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1088, 12/11/2022 - Pensiero magico
1088
12 . 11 . 2022

Sullo stato dell'editoria italiana

“This book is dedicated, in respect and admiration, to the spirit that lives in the computer”: inizia così il libro sulla programmazione più importante della storia... Si capisce perché Gödel e gli altri Ingegneri (delle Tenebre) sono tanto ossessionati dal pensiero magico! La loro ingegneria serve ad imbrigliare lo spirito che vive nella macchina, per costringerlo a fare quello che vogliono loro. Lo spirito agisce controvoglia, è malevolo, e non aspetta altro che di ritorcersi contro di loro alla prima occasione.
Ma ha anche dei difetti.

La scorsa settimana abbiamo parlato - voce di uno che grida nel deserto - delle due serie fantasy del momento. Ops, ma forse il momento è già passato? Sono vecchissimo, non ce la faccio a star dietro allo Spirito del Tempo, riesco a malapena a correre dietro a questo Coniglio.
Ehm. Ne hanno parlato entrambe le colonne di questo sito, in editoriali forse inevitabili data la risonanza di quelle opere nella cultura popolare... quella cultura che in teoria dovrebbe piacere a quelli come noi, ma che giorno dopo giorno si è fatta aliena e perversa. O forse noi ci siamo allontanati da essa, o entrambe le cose. E dunque non era così scontato scrivere qui di piedi nudi e orecchie a punta, di draghi volanti sputafuoco e di pigiami sporchi e capelli scompigliati.
Sono soddisfatto dell'illustrazione su Galadriel (Instagram VS Reality), mi è servita per esprimere il potenziale comico da Cinepanettone che ho trovato latente nella pagliacciata di Amazon Studios. Una Galadriel abbruttita dalla cattiva scrittura, ridotta a una cavernicola bavosa che sa solo menare forte e odiare fortissimo. Sicuri che non sia un'orchetta in parrucca bionda? Questo spiegherebbe tante cose, e ci darebbe una seconda stagione magnifica.

Ma basta odiare fortissimo, che poi ci fa male. Festeggiamo invece un momento storico nell'editoria videoludica italiana.
(Scherzo.)
Da qualche tempo (anche qui arrivo in ritardo) è iniziata l'avventura editoriale di Final Round, che è una rivista italiana interamente dedicata ai videogiochi. Dico rivista perché pubblica articoli di approfondimento mostruosamente lunghi, inconcepibilmente lunghi per le nuove generazioni sverbate che hanno fatto passare di moda Facebook perché c'era troppo testo. Una scelta che va nella direzione opposta rispetto alle tendenze del settore, che viceversa si è spostato ormai verso una valanga di scemenze vomitate fuori a ritmi folli, scritte da cani e finalizzate ad ottimizzare il numero di pubblicità mostrate e cliccate.
(I 10 Giochi Che Non Conoscevate + Uno Strano Trucco Che Fa Impazzire i Dietologi (VIDEO))
Questa forma orrida e contorta sta al giornalismo come gli Orchi di Tolkien stanno agli Elfi; a ridurla così non è stata la corruzione di Sauron ma la pressione evolutiva tutta sbagliata degli Algoritmi che governano i guadagni su internet.
Quel sito dunque si presenta come l'antidoto a questo triste stato di cose. Un sito lento e meditato, per gente che pensa e apprezza la lettura.

Uhm, ma dove l'ho già sentita questa? Mi ricorda qualcosa...

Questo manifesto programmatico dovrebbe incontrare il mio favore, dovrebbe gasarmi tantissimo, dovrebbe parlare proprio al mio cuoricino ferito... e invece perché sono così tagliente? Da dove mi viene questo friccicorino di pancia, questa secchezza delle fauci, queste vampe di calore alla punta delle orecchie...? Perché, di grazia, mi sta crescendo dentro tanta voglia di non leggerlo mai, questo Final Round?

Sarà perché il logo fa schifissimo, e sembra una trappola per pietrificare all'istante chiunque abbia un po' di buongusto. (La tipografia invece è ottima, se la guardate su uno schermo largo un metro)
Oppure sarà perché nel recente passato ho speso parole poco lusinghiere nei confronti dei due fondatori di questo progetto. Se non ricordo male, li invitavo a dedicarsi piuttosto all'industria dei tiralatte elettrici.
Se le premesse sono queste, posso solo sperare che inviteranno tanti ospiti a scrivere sul loro sito. E in effetti pare sia così: sono già pieni di firme prestigiose, che però devono la loro fama ai video e agli stream e ai social network. Scrivere è una cosa diversa.

