Convergenze, II
Il Consulente, si sa, ha più assi nella manica di un Cacciatore di Taglie Mandaloriano. Lanciafiamme da polso, visori notturni, missili a ricerca, zaini-razzo, arpioni con cavo d'acciaio, fucili disintegratori... un coltello a serramanico cosa volete che sia.
Insomma le Battaglie Tra Gli Spazi Siderali sono ormai tra noi, peccato che siano false come le copie tarocche che girava Alfonso Brescia nel 1978. Questo nono film, ma chi lo voleva? Guardiamo nel nostro cuore, ciascuno di noi, e in questo tempo di avvento proviamo a darci una risposta.
Sa di imposizione, questo nono film, come tutta l'ultima trilogia: ci è stata fatta una violenza, e ci è stato detto anche che ce la siamo cercata noi stessi.
La più grande casa cinematografica del mondo anno dopo anno ha saturato tutti gli schermi di questo mondo, dai cinema agli smartphone e finanche gli stradannati schermi virtuali dentro i videogiochi degli altri, soffocando ogni forma di cinema commerciale diversa da sé. I gusti della gente rappresentano un rischio imprevedibile, per cui occorreva conquistarli, dominarli e riplasmarli a immagine di sé. E così è stato.
E fanno film sui “Ribelli”.
Ma questo è uno degli ultimi editoriali prima che la consapevolezza di ciò che è il Nono Episodio di Guerre Stellari entri per sempre a far parte di noi. Non guastiamoci questi ultimi momenti di innocenza.
Trastulliamoci piuttosto con lo spettacolino carino offerto dai Game Awards 2019. Non i giochi e le premiazioni, non scherziamo... no, intendo proprio lo spettacolino, quello fatto dai CHVRCHES che cantano la canzone di Death Stranding con la pioggia finta che cade sul palco e i costumi disegnati da Yoji Shinkawa in persona dietro indicazione di Hideo Kojima, l'uomo più potente del mondo.
Oppure quello di Grimes, la cantautrice post-umana (?) compagna di Elon Musk, che ha cantato e ballato la canzone di Cyberpunk 2077.
A proposito di convergenze! La testa mi esplode davanti a tutto questo conflagrare insieme di influenze, artisti, opere e prodotti. Un anno fa celebravamo su queste pagine un'altra canzone di Grimes, e soltanto la scorsa settimana notavamo come il nuovo veicolo di Elon Musk sembra disegnato da Syd Mead in persona e non sfigurerebbe in Cyberpunk 2077. E non fatemi parlare ancora di Death Stranding: per quello basta il nostro archivio degli ultimi mesi.
Luci e ombre del decennio morente. Siamo tutti insieme su questo pianeta (per ora), accomunati nel nostro viaggio verso l'ignoto, ma da sempre quando la situazione si fa brutta è ogni uomo per sé.
Lo-Rez: arte, storia, web design“The view is endlessly fulfilling. It is like the answer to a lifetime of questions and vague cravings. It satisfies every childlike curiosity, every muted desire, whatever there is in him of the scientist, the poet, the primitive seer, the watcher of fire and shooting stars, whatever obsessions eat at the night side of his mind, whatever sweet and dreamy yearning he has ever felt for nameless places far away, whatever earth sense he possesses, the neural pulse of some wilder awareness, a sympathy for beasts, whatever belief in an immanent vital force, the Lord of Creation, whatever secret harbouring of the idea of human oneness, whatever wishfulness and simple-hearted hope, whatever of too much and not enough, all at once and little by little, whatever burning urge to escape responsibility and routine, escape his own over-specialization, the circumscribed and inward-spiralling self, whatever remnants of his boyish longing to fly, his dreams of strange spaces and eerie heights, his fantasies of happy death, whatever indolent and sybaritic leanings, lotus-eater, smoker of grasses and herbs, blue-eyed gazer into space — all these are satisfied, all collected and massed in that living body, the sight he sees from the window.”
Our home is burning
Se avete un minimo di coscienza del momento attuale, per quello che riguarda le serie TV, saprete bene che ci sono un po' di cose particolarmente importanti che stanno procedendo, ma nessuna di questa si può dir finita. Non crediate che io non sia sul pezzo, ma ovviamente avrete fior di editoriali quando verrà il momento.
Per il momento invece voglio sottolineare qualcosa che probabilmente non avete sentito o non avete trovato interessante, ma per quella che è la mia attuale inclinazione ho trovato molto interessanti. Si tratta di un Tweet del capo di Twitter riguardante il design del futuro delle piattaforme social. Potrà sembrarvi un argomento poco interessante, anche come nerd, ma è un fatto che siamo tutti su un qualche social e che questi, negli ultimi tempi, hanno dimostrato ogni fottuto limite fosse possibile e quindi forse è ora che l'internet faccia un passo avanti. Una volta questo tipo di evoluzioni erano auspicabili per aumentare l'inclusività della rete, la sua ergonomia, a volte la semplicità di accesso. Oggi, che siamo ormai inclusivi, ergonomici e semplici invece la questione si è fatta un po' più importante. Internet ha del potere sullo zeitgeist, lo zeitgeist reale, quello di cui ci fregiamo di non parlare mai, e attualmente è una baracca fragile e squallida, a riguardo. Reingegnerizzarlo potrebbe essere un tantinello importante.
