Dilettanti per sempre
Diario del Capitano, data astrale... ehm, 29 aprile 2023: FTR prosegue la sua missione ultraventennale alla ricerca di qualcosa, qualcosa purchessìa. Ventidue anni fa (precisi precisi oggi) iniziava questo esperimento sociale dall'etica discutibile, questa performance artistica improvvisata e scapestrata, questa miracolosa edificazione - una pietra per volta - di una mirabile cattedrale di delizie statisticamente improbabili.
Già da qualche anno abbiamo passato il confine di mezzeria, e da allora noialtri due autori possiamo vantarci/vergognarci di aver vissuto più tempo in compagnia di FTR che senza.
Non si resta dilettanti per ventidue anni: o si lascia perdere prima oppure si diventa qualcosa di nuovo, e di inspiegabile.
Ringraziamo la Stella Verde sotto il cui segno è nato questo progetto perché non abbiamo mai mancato una settimana: è servita una pianificazione maniacale in certi momenti, una lungimiranza preternaturale, una fortuna spudorata (quella che ci manca in quasi tutti gli altri ambiti della vita), una costanza che non può appartenere a persone del tutto sane e ragionevoli.
Ma facciamolo pure un'altra volta.
I videogiochi sono cresciuti insieme a noi, sono germogliati in qualcosa di molto più bello e molto più brutto di un tempo. Loro sì sono cambiati, e hanno mantenuto desto il nostro interesse per tutti questi anni. Horizon II, soprattutto nella sua espansione appena uscita, è uno di quei giochi che riescono a riempirmi di meraviglia anche oggi. Non per come si gioca, non scherziamo: quegli appigli evidenziati di giallo, quei segnalini sulla mappa, quei materiali che brillano per terra mi fanno venire la nausea e spengono in me ogni voglia di mettermici davvero, a giocare questa roba... ma nonostante tutto resta uno spettacolo meraviglioso.
È meraviglioso volare tra le nuvole. Volare tra le nuvole, per davvero! (Sopra uno pterodattilo robot, per giunta.) Alzarsi in volo verso il cielo maestoso con le sue nubi ribollenti, stratocumuli e cumulonembi generati proceduralmente, più belli del vero... è un'esperienza nuova capace di stupire, e anche solo per questo il gioco merita ammirazione.
L'aspetto artistico di Horizon mi ha sempre catturato, anche mentre mi facevo beffe di tutto il resto. Un nuovo manifesto per i Cieli Blu nei Videogiochi. Un saggio magistrale di iperrealismo, che è come la nostra realtà, solo molto più bella: i colori sono vividi e armoniosi, i mecha-design sopraffini, la vegetazione selvaggiamente preistorica, e i volti... i volti! Guardate quei volti: gli olandesi hanno messo a punto la formula perfetta, che aggira la famigerata Uncanny Valley con giusto una pennellata di estro artistico.
Di queste cose e di tanto altro (decisamente troppo altro) parla questo articolo pretenzioso e scolastico, scritto da una delle penne più in vista del settore: una collaboratrice a tempo perso per varie testate, in rapida ascesa ma... ecco, anche meno. Il citazionismo esasperato funziona solo se non fai l'errore di prenderti sul serio. Capisco che l'editoria videoludica italiana sia una facile preda, e basta che uno sappia infilare due parole una dietro l'altra per essere acclamato come un genio letterario e giornalistico: non occorre strafare. C'è bisogno (forse?) di gente che prenda sul serio la materia, che la affronti con un approccio accademico, e va bene. Passino pure questi errori di gioventù, queste scivolate nel ridicolo: perseverate negli anni, crescete in saggezza e i risultati arriveranno.
Non si resta dilettanti per sempre.
Magari, ecco, cercate di non fare così.
Nostalgia ammiraglia
Picard si è fatto strada a gomitate nel mondo delle serie TV moderne. E' nato come un progetto di basso profilo in cui non credeva nessuno e che non si capiva bene nemmeno cosa fosse, volutamente distante dal puro Star Trek (che avrebbe dovuto essere in carico a Discovery). Ha avuto una sua seconda stagione che non è piaciuta granché e che fa un po' il paio, storicamente, con "Rotta verso la terra" della saga cinematografica, ovvero una storia con un viaggio nel tempo indietro ai giorni nostri, dove le battute fanno più ridere e le scenografie costano meno. Anche così per la terza stagione è riuscito a proporsi come serie evento, con budget, progetti, arroganza e nostalgia, tanta nostalgia.
