Strip
serie
331, 20/10/2007 - Beer Administrator
331
20 . 10 . 2007

Lotta di strada

Aleggia il funesto spettro della Continuity, sulla strip odierna: in effetti il lettore accorto potrà ravvisare un tenue filo narrativo che collega questa strip con quella della scorsa settimana. Ma si tratta di dettagli trascurabili, che il mediocre visitatore medio può tranquillamente ignorare, magari divertendosi comunque nel suo piccolo stupido mondo interiore.
Voglio dire, l'angioletto Bob è ubriaco marcio, e siccome il suo mestiere è amministrare un server clandestino di WoW (è una lunga storia), è inevitabile che i malcapitati giocatori sperimentino qualche difficoltà tecnica.

Qualunque considerazione avessi in mente di fare in questo editoriale, è stata spazzata via nel momento in cui ho appreso di Street Fighter 4.
Street. Fighter. 4. Quanto tempo abbiamo atteso perchè quel fatidico numerello venisse finalmente accostato al sacro nome di Street Fighter? Quanti anni di sofferenza silenziosa, derisi e sbeffeggiati dalle giovani generazioni cresciute col 3D? Eppure noi avevamo visto i fasti dell'Età dell'Oro dei picchiaduro 2D, e nel nostro cuore non abbiamo mai dimenticato quanto erano gloriosi quei tempi...
Ci siamo aggrappati al ricordo, anche quando Capcom ci mostrava disprezzo e crudeltà, voltando le spalle ai fan. E ora, dopo tanti anni, è ancora Capcom a bussare alla nostra porta, chiedendoci ancora una volta di esaltarci nel nome di Street Fighter. Ma ormai è rimasto ben poco dietro quel nome.
Considerato che è in produzione uno Street Fighter HD in 2D ad alta risoluzione, è quasi certo che questo SF4 sarà un picchiaduro in 3D... ovvero sarà un gioco profondamente, radicalmente diverso dallo Street Fighter che conosciamo. I picchiaduro in 2D e in 3D rappresentano due generi totalmente distinti, a parte le ovvie somiglianze superficiali, e non bastano Ryu e Ken per trasmettere il feeling autentico di Street Fighter a chi abbia davvero giocato il titolo originale.
Come se non bastasse, i bene informati confermano che sarà Capcom occidentale a produrre il gioco. Del resto, basta vedere il logo per capire che il Giappone è poco coinvolto in questa produzione. E finora gli unici in grado di produrre buoni lavori in questo genere sono stati sempre musi gialli.
Certo il video è molto carino, ma personalmente manterrò molto basse le aspettative.

Rallegriamoci piuttosto con un vero picchiaduro 2D, questo sì, che probabilmente non sarà un capolavoro ma si lascia apprezzare per una buona direzioe artistica. È Oriental Legend 2, ma devo essermi perso il primo episodio. Questa roba arriva direttamente da Taiwan, dove ancora fanno i pixel artigianalmente, e parrebbe un picchiaduro a scorrimento, piuttosto che uno contro uno: ma mi accontento.
Che brutto mondo. Mi chiedo dove andremo a finire, se perfino SNK ormai ha difficoltà a reclutare del personale abile nella nobilissima arte del Disegnare I Pixel Uno Ad Uno, quegli artisti che in gergo vengono chiamati “dotters”... c'è perfino un annuncio disperato per collaboratori part-time sul sito di King Of Fighters XII, manco si trattasse di raccogliere pomodori.
E pensare che io andrei in Giappone a nuoto, e pagherei SNK di tasca mia per fare gli sprite di King Of Fighters XII. Forse nella prossima vita.

Concludo in tema, con questa intervista a Falcoon pubblicata stranamente dai ragazzi di 4 Color Rebellion, che di solito si occupano di tutt'altro. Falcoon è uno dei miei artisti preferiti ecc, ecc, mi sono stufato di ripetere la solita solfa (figuriamoci voi), per cui cercate qua in giro se volete saperne di più, o magari visitate il suo sito, che ultimamente ha ripreso ad aggiornare. Tenete presente però che i suoi lavori attuali sono ben al di sotto della qualità di un tempo, quella è roba che abbozza in 5 minuti in pausa pranzo, perchè adesso non è più uno studente nullafacente ma un dirigente di SNK. L'intervista non dice nulla che non sapessi già, a parte un dettaglio che ha dell'incredibile: nelle scuole giapponesi può capitare di incontrare dei reclutatori di SNK, che hanno visto la tua arte su internet e ti chiedono di lavorare al loro prossimo gioco.

