Fashion victim
Prosegue la lotta senza quartiere tra le due forze che da sempre si oppongono: Ingegneri delle Tenebre vs Reparto Marketing. Anche nel buio antro del Direttore le fazioni si affrontano senza esclusione di colpi in una guerra sommersa, antica come il Mondo!
Mi sto lasciando condizionare un po' troppo da Assassin's Creed II, che sto portando a termine proprio in questo periodo... ma ci sarà tempo per parlarne. Manca poco ormai alla solita fiera di Los Angeles, l'E3 2010, e i PR dei vari editori iniziano ad affilare i coltelli, a sparare qualche colpo in aria prima di gettarsi nel vivo dello scontro.
Una volta, tanto tanto tempo fa, le loro munizioni erano trafiletti sulle riviste di videogiochi, riviste fatte di carta e inchiostro: oggi c'è Twitter. Ecco dunque che un link pubblicato da parte di una fonte ufficiale Ubisoft accende di entusiasmo miliardi di fan: il link punta qui, ad una misteriosa quanto eccezionale illustrazione. È un Assassino? In Egitto? Tutto lascia pensare di sì, ma a quanto pare si tratta di materiale per un fumetto non ancora annunciato, e non per un prossimo gioco della serie.
Per me che non andrò a LA, tra le palme e gli aperitivi a bordo piscina riservati ai giornalisti del settore, l'E3 significa più che altro una vagonata di nuovi trailer e filmati. Quello di Deus Ex 3 è particolarmente atteso, non solo perché un paio di tizi hanno apprezzato il primo Deus Ex, tanti anni fa. Questo terzo titolo ha un'ambientazione particolarmente curata, a partire da tutto il materiale promozionale con i colori virati verso l'oro e il nero... per non parlare del design dei personaggi e dell'abbigliamento, che a quanto pare sarà un trionfo steampunk.
Ho messo gli occhi addosso a questo gioco sin da questo approfondimento sul design, che mostra costumi rinascimentali adattati alla moda del futuro... del resto per un gioco che si intitola “Human Revolution” è solo naturale ispirarsi all'umanesimo.
A proposito di costumi, mi sembra interessante anche l'intervista agli artisti di Guild Wars 2, tutta concentrata sul vestiario dei personaggi, appunto. Tra questi due titoli e Fable 3, sembra proprio che gli RPG in arrivo nei prossimi mesi siano ossessionati dalla moda. Naturalmente una cura maniacale di questi dettagli è ovvia e scontata nei titoli orientali, soprattutto quelli ad alto budget come Final Fantasy, ma ormai anche i giochi occidentali hanno raggiunto questi livelli, e se proseguono così potranno competere ad armi pari.
E così siamo giunti ad introdurre un altro RPG che fa del gusto nel vestire i personaggi uno dei punti di forza: Final Fantasy - The 4 Heroes of Light, il gioco precedentemente conosciuto come “Final Fantasy Gaiden - 4 Warriors of Light”, o “Hikari No 4 Senshi” per gli studiosi dei sacri ideogrammi.
Di questo titolo per DS ho già parlato, un giochetto piccino piccino che ispira profondissima nostalgia per l'epoca gloriosa degli RPG a 8 e 16 bit, l'epoca di quando eravamo bimbi noi, un'epoca che ci è così cara perché probabilmente è esistita solo nei nostri sogni.
Con questo gioco Square Enix è riuscita ad accontentare tutti: i vecchiacci hardcore che vogliono i bei giochi di una volta, così come la generazione dei collezionisti di pokémon e del multiplayer via wireless sull'autobus della scuola. O almeno ci è riuscita in Giapponia. Ora il gioco esce anche in Occidente, o meglio uscirà tra un po': chissà se riuscirà a far breccia nei cuori di pietra delle masse di giocatori nostrani.
Lo spero. Ma in fondo chissenefrega.
Lost in adventure
E' appena finito Lost, ma non ho visto il finale. E' stata una scelta di coerenza: dopo averne perso sei stagioni vedere la puntata conclusiva mi sarebbe parso ipocrita. E, chissà, perché, qualcosa mi dice che non me la sarei goduta.
Comincia però la terza serie di Sam&Max col consueto modello Telltale e il cortocircuito di questo avvenimento con quello precedentemente esposto ha fatto scoccare una scintilla nel mio già scosso cervello.
Le recensioni di questo ennesimo Sam&Max parlano, per l'appunto di terza serie probabilmente trattenuti da una sorta di pudore o timore reverenziale nei confronti di altri media. In realtà, a chiamare le cose col loro nome, direi che sarebbe più corretto che si parlasse di stagioni perché quellò ormai sono. La serialità, elemento terribilmente moderno del mondo dei videogiochi, sta trasformando le Avventure Grafiche, le sta evolvendo. Le sta salvando dall'annientamento, vero, ma sta soprattutto cambiandole con un percorso che sembra voler ricalcare il prodotto serie TV così come si è evoluto dal suo boom degli anni 70-80 fino al mercato odierno.
