Strip
serie
893, 01/12/2018 - Corpo 16
893
01 . 12 . 2018

Dany + Jon

Ecco qua, anche i feticisti della tipografia hanno avuto il loro momento... In effetti, essendo io medesimo ossessionato dalla tipografia, c'è da stupirsi che il momento sia arrivato solo ora, dopo diciassette anni di strip settimanali.

Ma l'inverno sta arrivando. L'inverno che ci spazzerà via tutti, o in alternativa il fuoco. Comunque vada, i prossimi anni saranno cronache del Ghiaccio & del Fuoco. Meglio dunque mantenersi al corrente degli ultimi sviluppi nel Game of Thrones: non solo per evitare fastidiosi spoiler, ma proprio come vademecum per affrontare gli sconvolgimenti apocalittici che ci attendono nella Vita Reale™.
Anche se in fondo in fondo credo che nessuno avrebbe da ridire, se l'ultima Stagione della serie suddetta consistesse solo in Dany + Jon che si montano selvaggiamente per dieci episodi.
Sarebbe la degna conclusione di una saga epica, il vertice assoluto di una montagna di, ehm, intrighi, cospirazioni e atti eroici: tutto portava a questo momento. Ecco, vi ho già scritto il libro, ci voleva tanto?

Per scrivere fan-fiction di questo tipo, come per ogni altro mestiere rispettabile, occorre una divisa: mi permetto di proporre questa, l'ultimo ritrovato dell'artigianato giapponese, denominata “Bauhutte 4G”. Voilà, e siete pronti per quest'inverno.

La notizia pià importante della settimana è che Hideo Kojima tra film, libri, serie TV, dischi e social network trova anche il tempo per lavorare. Glielo hanno chiesto, e lui ha rassicurato tutti con la consueta educazione. Bene, ora possiamo dormire sonni tranquilli. Death Stranding sarà forse uno degli ultimi giochi ad alto budget originali e single-player, come affermano le profezie disfattiste sulla prossima generazione videoludica, ma almeno c'è.

Lo-Rez: arte, storia, web design
01 . 12 . 2018

Forevaaah

E' evidente che "Cristina D'Avena Duets Forever" esiste anche e soprattutto sull'onda dell'entusiasta recensione che scrivemmo proprio qui su FTR. Questo ci impone il dovere di analizzare a fondo anche questo nuovo album, tenendo presenti i riferimenti che già ci guidarono l'altra volta. E' così. No, non avete voce in capitolo. Si fa. State buoni. Andiamo a cominciare.

E' abbastanza pacifico che questo secondo volume di Duets manca dell'effetto evento che aveva alimentato il mito del suo predecessere. Duets era un salto nel buio per piombare in groppa allo spirito del tempo, questo Forever gli va in coda, forte del successo editoriale del primo e di una produzione già rodata. Diciamo subito che questo è solo l'ultimo dei tanti motivi che fanno questa seconda selezione molto meno memorabile della prima, con diverse cadute di stile. Ma andiamo nuovamente nel dettaglio.

