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492, 11/12/2010 - Enlarge your...
492
11 . 12 . 2010

La trovo ringiovanita

[Ehm... stavolta ho fatto confusione con le settimane, e inavvertitamente ho divulgato la trama della prossima strip. Che perfido spoiler! Che terribile fuga di notizie! Certo che, di questi tempi, un leak del genere capita a proposito...]

Le settimane scorse se ne sono andate via allegramente discorrendo di gioconi per le masse, titoli che attualmente sono scritti su decine di milioni di letterine a Babbo Natale, roba che qui di solito disprezziamo. Roba alla Call of Duty.
Oggi mi pare inevitabile proseguire con questo trend, ormai tanto abbiamo toccato il fondo. E allora parliamo pure di una faccina maltrattata sbattuta in copertina, che ha fatto il giro del mondo: un faccino riempito di botte, occhioni tristi e dolci come un cucciolo abbandonato, in un primo piano ad altissima risoluzione. La copertina è quella di Game Informer, e la faccina appartiene a una che certo ci è abituata, a finire in copertina. Lara Croft. Sì, la sorella meno famosa della nostra Clara.
Ora, se questa illustrazione accende i vostri sentimenti, sentitevi molto in colpa perché quasi certamente stiamo parlando di una Lara minorenne. Senz'altro per evitare problemi il manuale del gioco la definirà “maggiorenne”, ma i tratti sono inequivocabilmente immaturi. È un vecchio trucco in cui quei volponi dei giappi sono maestri... con le loro protagoniste dei manga “maggiorenni” che dimostrano sì e no 5 anni.
Ad ogni buon conto, anche Tomb Raider avrà il suo rifacimento: non riesco a fingere sorpresa. Certo questa direzione, come dire, artistica fa ben sperare. Ma soprattutto sono molto ben disposto verso questa serie in questo periodo, perché sto giocando Lara Croft and the Guardian of Light.
La decisione di recitare in un giochetto piccino e umile non dev'essere stata facile per una star come Lara. Eppure Lara ha creduto nel progetto, e i risultati le hanno dato ragione: questo giochetto in versione solo download è senz'altro il miglior titolo in cui sia mai apparsa (escludendo forse il primo Tomb Raider, giusto per nostalgia). Guardian of Light è un gioco nello stile della “vecchia scuola” che mi fa venire i lacrimoni agli occhi. Si va in giro con una visuale isometrica nella giungla a sparare a tutto quello che si muove, un torrente di proiettili scintillanti... e poi ci sono gli enigmi, che richiedono acrobazie e cervello in parti uguali, e sfruttano una simulazione della fisica davvero sorprendente.
Le sfide continue che il gioco ci propone, gli incentivi a migliorare il proprio tempo e a battere il punteggio più alto (!!!) ne fanno un titolo difficile da mollare. E poi ci sono tante armi e gingilli da collezionare, costumi alternativi, nuovi personaggi e livelli scaricabili, la possibilità di gioco cooperativo a due (che cambia totalmente il gioco)... è davvero un giochino che offre tantissimo per quel che costa (anche 7 euro se lo acciuffate quando è in promozione su Steam).