Abbiamo amato la nostaglia di Picard, è scritto nero su bianco su questo sito, abbiamo amato soprattutto il suo giocoso abusare di collegamenti con il resto dell'universo Trek del nostro passato che non è solo piantare easter egg, ma rivendicare la solida continuity della serie. Questa serie però partiva con un unico, sfacciato proposito: rimettere tutto il cast di TNG invecchiato a bordo dell'Enterprise. Dal punto di vista narrativo questo ci ha fatto da subito arricciare il naso, perché non si trattava più di presentare una storia, ma sublimare il fanservice a un livello superiore eppure dobbiamo sempre ricordarci che la vecchia officina Trek prima di essere laide strategie di marketing è soprattutto ottimo artigianato e l'artigianato si presta a molte cose buone.
(SPOILER, si sappia) La prima parte di questa terza stagione di Picard, infatti, propone forse una delle migliori avventure di pura space opera degli ultimi anni: battaglie di astronavi, alieni, bizzarri eventi astrali! Un cattivo che, dopo un paio di anni così così risulta genuinamente nuovo e carismatico, seppur con degli ottimi legami col passato della saga. I primi episodi della terza stagione di Picard sono divertenti, non c'è niente da dire, con anche la riproposizione (ennesima) del tema della paternità del nostro protagonista e, si, diversi easter egg, ma che non intervengono in modo fastidioso. Come da intenti dichiarati ogni mossa della storia serve a coinvolgere uno o più dei vecchi membri dell'equipaggio dell'Enterprise e ricollegarlo al loro vecchio capitano, ma visto che intorno a tutto ciò la storia scorre fresca e intrigante chissenefrega. Potresti andare alla stazione gestita da TalDeiTali come in quella gestita da Geordie LaForge, potresti andare a salvare TiziaSconosciuta o Beverly Crusher, potresti decidere che il comic relief della serie sia un tizio buffo col grosso naso oppure Worf. No, aspetta, il comic relief? Worf? Worf.
Non è veramente importante quanto si strizza l'occhio agli spettatori quando, nel frattempo, si ha rispetto per la materia trattata senza apparire come usurpatori di qualcosa di non proprio e, soprattutto, non si perde di vista lo scopro principale che deve essere sempre e comunque raccontare una storia.
Il giudizio su Picard è stato più o meno unanime da parte del nerdverso: la serie è piaciuta, piaciuta tanto e la rampa del divertimento è cresciuta costantemente per impennarsi nel finale. In merito a questo, purtroppo, io devo fare come al solito il bastian contrario. Accade sul finire di Picard quello che già avevo provato tanti anni fa con Dottor Who. Come lì, di fronte al più clamoroso degli intrighi, la soluzione è "sempre Dalek" anche qui il mega enigma si esaurisce e si risolve in "sempre Borg". Purtroppo, più la serie veleggia verso il finale, più gli autori forzano la mano per riavere esattamente l'equipaggio dell'Enterprise esattamente sull'Enterprise e, intanto, decidono di non impegnarsi nella conclusione della serie. Non si impegnano, almeno, in modo Trek, cioè, dando alla vicenda un ampio respiro che possa abbracciare la galassia. Rimettono insieme insieme i soliti pezzi (più o meno amati/odiati) della minaccia borg insieme a qualche plothole e affidano il finale a un paio di scene ganassa.
Picard, in realtà, non fa nulla di realmente sbagliato nella sua conclusione, il finale è divertente, anche epic, sotto certi punti di vista, non voglio negarlo, solo che per quello che ci aveva promesso, è un finale troppo semplice. Le mie aspettative si erano fatte troppo trek per avere solo quello che abbiamo avuto. Picard aveva tutte le potenzialità per finire questa stagione andando avanti, mostrandoci qualcosa di nuovo che non fosse solo un amarcord di cose già state, invece decide che è più importante andare indietro, fare contenti tutti (ma proprio tutti) e continuare a essere solo Picard, quella serie di troppo dell'universo Trek che sa fare i compiti, ma non ha l'arroganza del brand.
Concludendo sono stato contento di vedere questa terza stagione di Picard come le altre due. E' stato più facile perdonargli i suoi difetti (ne ha molti meno!), ma proprio perché ormai mi ha fatto affezionare non volevo solo adagiarmi sul fanservice, in questo senso è stato frustrante. Abbiamo un disperato bisogno di una NUOVA astronave, un NUOVO equipaggio e una NUOVA frontiera. Ne avremmo bisogno persino nel vecchio formato, con una ventina di episodi per lo più procedurali. Quest' ultima cosa sicuramente non l'avremo, ma forse si sono smosse abbastanza le cose per ottenere uno spin-off fatto con tutti crismi. Una reale nuova generazione che faccia si che questa non sia l'ultima. Però, se questo avvenisse, servirebbe disperatamente più coraggio di quello che l'età oscura usualmente permette di avere.
Cymon: testi, storia, site admin“There are two turns of phrase a Klingon never admits to knowing. Defeat. And farewell.”