano, spaparanzato al sole cocente sotto una scogliera argillosa lambita da un mare azzurrissimo! E dunque ora mi metti in difficoltà, perché lo spazio e il tempo non si possono comprimere ma avremmo invece tantissimo di cui farcire questo editoriale. Vorrà dire che faremo come abbiamo sempre fatto: giochiamo una partita sul lungo periodo, qui, noialtri due Autori. Ci siamo presi ventidue anni per dire quello che bisognava dire, la pazienza non ci manca.

E allora facciamo un gran respiro, e tuffiamoci ancora. Pescheremo perle?
Di Baldur's Gate III abbiamo già parlato la volta scorsa. Ma è uscito proprio adesso un altro grande RPG occidentale: Starfield. Starfield è il gioco del momento, è la parola chiave con cui dovete tappezzare i siti per catturare il traffico e guadagnare qualche soldino dalle pubblicità, o dalle elemosine della vostra, ehm, “community”. Solo per questo, sarei molto tentato di passarlo sotto silenzio.
Ma non posso ignorare un gioco in cui puoi girare la galassia (o perlomeno 1000 pianeti, ma mille proprio di numero) a raccogliere tramezzini e portarli a uno a uno nella stiva della tua nave, e ammucchiarli con una fisica realistica, e lasciarli lì per duecento ore di gioco perché il motore di gioco si ricorda perfettamente la posizione di ogni singolo oggetto su ognuno di questi famosi (ripeto) MILLE pianeti. Un gioco in cui puoi fare l'esploratore spaziale, il pirata spaziale, il camionista spaziale, il soldato spaziale, l'ingegnere spaziale, il teppistello spaziale, il mercante spaziale, il minatore spaziale, il falegname spaziale, il botanico spaziale, un misto di tutto o altro ancora.
Come dicevo per Baldur's Gate III, a me la promessa di un gioco infinito e inconoscibile, plasmato dalle scelte e diverso per ciascuno, non è che mi esalti poi così tanto. Capisco il fascino, ma una struttura così aperta impone dei compromessi pesanti, e sacrifica altre cosucce a cui io tengo molto.
Quel che mi preme, ad ogni modo, è che sia Baldur's Gate III che Starfield sono giochi di ruolo occidentali, uno a turni col party e uno singolo (anche) in prima persona. A inizio estate uscì Final Fantasy XVI (sempre sia lodato), che in teoria è un RPG giapponese, anche se in realtà la definizione è sorprendentemente opinabile in questo caso. Ancora prima, se non erro, fu la volta di Diablo IV, che è l'archetipo dell'RPG isometrico hack'n'slash col bottino. Proprio in questi giorni è uscito anche Sea Of Stars, l'attesissimo RPG in 2D ispirato ai classici a 16bit.
Ummm, inizio a notare un certo tema ricorrente! Non è che questo 2023 è l'Anno degli RPG? Ma vi siete messi d'accordo? Ma cos'è questa insolita concentrazione?!
Ciascuno di questi cinque titoli è il campione di uno specifico sottogenere. Tutti insieme rappresentano la moltitudine degli RPG. Tutti e cinque sono capolavori, oppure comunque sono nomi importanti che segnano la storia del genere (nel bene e nel male).
A voler essere di larghe vedute, uno potrebbe includere persino Zelda Tears Of The Kingdom nel computo. E di certo io non dimentico gli altri usciti nelle nebbie dell'inverno: Octopath Traveler II, la remaster di Tactics Ogre, e Chained Echoes (quello sì è un indie!).

RPG per tutti i gusti. I Ninja dei Cinque Elementi. I vari aspetti della divinità multiforme che tutti noi adoriamo. Una congiuntura inspiegabile, cosa vorrà dire? Domande per filosofi, per teologi, per astrologhe cosmiche.
Ma noi qui siamo conigli semplici: escono gli RPG e noi li giochiamo, come accettiamo il sole e la pioggia.

Lo-Rez: arte, storia, web design
09 . 09 . 2023

Serialità

Se vi interessa per l'update di FTR non c'è uno script. Non uno che si prenda tutte le responsabilità. Una volta c'era, poi c'era stato qualche cambiamento ed è un codice che non ho mai avuto voglia di riguardare così ora ho tre piccoli script fatti malissimo che uno dietro l'altro fanno andare avanti le cose. C'é anche un update automatico che dovrebbe essere ancora acceso, ma non lo uso mai, andava bene eoni fa quando eravamo puntuali al millisecondo sul giorno e l'ora di pubblicazione, adesso siamo diventati, bisogna ammetterlo, più rilassati.

Ci sono tre serie che ho guardato negli scorsi mesi che mi hanno insegnato qualcosa su di me. Sono Pokerface, Evil e Strange New Worlds..
Lo so, avevo detto che Strange New Worlds non l'avrei guardata, ma i giudizi dicono che la seconda stagione l'ha un po' migliorato e alla fine ho ceduto. Non c'è niente di irritante (non c'è, insomma, niente di Discovery) e gli riesco a tributare bonaria simpatia. l'impressione costante è avere qualcuno che ti sta ripetendo qualcosa fatto da qualcun'altro, ma meglio, ma senza cattiveria.