Sono su Twitter da un po' di anni (no, non linkerò qui il contatto perché ci faccio proprio quel tutt'altro che non entra qui), ho fatto la trafila che hanno fatto tutti. Mi ci sono iscritto quando è uscito, mi sono annoiato subito, ci sono tornato dopo anni, ho cominciato a usarlo assiduamente. Che cos'è Twitter? Dire che sia un social network è da ingenui, come molte altre di queste piattaforme è sostanzialmente un MMORPG. Non ci sono le classi, le quest, l'universo persistente, ma c'è il farming, c'è il grinding, ci sono i cheaters e persino una componente pay-to-win che può rendere il gioco frustrante. Si gioca così: tu arrivi e cominci a seguire gente, il che, più che altro, serve a configurare il tuo personaggio. Sei uno del twitter-calcio? Un avvelenato di politica? Un fan di band coreane? Ti piace la cucina, la moda, le tette? Configurando chi seguire ti costruisci una cosiddetta infobolla.
Fatto questo cominci a giocare che, finché sei a basso livello, significa fare un po' di farming facendo follow e like a persone a caso. Questa attività, di solito, ti porta dei re-follow, che aumentano i tuoi followers, che sono circa il tuo livello. I follower possono aumentare o diminuire, ma purtroppo puoi pure comprarteli (come dicevo c'è una componente pay-to-win) e saltare la parte noiosa. Una volta che ti trovi ad avere un numero di contatti buono puoi cominciare a seguire le quest, che poi sono gli hashtag, che sostanzialmente identificano a cosa si sta dedicando la popolazione in un dato momento. Scelto uno degli hashtag trending puoi fare la tua puntata scrivendo un tweet a riguardo. Che tweet scrivere dipende dalla tua classe. Ci sono i tanker, che sono quelli che scrivono qualcosa di profondamente sbagliato così che un sacco di gente li attacchi facendo crescere la loro popolarità. Ci sono i summoner che evocano dal nulla delle vicende e degli aneddoti non veri, ma ottimi per la narrativa di cui tratta l'hashtag e che quindi attirano un sacco di popolazione. Poi ci sono i memers, che sono una particolare categoria sempre di persone magiche, che decidono di commentare con una gif buffa o un tik tok. Di solito essere memer è faticoso perché va molto a fortuna. Infine i DPS cercano di fare dei tweet molto intelligenti che attirino l'attenzione. Come in tutti i giochi questa è la classe più difficile da padroneggiare. Non mancano i buffer, persone amiche di altre persone che, quando queste commentano, si mettono a dargli man forte. Spesso chi sceglie questa classe si mette a seguire utenti di alto livello o addirittura spunte blu (utenti leggendari) sperando di ottenere del loot dal supporto. E' un MMORPG, come dicevo, Twitter. Ma tutti i MMORPG subiscono il passare del tempo come le persone. E così c'è stato un momento in cui Twitter è stato un posto iperspecializzato per pochi eletti, poi ha cominciato a interessare la massa poi, ripulito non perfettamente attraverso le varie ere, si è riempito di troll, bot, spammer e cheaters. Oggi è un social tossico come sono tossici un po' tutti i social (a parte Pinterest che è solo rompiballe e comunque non lo usa più nessuno), non solo per le parti più spudoratamente artificiali o sbagliate, ma anche perché si è riempito di giocatori che proprio non riescono a prendere l'attività al suo interno come qualcosa di divertente, sono extra-competitivi e violenti e non ti insultano la mamma solo perché non c'è la chat in tempo reale.
E allora perché sto su Twitter ancora? Perché alla fine, in mezzo a una quantità realmente elevata di ciarpame, è ancora un luogo dove si riescono a creare connessioni, dove, quando ci sono connesse le persone giuste, riesci ancora a giocare una partita divertente, per qualche minuto. E anche perché, come dicevo all'inizio dell'editoriale, il nostro essere persone cibernetiche e sociali ci porta necessariamente a essere su una qualche piattaforma di questo tipo.
Eppure, anche la socialità sull'internet si è evoluta. Yahoo Groups sta chiudendo, qualcuno se la ricorda l'epoca delle mailing list? Io si. Vi ricordate quando persino questo sito aveva un forum? Io si. Vi ricordate quando la blogosfera cercò di farci credere che gli appartenevamo. Io si? E allora se abbiam sempre mangiato pane e tempesta, passeremo anche questa. E' solo evidente che abbiamo bisogno di infrastrutture diverse, abbiamo bisogno di prendere anche diversamente responsabilità per le nostre azioni, abbiamo bisogno di capire quale è la misura di realtà che veramente vogliamo mettere nell'internet. Potreste credere che questo significa cercare diverse persone, ma un ingegnere accorto sa perfettamente che l'unica cosa che realmente risolverebbe il problema è semplicemente altra tecnologia, tecnologia pensata in modo più intelligente, da qualcuno che ha capito gli errori che sono stati fatti.
Per questo ho linkato all'inizio di questo editoriale (che voleva essere molto più leggero di come sta venendos) il tweet di Jack. L'ho fatto perché anche questa è una sfida, al pari di fare le auto elettriche, andare su Marte e clonare i mammuth.
Ed è anche quella più vicina a noi.
Cymon: testi, storia, site admin“I popoli il cui stato sociale è democratico, non disprezzano per natura la libertà, ché anzi hanno per essa un gusto istintivo; ma la libertà non è l'oggetto principale continuo dei loro desideri; quello che essi amano di un amore eterno è l'eguaglianza. Essi si slanciano verso la libertà con rapido impulso e con improvvisi sforzi, se mancano allo scopo si rassegnano; ma nulla li potrebbe soddisfare senza l'eguaglianza e preferirebbero piuttosto perire che perderla”