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serie
479, 11/09/2010 - Il bagagliaio
479
11 . 09 . 2010

La levetta della gioia

Chi si aspettava un addolcimento nel tono delle nostre strip resterà deluso e scandalizzato: ancora questa settimana ci permettiamo battute scorrette, e a farne le spese stavolta sono dei poveri coreani.
Sarà stata l'esaltazione delle vacanze da poco concluse a far osare tanto al nostro sceneggiatore? Oppure siamo solo piccoli patetici autori di webcomic, che sfogano così la loro miserabile vendetta contro il Mondo? Mah. Intanto, come dicevo la volta scorsa, uno dei suddetti due autori ha sfogato in altro modo la sua ossessione... costruendosi a mano un joystick arcade.

Sulle motivazioni filosofiche che mi hanno spinto a una tale impresa, vi rimando a quel che dicevo una settimana fa: era un sogno che coltivavo da tantissimo tempo, e ho voluto celebrare con un oggetto simbolico la mia nostalgia per le belle sale giochi di una volta, e i bei giochi da bar di una volta.
Giochi che ci sono ancora, tra l'altro. Sono vivi nelle competizioni internazionali, come Street Fighter III 3rd Strike o King of Fighters 2002, che vengono giocati regolarmente nei tornei. Sono vivi anche perché le serie storiche continuano ancora oggi, e anzi grazie al successo di Street Fighter IV stanno ritornando di moda. Il 2d, del resto, non morirà mai™ (e sorvoliamo sul fatto che la grafica di SF4 è 3D... è il concetto che conta).
Per avere qualche probabilità di sopravvivenza sulla scena professionistica dei giochi di combattimento 1 vs 1, si sa, è indispensabile padroneggiare le arcane tecniche di lotta con il joystick. I joypad in plasticone delle console sono armi troppo goffe ed erratiche, Obi Wan ci insegna, e ogni Jedi rispettabile usa solo la spada laser che si è costruito con le proprie mani.

Ogni fotogramma conta, e solo la tradizionale levetta tramandata dai nostri padri è in grado di fornire prestazioni all'altezza. Lo stesso vale per i tasti: un purista non può accettare di avere sotto i polpasterelli niente di meno di un vero tasto da cabinato a gettone, made in Japan da maestri artigiani in un tempio Sanwa, temprato da mille battaglie, fatto per resistere alle pigiate furiose di generazioni e generazioni di mani unte, di clienti violenti che pucciano il gettone e resistono disperatamente al Game Over, dovessero fracassare tutta la dannata sala con la pressione delle loro dita.

Io, naturalmente, non sono uno di questi lottatori professionisti. Sono un “tenero” che capisce sì e no la metà dei discorsi che si fanno sui forum di Arcade Extreme Italia e altri luoghi di ritrovo simili. Però mi sono fatto comunque lo strumento suddetto. Ho raccontato la mia esperienza in una guida fotografica sul nostro forum, che da oggi è disponibile anche su questo sito, nella sezione bonus. Il forum, si sa, non è un posto molto raccomandabile, c'è brutta gente, meglio metterla al sicuro.

Giunti fin qui è ora di lasciarci, ci sarà tempo di parlare del mondo videoludico che nel frattempo va avanti. Tipo, che so, potrebbe perfino uscire Duke Nukem Forever, HA HA HA... Ehm.

“...E Mature mette dentro l'infinita da barra piena e ciao.”

