La merce
Lo Spirito del Tempo, tutto sommato, spira anche su questo sito... ma al contrario. I nostri Neo & Gödel per queste festività sono diventati feroci come bestie, così, tanto per il gusto della contraddizione.
Ma le lucine brillano nonostante tutto, ci ammaliano con i loro ammiccamenti ipnotici, e sembrano sussurrarci “Siamo Stelle, non lucine! Siamo stelle”, e se le fissi a lungo puoi quasi intravedere le Guerre che ivi si combattono.
Io non le ho ancora viste, le Guerre Stellari 2019: a costo di apparire patetico, devo dire che ho un brutto presentimento. Ha! E i frammenti di commenti che non ho potuto fare a meno di evitare mi confermano in questa sensazione di disagio, delusione, frustrazione.
Ma meno male che “SONO SOLO FILM”.
Riempirò dunque il vuoto dell'attesa, di questo buio avvento che mi consuma, senza neppure la luce della speranza alla fine, parlando delle mie vecchie passioni.
Tipo, quelle che non ti tradiscono mai.
Tipo Mai. Mai Shiranui. Ammetto che mi ero scordato che tra qualche giorno è il suo compleanno. Ma dove ho la testa! Per fortuna ci hanno pensato i giapponesi. A Tokyo, all'Akihabara Container, ha aperto una bancarella temporanea dedicata a tutte le cosucce di Mai Shiranui. Calendari, poster (disegnato da Falcoon!!!), calze per le gambe delle sedie, sacchetti di riso, insomma tutte le solite cose. Tutte ovviamente indecenti, visto il soggetto, anche se gli organizzatori hanno tenuto a precisare che il negozio è rivolto a “tutte le età”.
Ma non scandalizzatevi, paladini delle Opinioni Giuste sui Social: a prima vista questa esagerata mercificazione del corpo femminile potrebbe apparire super-mega-offensiva... Ma se uno si prende la briga di documentarsi un pochino, scopre che nel corso degli anni le riviste giapponesi e la stessa SNK hanno compilato vari sondaggi sulla popolarità dei loro personaggi, e Mai Shiranui è sempre stata in testa alle preferenze del pubblico femminile. I maschietti invece preferiscono altri personaggi (di cui è meglio non riferire l'età), e per loro Mai Shiranui non è nemmeno nella Top 10.
Mai dunque è il simbolo della kunoichi custode delle tradizioni e l'ideale a cui tutte le donne orientali aspirano.
E con questo inatteso messaggio edificante possiamo anche prendere commiato. Per quella fetta di mondo che appartiene a certe tradizioni culturali, stanno arrivando giorni speciali il cui minimo comune denominatore sono le lucine colorate, le casette di marzapane glassato allo zenzero candito tempestato di cioccolatini al liquore di arancia, e i pacchettini in carta da regalo.
Saranno anche debolezze, ma servono da sempre a darci coraggio nel giorno più buio dell'anno.
I watched the watchmen
Ma cos'hai Cymon, per non aver trovato the Watchmen (serie TV) un capolavoro come tutti dicono in giro? Possibile che tu non abbia visto quello che tutti vi hanno visto dentro? Possibile che tu non riesca ad accettare che ormai siamo al post-racconto e che quindi tutta la tua pignoleria, tutta la tua capziosità, tutta la tua ossessione per struttura e per il Viaggio dell'Eroe oggi non contano più? In fondo tu per primo sai (perché lo sai) che il Viaggio dell'Eroe non è solo il fondamento della narrativa, ma anche la sua morte. Perché allora tutta questa negatività? Perché tutti questi no? Temo ci toccherà sviscerare la questione assieme.
Watchmen, serie TV HBO basata sui fumetti di (name deleted on author's will) e Gibbons, direttamente in continuity con questi, ignorando il film di Snyder (che viene solo sottilmente citato) nonché tutto il corpus di nuove opere che la DC sta producendo in questi anni. Arrivare vergini alla visione della serie, senza la base dell'opera originale, potrebbe rendervi difficile cogliere una grossa parte di riferimenti, io però non posso dirlo con certezza perché ho raccolto testimonianze di entusiasmo anche da chi non ha letto la graphic novel. Avendola tutt'oggi ben presente, non posso giudicare il loro punto di vista. La premessa, però, in breve, è che siamo nel 2019, secondo la timeline ucronica del fumetto originale, il Vietnam è uno stato americano grazie all'intervento in guerra di Dottor Manhattan e i supereroi hanno continuato a imperversare per l'America negli anni, per metà irregimentati nelle forze di polizia, per metà illegali. Questo stato delle cose porta a una certa dissonanza cognitiva quando la storia si apre sul massacro di Tulsa, perché questo evento, nella sua ferocia, appare a sua volta un'aggiunta fantasiosa degli autori alla storia degli Stati Uniti. Invece no, è tutto vero. Se mai sono frutto della narrazione di Lindelof gli ampi gesti con cui il governo ha cercato di fare ammenda e che sono parte integrante del racconto. Tulsa rappresenta il luogo dove si svilupperanno le vicende della serie TV, sia grazie alla presenza di personaggi originari di lì, sia grazie a diversi fortuiti intrecci che questo luogo ha con diversi elementi provenienti dalla storia originale.
