Per un pugno di gettoni
Gödel è un Ingegnere delle Tenebre, si sa, ma in questa strip si rivela per Neo anche un maestro di vita prezioso, capace di donare perle di saggezza sul Mondo e i suoi segreti.
Ad ogni modo, ignoriamoli e veniamo a noi. Dopo aver passato settimane convulse sotto una pioggia di titoli strordinari, il settore del divertimento elettronico è entrato in una sorta di meditazione zen, che precede senza dubbio la furia delle festività natalizie.
In altre parole, non ho argomenti degni di nota di cui parlare. È dunque il momento ideale per citare qualche notizia arretrata: ad esempio c'è questo
The King Of Kong: A Fistful Of Quarters, un'opera di cui desidero parlare da molto tempo. Si tratta di un film-documentario finto, ma girato con un realismo incredibile, che racconta la storia di due campioni di Donkey Kong (l'originale arcade) e dell'ambiente del professionismo videoludico “vecchia scuola”.
Certo io mi esalto soprattutto con altri generi di professionismo (nei settori dei picchiaduro uno contro uno, e degli sparatutto 2D), ma The King Of Kong è comunque un film degno di essere visto da qualunque videogiocatore. Ci vuole una certa abilità per rendere interessante un documentario girato con la telecamera mossa e la pellicola sgranata, fisso per lunghe sequenze su dei ciccioni pallidi che smanettano seduti a un coin-op nello scantinato di casa, o in squallidi bar alla periferia di Hollywood.
Anche la trama è costruita bene, con la rivalità a distanza tra un vecchio campione disonesto e un nuovo contendente al Record del Mondo. Però non finisce, o comunque se c'è un finale soddisfacente io non me ne sono accorto. Ma si respira l'atmosfera giusta: è originale, nel senso che invece di giovanotti gagliardi in perfetto stile da computer geek, i protagonisti sono uomini adulti dalle esistenze noiosissime, non fosse che per l'hobby dei videogiochi di vent'anni fa... è un aspetto della comunità videoludica che non si vede spesso, anche perché questi tizi sono capaci di fare 1 milione di punti a Donkey Kong, ma non riuscirebbero ad accendere un'Xbox 360.
Già che siamo in tema di sale giochi, e di settori di nicchia, vi segnalo se non lo conoscete questo glossario dei picchiaduro e degli sparatutto. Si tratta di opere di consultazione dal valore incalcolabile, che possono farvi da guida nel gergo incomprensibile usato dai videogiocatori ossessionati e maniaci che frequentano questi ambienti: se li stampate e ci incollate un fiocco, ecco un regalo perfetto da fare alla vostra dolce metà per queste feste. Senz'altro vi sarà grata!
Molti termini non li conoscevo, e d'altra parte certi linguaggi si imparano solo con l'esperienza diretta, andando ai tornei a Hong Kong e scrivendo 2000 post al mese sui forum dedicati. Non sono ancora a questo punto (perchè mi manca la dote naturale).
E chiudiamo con qualche vanteria. Tempo fa deridevo l'esclusiva di Virtua Fighter 5 per PS3, e mi lanciavo nella previsione che la versione per Xbox 360 avrebbe avuto in più il gioco online. Ta-dah! Che vi avevo detto? Eh? Eh? Sarò sagace, e infallibile nelle mie previsioni, nevvero?
Va bene, stavolta potevo anche concludere un paragrafo prima.
Jam Session
Potrei dirvi che la notizia che più mi ha colpito questa settimana è che Daikatana è stato rilasciato gratuito al mondo, così capireste in fretta che oggi non è proprio storia per scrivere qualcosa di coerente e mi permettereste di chiudere qui.
Naturalmente però sapete che sto scherzando, non scriverò mai un editoriale di tre righe perchè contro la mia più profonda natura fermare il battere dei tasti così presto, non si può fare un fiume con un canale di mezzo metro, non si può dare senso dello scorrere se non si riesce ad andare più in là di dove lo sguardo di chi guarda arriva.
La notizia di Daikatana invece è proprio vera e l'ho trovata veramente buffa. Ormai è divenuta una pratica piuttosto comune rilasciare abandonware ufficialmente dai siti dei distributori, prassi che trovo piuttosto intelligente e non priva di potenzialità, ma è incredibile quali titoli emergano dal passato. Daikatana, all'uscita, non l'ha voluto nessuno, ma proprio nessuno, e non era una questione di prezzo. Troverei interessantissimo scoprire quanta gente effettivamente andrà a scaricarlo. Secondo me il sostrato nerd dell'utenza, quella bieca massa di esauriti che si agita poco sotto la superficie dell'audience globale, un click lo spenderà per recuperare il gioco della caduta di Romero, anche solo per poterlo giudicare, a mente fredda, dopo averlo irriso per anni, principalmente sulla base di pregiudizi, pregiudizi che magari si sarebbero potuti stemperare con una maggiore prodigalità nei confronti della stampa.
Forse è giunto il giorno di dedicare qualche riga a Sinking Island, la nuova avventura grafica di Sokal. Il gioco è uscito, ma senza la trepidazione da evento che aveva contraddistinto lo sciagurato Paradise. Probabilmente le aspettative, dopo Syberia, erano comunque montate troppo e la White Birds ha cercato di non fare lo stesso sbaglio due volte, ma in realtà l'impressione che ho avuto io dall'uscita di questo titolo è che si sia voluto porre una fine al "periodo Paradise", ovvero quel periodo in cui tutti ti ricordano per un gioco brutto, mettendo in campo questo titolo che, almeno come immagine, ha pretese inferiori. Scartabellando, secondo me, si trovano alcune interessanti idee. Non quella del tempo, troppo lontana dalla mia idea di avventura grafica, ma l'idea di combinare gli indizi per ricavarne deduzioni l'ho trovata piuttosto affascinante.
Non possiedo Sinking Island e credo che non l'acquisterò, anche se una parte di me mi dice che dovrei farlo. Non tanto perchè ho la felpa del distributore, no, ma perché se credo veramente nel progetto della nuova era delle avventure grafiche dovrei sostenerlo col gesto. Non sarebbe nemmeno un acquisto così terribile, penso che sinceramente questo titolo potrebbe portarmi a diverse ore di divertimento. Quello che mi blocca è che ormai mi sento di aver lasciato il professionismo del videogioco, quella pratica che ti porta a sbavare sulle pagine delle riviste, fantasticare sui titoli e poi rimanere irrimediabilmente deluso da ciò che effettivamente il VG rappresenta e in questa condizione, qualunque sia l'oggetto, l'acquisto mi risulta un'azione anomala, estranea. Ormai gioco i demo per curiosità, i giochi arrivati con TGM per sfizio, qualche paciugo di vario genere per nostalgia o ebrezza del momento. Sono un esteta. Un insopportabile, arrogante, antipatico esteta. E dovete beccarmi così.
Questo editoriali scritto in condizioni non ottimali chiude qui. E' tanto che non facciamo un po' di hype e allora facciamolo adesso: ho davanti agli occhi quello che pubblicheremo settimana prossima, fresco di photoshop. C'è un coniglio bastardo, una sporca guerra e una quantità imbarazzante di riferimenti al passato. Un gettone da sala giochi a chi indovina di cosa sto parlando.
Cymon: testi, storia, site admin“Since her time, we seem to have gotten a bit more confused about what we mean when we say scripting. It confuses even me, and I'm supposed to be one of the experts”
- Larry Wall