Lo-Rez: arte, storia, web design
20 . 10 . 2007

Disgustorama

Quando il tuo lavoro riesce a prosiugare tutte le tue sacre forze di ingegnere delle tenebre cominci a mostrare qualche segno di debolezza un po' ovunque. Fortunatamente il rifugio per un malato di software quando il software gli si ribella è dedicarsi a del software. Questo è il motivo per cui, nonostante ogni giorno si combattano battaglie campali per la sopravvivenza di codice e progetti che hanno aspetti mostruosi e aberranti, la sera, a casa, quale disciplina zen per rigenerare le mie stanche carni, mi ritrovo a scrivere codice, mettere su carta idee, lavorare per il sito. Quindi, sia ben chiaro, lavorare per me.
Non c'è ancora niente che possa lnkarvi o mostrarvi o ostentarvi o allettarvi, ma volevo rendervi partecipi di quella dsciplina eletta che è la scrittura del codice, la capacità della mente umana di chiudere i propri desideri e i propri scopi nella rigidità di una gabbia di istruzioni in linguaggio. Esattamente come le pratiche zen degli origami, del fen-shui, dell'ikebana e dell'hentai (?), la programmazione irrigidisce la mente, la ripulisce di tutte le riflessioni che non riesce a controllae, la riorganizza per metterla in condizione di trasmettere organizzazione. La programmazione, fatta con tutti i crismi, fatta con tutte quelle cose che i programmatori trovano noiose e stupide quali i commenti, l'indentazione giusta, la dichiarazione delle variabili ogni volta che serve e la creazione di tutte le funzioni opportune nonostante tutto, lam programmazione in questo modo, dicevamo, è la ruota di preghiera buddista degli informatici bruciati, il loro rosario, la loro fede nell'ordine e nella verità dell'universo. Essa è il logos, il motore primo immobile del non-universo che negli anni è stato etichettato come cyberspazio, grande rete, mondo virtuale e che, pur non esistento, è appoggiato sopra la realtà come una patina gelatinosa, luccicante, come rugiada di mattino e tela di ragno.
Tutto questo ho detto, naturalmente, solo per vincere il premio strega. Da adesso in poi riprendiamo a sparare cretinate.
La strip che vedete qua sopra può sembrare la solita oscida goliardata che rimbalza presso uno dei vertici del triangolo della felicità maschile (gnocca-birra-videogiochi), ma il realtà contiene una sottile citazione cinematografica che solo quelli dal palato più raffinato riusciranno a cogliere. Nello stile del coniglio è una citazione spiazzante, nel senso che non c'entra un ciufolo con quello di cui parliamo da queste parti, ma, sempre da tradizione, non ho la minima intenzione di mettermi a spiegarvela perchè una volta per tutte dovete decidervi a diventare degli uomini duri, che in queste situazioni se la sanno cavare da soli.
Mercoledì sono andato a vedere Resident Evil: Extinction. Dei tre zombie movie che stanno girando di questi tempi è indubbiamente il meno stiloso e meno autorale, ma non si può andare al cinema solo per tirarsela. La saga di RE non ha sfondato nel mito come avrebbe potenzialmente potuto, ma il fatto che abbia prodotto ben tre capitoli qualcosa vorrà pur dire. Il primo film aveva un'ora iniziale a dir poco geniale come tensione e atmosfera, ma svaccava in maniera becera e si tratta di qualcosa che non gli ho mai perdonato. La seconda pellicola attingeva al capitolo meno incisivo per la saga e questo si è trasformato in un film veramente inguardabile, troppo cretino per essere apprezzato, incapace di suscitare persino affetto. Questo terzo capitolo, che comunque ha sempre alle spalle il nume tutelare della saga Paul W. "Mortal Kombat" Anderson rialza la testa e, con i suoi limiti, ci dona qualcosa che ha il segno della serie Capcom anche se rimescolato a un mucchio di altri influssi. Giudicato obiettivamente (ignorando, quindi, l'abbondante carico di passera) Extinction è un film onesto, con lunghe sequenze sparatutto che possono anche far storcere il naso, ma rappresentano l'azione che tiene sveglio in situazioni del genere. Ci sono poi alcuni tocchi, come il consiglio della Umbrella o la cisterna di Mad Max, che ispirano simpatia e in generale la stupida trama, vista dall'interno del film, senza cioè distacco, non sembra nemmeno tanto stupida. Finalmente abbiamo il Tyrant anche se lo scontro con lui non mi ha particolarmente soddisfatto e i coltellazzi di Milla sono tutto quello che vuoi vedere nelle mani di una modella dal muso topolino e dal bel culo. Siate nerd, gente, andate a vedere Resident Evil con l'obiettivo di adocchiare donne nude, grossi fucili e momenti "quello ci era anche nel videgggggioco". Posso, in qualche modo, lasciarvi. Spero di rigenerarmi abbastanza per rimettermi in pari col flusso della scienza videoludica, visto che ultimamente ne sono rimasto un po' fuori. Avrete comunque ancora notizie di me, soprattutto inutili.

“This is Radio Nowhere / Is there anybody alive out there / This is Radio Nowhere / Is there anybody alive out there”

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