La mia katana
L'ufficio del Direttore inizia ad essere più affollato del salotto di una sit-com.
Da quando Clara si è unita al gruppo di lavoro di Neo & Gödel, più o meno la settimana scorsa, la tensione nell'aria è palpabile: dopotutto gli Ingegneri e Quelli Del Marketing sono da sempre magisteri non sovrapponibili. Ma mentre Neo pare aver accettato più placidamente la situazione, Gödel non sembra rassegnato al compromesso... Pazienza, se da questa situazione nasce la strip migliore dall'inizio dell'anno: perlomeno a mio giudizio, se posso esprimere un giudizio su questa roba io che ne sono co-autore.
Neppure quest'anno ci siamo sottratti al più improbabile e bizzarro tra i nostri doveri: celebrare la ricorrenza di S. Val. su queste pagine, che sono lontane molti parsec da tutto ciò che S. Val. rappresenta. Lo abbiamo fatto con una illustrazione, come nostro solito: “La Mia Katana Conosce il Feng Shui”.
Il riferimento è all'ormai classica battuta della scorsa strip, e il tema è la nuova, improvvisa rivalità tra Gödel e Clara che oramai tiene banco in tutti gli aspetti di questo fumetto. Il formato è adatto per uno sfondo del desktop: non ho l'arroganza di pretendere che qualcuno lo usi effettivamente come sfondo del desktop, ma insomma, mi limito a far presente questa possibilità.
Tutte le illustrazioni passate sono raccolte nella nostra galleria d'arte: in effetti sono tristemente rare, e di fatto da alcuni anni ormai si sono ridotte alle sole celebrazioni di questa festa molto rosa, e poco altro. Se mi trovassi mai con una improvvisa ed enorme quantità di tempo libero, prometto che questa situazione cambierà... fino ad allora, accontentiamoci: visto il livello artistico di questa roba, suppongo che piangerete in pochi.
Per completare la tradizione, occorre che vi fornisca su queste pagine un consiglio per i regali da fare a S. Val., rigorosamente quando è ormai troppo tardi. E dunque eccovi la replica perfetta del contratto che lega Bilbo Baggins alla Compagnia dei Nani di Thorin. Si tratta di una scartoffia di finta pergamena antica, identica a quella del film. Ciò che la rende particolarmente interessante è che il testo del contratto ha davvero un senso, e si dilunga molto più di quanto non venga citato sia nel libro che nel film.
Agli ossessionati come noi piace molto questo genere di cose.
Vomitare sangue
Se foste appassionati di FTR al limite dello stalking e con una buona capacità con Google, probabilmente sapreste già quale receditoriale vi tedierà oggi. Se invece no (e per voi è una buona cosa) posso tranquillamente annunciarvi che è giunto il momento di parlare di Senki Zesshou Symphogear.
Come da tradizione cominciamo con i richiami, le evocazioni e i rimandi, linkando ben due receditoriali precedenti. Uno é abbastanza scontato, un altro invece é molto più serendipitesco, probabilmente dovuto a conclusioni molto personali. Parliamo, per farla breve, di Madoka Magica e Xenosaga.
Per quello che riguarda il primo rimando, ne parleremo estesamente più sotto, per quello che riguarda il secondo esistono tre elementi che queste serie condividono: bambine che soffrono, nemici gommosi e suggestioni in lingua tedesca. Non c'è poi proprio più niente che le accomuni, ma un tale concentrarsi di cose assurde e simili mi fa quasi sospettare che dietro ci sia qualche nome comune, anche se non ho avuto voglia di scartabellare i credits di entrambi per capirlo.
Per una volta potremmo risparmiarci la trama. E' un anime di maghette, la menata è la consueta. Ci sono delle creature mostruose che uccidono la gente. La soluzione è prendere delle ragazzine, maltrattarle e impiantargli dei superpoteri. Punto.
Il fatto che siamo nell'ambito delle maghette spiega il link a Madoka che non é solo la recensione dell'anime, ma anche l'esegesi di come il genere si è evoluto in vent'anni. Il personaggio protagonista di Hibiki, oltretutto, nonostante i suoi (presunti) 15 anni, sembra una specie di revisione opensource di Madoka. E' minuscola e tenerosa, altruista allo schifo, infantile e tutto. Accanto a lei la -guerriera che non deve chiedere mai- Tsubasa e la -stronzetta co le tette grosse- Chris. Sullo sfondo la -guerriera altruista che muore per fare scena- Kanade.
Ci sono due cose che mi sta a cuore dire in fretta di Symphogear. La prima è che mi è praticamente impossibile darne un giudizio lucido. In modo incredibilmente infame la serie colpisce in rapida sequenza in tre punti dove sono molto vulnerabile: le bambine che soffrono, le parole tedesche messe lì a caso assieme a cose antiche e misteriose e il J-POP.
