Strip
serie
958, 14/03/2020 - Tenuta da smartworking
958
14 . 03 . 2020

Era l'anno 202X

Chi è quello sciagurato che ha espresso il desiderio di avere più tempo per i videogiochi?
Visto che hai combinato? E come se non bastasse sì, gli Ingegneri possono, devono e vogliono lavorare da casa... Non è uno spettacolo edificante.

Cominciamo a rimpiangere amaramente la prescienza di Hideo Kojima, che dopo aver fatto nel 2001 un videogioco sui pericoli dei social network che ancora non esistevano, pochi mesi fa ha rappresentato accuratamente la nostra situazione attuale in Death Stranding, il suo magnum opus su un'umanità frammentata, solitaria e diffidente tenuta insieme da una precaria rete di fattorini.
E tremo al pensiero che il suo prossimo gioco sarà un horror. Andiamo bene! Ma anche lui, insomma, non può mettersi a pensare ai coniglietti bianchi e morbidi?
Ma concentriamoci sui videogiochi che possiamo tenere tra le mani oggi, ché del domani non v'è certezza. Da settimane lamento che siamo in un periodo di magra per il settore: il fuoco della passione è alimentato soltanto da Final Fantasy VII Remake. Ma per quanto mi riguarda ho speso tante emozioni su questo gioco in questi 23 anni che ora ho timore di avvicinarmi ad esso per la seconda volta. Facciamo come se non ci fosse, ancora per un po'.
Un altro RPG giapponese con tutti i crismi, con i chara-design bellini e le aeronavi e i personaggi pervertiti è arrivato finalmente in occidente: è Granblue Fantasy, ma è arrivato a noi in una forma inaspettata, una derivazione secondaria... un picchiaduro uno contro uno.
La grafica riproduce accuratamente un cartone animato, il che mi può stare bene, se proprio è impossibile avere un nuovo gioco 2D di questi tempi. Sono ancora diffidente verso gli esponenti del genere che non hanno una lunga tradizione alle spalle, un genere che ha ritrovato la popolarità dopo che per anni sono sopravvissute solo le serie storiche per maniaci ossessivi. Anche in questo caso siamo di fronte a un titolo soltanto carino, dignitoso e giocabile se avete 15 anni, che sarà dimenticato tra poche settimane.

Per i più vecchiarelli, perlomeno quelli che resistono ancora, c'è un altro titolo appena uscito che sto apprezzando molto: Half Past Fate. Un'avventura in prospettiva isometrica, tutta disegnata in 2D con i pixel in bella vista, le tinte pastello, l'amore che sprizza. Un gioco appena sfornato, ancora caldo e fragrante, un gioco bio a Km zero, ignorato dalle recensioni, sconosciuto alle guide strategiche: non mi capita spesso di fare questa esperienza, di solito arrivo dopo anni.
E non solo un'avventura: una commedia romantica, che segue le vite di sei persone destinate ad incontrarsi in vario modo. Se devo ravvisare un difetto, direi che è come un té in bottiglia un po' tiepido, innocuo e pieno di buone intenzioni, di buoni sentimenti (e di moltissime disquisizioni sulla preparazione del té).
Ma va bene così, anzi è proprio quello che ci vuole.

Get a large typewriter
and as the footsteps go up and down
outside your window

hit that thing
hit it hard

make it a heavyweight fight

make it the bull when he first charges in

and remember the old dogs
who fought so well:
Hemingway, Cèline, Dostoevsky, Hamsun.

If you think they didn’t go crazy
in tiny rooms
just like you’re doing now

without women
without food
without hope

then you’re not ready.

Lo-Rez: arte, storia, web design
14 . 03 . 2020

Consiglia un libro

Visto come va il periodo sono sorte molte iniziative consiglia questo consiglia quello per superare il periodo che sta passando il nostro pianetino. Oggi quindi non voglio fare la solita recensione pomposa, ma voglio semplicemente consigliarvi un libro. Non ve lo consiglio perché è uno di quei libri assoluti che dovete leggere nella vita, forse non mi tratterrò dall'evidenziarne i difetti, ma quantomeno è uscito nel 2019, quindi per una volta è una cosa recente, e poi è fantascienza vera, cioè non una di quelle robe derivative con cui si baloccano i falsi nerd, ma della vera e propria speculative fiction, fatto per farvi riflettere.

