Mosche, moscerini e cimici
Quando William Gibson ha profetizzato l'incubo tecnologico gli mancava un pezzo: i social network. Forse il più potente acceleratore dell'Apocalisse nella storia dell'umanità.
Ma immaginateli in combinazione con i sistemi per tracciare i bug, gli stramaledetti social network... è questo il nuovo incubo che si trova di fronte il nostro tartassato Ingegnere delle Tenebre, Gödel, in questa strip: una macchina perversa che appena trova un errore nel codice che hai scritto lo manda a tutti i tuoi contatti, deridendoti...! Un pensiero terrificante come si confà alla stagione degli spettri.
Mosche, moscerini e cimici, nel loro piccolo, costituiscono un altro orrido incubo stagionale, uno sfregio alla Golden Hour che riempie i pomeriggi con la sua luce fotogenica. Passeranno anch'essi, quando arriverà il grande freddo a sterilizzare e decolonizzare giardini e campagne. Non bisogna avere fretta, bisogna fare come Pollyanna (e Dolores) e trovare il bello dappertutto.
Quanto al Cinema, se lasciamo da parte un momento le Sante martirizzate per il nostro sguardo perverso, dobbiamo constatare che l'orrore più in voga quest'anno sono i Lupi Mannari. Non mi pare che ci sia qualche nuovo film in particolare, sono solo i corsi e ricorsi della moda...
Altri spettacoli di orrore ipnotico però mi hanno conquistato: il dittico Les Miserables (2019) e Athena (2022).
Due film come ferite spalancate sul cuore nero dell'umanità, ridotta alla sua natura belluina. Due film fatti da gente diversa ma che parlano della stessa cosa. Per una simpatica coincidenza potete prendere il finale del primo, con quella visione infernale sostenuta per un minuto intero prima di sfumare lentamente nel nero assoluto, e attaccarci direttamente l'incipit del secondo, che è un piano sequenza di 10 minuti che non sta fermo un attimo, e attraversa le masse in tumulto sempre incollato alla schiena del personaggio come fosse un gioco d'azione con la visuale da dietro. Pura poesia in movimento, che si apprezza di più se riuscite a spegnere completamente il cervello.
E i giochi-giochi? Avrei un paio di cosine di cui parlare, ma oggi la scena è per il nuovo filmato promozionale di Final Fantasy XVI. Ogni apparizione pubblica di questo gioco è una ferita inferta al mio cuore sanguinante: non sento la passione. Non la sento, capisci!!! Che mi succede? Final Fantasy è parte di me come le mie cellule, eppure questo nuovo arrivato non mi fa sentire le farfalle nello stomaco, non mi fa avvampare le guance ogni volta che mi guarda... I chara-design sono passabili, ma nulla di che. I costumi sono assai blandi. Le premesse della storia non mi hanno catturato come ad esempio il precedente FF XV, che pur piagato da una produzione travagliata aveva un'ambientazione folgorante e memorabile e carismatica, e ancora ho le palpitazioni se ci penso.
Sarà probabilmente un gioco bellissimo. Le folle lo adorano già, i giapponesi lo attendono trepidanti nonostante da loro PS5 abbia venduto tre console in tutto. Lo farò mio senza dubbio, ma spero anche che mi sappia conquistare, prima o poi.
Che due anelli, anzi tre
Nel grande salotto globale in cui non siamo più a scambiarci idee, cultura e progresso, ma stiamo tutti seduti davanti alla stessa televisione, non si può evitare di vedere certe cose. C'è proprio una pulsione sociale che ti costringe a farlo. Belli i tempi passati in cui dovevi fare calcoli astrologici per capire quando il serial che ti appassionava veniva messo in onda e poi lo guardavi quasi di nascosto, facendo finta di niente il giorno dopo, per poi trovarti in catacombe dismesse con altri della tua risma a commentarlo, sperando che il mondo non lo scoprisse.
Invece oggi va così. Vuoi guardare sto The Lord of the Rings: Rings of Power? No. E ci siamo guardati The Lord of the Rings: Rings of Power.
