Strip
serie
944, 07/12/2019 - Finestre inutili
944
07 . 12 . 2019

Convergenze

Le lucine sono finalmente arrivate, ci mettono addosso l'allegrezza anche se addobbano ambienti solitamente fonte di estremo disagio e stress, e insomma la loro magia irresistibile opera nei nostri cuori anche quest'anno, quando ormai pensavamo di essere al di là di ogni redenzione.
Almeno stavolta i nostri Neo & Gödel hanno messo gli addobbi per tempo, come vuole la tradizione, e non si sono ridotti addirittura all'anno nuovo come, ehm, lo scorso anno.
Prego notare il poster natalizio, che stavolta non è disegnato da Norman Rockwell (anche se ne è sicuramente ispirato) o da Leyendecker... bensì si tratta di una scena che potete ricreare per davvero in Death Stranding, vestendo il vostro fattorino con il costume di Babbo Natale. Death Stranding: una cornucopia di delizie inesauribili che non smette mai di regalarci emozioni...!

Questo finale di 2019 mi ha portato un evento davvero inatteso: la convergenza di due mie novelle passioni, Death Stranding e l'abbigliamento tecnico.
Ho parlato di questo connubio fino all'esaurimento su queste pagine, ma se ancora non vi basta posso segnalare un articolo di Highsnobiety che celebra la collaborazione tra Yoji Shinkawa, lo storico designer di Kojima per Metal Gear Solid e Death Stranding, e la casa di moda techwear ACRONYM (anch'essa già comparsa su queste pagine un numero imbarazzante di volte).
Ma il 2019 è l'anno di Blade Runner (che in effetti a sua volta non lesinava esemplari abbigliamento da pioggia). E qui si è palesata un'altra felice convergenza, quella tra il Mondo dell'Automobile e i design di Blade Runner e di dozzine di videogiochi cyberpunk, tra cui Cyberpunk 2077: il Tesla Cybertruck.
Occorreva un über-nerd come Elon Musk, un portavoce della nostra generazione, dotato di risorse economiche illimitate e illimitata volontà imprenditoriale, per portare nel Mondo Reale i design di veicoli futuristici immaginati da Syd Mead e gli altri. Credo che assisteremo sempre più spesso a fenomeni di questo genere: man mano che la nostra generazione si impossessa del mondo, conformerà il mondo stesso al proprio gusto e ai propri ideali.
È un pensiero terrificante.

Lo-Rez: arte, storia, web design
07 . 12 . 2019

L'ultima canzone

Questo è l'editoriale su Symphogear.

Bene, ora che la metà dei miei (già pochi) lettori ci ha lasciato possiamo parlare in tutta tranquillità di Symphogear XV (spoiler). Tutte le stagioni di Symphogear hanno dei sottotitoli a dir poco pomposi su cui non mi sono mai soffermato. Questa ne ha uno che recita "create una storia con una luce che nemmeno Dio potrebbe conoscere", questo tanto per dirvi il mood.

Symphogear è un progetto che ci accompagna dal lontano 2013 per cui la mia esaltazione a riguardo dovrebbe esservi nota. Non starò qui a linkarvi tutte e quattro recensioni in cui si legge l'entusiasmo con cui (con tanti distinguo) ho sempre seguito la serie. Sembra incredibile, nella nostra epoca, che un anime, seppur breve nei suoi 13 episodi stagionali, arrivi a collezionare cinque stagioni e a esaurire così tutto quello che ha da dire. A fronte di un mercato che divora senza pietà la maggior parte dei suoi figli rimandando spesso trame anche notevoli a chiudersi nei relativi manga, l'alquanto stupido concerto J-Pop delle Intonate si è dimostrato una vera e propria corazzata, reiterandosi di anno in anno, pur mantenendo un qualche sottile filo rosso di fondo che ora può essere tirato.

Gli illuminati di Baviera sono stati sconfitti, anche perché sì è scoperto che il loro capo era una specie di golem semidivino con desiderio di onnipotenza, pronto a usare la tecnologia eretica per... vabbè, è morto prima di riuscirci. Il suo lascito però è un sarcofago contenente la reliquia definitiva, che naturalmente porta al risveglio di Dio (che tanto in giapponese fa Kami sia che sia Dio-Dio, Divinità di tante o creatura molto superiore, ma proprio superiorissima, quindi vai a capire la teologia sottesa). Un Dio crudele che, in qualche modo, torna a un po' ad avercela con la luna e la maledizione di Balal, che già la povera Finé aveva cercato di sconfiggere nella prima stagione. Aggiungete a questo canovaccio un complotto internazionale, altri tre villain di medio livello e una dose di yuri inferiore al solito, ma per certi versi più intensa. Questi gli elementi della storia, che poi ovviamente a grandi tratti è mero pretesto per battaglie, canzoni e frasi a effetto.

