Quell'orribile forza
Lasciamo i nostri Ingegneri delle Tenebre lassù nella strip di oggi, alle prese con le loro meschine preoccupazioni: noialtri abbiamo ben altro a cui pensare.
...
Dunque, vediamo: ci sarebbe qualche costumino nuovo di Street Fighter V, ma sono troppo amareggiato, o salato per usare il gergo dei lottatori di strada, e non mi va di parlarne. Vorrei inspirare a fondo e poi urlare a Capcom tutto il mio disappunto, e salvarla prima che sia troppo tardi... e invece resterò passivo. Oh, Capcom, sai che ti amo più della mia stessa anima (?), come puoi perseverare nella tua stoltezza? La tua casa è divorata dalle fiamme, e tu stai lì a gingillarti davanti allo specchio con un costumino (che mi vuoi vendere a 4 euro)! Come puoi ostinarti ancora a ignorare i giganteschi problemi di questo giochino penoso?
Mi fa infuriare questo comportamento così miope, così scollegato dalla realtà... come se mentre metà mondo soffre la guerra e la carestia noi ce ne stessimo qui a lamentarci per 5,5 fotogrammi di input lag!
Ehm.
Ma pazienza.
In questi giorni è stato completato un giochino dall'arte “povera”, tutto fatto coi pixel grossi come case, che è stupendo: Crawl. Intendo visivamente stupendo, perché trattandosi di un titolo esclusivamente multigiocatore non mi interessa nulla all'atto pratico. Anche il video di presentazione è ottimo, ed è talmente riuscito nella sua delirante follia che mi ha messo quasi paura.
Ma si sa che i vecchi ci mettono poco a tremare come foglie, e io modestamente sono vecchissimo. Talmente vecchio da ricordare la preistoria di quel che i giovanotti di oggi chiamano “internet”, quando Quake era il videogioco più gigantesco del mondo e tutti lo giocavano, ne parlavano o costruivano nuovi livelli.
Tra quelli che ne parlavano spiccava un sito, oggi forse diremmo una comunità: Something Awful. Il nome dice tutto: erano (eravamo!) adolescenti sudati cattivissimi, storditi dalla chimica del loro corpo che cambia, tutti ingobbiti davanti a schermi CRT comicamente grossi e pesanti e bombati, a misurarsi il loro PING a vicenda prima di organizzare battaglie online all'ultimo sangue, in cui l'abilità nel coniare insulti ingiuriosi non era meno importante di quella nello sparare con mouse e tastiera.
Ebbene, è uscito un lungo articolo che ripercorre la storia di Something Awful. Più che nostalgia, rileggendolo quel che provo è sollievo per esserci lasciati alle spalle un mondo tanto orrendo... Peccato che quello che lo ha rimpiazzato sia anche peggio.
Il mercato dei gioielli
Settimana scorsa sono stato preso con un receditoriale, ma non mi ero perso la notizia che Nintendo ha definitivamente deciso di chiudere la produzione del NES Mini, ma ha anche forse cominciato a fare girare dei rumors relativi a un Super NES Mini.
Ho sentito in rete molte lamentele di questo fatto e, soprattutto, ho sentito molta gente giudicare Nintendo molto stupida nella sua decisione. Quello che è certo è che se Nintendo avesse tenuto aperta la linea di produzione del NES Mini fino a raddoppiarne il numero dei pezzi totali sul mercato, probabilmente questi sarebbero stati venduti ugualmente. E se è vero l'enorme margine sul prodotto che ci siamo calcolati con i conti della serva, è indubbio che parliamo di un bel guadagno netto, soldi facili e lineari, la più ovvia delle easy win.
Nonostante questo non penso che Nintendo abbia sbagliato a chiudere la produzione perché c'è un aspetto fondativo dell'azienda Nintendo che la caratterizza quantomeno dalla fine della prima console war (quando SEGA chiuse e il mercato fu conquistato da SONY), ovvero una religiosa gestione del marchio che, al di là dei guadagni, viene sempre lasciato intoccabile, circonfuso di un'aura di sacralità in cui i fan, bene o male, si crogiolano.
Questo atteggiamento non è assolutamente assurdo nel mondo del marketing, anzi, tutto il lusso vive del produrre meno per produrre solo cose preziose vendibili ad alto prezzo. La Apple (che abbiamo più volte accostato a Nintendo) vende solo cellulari di fascia alta a prezzi esorbitanti. Ha fatto quasi nulli esperimenti per andare a conquistare il mercato di mezzo. Il motivo è che se esistesse un Apple da 200 euro, l'Apple da 800 euro perderebbe un senso e sarebbe impossibile fare leva sul marchio per recuperare margini elevati. E' come il mercato dei gioielli che, essendo più o meno governato in modo monopolistico, fa si che arrivino sul mercato molti meno gioielli di quelli che effettivamente si potrebbe immettere, per lasciare il loro prezzo alto.
