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07/12/2k24 - Utenti esperti: Noi facciamo le cose, mica sappiamo come si usano
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07 . 12 . 2024

L'archeologo rubacuori

Davvero non sono gli anni, ma i chilometri.
L'archeologo pugnace di Oxford è una delle grandi figure mitologiche dell'era moderna: i suoi racconti si tramandano attorno ai focolari di tutto il globo in virtù solo della propria forza mitopoietica... non perché sospinti dal marketing dell'Impero del Topo o dalle agende politiche di comitati californiani ideologizzati.
E dunque, anche a distanza di trent'anni dall'ultima vera storia di Indiana Jones (!), la magia si rinnova oggi nelle nostre case, facendo tornare bambini quelli che lo erano all'epoca, e lasciando finalmente liberi i bambini veri di essere bambini.

Avrei voluto parlare d'altro oggi, ma poi l'archeologo rubacuori ha spalancato le porte del nostro cuore, e ce lo ha portato via con un colpo di frusta.
E quale momento migliore? Le festività natalizie nel nostro emisfero sono l'occasione perfetta per riunirsi accanto al fuoco mentre fuori nevica e addentrarsi nelle giungle tropicali e nelle antiche rovine degli anni '40 idealizzati. A me è successo una mezza vita fa con Monkey Island, poi invece non è successo con Tomb Raider, e ora potrebbe succedere con Indiana Jones e L'Antico Cerchio.
Dico potrebbe perché c'è sempre quella serpeggiante Paura del Saggio che mi fa esitare.
Ma stavolta finalmente dopo un paio di delusioni (l'ultima un vero vilipendio di cadavere) possiamo rivivere appieno il mito, attraverso tutti i topos che lo hanno reso indimenticabile.
Perfino l'animazione del ditino alzato di Indiana è stata resa con cura religiosa.
Questo gioco è il quarto film di Indiana Jones se la stessa troupe lo avesse girato subito dopo L'Ultima Crociata... con in più un retrogusto agrodolce che ci viene dalla malinconia per un mondo che non c'è più, dentro e fuori dallo schermo. Un gioco capace di ergersi sulle spalle dei giganti che lo hanno preceduto, ma che poi lassù si trova a suo agio, perché è capace anche di mantenere una sua personalità abbastanza forte da non lasciarsi travolgere dalla bieca nostalgia, da non lasciarsi schiacciare dalla trappola soffocante dell'Omaggio™, della Riproposizione Fedelissima™.
Un videogioco per tutta la famiglia (?!) che potremo usare negli anni a venire come pietra di paragone, come figura retorica, quando nelle nostre orazioni (inascoltate) vomiteremo veleno sulle innumerevoli operazioni nostalgiche che sono l'unico rifugio dei grandi editori senza idee di oggi.

Come è stato possibile questo miracolo natalizio, che con tempismo perfetto scende giù per i nostri camini spalancati a festa e deposita nei nostri salotti il gioco giusto al momento giusto?
Forse questo è il culmine di quasi un decennio di sofferenza del gigante ferito, Microsoft Xbox, che è stato gonfiato di botte da tutti i suoi avversari ma che ora, natale 2024, con mano tremante cerca il suo inseparabile cappello nella polvere e se lo rimette in testa con un ghigno spavaldo, il suo tema musicale in sottofondo.
Non mi faccio illusioni: è un brutto mondo, i cuori sono inariditi, la pelle è di pietra, e non so quanti benefici economici possa produrre un'operazione del genere. Ma noialtri che non siamo azionisti MSFT possiamo perlomeno godere della gioia semplice di un videogioco ben fatto, di una storia ben raccontata, con i giusti tempi comici e personaggi davvero simpatici. Tale è il potere della rincorsa: mentre Sony continua ad abusare selvaggiamente dei suoi utenti/prigionieri, con prezzi gonfiatissimi, e remaster di remake di giochi di quattro anni fa, e l'imposizione di Account inutili e predatori, Microsoft si deve rimboccare le maniche e adescare pubblico facendo cose buone e convenienti. Domani si vedrà.

Lo-Rez: arte, storia, web design
07 . 12 . 2024

Cieli blu e farfalle

Sembra che la gente si stia spostando in massa su Bluesky, lasciando Twitter, e che questo abbia cominciato ad accadere da quando Trump è stato nuovamente eletto presidente. La saldatura tra Trump e Musk sembra aver spaventato la gente. Cioè, sapevamo benissimo da prima che sia Trump che Musk erano due sociopatici dalle idee erratiche però le elezioni americane hanno fatto diventare fashion, quasi activism andarsene da Twitter e allora cominciano a farlo tutti. Non credete ai profeti della rete che oggi vi spiegano perché andare su Bluesky con belle parole, Bluesky è lì dov'è da un bel po' di tempo e oggi è proprio uguale uguale a ieri, solo che adesso spostarcisi fa engagement e puoi farlo travasando abbastanza follower da non sentirti solo.