Lo-Rez: arte, storia, web design
11 . 09 . 2010

Wired and wireless

E così l'altro giorno ero lì che mi lambiccavo il cervello e pensavo a qualche straordinario soggetto usare per la prossima strip M.it quando ti vedo che sta tornando il duca. Cioè, il duca. Questo sito credo sia nato aspettando Duke Nukem Forever, dopodiché ha passato anni a prendere in giro l'attesa di Duke Nukem Forever e ormai, ai giorni nostri, trova le gag su Duke Nukem Forever roba un po' obsoleta. E invece adesso tò guarda sui siti del settore si parla di nuovo del duca. Che torna. Ancora. Per uno sceneggiatore di fumetti sui videogiochi come me un vero e proprio miracolo.
Dedicherò un editoriale al duca. Non questo, ma uno dei prossimi. Voglio fare una bella storiografia del personaggio e di quello che ha rappresentato e come mai, più di ogni altro gioco, la sua uscita può scuotere i nostri vecchi cuori. Se questo sito è (anche) un archivio di documenti quel documento serve, soprattutto per voi pischelli con la bocca sporca di latte e Halo che potreste pensare "giusto un altro FPS".
Questa settimana però si parla d'altro. Sabato scorso il sito si è aggiornato in automatico, senza il mio benevolo sguardo addosso, qualcosa che, nel fondo del mio cuore, ritengo sempre un piccolo miracolo. In realtà, a ben pensarci, è esattamente per questo che abbiamo implementato gli aggiornamenti automatici, eppure, se devo esser sincero, sono quasi sempre ai posti di combattimento quando viene il momento e le pagine cambiano, potrei schiacciare io il tasto invece di farlo fare a crontab. E quando non sono presente l'aggiornamento non c'è proprio perchè, di solito, sono anche i casi in cui non ho nemmeno scritto l'editoriale.
Invece settimana prossima il sito ha fatto tutto da solo perché sono stato a Madrid. Madrid è una città della Spagna, non so se la conoscete visto che non ci fanno nessuna fiera dei videogiochi importanti, potrei esporvene tante peculiarità, ma credo che sia il momento, oggi, di sottolineare cosa accade per quello che riguarda la connettività a Madrid. Una cosa che accade all'incirca in tutto il mondo tranne in Italia.
Come ben sapete (vi ho macinato i gioielli di famiglia) ho un telefono androide per cui oggi ho molto più interesse di un tempo nelle opportunità di connessione. Che ci crediate o no non sono un addicted della rete, se sono in vacanza l'ultima cosa che mi viene in mente è di connettermi a internet, ma lo sfizio di aggiornare lo status di facciabukko mentre sono via ha sempre quel pizzico di fascino geek. In Spagna, questa terra lontana che ci è aliena, ti può capitare di entrare in un barbaro MacDonald e di trovarti una rete wi-fi a tua completa disposizione, come anche trovare una stanzetta in un alberghetto microscopico e scoprire che questi tengono in corridoio un routerino wireless fatto apposta per permetterti la login. In un contesto del genere i vari piani dati offerti dagli operatori telefonici (assurdi, per quello che riguarda l'estero) si possono guardare sotto una luce completamente diversa e anche le capacità di un telefono come il mio (e come tanti altri, comprese le mele) possono essere analizzate sotto una luce nuova.
Ovviamente, però, il punto del discorso non è tanto come mi sono divertito a chattare in MSN dall'Iberia quanto il fatto che è assurdo che la nostra nazione abbia leggi che vietano la possibilità di aprire una rete wireless e che impongono, a chi offre connettività, di registrare e schedare chiunque la sfrutti. Questo, se non bastassero tutte le altre pastoie che abbiamo, ci getta indietro di una ventina d'anni buoni un po' su tutto e ovviamente irrita il mio animo conigliesco e tecnologico, geek e nerd. Non si tratta del bimbo che vuole "internette gratiss", si tratta di un servizio plausibile che evidentemente potremmo avere, ma che ci è negato perché chi ci governa è spesso allineato col pensiero di Ludd (e spesso è anche troppo ignorante per sapere chi diavolo sia Ludd).
Sono stato in Spagna, ho preso l'aereo e come capita quando prendo l'aereo mi sono comprato Wired (accidentalmente, considerando quanto uso l'aereo, questo significa che in tutta la mia vita ne ho acquistato DUE copie). Wired non è una brutta rivista, in realtà è zeppa di spunti interessanti e idee carine, soprattutto per chi ha una mente un po' fantascientifica e futurista nonché immaginifica come la mia. Quello che mi sta sullo stomaco della rivista, però, è quando cerca di dimostrare a sé stessa che appartiene a noi. Wired non ha niente della Razza. Non è geek, non è nerd, non è tecnofila come vorrebbe farci credere. E' tecnofashion, fighetta, all'avanguardia, ma non possiede niente della vera sottocultura a cui ogni tanto cerca di richiamarsi. I veri geek non "tuittàno", non partecipano a iniziative online su facciabuc, non commentano siti come fossero i Renzo Piano del HTML e soprattutto, vivaddio, non consultano siti internet con l'iPad. Non mi dà tanto fastidio questo atteggiamento giovane da amicone della cumpa, in realtà, mi dà più fastidio il fatto che lo si ostenti e poi, assieme, si ignori completamente tutto quello che noi rappresentiamo. Datemi un solo vero nerd in Wired e mi abbono alla rivista, prometto. Ma deve essere uno che flamma sui forum, non il sindaco di cippirimerlo di Foursquare.
Wired, tanto per sembrare un figlio del popolo, sembra recepire abbondantemente i commenti che gli arrivano via Twitter e Facebook. Io però tutte queste cose non gliele posso dire tramite questi due canali. Twitter proprio non ce l'ho e Facebook è gestito da un'altra delle mie personalità multiple, molto molto molto lontana da quella che gestisce questo sito. Se magari però qualcuno di voi possiede questi canali e vuole farci piacere, riportategli pure il mio scritto.
Ora basta, però, chiudiamo l'editoriale, state tornando a scuola e non vorrei andaste a letto troppo tardi.

“Briisa de Néss, erba de Buffalöra, sabbia de Fuentes e un trönn de Culmenàcch. / Güla, güla... güla fina a Tresenda, gula sö in Valcavargna e al Pian del Tivàn”

Cymon: testi, storia, site admin