Le tre serie che ho citato e ho messo insieme, però, sono qui perché hanno tutte un fattore in comune ovvero la serialità. Anche con le loro sottotrame sono formate di episodi auto-conclusivi. Pokerface è un deliziosissimo recupero della struttura dei gialli degli anni 80 alla Colombo, aggiornati come tecnica e temi, Evil è un nuovo X-Files di stampo demoniaco mentre Star Trek è... Star Trek. La soddisfazione che ho tratto dalla visione di tutte e tre, in un primo momento, mi ha stupito e la ho dovuta elaborare. Prima dell'epoca dei Lost e dei Soprano, quando tutti parlavano di "telefilm" TUTTO era seriale e io ricordo che vivevo la cosa con un po' di frustrazione, perché il mondo non sembrava mai andare avanti, quello che succedeva in un episodio veniva cancellato all'inizio del successivo, come se non fosse esistito. A volte c'erano delle trame che avrei voluto vedere approfondite, degli scenari da esplorare, dei cambiamenti tali da scuotere lo status quo. Quando le grandi produzioni seriali, in rari momenti, facevano qualcosa del genere l'emozione era tanta, ma la frustrazione non diminuiva perché, anche quando si era mosso qualche passo, ti rimaneva tanta voglia di averne ancora, di vivere un racconto così ampio e denso da cambiare tutti i giorni.
E' quello che ci hanno dato, per l'appunto Lost e i Sopranos, una grande storia raccontata a puntate, con una struttura magari ancora vicina a quella degli anni precedenti, ma con uno svolgimento che continuava a procedere, rendendo terribile saltare un episodio, trasformando la visione in un'estenuante attesa del prossimo colpo di scena, del prossimo twist, della prossima modifica allo status quo. Per chi veniva dall'epoca precedente è stato un vero e proprio shock culturale, un'esplosione di endorfine che ci ha lasciato tutti sotto. Erano i primi anni in cui la roba era "fruibile" via internet in quel noto modo virgolettato, spesso una serie era anche una rincorsa ai tempi, una modifica delle agente, un inserire videocassette, una fatica fisica per rimanere al passo con una storia che, altrimenti, ci avrebbe lasciato indietro.
Il mondo che l'Età Oscura dello Streaming ha trovato era un mondo in cui le cose serie andavano avanti ogni puntata, a volte anche costruendo nuove idee ogni puntata, ma galoppando sull'ossatura di una trama generale. All'Età Oscura questo è piaciuto molto, tanto da arrivare ad abusarne, perché l'Età Oscura ha aggiunto anche il binge watching oltre a rendere la visione più semplice e rilassante. Ha deciso di minare il concetto stesso di episodio e allungare come gomma i tempi creativi. Non serviva di più avere degli step che portassero avanti la storia secondo i mini-cicli compresi nell'episodio, doveva esistere solo una grande storia da puntata iniziale a puntata finale e la divisione in episodi sarebbe stato un mero atto meccanico, un'enfatizzazione del colpo di scena, una sciarada. Dire che ti è piaciuto l'episodio X di una serie TV attuale non ha senso, perché l'episodio X è la continuazione dell'episodio X-1 e quello che fa lo realizza nell'episodio X+1, è divenuto solo un numero.

Questa scelta ha danneggiato gravemente l'industria, perché la trama complessiva mollacciona che non ha mai possibilità di rinnovarsi negli episodi, ma deve reggere tutto da sola ha perso consistenza, ha cominciato a divenire un McGuffin per giustificare scelte buono solo per la clamorosità del finale, ha divorato lo sviluppo dei personaggi secondari che non possono essere mai protagonisti perché una sola storia significa un solo protagonista, ha anche distrutto le economie della Writer's room, illudendo le persone di poter scrivere da soli un intero impianto col colpo di penna necessario per la trama principale, impedendo a persone di contribuire a un progetto con un momento accuratamente recintato all'interno di un certo momento, sollevando gli scrittori dalla necessità di riprodurre ogni episodio la corretta bilancia dell'economia del racconto con un inizio, uno sviluppo e un climax finale. Tutte queste cose, oltre a tanti problemi, sono anche una delle basi su cui è scoppiato il casino dello sciopero degli sceneggiatori americani, come ho già avuto modo di dire, che hanno visto il loro lavoro svilito e si sono trovati impossibilitati a farlo bene.

Gestire una grande trama e gestirla male, ovviamente, porta a prodotti di scarsa qualità e problemi. Eppure questo non mi ha mai impedito di credere che la grande trama si potesse gestire e che quindi bastasse gestirla bene. Oggi invece comincia a maturare in me l'idea che la grande trama sia un miraggio, un'illusione, la grande trama non è l'oggetto a cui tutti dobbiamo rivolgersi, la scrittura delle grande trama è importante e ci piace quando c'è, ma l'episodio ha una sua sacralità, l'episodio è un motore su cui la grande trama deve girare, è l'episodio l'energia. Usando un esempio che mi è molto chiaro: siamo saltati tutti sulla sedia quando è stata rapita Dana Scully, ma X-Files lo ricordiamo oggi per Tooms.

Per questo arriviamo ora alle opere citate che hanno pregi e difetti intrinsechi che le mettono su diversi piani e che non considero tutte capolavori (forse solo Pokerface ha una cifra un po' più elevata), ma il fatto di poterti proporre un episodio, mostrarti ogni giorno la scrittura, costruire una catena di eventi solida nell'ora che tu decidi di dedicargli ha qualcosa di confortate e rinfrancante. Anche nei casi in cui la Grande Trama è proprio esile (e Pokerface è proprio quello che la ha più debole, visti i suoi riferimenti filologici) abbiamo piacere alla visione, non sentiamo il dovere di scoprire "come va a finire", sentiamo solo il conforto di stare ad ascoltare una bella storia.

E' una cosa che non credevo di volere, credevo che la serialità ormai fosse solo per le sciure con i bigodini che guardano ancora Law&Order e per i miei momenti teen di quando metto su Flash, invece, anche affiancata a qualche grande storia, la serialità può fare proprio delle cose buone e dovremmo difenderla di più.

“Per il padre, Sarti non si preoccupa: sta piangendo, con la testa fra le mani, ma non si preoccupa. Il pianto dei grandi non gli ha mai fatto impressione. O ci si è abituato. Non ricorda.”

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