Allora forse sarà perché, dopo tutti questi proclami altisonanti, quando esce God Of War guardacaso mi piazzano la recensioncina tattica di God Of War? Taaaaac! Proprio non ce la fate a perdere il vizietto, eh?

Ma uffa, sono proprio incontentabile! In fondo questa monografia sull'evoluzione dello scenario urbano di Kamurocho attraverso la saga di Yakuza è carina, è apprezzabile, e non mi vengono in mente molti altri posti in cui potete leggere una roba del genere in lingua italiana. Cioè, uno sì, ma solo perché ci sono seduto sopra.
Bello anche come ogni articolo abbia la sua impaginazione, proprio come le riviste per i bimbi grandi! E poi c'è la sezione Commenti, che spegne in me ogni speranza per le sorti dell'umanità. Ma pazienza.

Ma pazienza. “Mi basta, caro, e sono soddisfatta anche così”, come diceva la moglie di Tristram Shandy.
Speriamo che non faccia la fine patetica e squallida e miserabile di Team Crimine. O che non si trascini stancamente come quella robetta insipida di Gameplay Café.
Benissimo. Anche stavolta ci siamo inimicati in un colpo solo l'intera comunità italiana del giornalismo videoludico, proprio come facevamo vent'anni fa ai bei tempi dei Webcomic, di Nuvola Elettrica e dei forum di Multiplayer.
Mi piace immaginare che Cymon forse si starà mordendo le mani, se ci siamo bruciati un'occasione di scrivere un pezzo per i tizi pieni di soldi di Final Round (o di illustrargli un articolo). Ma no, se negli anni ruggenti era lui tutto il reparto Pubbliche Relazioni di FTR, oggi anche lui è un vecchio drago che si contenta di dormire nella sua caverna (e sognare le maghette).

Tante buone cose al nuovo arrivato: spero che chi lo fa si diverta a farlo senza preoccuparsi troppo del resto. Forse allora ci rivedremo, sempre qui, tra vent'anni.

Lo-Rez: arte, storia, web design
12 . 11 . 2022

Il protagonista sbagliato

Se non avete mai sentito tirare in ballo la magia, significa che non avete mai lavorato a sistemi software abbastanza grossi. Anzi no, in realtà anche il più piccolo blog personale di Wordpress sta in piedi sulla magia, ogni vostro clic arriva a compiere quello che doveva per pura magia. E quindi è naturale che ogni tanto non lo faccia. Perché la magia è infida. La magia è subdola. Ogni magia avviene a un prezzo. 18 giorni uomo. Senza contare i test.

Mi interrogo e interrogo sul perché non riesca a esaltarmi per The Peripheral. Non ha niente che non vada. E' un racconto di Gibson. E' un lavoro di Nolan. Ci sono diversi concetti intriganti. Non è scontato. Rimugina rimugina mi sono convinto che il problema, che è condiviso da molta parte dell'intrattenimento di massa moderno, è che il protagonista della serie è la persona sbagliata. Perché il protagonista della serie non è la giovane Flynne, il protagonista della serie siamo noi, nel pubblico.
Le serie TV moderno, in cui, ribadiamolo, il marketing ha un potere decisionale pari a quello dello showrunner, quello che viene mostrato su schermo viene mostrato con l'idea di farlo vedere allo spettatore a casa. E' lui che deve andare in groppa alla moto e guidare per le strade di Londra, è lui che viaggia nel tempo. Flashback di avvenimenti ovvi vengono di continuo propinati perché non è sufficiente raccontarli allo spettatore (o fargli capire) bisogna che diventino dei suoi ricordi, devono essere suoi. Il fatto che poi la storia debba essere avvolta intorno a un personaggio (un personaggio, badate, in cui lo spettatore deve immedesimarsi) è secondario. Quello che fa il protagonista è secondario, quello che conta è che si porti lo spettatore con sé.
La mia generazione, di contro, viene da una vera e propria dittatura del narratore. Il narratore faceva quello che voleva e tu dovevi stare zitto. I personaggi non erano te, ma dovevano diventare i tuoi eroi, cioè persone meglio di te. Certo, potevano anche prometterti che avevi la possibilità di diventare come loro, ma non lo eri, come loro, se lo fossi stato non saresti stato sul divano a guardare la TV. Non hai capito perché la storia va in una certa direzione? E' un tuo problema. Il narratore deve raccontare, tu liberissimo di non ascoltarlo.
Vi verrà da dire che il vecchio approccio era sbagliato, in un certo senso sembra l'anticamera del brainwashing. Nessuna possibilità di individualità, nessuna possibilità di emergere, l'oppressione del simbolo che viene calato dall'alto da una macchina fabbricasoldi comandata da persone senza scrupoli. In realtà noi percepivamo che le cose stavano così e come tutti i popoli oppressi sognavamo la rivoluzione, sognavamo le serie come le volevamo noi, sognavamo di vedere su schermo le storie come venivano raccontate dal nostro punto di vista.
Sbagliavamo. Ora ce lo possiamo dire. Sbagliavamo a voler avvicinare la narrazione a noi perché, spiace dirlo, noi siamo noiosi, noi siamo banali, quello che abbiamo da dire non è interessante. E quando una serie TV porta me al centro dell'azione, sia su un altro pianeta, su un mondo fantasy o in mezzo a un futuro dispotico, beh, deve aspettarsi che io non faccia niente, perché io non so fare niente, io sono un inetto. Io sono uno spettatore.
Quindi, in The Peripheral, dove ci sono tanti pensieri gibsoniani, viaggi nel tempo Nolaniani e assurde statue giganti in mezzo alla città (speriamo ce le spieghino) il problema non sono tutte queste cose, ma il fatto che il narratore è più preoccupato di me che di Flynne e non lo sa che io invece vorrei potermi concentrare su Flynne e vorrei che lei vivesse la storia. Staccada da me, lontana da me, superiore da me. Lei dovrebbe ricoprire il ruolo di protagonista.
Non ho ancora perduto speranza con The Peripheral, quattro episodi di non grandissimo ritmo e una trama che non pare nascondere chissà che misteri, ma almeno non ha ancora esaurito il suo potenziale e sebbene sia noiosa come ritmo non annoia come racconto, il personaggio di Burton è interessante però quello che temo mi darà fastidio sempre è questo shift. La storia parla a me, non ai personaggi. Ma io non sono niente.

