Campo Fiorito
Spaventati e disgustati dal Mondo, ci rifugiamo ancora una volta negli accoglienti cubicoli dove sgobbano Neo & Gödel. Certo il mestiere dell'Ingegnere Informatico (delle Tenebre) non è senza svantaggi, e può facilmente condurre sull'orlo della disperazione... ne sa qualcosa Neo che, da bravo videogiocatore, ha deciso di emulare le gesta criminali viste nei videogiochi che ama tanto e ha portato sul lavoro un ordigno esplosivo.
Per il Commento dell'Autore alla strip di oggi, vorrei far notare l'indicazione sulla porta del bagno. Mi sembrava carino mostrare la sagoma diabolica del satanico Direttore, e anche sottolineare il fatto che nell'ufficio c'è un bagno per gli Uomini, ma non uno per le Donne. Inutile farsi illusioni, tanto.
Sono costretto a tornare ancora sull'argomento Street Fighter 4, perché è uscito il primo screenshot. Mi sforzo di mantenere basse le mie aspettative su questo gioco, e devo dire che Capcom mi sta dando una mano: questo screenshot infatti mi mette un po' tristezza.
L'arcano è svelato, il dilemma che teneva col fiato sospeso miliardi di appassionati è stato spazzato via in un baleno: Street Fighter 4 è in 3D. Inutile nascondersi, è una dura verità e dobbiamo accettarla. “2D Will Never Die” è il nostro motto, ma diventa sempre più difficile crederci... al giorno d'oggi soltanto SNK non ci ha tradito, e prosegue la tradizione del 2D con King Of Fighters (anche se esiste lo spin-off in 3D, ma facciamo finta di niente).
Pare che il gameplay sarà comunque in 2D, ma a questo punto suona un po' come una beffa. Staremo a vedere.
L'altra notizia bomba della settimana è che Nintendo ha rilasciato un sistema operativo open-source, il Nintendo ES (!?). Ognuno si diverta ad indovinare il significato di una mossa del genere, da parte mia darò un'occhiata al codice così, per divertirmi un po'. L'interprete di Javascript e il supporto all'accelerazione grafica sono una combinazione interessante. Però ho già deciso che se devo programmare per passatempo lo farò per un'altra piattaforma, ovvero l'Android di Google.
In chiusura segnalo questo trailer vagamente New Age, relativo a un Gioco Misterioso di cui si conosce solo il nome, fl0wer. A quanto pare si dovrà interagire con, ehm, uno o più fiori in un campo fiorito. Le modalità di questa interazione non sono molto chiare, forse neppure agli stessi sviluppatori, che infatti ammettono di non sapere bene cosa fare, in questa fase del progetto. Speriamo non finisca per diventare un clone di Campo Minato.
Da parte mia sono decisamente a favore di questi coraggiosi esperimenti, soprattutto con un'arte così graziosa... tanto poi non è che i soldi ce li metto io.
Eidosgate
Vorrei avvertire i lettori che ci seguono da poco che oggi l'editoriale sarà completamente dedicato alla vicenda Gerstmann. I lettori di vecchia data, invece, immagino lo sapessero già.
Riassumere in questa sede la vicenda è abbastanza inutile, il link che ho messo la riga sopra dovrebbe bastare, al massimo potete provare a usare come bigino la strip di Penny-Arcade, che non è una grandissima strip, a dire il vero, ma che rende l'idea della vicenda.
La prima cosa che mi è venuta in mente raccogliendo informazioni su questa storiaccia è un mio editoriale di circa un anno fa, che prendeva spunto da un amaro editoriale di Stefano Silvestri su TGM e che andava a toccare all'incirca gli stessi argomenti che sono venuti a galla con il licenziamento del grassoccio videorecensore di GameSpot. Le riflessioni che feci all'epoca, a mio parere, valgono ancora tutte, ma oggi possono essere viste in un'ottica diversa, con una diversa scala.