Questa volta la Queen dell'album apre la rassegna. Patty Pravo, che ricopre ovviamente il ruolo che era di Loredana Berté ai tempi del primo album, si cimenta nei Puffi. Non lo fa male, la schitarrata elettrica iniziale, come spesso accade, promette più di quanto ci viene dato, ma almeno la Patty non si appiattisce sullo stile da sigla e cerca di metterci del suo. Problema è che la Berté affiancata a Occhi di Gatto era un inno al girl power con un mucchio di livelli di comunicazione, la Patty buttata sulla più classica e piatta delle canzoni di Cristina è semplicemente buttata via. E' difficile soprassedere su questa scelta sciagurata. VOTO: 6.
Tommaso Moro viene chiamato a interpretare La Stella della Senna. Il brano subisce l'ennesimo ribaltamento semantico della sua travagliata esistenza. La canzone infatti nasce ufficialmente come "Tulipano Nero", personaggio che nella serie TV sostanzialmente non esiste. Qui sembra si volesse finalmente ridare dignita a quella povera biondina in body che si fa lo sbatti per tutta la serie e invece no, il titolo è: "I ragazzi della Senna". La povera super-eroina della Francia rivoluzionaria è probabilmente il più antico caso di discriminazione di una donna nel mondo dello spettacolo. Il brano glissa anche su un altro punto storicamente importante. La versione infatti è quella senza ò'errore del 4 vs 14 Luglio. E' una versione che già uscì nel passato, non riscritta per questo CD, ma in qualche modo avrei avuto piacere che si fosse invece riproposta quella entrata nel mito. Al di là della filologiam però molto da dire. Tendenzialmente a me Tommaso Moro sta un po' sulle balle, per motivi principalmente extra-artistici, ma nel frangente interpreta benissimo il ruolo che gli è stato dato. Senza motivo, decide che sta cantando veramente un canto di protesta sociale e non una sigla di un cartone animato e ci mette dentro tutta la rabbia della contestazione giovanile. Lui che urla "Rivoluzione! Rivoluzione!" potrebbe essere messo alla testa dei cortei scolastici. VOTO: 7
In Georgie Dolcenera e la chitarra elettrica svolgono adeguatamente il loro dovere. Georgie è una di quelle sigle che si ricordano più per le storpiature Gemboy che per l'originale. L'esecuzione però la tira un po' su dalla melensaggine rendendola passabile. VOTO: 6.
Ecco, invece Memole, dolce Memole proprio no. Mettere una cantante dall'animo rock e dalla voce graffiante come Elisa su Memole e soprattutto vederla mimare Cristina D'Avena senza il minimo desiderio di fare qualcosa di personale è la dimostrazione precisa di cosa non funziona in questo secondo volume. Una canzone che poteva tranquillamente essere dimenticata assegnata a un'artista che svolge tristemente solo il suo compitino. Siamo vicini allo skip sistematico. VOTO: 4
Pollyanna (è una Royal Flush di ragazzine tenerose, questa parte del CD) invece riesce più a portarsi verso il risultato Geordie. Malika Ayane non fa anche lei quasi nulla di personale, ma l'arrangiamento a tamburelli e festa di paese è un enhancement in linea con la versione originale che magari si poteva anche fare a suo tempo senza scandali migliorando il pezzo. La sintesi è gradevole. VOTO: 6
Elodie e Vola mio mini pony invece è un altro mix di inutilità. A parte dover googlare chi caspita fosse Elodie non c'è proprio niente che sollevi la canzone dal suo squallore originario. I minipony poi, in maniera completamente irrazionale, a me hanno sempre messo angoscia. Questa canzone fa altrettanto. VOTO: 5.
Complicato, invece, raccontare di Ti voglio bene Denver per un fan degli Stato Sociale quale io sono. Perché la canzone è un'altra delle insopportabili che mai avrei voluto in un CD del genere. Di contro, Lodo Guenzi anche solo con "Se eravamo negli anni 70 era già arrivata la polizia" fa tutto quello che doveva fare su un pezzo del genere. E' anche un fatto che, su due CD, sia l'unico cantante a non riuscire a stare al passo di Cristina D'Avena, trovandosi a inseguirla in visibile affanno. In questo, se vogliamo, fa anche tenerezza. Sarebbe corretto un paraculo senza voto, ma non possiamo esimerci. VOTO: 6
Ma quelli del Volo non dovevano essere la versione pop e simpatica della lirica? I Bocelli del divertimento? E dove l'hanno messa tutta la potenza che sarebbe stata perfetta da usare per un brano epico come D'Artagnan? Sembra incredibile, ma il trio si fa ownare dal coro originale che supportava Cristina dimostrando la sua completa inutilità. La canzone rimane un gran pezzo, ottimamente ascoltabile, ma quando c'è bisogno di farlo salire nemmeno fanno il compito minimo necessario, rendendo più gradevole l'ascolto del brano nella sua versione ufficiale. Avevate un rigore a porta vuota e l'avete sbagliato. VOTO: 4.
Anche i Kolors e Alvin Rick'n Roll non sono una grandissima scelta. In realtà, vedete, anche autori misconosciuti o comunque inutili nel primo volume mi avevano regalato soddisfazioni, lo ricorderete. Probabilmente il senso dell'evento o il senso di fare qualcosa che assolutamente non avrà vero ritorno aveva permesso a tutti di giocare molto più, in serenità. E' proprio questo che non succede in questo volume due. I Kolors servono a qualcosa? No. La canzone di Alvin la urliamo tutt'oggi a squarciagola? No. Questo brano è qualcosa più della sintesi di questi due elementi? No. VOTO: 5
Personalmente, la storia di Papà Gambalunga mi ha sempre messo un po' a disagio. La canzone, che ovviamente ignora gli aspetti più... mmmmh... così così della vicenda, da altrettanto. Federica Carta è un altro "let me googl it for you". Avrebbe fatto più bella figura a essere parente di Marco, ma neanche quello. Sti ragazzetti di Amici, comunque, è evidente che prendono questi brani come Sfida per la felpa e poco di più. Non è una canzone inascoltabile, semplicemente è esattamente la canzone che era la sigla di partenza, senza quasi distinguere il contributo della cantante. Rimaniamo sulle medie sopraddette. VOTO: 5.
Col Mistero della Pietra Azzurra si gioca con i motherfucking sentimenti. Meritavamo questo brano nel primo volume. Quello che si nota di più, nella prestazione dell'Amoroso, è la necessità di tenersi low profile per non surclassare Cristina, cosa che abbiamo già sottolineato in generale più volte. Avremmo voluto moltissimo per questa canzone, ma apprezziamo che non le sia stato fatto del male. VOTO: 6.
MAX PEZZALI + ROBIN HOOD! Musicalmente in questo brano non si trova niente di rilevamente, ma è veramente difficile non volergli bene. Sappiamo tutti del problema che ha Max con la sua adolescenza e di certo una collaborazione con Cristina D'Avena non gli sarà utile ad accettare che è finita, ma forse proprio per questo nel brano riesce a mostrare una verve e un desiderio di rischio che poi è il cuore di questi duetti. La canzone è anche una di quelle da me richieste. Mi sento comunque di dire che avremmo comunque meritato qualcosa di più, ma in realtà stavolta siamo soddisfatti. VOTO: 7
Con le Vibrazioni torniamo nel meta-musicale. Il gruppo, evidentemente, vuole cimentarsi in un supereroe dai tempi di Shpalman e vederli in Batman ha un che di catartico. Se posso permettermi, era un po' che non avevo più idea di dove fossero finite, le Vibrazioni, e questo duetto sembra un po' un tentativo di tornare alla ribalta, ma magari è ignoranza mia. I ragazzi ci mettono un certo swing, non è che le Vibrazioni abbiano quel timbro caratteristico che ti svolta la serata, ma il loro dovere lo fanno. In fondo a noi ci piace Batman e ci piace com'è. VOTO: 6.
E poi, un secondo prima di salvarci, nel momento in cui sembra che questo CD possa comunque avere una sua ragione d'esistere, nel momento in cui ti dici disposto a perdonare tutto e aprirti all'amore, vieni pugnalato alle spalle. Sailor Moon e il cristallo del cuore: lo scempio. Nella mia prima recensione avevo esplicitamente chiesto questo brano, tanto per farvi capire cosa significasse. E Carmen Consoli di per sé era un'ottima scelta per eseguirlo. Ma allora perché... perché... perché... l'arrangiamento Charleston di mia nonna? Una canzone che era l'apoteosi del techno e della modernità, la vera svolta con cui Cristina D'Avena riusciva a uscire dagli anni 80 e adesso devo stare qui a sentire parappapapapapara? I cori mandati a casa. L'intensità spenta. No, sul serio, piuttosto di ciò torno a sentirmi l'OST delle Pretty Cure! (no, sto scherzando, mai ascoltata. Però aspetta che vedo se su Spotify...). VOTO: 3
E' forse la grande mestizia che favorisce, subito dopo, il miracolo. Nek, che probabilmente anche lui ormai ha smesso di cantare e gestisce una pompa di benzina a Roncobilaccio, mette il cuore nella canzone di Rossana che non avevo mai sentito, ma che dona tanto godimento da far venire voglia di metterla in loop. Per quello che mi riguarda Nek può anche mettersela come bonus track nei suoi CD, oppure, ancora meglio, può rifare da solo tutte le altre sigle e uscire con una compilation sua. E' veramente il pezzo più ascoltabile di tutto il CD. VOTO: 7
L'entusiasmo per Nek ci permette di incontrare Shade, unico rapper presente, in un'interpretazione di Doraemon (ovviamente non gatto spaziale che non ha paura di farsi male, ma una riscrittura, molto più recente). A me questi rapper che necessariamente devono inneggiare a Cristina D'Avena e fanno i superfan sa sempre appaiono un po' stucchevoli. Anche perché anagraficamente, ci sono brani in questo stesso CD che andavano quando lui aveva due anni e altri, come quello da lui stesso cantano, di quando ormai era in piena adolescente. Non voglio (si, lo voglio) rivendicare il mio diritto di essere guardiano di Cristina quali bambino dei primi anni ottanta e non esattamente cresciuto prima dei 2000 inoltrati, però in questo tipo di sparate ci vedo sempre qualcosa di artefatto. A parte questo però il brano è gradevole e correttamente modernizzato e anche il rap si mixa bene con il ritmo principale, quindi promuoviamo comunque. VOTO: 6.