Nintendo è un marchio di lusso? In realtà no, non ha senso cercare il lusso nelle console e nei videogiochi, in qualche modo la sua gestione del marchio è esasperata secondo altri parametri e con altri guadagni. In pratica Nintendo limita fisicamente gli ambiti in cui il suo marchio è usato, evita le contaminazioni, vive secondo un'ideale di purezza assurdo, nel 2017, per cui anche il riesumare un oggetto ormai archiviato nella storia per farlo tornare come gadget vintage è un'attività da svolgere con parsimonia, per non violare la sacralità della sua storia.
Conviene farsi tutti questi clamorosi sbatti invece si andare ad aprire il rubinetto dei soldi e portarne a casa alcuni secchi pieni? Assolutamente si. Se ci pensate è proprio ques'aura di intoccabilità, questo imprimatur quasi religioso che, a monte di tutto ha permesso a NES Mini di essere un fenomeno di costume. E fermare la produzione molto prima di saturare il mercato lascia nell'aria una fame e anche un senso di gloria che probabilmente il prodotto in sé nemmeno merita, ma che a questo punto non si può più dissolvere. Tutti quelli che avrebbero voluto il NES Mini, dopo averlo scartato, fatto un po' di woo woo e giocato due minuti, probabilmente lo avrebbero messo in un angolo. Non dispiaciuti da quello che hanno ottenuto, ma sicuramente consapevoli di non aver comprato un oggetto per un divertimento a lungo termine. Dopo l'orgasmo del possesso, in fondo, non sarebbe rimasto niente.
Nella condizione attuale invece chi possiede il NES Mini ormai lo considera un oggetto raro e prezioso (sul prezioso vi inviterei a controllare i prezzi su eBay) e chi non lo possiede ha un'insoddisfazione, un desiderio di fondo che è solo nelle mani di Nintendo soddisfare. Se veramente uscirà un Super NES mini è ben probabile che tutti coloro che non sono riusciti a ottenere NES si getteranno sul Super NES e tutti quelli che invece ci sono riusciti... ci si butteranno lo stesso, vista la soddisfazione dell'acquisto, data dal contesto quanto (o forse più) che dall'oggetto in sé.
Certo, potete dire che facendo così però Nintendo non può tirare troppo per le lunghe. Sparata la cartuccia NES, sparata la Super NES e sparati anche (ma qui andiamo nella pornografia) N64 e Gamecube, ognuno consumato con un ciclo di vita di sei mesi, sembra che il tempo per mietere soldi da queste operazioni sia tremendamente poco, per un ritorno risibile. Quello che però dovete ricordare è l'onda mediatica che genererà ognuno di questi oggetti (il NES l'ha generata), i sei mesi PRIMA del rilascio e i tre mesi DOPO il rilascio e anche i mesi di vuoto nel mezzo. Se Nintendo le facesse tutte a un anno e mezzo di distanza l'una dall'altra ne avremmo per altri cinque anni. CINQUE anni nel mondo dei videogiochi sono un'intera generazione di console, ce n'è abbastnaza per star tranquilli. Ora che avremo l'ultima ormai saremo tutti a giocare a palla prigioniera su Marte, di certo non ci sarà bisogno di andare avanti. Oppure sarà il tempo di proporre la Wii.
Insomma, è ovvi che giocattoli come NES Mini non possono essere il core business di un'azienda come Nintendo, ma a questo punto, visti i costi, se ne sono un corollario così potente e se la loro potenza è data anche dall'avarizia con cui vengono proposti... chi lo fa fare alla N di svuotare tutto il serbatoio di hype subito? Pochi sporchi soldi? I soldi vanno e vengono, il marchio Nintendo, puro, solo coi suoi muscoli, ha invece salvato già un paio di volte la società dal tracollo (e tra cellulari e partenza a razzo di Switch, lo sta facendo nuovamente proprio oggi).
Cymon: testi, storia, site admin“Non rumor di tamburi o suon di trombe
furon principio all'amoroso assalto,
ma baci ch'imitavan le colombe,
davan segno or di gire, or di fare alto.
Usammo altr'arme che saette o frombe.
Io senza scale in su la ròcca salto
e lo stendardo piantovi di botto
e la nimica mia mi caccio sotto”
- Orlando Furioso, Ludovico Ariosto