Che in qualche modo le Grandi Case abbiano sempre influenzato il mondo dell'informazione videoludica è un fatto assodato da tempo immemore, che noi videogiocatori, ad istinto, teniamo ben presente durante le nostre navigazioni. Il licenziamento di Gerstmann quindi non ha risvegliato il popolo da un sogno di ingenuità e non ha strappato il velo dietro cui si nascondevano oscuri traffici. Sarebbe ridicolo e infantile credere questo. Quello che il caso Gamespot ha invece fatto è stato ratificare la situazione con gesti significativi, rendere impossibile ignorarla, sancirla quale componente oggettivo dell'editoria che tratta videogames. Può sembrare una formalità, una definizione leguleia, una bella sega mentale, ma forse nel mondo endemicamente virtuale dei viggì vedere qualcosa divenire così reale, così al di là delle effimere pagine HTML, è forse la più grande e scandalosa eresia possibile.
Non è un caso che il tamburo della rete abbia subito iniziato a battere al ritmo dello scandalo, registrando reazioni, azioni e pareri da ogni angolo, esaltando e scatenando il demone demagogico che regge i nervi dei blog e della controinformazione (In proposito vorrei segnalare la recensione di Kane & Lynch fatta da... ehm... Cashwh0re). Non ci è mai mancata la consapevolezza per parlare di questo sporco argomento, ci è mancata sempre, semplicemente, la solida base dei fatti per cominciare a strillare. Non si può avviare un processo di (auto)critica sulle voci e sui pettegolezzi, ma a fronte dei fatti si può iniziare a ragionare con l'ambizione a essere ascoltati.
Tra i vari articoli che ho letto in quest'ultima settimana, mi ha lasciato decisamente perplesso l'editoriale di Pucci sul caro sito amico M.it. Il pezzo parte molto bene, consigliando giustamente di scremare i fatti dalla ovvia patina di delirio mediatico che gli si è poggiata sopra e invitando a calibrare un po' il tiro, visto che, evidentemente, il meccanismo di causa-effetto voto basso=>ti licenzio non può essere così secco e deve comunque aver avuto una condizione al contorno di un certo tipo. Andando avanti però si dipinge Gerstmann come un monello che ha fatto il cattivo, si parla di cristallerie e si lasciano sospese delle conclusioni che troverei a dir poco pericolose per il sito stesso.
Non può esistere ragion di stato che sia anteponibile alla libertà di critica, non se si vuole veramente svolgere il proprio lavoro. Non esistono dipendenze che possano deformare il giudizio delle persone e non esistono ragioni economiche che possano influire in modo disonesto e fuorviante sui contenuti di un sito. Credere che invece ci si possa trovare in una "cristalleria" del genere va contro il concetto stesso di editoria. Se questo è l'ambiente in cui si è convinti di lavorare allora il mio consiglio è di smettere di scrivere recensioni. Visto che comunque i siti vivono anche di molti altri contributi quali le preview, le interviste, i reportage e gli hands-on , visto che comunque ci sono mille altre cose da scrivere che non siano le lodi pilotate di questo o quel balocco, allora tanto vale smetterla di esprimere giudizi e limitarsi alle notizie. Questo o accettare, un domani, che la gente chieda esplicitato, nella pagella finale, quanto il publisher ha pagato.
Bene, parliamo di argomenti più leggeri. Quando Kuturagi ci ha lasciato siamo rimasti tutti un po' spaesati, temendo di aver perso un uomo, un perché, un mito da tenere sul comodino. Quale autore satirico di videogiochi la dipartita di Ken mi ha ferito molto più che al resto della popolazione, naturalmente, ma mi sono anche sentito subito in dovere di trovare qualcuno che lo sostituisca. Sia io che Game|Life siamo giunti alla medesima conclusione: il nuovo profeta della comunicazione videoludica è Jack Tretton, che è già stato protagonista di alcune delle nostre strip, non a caso. Il ragazzo ne sa, se fosse giapponese sarebbe perfetto, ma anche così gli vogliamo piuttosto bene.
“It has sound: 11 out of 10”
P.S. Se possedete il Wii, attenti al cane
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