Pecorelle
Breve storia triste. Ma mi piace perché è vera! Solo meme oggi su FTR: una “Meme Edition”, se volete, per adeguarci alla moda del seguire le mode, particolarmente esasperata in questi giorni di saldi prenatalizi.
Ad ogni modo massima solidarietà al nostro Neo, che nella strip di oggi sta molto probabilmente parlando dello sviluppo di app Android, e dà voce all'incubo rappresentato da ogni singolo aggiornamento. Come per un riflesso pavloviano, quando lo sviluppatore decente che se ne stava tranquillo per i fatti suoi vede comparire la notifica di aggiornamenti disponibili, la sente quasi sghignazzare, sinistra, ed impallidisce.
Da brave pecorelle (ma non eravamo conigli? (va bé, saremo pur sempre bestiole coperte da un manto soffice e candido)) dobbiamo parlare anche noi di saldi. Almeno non vi inciteremo all'acquisto, dal momento che non ne trarremmo alcun vantaggio economico. Pensate, bambini: FTR non vi ha mai chiesto un centesimo in 17 anni... e ci mancherebbe altro!
Anzi, oggi cercherò di dissuadervi, cioé di dissuadere me stesso, dagli acquisti nel settore videoludico.
Quando vedo Diablo III offerto a un prezzo a singola cifra, ad esempio, la tentazione è forte... Certamente mi affascinerebbe provare un gioco che si è evoluto nella sua forma perfetta, raffinato da ormai 6 anni di beta-testing a spese di tanti acquirenti. Ma poi guardo quella copertina, e vedo il reale costo rappresentato da Diablo III: un costo pagato in tempo, in ore a decine (forse centinaia!), in linfa vitale. Neanche fosse un patto con Diablo medesimo!
E allora grazie no. Sarò forte. Sarò fortissimo, proprio come i personaggi femminili di Dead Or Alive 6.
Per chi si fosse distratto, ricordo che Dead Or Alive 6 è stato preannunciato come un titolo ben superiore ai precedenti, redento dagli errori del passato. Dead Or Alive 6, sottotitolo: “Il gioco che finalmente ha detto NO! alla mercificazione del corpo femminile”.
Ebbene, il nuovo personaggio annunciato in questi giorni è la “scienziata”. Si capisce perché ha la frangetta blu e gli occhiali (rimovibili).
Cosa non si fa per vivere.
Piccoli passi
Se non sapete chi è John Titor e quindi non capite la battuta arrangiatevi. Questo è ancora un blog con i riferimenti di una volta e poi è per quello che vi abbiamo comprato l'internet. Siamo diventati un po' troppo morbidi nei vostri confronti, ultimamente.
Io, invece, sono qui per parlarvi di un'altra avventura, non meno incredibile. Ho visto al cinema "The First Man" non molte settimane fa e dopo attenta riflessione ho ben pensato che un buon receditoriale cinematografico, dopo anni che non ne facevo, non sarebbe stato male. Andiamo a cominciare, tag spoiler non ne metto perché, in quanto nerd, la storia ci è più o meno nota a tutti o così almeno dovrebbe essere (di certo, conoscerla non rovina la visione).
Intanto, the First Man non appare come uno di quei film-spot che la NASA manda in giro negli ultimi anni. In quei casi (che comunque sono quasi sempre relativi a opere di fantascienza) si nota un certo gigioneggiare intorno ai voli spaziali e, soprattutto, c'è una certa ostentazione tecnologica. Sono opere anche loro interessanti, ma è evidente che The First Man ha un taglio completamente differente. La NASA è oggetto, più che soggetto, vista da un occhio che si tiene garbatamente esterno, meno "nerd" se vogliamo.
E' complicato, il momento storico dello sbarco sulla Luna, ci sarebbero moltissimi punti di vista da tenere in considerazione, il film decide di partire da quello umano anche perché, prima di essere un film sullo sbarco sulla Luna, questo vuole essere un film su Neil Armstrong. Ed effettivamente, vedendolo attraversare le sue tragiche vicende famigliari, Armstrong è uno dei tanti personaggi a essere rimasto vittima della storia, ovvero cristallizzato in un momento che, per tutti noi, è stato l'unico importante nella sua vita, quando invece, per raggiungerlo, ha dovuto affrontare diverse peripezie personali, che gli hanno certamente fatto vivere quello stesso istante sotto una diversa ottica.
Umana, è quindi la sua tragedia personale di aver perso, piccolissima, una figlia e umane sono le tragedie di tutti gli uomini che la corsa allo spazio si è portata via, negli incidenti che hanno portato ad avere un Apollo 11 perfettamente funzionante. Umano il dramma delle mogli, costrette a casa ad attendere.
Nonostante questo è comunque nerdgasmica la rappresentazione di tutti i mezzi sperimentali che appaiono nella pellicola, ma non sarebbe potuto essere altrimenti. In questo senso la semplice accuratezza storica aiuta il film. Lodevole, invece, e caratteristico di The First Man, la realizzazione delle scene di volo spaziale, che sono fatte con una certa ferocia. Pur rimanendo lungi dalla rotazione angosciante di Interstellar, il film mostra i piloti letteralmente frullati nella maggior parte delle situazioni più critiche, portando quasi lo spettatore a interrogarsi su come riuscissero a pensare, in quei momenti. E' una scelta coraggiosa rispetto alle rarefatte atmosfere spaziali che ci sono state proposte fino a oggi.
Nel complesso ha ragione però Lo-Rez a dire che il film è carino. Si tratta di un biopic, un genere che, si sa, sopra certi livelli è molto difficile vada. L'aderenza storica e anche il rispetto per i fatti narrati gli impediscono di apparire meno che compassato. Gosling ha sempre quel fare disadattato che non sai mai se appartiene a lui o appartiene al personaggio e a parte lui è difficile individuare figure istrioniche. Merita la visione però, anche solo per la fattura della scena finale dello sbarco, con la commistione di reale e girato, gli spezzoni di voci reali e l'intensità trasmessa nei momenti cruciali.
Una citazione a parte, invece, la merita Buzz Aldrin. Anche se fosse stronzo solo la metà di come viene usualmente rappresentato credo sarebbe un personaggio interessante da conoscere e comunque tira cazzotti a chi crede che non siamo mai stati sulla Luna, quindi per me può fare quello che vuole.
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