V'ger
Se ti può consolare, Gödel, io lo so cos'è V'ger!
Io non conto nulla, sono uno sconfitto dalla vita, sono vecchissimo, ma certo che lo so cos'è V'Ger: e non perché sono dotato di una connessione a Internet e sono capace di consultare la Mente Alveare... no, io lo so perché lo so davvero. Perché Il film mi piace tantissimo, e quando l'ho visto (non molto tempo fa) ne sono rimasto profondamente colpito. Immaginate un film di fantascienza talmente sicuro del suo carisma da non far succedere assolutamente nulla per un'ora e un quarto: eppure la narrazione visiva è magistrale, lo spettacolo lascia a bocca aperta (oggi, figurarsi quarant'anni fa) e sì, i personaggi sono carismatici veramente (non perché ve l'ha sussurrato all'orecchio il marketing di Disney).
E passata quell'ora e un quarto meravigliosa, che poteva durare anche il doppio per quanto mi riguarda, inizia a dipanarsi una trama ma di un tipo assai strano: non ci sono cattivi, in questo film. Non ci sono imbecilli che fanno cose stupide per mandare avanti la storia. C'è una donna pelata, e poi un'altra oretta di immagini e suoni maestosi e un finale che scalda il cuore.
Non ci sono cattivi. Solo gente competente in pigiamini colorati di flanella, alle prese con i misteri del cosmo.
Volevo parlare un altro po' di cinema, ma finirei solo per inacidirmi lo stomaco, e dopo la tirata di settimana scorsa preferisco evitare.
Meglio parlare un po' di videogiochi, su questo sito teoricamente dedicato ai videogiochi. Videogiochi ambientati nello spazio, così da restare in tema. Il Maestro Kojima ha citato una delle sue opere meno note, Policenauts: un Gioco di Hideo Kojima.
Mi è venuta voglia di conoscerlo meglio, grazie alla traduzione amatoriale in inglese che è tuttora l'unico modo per accedere all'opera se non conoscete gli ideogrammi buffi. Ci sarebbe una lista di operazioni piuttosto complessa da eseguire per applicare la patch a una versione originale del gioco per Playstation o Saturn... oppure, proprio come nella vita, potete scegliere la scorciatoia del crimine e procurarvi una ROM già pronta.
(Dico “crimine” ma se in 25 anni nessun altro si è preso la briga di pubblicare il gioco in Occidente forse allora faremmo meglio a parlare di Dovere Morale.)
E insomma facciamo che in qualche modo siete riusciti a mettere le mani su questo titolo perduto, vecchio come l'idolo depredato da Indiana Jones. Com'è? È un Gioco di Hideo Kojima™, ed è meraviglioso constatare come già tanti anni fa il Maestro avesse sviluppato uno stile distintivo, chiaramente innamoratissimo del cinema ma non una puerile imitazione del cinema, come farebbe un qualsiasi regista mancato... piuttosto una contaminazione del linguaggio cinematografico con il videogioco, ma senza dimenticare mai che si tratta di un videogioco.
È un'avventura punta-e-clicca, del tipo più simile a una Visual Novel che a Monkey Island, ovviamente. Tantissime sequenze animate disegnate in quello stile delizioso degli OVA anime anni '80-'90, che sono i più belli di sempre: mi ricordano Patlabor, Cyber City Oedo 808, Ghost In The Shell, quella roba lì.
Faticoso da giocare oggi, abbagliati come siamo dal Progresso... ma nondimeno affascinante.
Sapori antichi
Il V'ger, il nemico del primo film di Start Trek, spesso chiamato anche The (Slow)Motion Picture, un'opera tutta sense of wonder e tutine bianche che oggi non si potrebbe realizzare. Un'opera arrogante, argomento di cui parlavamo alcune settimane fa, con alcune lunghe sequenze fatte unicamente per mostrare scenari fantascientifici che oggi nessuno accetterebbe. Perché oggi la gente è fatta così, lunghi dialoghi filleroni in cui nessuno dice niente di utile per ore perché devo farti bingiare dodici ore sì, un paio di passaggi di camera su una grossa astronave no.