La seconda cosa è che, vada come vada. la serie ha un pilot bellissimo e molto forte. Si apre la vicenda sulla tomba della protagonista, tanto per dichiarare come andrà a finire, poi si accumula una presentazione sontuosa dei personaggi, un rapido incasinarsi dell'intreccio e tante belle battaglie. Le battaglie, nonostante il maghettismo, sono belle sporche, col sangue, la sofferenza, la paura e la violenza.
Il J-POP in Symphogear non è semplicemente il gusto di ornare con canzoncine la storia, ma una parte integrante della trama. Le protagoniste, infatti, per mettersi l'armatura Symphogear e menare i cattivi, devono cantare canzoncine ritmate e continuare a cantarle per tutto il combattimento. Tsubasa poi, in particolare, ha unito la professione al divertimento mascherando la sua attività di paladina della giustizia dietro una vera e propria carriera di cantante J-POP. Uno degli altri motivi per cui il pilot risulta sontuoso è che, al centro, vi è un vero e proprio concertone di Tsubasa con Kanade, che è reso con estrema aderenza ai concerti J-POP giapponesi, con un gusto citazionistico quasi feticistico, soprattutto per noi che siamo fuori da nippolandia e anche, a guarnizione, con un'ottima regia.
Insomma, Symphogear è un ricettacolo di cose che mi piacciono e parte forte, io dichiaro tranquillamente che ne ho proprio goduto la visione, come non mi capitava da un po'. Ma, razionalmente, è sensato riconoscergli gli enormi difetti che non lo hanno reso, almeno in occidente, un successo clamoroso.
Symphogear, tanto per cominciare, aderisce al genere maghette senza aggiungere nulla o osare (come accadeva in Madoka, invece). E' praticamente un shojo dove le menate sui sentimenti pesano più del picchiarsi, vive di una trama lineare che culmina nello scontro con la tipica supercattiva con le supertette e l'atteggiamento un po' da troia, si basa su gente che più si impegna più ottiene poteri enormi così, irrazionalmente.
C'è poi, ed è interessante sottolineare almeno questo, una strategia di marketing che, nonostante sia stata fatta con certi scopi, ha finito col rovinare un po' l'atmosfera. A valle di Madoka Magica è abbastanza pacifico che le case di produzione di anime si siano impegnate a replicarne il successo. Symphogear prova sfacciatamente a buttare nel suo calderone alcuni degli elementi chiave di quella serie, ma lo fa in modo goffo e senza sentimento. Il fatto che Hibiki sia tenerosa, altruista, ma soprattutto che dimostri undici anni la rende quasi un errore di mis-casting, che deforma un po' l'approccio molto più classico (leggasi liceale) dell'ambientazione. Ma è evidente l'intento di riportare alla mente, come detto sopra, il personaggio di Madoka.
A questo si aggiunge una spudoratezza del lesbismo che arriva al fastidio. Mi spiego: una delle grandi molle che hanno aiutato Madoka Magica a emergere è il sotterraneo rapporto lesbo tra lei e Homura. In realtà questo rapporto non traspare minimamente dalla serie, ma il suggerimento subliminale della sua esistenza è una delle cose su cui le ragazzine fan hanno giocato di più a valle della serie stessa. E' il gioco del proibito, dell'erotico, del sottinteso che ovviamente trova in certe fasce di pubblico (le quindicenni) un notevole aggancio. Ma che si "nasconde" dietro un prodotto assolutamente innocente.
In Symphogear, di contro, il rapporto Hibiki-Miku è inequivocabilmente lesbo, tanto che Miku finisce con l'assumere il ruolo dell'innamorata angosciata a casa mentre l'eroe salva la terra. Dall'altra parte il morboso gioco sadomaso (esplicito!) Fine-Chris alza di molto l'asticella della malizia. In pratica, è vero che Symphogear vende quello che vendeva Madoka Magica, ma lo fa in modo tanto esplicito e con una tale spudoratezza che la fascia di pubblico di cui sopra (sempre le quindicenni) alla fine ne prova disagio e non trova lo stesso gusto a giocarci.
Quindi? Symphogear in Giap è andato bene e avrà un seguito. Perché? Perché è una macchina da marketing da manuale. Ha le action figure già pronte, ha un sacco di musica J-POP, ha i costumi. Fa soldi al di là dei suoi tredici episodi, se considerate che ha portato all'organizzazione di concerti e la sua colonna sonora si articola in una collezione di più di una mezza dozzina di CD. E' un vuoto baraccone ruffiano attira-bambocci? Si, assolutamente. Ma, in questa sua aspirazione, ha un incredibile successo. E poco male se sul finale partono le musiche tamarre e i buoni vincono perché si. Vincete la battaglia con voi stessi. Amate Symphogear. Tanto lo sappiamo tutti che eravate fan di Sailor Moon anche se oggi fate finta di niente.
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