Rings of Power è la rana che continua a gonfiarsi cercando di sembrare un bue. I suoi intenti non erano così sbagliati: raccontare la seconda era e mostrarci la genesi degli anelli. Ok, c'è tutto quel corollario di licenze e diritti a rendere complicato il lavoro, ma l'idea era buona. Peccato che gli sceneggiatori invece di seguire l'idea e comportarsi da brave rane abbiano deciso di dover per forza somigliare a un bue, gonfiandosi le guance a dismisura. Qui partono gli SPOILER perché tanto oggi ho deciso di scrivere un sacco.
Quindi abbiamo una storia che parte da quattro punti di vista che non c'entrano nulla l'uno con l'altro. Abbiamo Galadriel, che è ossessionata dall'idea di uccidere Sauron come un personaggio Tarantiniano, ma viene mandata via dal re Elfo Stupido (non stronzo, come sono di solito i re elfi, ma stupido, come sono di solito i re umani). Un momento prima di raggiungere la terra del pensionamento anticipato, però, decide di sfuggire al suo destino e si ritrova quindi naufraga in mezzo all'oceano, in mezzo alla guancia della rana. Vedete come è GROSSO questo scenario? Galadriel in mezzo a un OCEANO e quindi anche in giro a random per TUTTA la terra di mezzo. Gonfia-gonfia-gonfia quindi fa anche degli incontri random con personaggi importanti e infine arriva a Numenor. Gonfia-gonfia, convince Numenor a prendere un esercito e andare in una certa direzione, così, a caso, alla spera in Dio.
Intanto dall'altra parte del mondo (ma dove arriveranno, accidentalmente, quelli di Numenor, eh) un popolo di umani che vivono nel fango perché evidentemente gli piace vivere nel fango si scontra con un gruppo di orchi. No, non orchi, proto-orchi (gonfia gonfia) al servizio del creatore dei proto-orchi (gonfia) che stanno costruendo QUALCOSA, QUALCOSA DI GROSSO (gonfia), QUALCOSA che poi si scopre essere un complesso sistema di canali per attivare Monte Fato e compiere una grande operazione di speculazione edilizia trasformando il fango in MORDOR (gonfia! gonfia!).
Tecnicamente l'attivazione di Monte Fato è data dalla SPADA MALEDETTA DI SAURON (gooonfia), ma se ci pensate bene se il tizio avesse messo la spada senza che gli orchi avessero fatto tutto il lavoro sarebbe venuta giù la diga e bom, qualche danno collaterale, un po' di acqua in giro e fine lì. Insomma, questi si sono spezzati la schiena a frustare schiavi e poi tutto il merito se lo prende LA SPADA MALEDETTA DI SAURON.
In tutt'altro luogo, ma tutto altro proprio, i Pierpiedi (o come si chiamano), ovvero gli antenati degli Hobbit che non hanno capito bene come si vive, incontrano un uomo CADUTO DALLE STELLE (gonfia, dai) e PRIVO DI MEMORIA (gonfia-gonfia). Questo personaggio è esattamente uguale a Gandalf, si comporta come Gandalf e ha evidentemente gli scopi di un Gandalf. Metà dell'utenza si è quindi convinta fosse Sauron. A sostegno di questa utenza, poi, fanno la loro comparsa tre personaggi misteriosi e malvagi che sono pura aria fritta. Appaiono, non capiscono niente di quello che sta succedendo intorno e muoiono (e qui proprio si è sentito il motore ad aria compressa).
Infine in un altro luogo ancora da cui Galadriel passa periodicamente la versione con la faccia furbina di Elrond gioca con i nani, che sono il solito comic relief (ma con quei momenti che, un po', ti fanno pensare) e si preoccupa del fatto che gli elfi STANNO MORENDO (goooonfia). Perché? Per come? Ma dove? Niente, stanno morendo, ma ok, tanto alla fine della fiera si vede benissimo che non moriranno.
Sul finale di tutto questo gonfiare alcuni personaggi accidentalmente riuniti si ricordano degli anelli, come il tuo testimone il giorno del matrimonio, quando è già in macchina e deve tornare su a prenderli, per cui nell'ultima mezz'ora abbiamo un po' di discussioni che avrebbero potuto valere benissimo la Vera Trama della serie e poi una gonfiosissima sequenza di forgia che occupa un quarto d'ora di ottimo sonno.