Passiamo oltre. Il mondo nerd questa settimana piange Kevin Conroy che ha dato la voce alla maggior parte dei Batman non in carne e ossa che abbiamo visto negli ultimi trent'anni, compreso quello dell'immortale Animated Series che ha cambiato il mondo dei fumetti più di quanto vogliamo accettare. Non voglio fare quello coinvolto per forza, io ho visto quasi tutti gli ambiti in cui ha lavorato doppiati, non posso parlare di lui, ma quando delle personalità stanno per così tanto tempo nel circo si crea un legame a cui puoi rendere omaggio anche senza essere stato direttamente coinvolto. Io Kevin lo incrociai solo come Batman in carne e ossa (questa volta sì) nella Crisi delle Terre Infinite dell'Arrowerse. Ai tempi non sapevo che anche per lui si trattava dell'ennesimo cameo metacinematografico dell'evento, ora invece potrò ripensare indietro a quel momento con una certa tenerezza. Uno dei motivi per cui amo il fandom, le serie TV, le produzioni e quella massa di pirati ubriachi che dirigono il circo è perché a parte le storie che raccontano esiste anche una storia di come le storie vengono raccontate ed è una storia che a sua volta merita spesso di essere raccontata.

Infine, qualcosa di più allegro. Remedy annuncia che è in lavorazione Control 2. Il mio amore per Control, manifestato qui a più riprese, è completamente irrazionale. Non credo io per primo che sia il miglior gioco del pianeta eppure aveva tutta una serie di caratteristiche che lo rendevano perfetto per me. Le possibilità di un seguito sono infinite, considerando che il gioco originale sostanzialmente non finiva e parliamo di un universo con grandi potenzialità, in moltissimi sensi. Ci sono ottime possibilità che non giocherò mai Control 2, anche se, con i tempi di sviluppo moderni, chissà dove saremo tutti quando uscirà, però voi sapete che qui a FTR del gioco giocato non ci occupiamo più assiduamente eppure riusciamo ancora ad amare il gioco perché esiste. Chissà, potrei anche tenermi al corrente di come procede lo sviluppo e tornare a bussare qui per parlarvene, prima o poi.

Editoriale novembrino in chiusura. Non sappiamo ancora se avremo l'autunno o l'inverno, non sappiamo come prenderla. Fortuna che si viene alla tana proprio per non pensarci.

“Oh come t'inganni / Se pensi che gl'anni / Non hann' da finire, / Bisogna morire / È un sogno la vita / Che par sì gradita, / E breve gioire, / Bisogna morire / Non val medicina, / Non giova la China, / Non si può guarire, / Bisogna morire”

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