Lo-Rez: arte, storia, web design
11 . 12 . 2010

Gibsoniani a bestia

Forse siamo sull'orlo della prima cyberguerra mondiale della nostra razza. Dopo la botta di notizie segrete di Wikileaks ero già pronto a credere nella guerra termonucleare mondiale e alla necessità di accendere il mio pipboy, se alla fine sfocia tutto in una cyberguerra non credo che poi si possa dire che ci è andata male.
Su FTR non si parla di politica, Real Life o Cose che Stanno sui Giornali, lo so, immagino che Lo-Rez stia già rabbrividendo a sentire queste parole, ma ammetterete che una cyberguerra è qualcosa di nerd e figo. Anche un software chiamato Low Orbit Ion Cannon è qualcosa di nerd e figo. Che tutto ciò appartenga alla vita reale è solo un incidente di percorso.
Ho già scritto da qualche parte in FTR che il grande bottone per distruggere la rete non esiste e che il collasso del cyberspazio è un mito buon per i piccoli hacker che non fanno i compiti (fai i compiti o collassa il cyberspazio), ma forse i prossimi giorni ci permetteranno di vedere cosa accade ad alzare un po' il livello dello scontro parlando di potenze informatiche. Perchè un altro mito che circola per gli ambienti è che hacker, cracker, burloni e rompiballe vagano indisturbati per la rete perché la rete è nei loro confronti compiacente, ha il suo tornaconto a tenerli in vita e gli attori Grandi e Grossi dell'IT, se volessero, schiaccerebbero tutti questi cattivi da operetta in meno di mezz'ora. Ora, probabilmente, sarà necessario mostrare un po' più muscoli della media, qualcuno potrebbe avere sorprese.
Non li vedo scenari catastrofici all'orizzonte, non mi piace alzare cartelli con scritto "The end is near", quello che però mi stuzzica è vedere potenziali sceneggiature catastrofiche. Vedo un futuro post-VBDDOS (very big distributed denial of service) in cui la rete sarà solo un'utopia, una giungla infestata di software maligno che la infesta e impedisce la corretta navigazione e dove tutti coloro che vorranno continuare a usarne i servizi si rinchiuderanno in ultramoderne BBS, come feudi medievali fortificati, strettamente sorvegliati nei contenuti e negli accessi. Su tutto il resto della plebe che non troverà rifugio nelle post-BBS e sarà quindi condannato alla rete corrotta e a diventare zombie al servizio di qualche sistema, governerà l'ultrafacebook, convincendo tutti che non ci sono problemi e invitando a condividere la foto di un culo (bhe, quello lo fa anche il facebook normale).
E' un peccato che scrivere libri basati su questo scenario sia eccessivamente nerd e pochi coglierebbero il profondo divertimento di qualcosa di questo tipo. Anche farne videogiochi potrebbe essere complicato, ma in questo caso qualcosa di molto indie, con grafica ASCII e regole contorte potrebbe sfondare nel sottobosco. Nel caso tu (tu chi?) credi di poter realizzare qualcosa del genere (qualcosa come cosa?) tratta pure questo mio spunto secondo la CC, sfruttalo a piacere ma ricordati di me (questa sera che non hai da fare, e tutta la città è allagata da questo temporale).
Si, oggi ragazzi ci sentiamo generosi e con un ego smisurato.
L'altra sera vagavo per la rete e mi sono messo a leggere la recensione di Fable III. Fable è ovviamente una di quelle serie che ci interessa particolarmente perché è un parto di Peter Molyneux. Peter è una persona che mi sta molto a cuore, tanto che abbiamo pure una strip tutta per lui, è uno dei geni dell'epoca che fu e un maestro indiscusso, oltretutto cresciuto profondamente nella scuola PCista. Molti dicono che Fable sia stata la sua scommessa più ambiziosa, io credo che grattando via il molto marketing che soprattutto ha lordato il progetto all'inizio, si tratta solo della naturale evoluzione di un artista che ha sempre cercato di guardare il gameplay da un punto di vista diverso da quello usuale. Come ben dice la recensione di Fable III, però, appunto quel marketing che ha cercato di trasformare il suo lavoro in qualcosa di altro e clamoroso, ha quasi soffocato la sua figura e lo ha messo in una situazione imbarazzante. Questo terzo capitolo della saga dell'eroe dalle molte scelte sembra essere finalmente il reale coronamento dell'idea, l'equilibrio tra i suoi vari aspetti. Certo, manca ancora moltissimo alla vera idea di generazione di vita reale, ma da qualche parte si dovrà pur partire.
Se possiamo però mettere un attimino da parte il gioco, però, è la figura di Molyneaux quella che mi porta alle riflessioni più articolate, la sua e quella di tutti gli altri come lui. Non vi sembra che questa epoca sia priva di one-man-show del suo calibro? Di personaggi che riescano a trascinare un prodotto col loro carisma e talmente invadenti da riuscire, nelle recensioni e nelle anteprime, a sostituire con una loro foto gli screenshot del gioco?
Non venitemi a tirare la menata "i giochi non li fa più un nerd da solo in un garage", questo discorso andava bene per i Braben e per i Mechner. Molyneux, anche quando metteva il suo faccione davanti a tutto, guidava team complessi che facevano girare grosse (per l'epoca) somme di denaro. Il suo team (la Bullfrog, allora) non era in un garage, ma aveva uffici, ufficio stampa e parcheggio per le porsche. Oggi quanti nomi ricordate di "autori" dietro importanti videogiochi? Non parlo del gioco uscito ieri, che magari l'intervista a qualche tizio ve la ha messa sotto il naso, non parlo nemmeno dei grandi vecchi che ancora reggono in prima linea (forse solo tutti giapponesi, a pensarci bene), parlo di nomi che negli ultimi due o tre anni abbiano avuto il coraggio di uscire e dire: "io SONO il videogioco tal dei tali". Perché questo fenomeno di personalizzazione non esiste più? Ed è un bene che non esista più? Non era un ingranaggio di peso nella dream-machine del mondo del videoludo?
Bene, ora che dopo minchiate cyberpunk vi ho regalato anche la riflessione della sera posso lasciarvi. Il freddo scende, la neve addormenta ogni cosa, si avvicina il Grande Inverno. Non avessi mollato George R.R. Martin per consunzione sarei preoccupato.

- Dice Oook, Arcicancelliere
- E che vorrebbe dire?
- Vuol dire "No", Arcicancelliere
- E come fa a dire "Si", allora?
Il Tesoriere temeva proprio questo. - Oook, Arcicancelliere.
- E' lo stesso Oook di prima!
- Oh no. No, glielo assicuro. L'inflessione è diversa... Voglio dire, quando ci si abitua...- il Tesoriere si strinse nelle spalle - Immagino che ormai abbiamo imparato a capirlo, Arcicancelliere
(Stelle cadenti, Terry Pratchett)

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