Ma deponiamo le armi, dai, è giunto anche quest'anno il Bookcity a Milano e questo significa che proprio nella giornata di oggi (domenica) il mio contapassi ha fatto jackpot. Il Bookcity è una manifestazione che a spiegarla sembra progettata da un furetto sotto anfetamine. In pratica per quattro giorni chiunque gli gira di dire qualcosa sui libri mette in piedi un incontro in un punto X di Milano, ma proprio un punto X casuale e tu puoi andare a seguirlo. Solo che gli incontri sono millemila e i punti X sono disposti esattamente per causa la morte del commesso viaggiatore intento a risolvere il problema per cui devi fare delle scelte. Purtroppo gli eventi taggati esplicitamente come fantascienza sono pochini e quest'anno erano forse anche più scarsi degli altri anni, così io mi sono districato tra ufologia, psicologia e, appunto, fantascienza, in una serie di momenti che mi hanno reso più ricco. Più ricco anche perché il Bookcity non ha nessuna vocazione a venderti le cose (anche se molte conferenze hanno libri relativi in vendita) e così per una volta sono riuscito a tornare a casa senza intaccare le mie finanze o ingombrare ulteriormente i miei scaffali.
Dovremmo andare di più a questo tipo di eventi, perché gente che chiacchiera di cose interessanti ce n'è sempre in giro, tutto l'anno, ma si sa, si è pigri, bisogna seguire le scene perché non sempre è tutto pubblicizzatissimo, bisogna metterci quella cura a cui non siamo abituati, noi che non refreshamo manco più la pagina per vedere le notifiche dei social. La gente oggi ha infiniti modi per comunicare la sua conoscenza, ma quando sei spinto ad andare in un luogo fisico e vedi altre facce e vedi anche le facce delle altre persone che ascoltano secondo me si viene a creare una chimica buona e unica.
Il gioco della settimana, come sempre, non è uno di quei titoli che vedete sulle copertine, ma qualcosa, ovviamente, di più importante. Atari ha infatti compiuto 50 anni e c'è un gioco per celebrarlo. Lo so che ora voi penserete che noi siamo qui a inneggiare ad Atari solo per sembrare vecchi e sapienti, ma stavolta no, io a quest'azienda sono veramente affezionato. Sono affezionato perché la mia prima console, signorini, era un ATARI2600, sono affezionato perché ATARI compare in Blade Runner e anche in uno dei nostri Wallpaper storici a cui è legato pure un bizzarro aneddoto. ATARI non ha avuto la fortuna di vedere il suo nome divenire eterno grazie a un'azienda che ha sempre trovato modo di rinnovarsi e cambiare mantenendo saldamente il potere come è stato, lo avrete già capito, per Nintendo, però è indubbio che il suo ruolo nel flusso del tempo, è stato cruciale, seminale persino, è uno di quei fixed point che se, da viaggiatori del tempo, andaste a sabotare, farebbero esplodere LA FABBRICA DELL'UNIVERSO (sapete che adoro questo termine).
Nonostante quindi ci troviamo in questo caso come è già capitato mille altre volte davanti a una operazione commerciale in cui ci vengono venduti di nuovo dei titoli che dovrebbero essere patrimonio dell'umanità comune a tutti, io stavolta dico si, perché nelle feste del capitalismo l'unica cosa che possiamo fare è elargire soldi a chi se li è meritati. Poi, diciamocelo, a guardare il trailer, con gli otto giochi nuovi e un numero veramente generoso di titoli contemplati, il progetto sembra meno una ladrata di tanti altri.
Infine, prima di chiudere, immagino che qualcuno avrà notato che non ho aperto bocca su Marvel Snap. Fatto è ch non ci ancora giocato e non so se lo farò. Come sapete per quello che mi riguarda i giochi di carte collezionabili sono un'attività totalizzante e io sto ancora dietro a Shadowverse, ve lo giuro. Continuo a prendere legnate incredibili da mazzi che traboccano carte leggendarie, ma sono ancora indefessamente a usarlo. Non posso proprio pensare di mettermi a giocare anche a un altro gioco, sebbene vedo ora che il suo client steam lo avrebbe. Marvel Snap punta sulla velocità e sulle poche carte, dal punto di vista del marketing è una buona idea, mi intriga la possibilità di risolvere tutto in poche mosse, però attenzione perché i giochi di carte collezionabili, per sopravvivere, devono continuare a rinnovarsi e complicarsi e questa velocità potrebbe essere un limite grave, a lungo andare. Vi prometto che se ci farò qualche partita tornerò a parlarvene, ma non vi prometto niente. Che di Shadowverse non ho ancora finito nemmeno il cartone!
Cymon: testi, storia, site admin- La prospettiva a lungo termine. - pontificò Trevor - Ecco di cosa abbiamo bisogno. La fiducia cieca e incrollabile nel destino umano, la convinzione positiva e onnicomprensiva che l'Uomo sia destinato a conquistare non solo questa, ma tutte le galassie, l'intero universo.
[...]
- Ci vorrà un milione di anni. - giudicò Sutton
- Più di un milione di anni. - lo corresse tranquillamente Trevor. - Lei non ne ha idea, non può nemmeno concepire la portata dell'universo. Tra un milione di anni avremo appena cominciato...