Come sapete i social network mi affascinano, come tecnico e anche un po' per quello che riguarda la sociologia sottesa. Qui su FTR abbiamo vissuto parecchie epoche dell'internet, fin da quando dovevi segnarti su un foglietto i siti internet che ti interessavano e andarli a digitare giusti nella barra (si ho fatto anche quello). La tecnologia, la passione e lo zeitgeist si sono sempre tenuti a braccetto, a volte con sterzate impreviste e affascinanti.
Questo articolo parla del tema della decentralizzazione di Bluesky. Una delle riflessioni più interessanti che vi ho trovato al suo interno, però, è come anche la blogosfera fosse un social network e fosse effettivamente completamente decentralizzata, con i feed RSS a svolgere l'attività di comunicazione e un tool come Google Reader a fare da aggregatore. In quel caso ognuno erogava i contenuti un po' come voleva e dopo standardizzava solo il modo in cui li comunicava al mondo. Era una raffinatezza tecnica che non puoi vendere oggi su TikTok, ma l'utenza internet di quel tempo era più intraprendente e così faceva quel passo in più di trovare un software che fungesse da aggregatore. La cosa curiosa è che tutti questi strumenti di cui sto parlando sono ancora lì, certo non c'è più Google Reader, ma in realtà qualsiasi browser ha una sezione per leggere gli RSS, si tratterebbe solo di usarla e di continuare a pubblicare feed RSS. Non lo facciamo però, per lo stesso motivo per cui la gente si muove verso Bluesky adesso e non l'ha fatto prima. Non ci interessano i contenuti, noi andiamo solo dove riusciamo a generare e acquisire più engagement.
(va da sé che FTR, naturalmente, ha tutt'oggi un RSS funzionante e ben linkato)

Il modello tecnico di Bluesky è curiosamente elefantiaco, nella parte in cui ammassa tutta l'informazione relativa a quando è stato pubblicato in un grande mucchio per poi lasciare tutte le altri parti di accesso e personalizzazione del flusso a dei sistemi realmente distribuiti. Personalmente ci vedo sotto l'illusione di Dorsey di mettere la parte dell'informazione sulla blockchain, idea peregrina verso cui però lui si muove da anni. Evidentemente l'architettura di Bluesky come è fatta ora sembrerebbe fatta apposta per sostituire il grande mucchio centrale con un mucchio realmente distribuito che renderebbe il social network e l'informazione che porta realmente distribuiti. Sinceramente non credo che la blockchain sia qualcosa su cui oggi possiamo basarci per fare qualcosa del genere (anche se non sono un detrattore assoluto della blockchain come insegna il manuale del buon intelligente dell'internet) però è anche vero che sistemi distribuiti di storage esistono e forse si può lavorare a quel blocco per renderlo distribuito anche passando per altre vie. Non ho le capacità per scendere nella technicality, ma è qualcosa su cui si potrebbe ancora lavorare.

Intanto però passateci davvero su Bluesky, a oggi ha un modello di business forse non sostenibile quindi anche se adesso può sembrare un'oasi di pace è certo che le cose peggioreranno, col passare del tempo, ma i presupposti su cui è stato creato sono buoni. Trovo soprattutto buono il modo in cui incentivi la ridistribuzione dell'informazione (che pure si trova nel grande mucchio) per cui è possibile riaggregare quanto pubblicato sopra in diversi modi. Io per esempio uso Deck Blue e l'ho configurato per generare una sorta di prima pagina di Repubblica, visto che lì non vado da anni, da quando c'è l'adblocker. Ho preso un po' di account di news e gli ho dedicato gran parte dello spazio e accanto ho configurato un paio di feed più frivoli (ok, uno di maghette) per le notizie meno importanti. Lasciando stare il (doom)scrolling dei miei follower in quel modo ho sotto controllo le notizie che passano dal social network pilotando i contenuti che vado a vedere quando lo apro. Non è, questa, un'attività banale, nessun altro social network (diamine, nemmeno google) ti permette più di visualizzare i contenuti in una maniera ordinata basata sul tuo gusto, tutti sanno perfettamente che attraverso la visualizzazione passa la possibilità di proporti le pubblicità più accattivamenti e quindi fanno in modo di dominarla, introducendo una dose di rumore usualmente abbastanza alta da farti sembrare l'intera esperienza fastidiosa.

In chiusura di editoriale spostiamoci lontano dalle noiosaggini tecniche: ho visto il quarto film di Miraculous Ladybug, serie di cui sapete sono grandissimo fan. Si tratta di una ruffianata in cui si usano i viaggi del tempo come scusa per poter analizzare i momenti subito dopo la fine della quinta stagione e poter indugiare quindi in alcuni momenti piuttosto intensi della storia che non c'era ragionevolmente modo di sviscerare a conclusione della saga. A parte questo però l'ho trovato comunque un buon prodotto (e si, le parti ruffiane sono comunque ruffiane in modo epic) che riesce anche a mettere un buon punto sul futuro della serie, con il rinnovo del cattivo e le nuove dinamiche tra i personaggi. Non volevo dedicare un editoriale anche a questo prodotto però permettetemi di dire, una volta di più, che la gente dietro Ladybug è proprio brava (sapete che non lo dico spesso).

“Abbiamo gli stessi gusti. Dunque ci detestiamo già”
“E' basilare, per una salda convivenza”

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