I problemi fondamentali di questo Rings of Power sono squisitamente tecnici. Guardi questi otto episodi e non hai la più pallida idea di dove stia andando. E non è che questo accade perché hanno nascosto sotto-sotto un grande mistero che rende tutto confuso con la promessa di chiarirti le idee, i personaggi proprio vanno in giro a caso, alla rincorsa meta-narrativa di pezzi della saga originale. Quindi abbiamo il personaggio che vuole vivere un'avventura, una cavalcata dei Rohirrim per cui abbiamo apposta spostato centinaia di cavalli per mare, il re morente che biascica profezie con il palantir nella stanza accanto. E' abbastanza chiaro cosa gli autori abbiamo voluto farci vedere (Guarda Numenor, che bella. Guarda Moria, che bella. Guarda Galadriel a cavallo), ma non si capisce mai, proprio mai, cosa abbiano voluto raccontare.
In realtà le ragioni di questa paralisi le possiamo ben vedere se diamo un occhio at-large alle strategie di marketing che ci sono dietro. Amazon ha mostrato il lodevole intento di prendere una grande opera della letteratura del fantastico per trasformarla in serie TV ad alto budget, un po' come fece Apple con Foundation. In un certo senso è la realizzazione del sogno nerd che ci ha attirato tutti verso Netflix. Peccato che le persone che lavorano su queste opere si dimenticano che queste opere appartengono alla loro epoca e alle loro meccaniche e non possono essere piegate a diversi meccanismi solo perché così dice il mercato di oggi.
Il Signore degli Anelli è un'opera fantasy fondamentale e imprescindibile per tutti gli appassionati del settore, ma è un'opera che ha ottanta anni e che su certi media appare naturalmente vecchia. Un pubblico che è cresciuto processando prodotti come Game of Thrones si trova proprio in conflitto con certe sue scelte narrative. L'universo del Signore degli Anelli è statico, non per niente il cambiamento è sinonimo di catastrofe. Può esserlo perché il cuore della sua narrazione è il punto di vista degli Hobbit, delle creature inferiori che lo attraversano cariche di una quest. Quando una storia è incentrata su una quest il mondo intorno deve necessariamente stare fermo per sottolineare il tuo movimento.
The Rings of Power non ha voluto mostrarci una quest, ha cercato di mostrarci un mondo pieno di intrighi, grandi personaggi, manipolazioni ed eventi. Ha voluto mostrarci la Terra di Mezzo della seconda era at large e naturalmente il materiale di partenza si è ribellato. Perché Sauron non può aggirarsi tra le persone come un qualsiasi tizio fregando l'elfa di turno, Sauron è il Dio del male (in veloce e imperfetta sintesi) e la sua posizione funziona se è esterno alle vicende di personaggi che, nel momento in cui lo affrontano, possono mostrare complessità. Sauron NON E' complesso ed è QUESTO uno dei cardini del Signore degli Anelli.
A nessuno interessa se a Numenor si discute se è il caso di andare ad aiutare gli elfi o no (tanto poi c'è una tizia che si decide perché vede cadere due foglie, pure), Numenor cavalca perché è la sua ragione d'essere SE gli poni davanti un'impresa che merita una cavalcata.
Sinceramente mi andava anche bene vedere Galadriel killer machine, diciamo che era una delle poche intuizioni interessanti e anche Morfydd Clark è l'unica che faccia un qualche lavoro utile in senso di prova attoriale, peccato che The Rings of Power NON E' la storia di Galadriel è della sua quest, lei è solo un cursore per indicare dove deve puntare la telecamera. La sua rigidità e la sua rabbia finiscono con l'essere macchiettistiche, perché sostanzialmente lei ha bisogno dell'aiuto di tutti eppure non fa altro che insultare tutta la gente dicendo che sono tutti stupidi e che l'oscurità arriverà come una complottista rancorosa.
Insomma, a me Rings of Power non è piacito. E' pretenzioso, minato da una scrittura sciatta. Tecnicamente mostra delle ottime scene come il suo budget richiede, ma le sfrutta male. Non ha il coraggio di raccontare una storia, piccola o grande che sia, vuole solo dimostrare che appartiene alla stirpe del Signore degli Anelli. E' una rana gonfia. Le rane gonfie non riescono nemmeno a saltare.
Cymon: testi, storia, site admin“I'll keep the Ring full of sorrow / I'll keep the Ring till I die / I'll keep the Ring full of sorrow / I'll keep the Ring till i die ” (carina la canzone finale fatta con le frasi dell'anello, ma questi so' i Blind Guardian)