Symphogear è ignorante come una pallottola. E' un becero pezzo di metallo, una pallottola. Può solo andare dritta, una pallottola. E' prevedibile, sempre, una pallottola. Allo stesso modo, se ti colpisce, può aprirti il cranio in due. Questa è, in breve, la mia teoria sul successo di questa serie, teoria che in questo quinto capitolo non solo trova complimento, ma anche sublimazione. In cosa investireste voi per la riuscita di un cartone come Symphogear? Nella trama? Nei personaggi? Nei dialoghi? Gli autori hanno deciso di investire nelle sequenze di vestizione. Si vede perfettamente che hanno dedicato un ufficio di animazione apposta per realizzarle e poi hanno fatto in modo di averne almeno una per ogni episodio. Ed è questo il recupero di un meccanismo che era alla base dell'intrattenimento giapponese di una volta, quella ritualità fatta di luci e colori che, incredibilmente, non stanca, ma anzi diviene uno dei momenti più attesi, puntata dopo puntata. Visto che parliamo di Giappone vecchia scuola (quello di quando ancora parlavamo di cartoni animati) non manca, in questi stacchi, anche una studiata licenziosità, licenziosità che nemmeno si preoccupa dell'età media dei personaggi, ma coinvolge gonne corte, lap dance e tanto altro che non sto a specificare per non attirare l'attenzione dei carabinieri.

Eppure, mentre qualcuno prende il suo lauto stipendio tratteggiando fanciullette seminude in un tripudio di luci e colori, qualcun'altro sul serio si mette a scrivere qualcosa. Non una trama, ovvio, ma dei personaggi. Perché non si può negare che, in un modo o nell'altro, Symphogear riesce ad avere un bouquet di protagonisti che colpisce per varietà e armonia, a volte anche grazie a pochi tocchi di classe. C'è la tutt'oggi carinissima Hibiki, pienad i buoni sentimenti, c'è Tsubasa, che da puntata 2 serie 1 passa il tempo contrita e piena di sensi di colpa, c'è Chris-chan la burbera. E a queste si aggiunge Maria, che come tizia complessata fa abbastanza concorrenza a Tsubasa, ma proprio per questo ne è un buon contraltare e infine la coppia di loli, che fortunatamente ha abbandonato i giochetti ammiccanti rimanendo un'ottima spalla. E, di contorno, il tenero homunculus Elfnein, che proprio in questa stagione marcia alla grandissima, TUTTA la famiglia Kazanari, ma soprattutto, il mio preferito, ovvero il manager-ninja Shinji Ogawa che con poco più di tre minuti tre su tutta questa quinta serie riesce comunque a strappare ovazioni a scena aperta.

Symphogear è molte cose, ma principalmente quanto ho detto. Quello che si può rilevare, in particolare in questa XV, è come gli autori abbiano cercato di riagganciare molto di quanto già detto, andando all'incasso per un progetto in cui si è sempre resistito alla tentazione di creare, stagione dopo stagione, villain nuovi e sempre più forti. Sebbene non stiamo parlando di un grande affresco machiavellico è bello che, guardando at large l'universo della serie, si riescano a riconoscere dei tratti distintivi che la pervadono tutta, magari un po' per caso, magari per scelta precisa, ma comunque lasciando un'idea di coesione. Addirittura si sono lasciati alcuni accenni, qua e là, che mi sarebbe piaciuto vedere sfruttati, sebbene forse avrebbero complicato le cose.

Consigli? Non consigli? Se non fosse che non lo faccio mai, questa stagione finale di Symphogear meriterebbe un rewatch a spiedino di tutte e cinque le serie, tanto vi basti per capire cosa ne penso. Se invece volete un lucido commento razionale prendetevi su il vostro google e andate a cercarvelo da soli.

“Gatrandis babel ziggurat edenal / Emustolronzen Finé el balal zizzl / Gatrandis babel ziggurat edenal / Emustolronzen Finé el zizzl”

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