Il libro è La Città dell'Orca di Sam J. Miller. La trama in breve parla di una città, Qaanaaq, che non esiste nella geografia, perché è stata costruita interamente dall'uomo nei mari del nord. E' un ultimo rifugio creato per sfuggire a una società al collasso, in cui le grandi nazioni sono andate distrutte a causa delle guerre per l'energia e per l'acqua e per il divaricarsi eccessivo delle possibilità tra ricchi e poveri. Qaanaaq, quindi, è una città interamente costituita di profughi, ma non per questo "orizzontale". E' anche qui abbastanza feroce il modo in cui le persone con potere si sono staccati da quelli che non possiedono nulla. In questa città arriva un personaggio atipico, una donna, di etnia probabilmente esquimese, capace di parlare con un'enorme orca e che ha al guinzaglio un orso polare.

Non facciamo la solita disanima di questo e di quello, come vi ho detto questo non è un receditoriale (anche se cogliere la sfumatura è faccenda da gourmet), perché allora dovreste leggere questo libro? Dovreste leggere questo libro perché l'autore lo usa per proiettare in un futuro catastrofico (ma non molto lontano) le tematiche più stringenti della nostra epoca quali il cambiamento climatico, l'emarginazione delle classi meno abbienti e l'inerzia che i più provano nei confronti della sofferenza altrui. Sam Miller è uno scrittore, ma anche un attivista, che ha preso molto a cuore il problema degli alloggi a New York, anche a seguito di vicende lavorative personali. E' un tema che si riflette nel romanzo, dove ben si insegna come la casa, nella nostra società, è passata dall'essere un bene primario (e un diritto) a uno strumento di potere ed è un tema che magari noi della middle-class diamo per scontato, ma che spesso è la reale linea di demarcazione tra chi definiziamo effettivamente povero e chi invece riesce a vivere con dignità.

Un altro tema a cui viene dato risalto è quello del "frantumo", una malattia venerea che da una parte sta devastando i ceti più bassi della società e dall'altra viene completamente ignorata dalle persone benestanti. E' questa un'evidente proiezione dell'AIDS e di quello che è stato negli anni '90. Oggi forse abbiamo finito col dimenticare un po' l'impatto che l'AIDS ha avuto a quel tempo sulla società, non tanto perché la malattia sia stata debellata, ma perché il "pregiudizio" sulle minoranze che avrebbero dovuto prenderla è andato disgregandosi mostrando come purtroppo la malattia non guarda in faccia a nessuno. Credo però che sia stato quello un momento molto emblematico di come la cosiddetta società moderna reagisce a certi problemi, che è bene sempre tenere a mente.

Sono io il primo, in realtà, a credere che quando per promuovere un libro si parla solo dei temi importanti trattati sotto sotto c'è una piccola fregatura. I temi, in fatti, sono importanti di per sé, non perché sono in un libro, per cui qualsiasi scemo potrebbe dire di trattarli e ottenere il plauso della società anche senza saper scrivere. Ecco, mi sembra ovvio che se sono qui a darvi un consiglio è perché invece Miller sa scrivere e domina benissimo la materia che tratta. Domina un po' meno l'intreccio (ecco i difetti) perché dopo una prima parte del libro che vive molto dell'affresco che sta andando a definire, la seconda scade un po' in drammone famigliare intrecciatissimo e in alcune scene action un po' troppo "facili" per il tenore tenuto fino a quel momento. Questo però non pregiudica la lettura nè la possibilità di apprezzare il romanzo che rimane, come dicevo, una delle migliori esperienze di fantascienza che vi può capitare di trovare in italiano e recente.

Bene, oggi ci siamo dedicati a una brutale buona azione, un atto edificante. Non avevamo voglia di fare molto di più, ma finché gli impulsi sono questi allora le cose non possono andare poi così male come si dice, dai.

“Stories are where we find ourselves, where we find the others who are like us. Gather enough stories and soon you're not alone; you are an army.”

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