Una volta le Avventure Grafiche erano una declinazione del media videogioco, niente di più. Avevano un'interfaccia, poggiavano su una certa qualità grafica, addirittura agli albori qualcuno le tacciò di eccessiva staticità. Possiamo definire questa come loro Prima Era, abbastanza simile a quelli che furono gli sceneggiati in bianco e nero degli albori della televisione (mercato in cui l'Italia aveva una degnissima scuola). Il media Videogioco era ancora un fertile campo di sperimentazione, gli si avvicinava un po' di tutto (Lucas!) e ognuno vi portava l'esperienza che aveva. L'Avventura Grafica fu presto riconosciuta come un facile ricettacolo per strumenti di narrativa propri del cinema o della TV, era l'idea di "racconto" così come poteva essere trasportata nell'intrattenimento elettronico.
Con alti e bassi questa prima era si è portata fino ai giorni nostri, in cui assistiamo al suo tramonto e alla nascita della seconda. Questa seconda era è quella più vicina alla mitologia degli anni 70-80. Grandi personaggi, prodotti tutto sommato economici come realizzazione, una limitata cura del dettaglio che alla fine è divenuta più qualità che difetto, estrema produttività. Ma, soprattutto, struttura di trama e di storie limitata. L'A-Team era l'A-Team, le puntate cominciavano con Hannibal che incontrava qualcuno, verso metà qualcosa esplodeva, sul finale i buoni vincevano. Punto. Ma intanto c'era l'A-Team. Stesso discorso per McGyver, Kojak, Per Le Strade di San Francisco e, si, anche Star Trek TOS.
Nella seconda era così come è per le Avventure Grafiche abbiamo grandi personaggi, addirittura mutuati dalla leggenda dei videogames (Monkey Island!) costruiti intorno ad avventure leggere, che si reggono su un canovaccio, ma che sono simpatiche vicende e poco più. Spero che tutti voi capiate che quello che ci hanno regalato fino a oggi è qualcosa di più simile a Starsky"Hutch che a Lost.
Ma il bello del gioco della similitudine dov'è? Bhe, è proprio nel fatto che quello che vogliamo, quello che possiamo aspettarci, è una terza era anche per le Avventure Grafiche, un'era che le allontanerà completamente dal mondo dei videogiochi, che gli darà una dignità a sé, ma che probabilmente potrà dare veramente notevoli soddisfazioni a noi vecchietti che le sosteniamo dai tempi di Loom. Un'era che ricordi quello che stiamo vivendo in quest'epoca, in cui abbiamo le serie TV moderne, prodotti nati ai tempi di X-Files e che via via si sono affinati fino a raggiungere uno status e una dignità notevoli.
In pratica mi aspetto avventure che, all'interno di vere e proprie stagioni si occupino dello sviluppo dei personaggi e del delineare uno scenario e una trama avvincente, che piazzino colpi di scena e che tengano il videogiocatore in tensione tra un episodio e l'altro. Voglio che producano dei mitici filler, che pongano domande, che finiscano da schifo dopo aver esaltato le attese e che ogni volta cerchino di sfidare un po' di più l'immaginazione del giocatore. Non so più se avremo modo di chiamarli videogiochi, se verranno distribuite tramite i canali dei videogiochi, se saranno su iPad (sic!) piuttosto che sui nostri vecchi compatibili, ma probabilmente è quello che un giorno accadrà. E per una volta direi che potremo anche esserne contenti.
Abbozzata in quattro facili tratti questa tesina di futurismo, potrei dirmi soddisfatto per la settimana rabbittesca. In realtà però vorrei spendere una parola per salutare Dennis Hopper che ci ha lasciato questa settimana. Hopper ha avuto una grande importanza nel cinema, ma lo saluto qui per la sua rilevanza anche nel mondo dei videogiochi. Pochi altri grandi nomi di Hollywood possono infatti vantare in epoca non sospetta la partecipazione a due grandi videogiochi: Hell e quel Black Dalhia di cui vi ho spesso parlato anche qui. Sono cose per cui stimarlo un'unghietta ulteriore in più rispetto a quanto già merita.
“Seduto nella polvere con gli occhi apert, Matt si rese conto che il sole stava sorgendo dietro di lui e si chiese cosa volesse dire. Voleva dire che per tutto quel tempo era stato girato dalla parte sbagliata” - Don DeLillo, Underworld
P.S. Con questo editoriale Cymon sancisce in modo inequivocabile il fatto di essere vecchio in quanto:
- Ha usato la locuzione intrattenimento elettronico
- Ha citato Per le strade di S. Francisco
- Ha parlato di una roba secondo lui importante, ma alquanto misteriosa, chiamata Loom
- Sa persino chi è Dennis Hopper!