Le conclusioni su questo Duets Forever sono quelle già espresse in apertura. Non si tratta di avidità o di inchinarsi al mercato. Si vede nettamente come il primo progetto fosse una specie di gioco, un divertissement anche per le persone coinvolte e questo gioco, una volta immesso nella serialità perde di genuinità. Questo non vuol dire che ascoltare questo nuovo CD non sia stato divertente, perché la curiosità dell'esperimento c'è sempre, ma se dopo l'ascolto si riesce a stento a riascoltare allora non è detto che l'esperimento valga la candela (per la cronaca si, il primo CD l'ho ascoltato molte volte).

A un concerto di Cristina D'Avena comunque bisognebbe andarci, non fosse altro per il fatto che racconta con orgoglio dei suoi fan che le urlano "Escile". Quello che molta parte del jet-set oggi tradurrebbe in una becera volgarità maschilista lei lo vede come una specie di rivincita sulla sua storia artistica forzatamente asessuata. Naturalmente anche in virtù di un'età che le permette di gestire con fermezza certi discorsi. E poi, savasandir, le canterei tutte.

“Qui nella nostra classe abbiamo un gruppo di ragazzi / che trattan gli insegnanti come fossero pupazzi / Ragazze state buone altrimenti la pagate / perché a noi piace far così perciò non v'impicciate”

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