Forse possiamo parlare di Watchmen e dei problemi che io ho con lui anche senza andare più a fondo nella trama. Partiamo allora raccontando i due aspetti che comunque io stesso ho trovato notevoli. Innanzitutto ho trovato molto interessante rielaborare i nemici della nazione come i suprematisti bianchi. Fa molto 2019, certamente, ma questo non è un male. Sia questo sia la polarizzazione della serie sulla questione nera sono tra i pregi assoluti della serie che, superando le tematiche ormai non più attuali del fumetto originale, ne trova altre che facilmente trovano terreno nell'immaginario odierno, sia per quello che riguarda il coinvolgimento emotivo, sia anche per quello che riguarda l'analisi storica.
Il secondo punto che voglio sottolineare è che è evidente il lavoro filologico di Lindelof che ha costruito una storia che nei ritmi e nella struttura richiama abbastanza il lavoro di originale da cui prende le mosse. E' questo un bene? Lo è perché la serie di Watchmen deve ricordarsi da dove viene, ma da altri punti di vista cercare di riprodurre certe meccaniche è giocare col fuoco. La serie appare a lungo ondivaga, incerta sulle gambe, con digressioni allucinate e non facilissime da digerire, tentennamenti e un particolare gusto estetico. Tutte queste cose, per quello che mi riguarda, portano a delle asperità che possono essere perdonate nel momento in cui tutto si chiude con un compatto equilibro (come è nel fumetto), ma diventa un lezioso giochino altrimenti. Se, insomma, la scommessa è alta, i rischi di perdere sono altrettanto alti.
Ma cosa manca dunque a Watchmen? Per quello che mi riguarda manca il perché, manca il motivo che attraversa tutta la serie, la guida al concatenarsi degli avvenimenti, quello stimolo a richiudere tutto non tanto in termini di trama, ma in termini di senso. Col proseguire della serie si ha spesso l'impressione che si proponga qualcosa, ma poi non ci si impegni a svilupparlo. Abbiamo questa apertura che ci offre un mondo dove i poliziotti si mascherano come i supereroi. Va bene, è un'idea un po' fragile, con un sacco di limiti, ma diamogli una chance. Quasi subito, però, ecco che i poliziotti mascherati diventano un irrilevante tema sullo sfondo e si vira sui suprematisti bianchi e lo scontro razziale. Ok, buono anche questo, si poteva integrare con l'altro tema? Non lo sapremo mai. Mentre questi due settings cercano spazio ecco quello che sembra essere il cuore della trama: la morte in circostanze bizzare del capo della polizia. Qui però andiamo molto Lindelof-style: la situazione ci presenta molti elementi bizzarri che chiedono spiegazione, ma poi, invece di svilupparli, la narrazione va un po' in giro senza offrire niente che ci interessi veramente. Alla fine della fiera, però, tutto si annichilisce in una soluzione facilona e in fondo anche questo ramo è solo un dettaglio di un complotto che è un complotto facilone in un mondo di conclusioni ovvie.
Perché anche se Watchmen passa poi attraverso alcune backstory piuttosto affascinanti come quelle di Hooded Justice e Looking Glass quello a cui alla fine arriva è un piano da conquistatori del mondo che comprende Manhattan (gettato un po' a forza nella vicenda) e i soliti macchinari da 007, piano che spazza via tutte le cose interessanti dette prima perché alla fine quello che conta è che il cattivo allarghi le braccia dicendo "illimitato potere".
Dove poi la filologia di Lindelof rispetta Watchmen, di certo non lo fa la sua narrativa. La storia della serie TV corrompe e viola almeno quattro volte i pilastri su cui si fonda il fumetto originale. Ci mostra un Manhattan che, dopo una storia in cui si è progressivamente allontanato dalla razza umana e dall'amore, ripiomba indietro e va a rimorchiare in un bar. Ci mostra un cattivo che, contravvenendo all'insegnamento di Ozymandias, ci racconta per filo e per segno il suo piano prima di portarlo a termine. Ci offre, in chiara contrapposizione con l'idea originale, una sfacciata storia di conquista del globo come non meritavamo e, infine, quasi come per uno sfregio voluto, ribalta e annichilisce il finale del fumetto come se non valesse nulla. E' evidente che questi discorsi vanno pesati su quanto voi siate interessati alla coerenza tra i diversi media, ma secondo me dimostrano uno studio del materiale originale fatto solo a metà, fatto abbastanza intollerabile.
Quindi Watchmen? Sotto certi punti di vista, come dicevo in apertura, è una serie TV post-moderna, che vive dei suoi simboli, delle splendide grafiche dei titoli, degli eco dell'opera da cui è tratto, ma che non vuole raccontare una storia in senso classico, perché le storie in senso classico sono qualcosa che ormai sul pubblico non hanno più presa. Forse è un tentativo di recepire l'insegnamento dell'Età Oscura delle serie TV in modo costruttivo, per quello che mi riguarda parzialmente fallito.
Detto da uno che non ha mai amato Watchmen alla follia non credo che renda all'universo e al discorso di Watchmen grandissimo servizio, introducendo temi interessanti, ma gestendoli senza la profondità dovuta.
A fare il detrattore classico di Lindelof gli si può riconoscere di essere un pure-Lindelof work, con bricioline ammiccanti sparse tutte intorno e nessun reale punto d'arrivo da raggiungere.
Non riesco quindi, a conti fatti, a sconsigliarla, ma di certo non potrò mai dire di averla amata.
Cymon: testi, storia, site admin“I saved humanity, you ignorant hayseed. Now, if you'd kindly stop distracting me, I would very much like to save it again.”