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263, 17/06/2006 - Voight-Kampff
263
17 . 06 . 2006

Il calcio sensibile

Quest'oggi troviamo Neo all'aria aperta o quasi, esposto direttamente ai vivi raggi del sole, e si sa che non succede spesso... di solito qui a FTR lo rappresentiamo rintanato nella penombra sopra un PC, a lavorare nella serie Jobs.
Nuova maglietta per l'occasione, con un design che chiameremmo “Rabbit Surfer”, se producessimo magliette ispirate a questo fumetto in cambio del vostro denaro, amatissimi lettori. Per ora invece sono solo design fatti così, per l'arte, perchè ci diverte, ma da diversa gente ormai abbiamo ricevuto incoraggiamenti a gettarci anima e corpo nel business, trasformando all'istante FTR in un'industria pluri-miliardaria... vedremo, per adesso non è un'idea che mi attira molto.

Secondo Cymon uno dei due o tre argomenti proibiti in questi editoriali è il Calcio, ma personalmente non subisco grandi influenze dal pallone e credo che sia sicuro fare un'eccezione, in questo periodo. C'è infatti questo album di figurine virtuale, con le squadre del Mondiale composte da personaggi dei videogiochi più o meno oscuri, più o meno giapponesi. Per l'Italia ci sono gli inevitabili Mario & Luigi, le nostre glorie nazionali, gli idraulici sovrappeso più atletici del mondo... ma personalmente mi fa molto piacere anche la scelta del Re di Katamari Damacy, vista la mia recente ossessione.
Avevo l'idea di citare anche Sensible Soccer 2006, ma la tristezza mi colma il cuore. Sensible Soccer, si sa, fu il gioco più grande di sempre su Amiga, un fenomeno europeo che incendiava gli animi e faceva bruciare di passione i videogiocatori dell'epoca. Il suo designer, Dino Dini Jon Hare (vedi nota), fu il mito di quella generazione (un pò come Peter Molyneux)... Peccato che la sua stella si sia spenta, dopo una serie di insuccessi e sconfitte. Pare che la sua presenza aleggi ancora in certi angolini bui della Rete, e che accetti di buon grado una sfida online a Goal!, in cambio di un paio di birre.
Va bene, la storia delle birre è un dettaglio che mi sono inventato, ma stando alle leggende sul conto del buon Jon non credo che gli dispiacerebbe.
Ad ogni modo, Sensible Soccer 2006 fa schifo, fa pena, è l'ultimo sussulto di un marchio ormai inghiottito dalle sabbie del tempo, tanto per spremere qualche euro ai poveracci che compreranno il gioco al supermercato scambiandolo per FIFA. E' un peccato, credo che in fondo sarebbe bastato poco per confezionare un prodotto dignitoso, in grafica cel-shaded, con quel gameplay elementare che trent'anni fa faceva furore e che anche adesso potrebbe piacere.
E ora una classifica, che non ha nulla a che fare con le competizioni sportive, anzi è tutto l'opposto. E' la classifica dei 5 giochi che ti fanno sentire “cool”, in mancanza di un termine migliore. Questi giornalisti si sono sbizzarriti a citare i titoli più sconosciuti ed esotici, quelli che solo i veri intenditori possono apprezzare... e modestamente li conosco quasi tutti. Anzi, ho quasi paura a dire che li ho giocati quasi tutti. Nella mia classifica personale entrerebbe sicuramente Ikaruga, uno dei giochi più chic di sempre, uscito per una console fuori produzione in un genere obsoleto, eppure così favoloso! Poi ci sarebbe Shenmue, anche quello un capolavoro incompreso (o incomprensibile). Certo non è citando questi giochi in una conversazione che conquisterete la reginetta della discoteca estiva... ma è perchè la reginetta della discoteca estiva è una dannata ignorante.

Errata Corrige: la memoria mi fa difetto, e come mi è stato fatto notare Dino Dini è il tizio di Kick Off, mentre il tizio di Sensible Soccer è Jon Hare. Pur non avendo (per fortuna, direbbero alcuni!) vissuto l'esperienza Amiga, oso dire che si può sostituire tranquillamente un nome con l'altro nel testo senza che cambi la sostanza. Anche il buon Jon infatti è scivolato nell'ombra, e la leggenda vuole che anche lui abbia un debole per la birra.

“Her skillz at healing were very useful because her spells had a tendency to almost kill me.” (Megatokyo)

Lo-Rez: arte, storia, web design
17 . 06 . 2006

Shojo

Oggi vi parlerò di Revolutionary girl Utena e per onestà intellettuale devo avvertirvi che si tratta di un shojo manga. Se non sopportate i shojo, quindi, siete liberissimi di non andare avanti a leggere. Se non sopportate la gente che legge i shojo direi pure, col corrollario che potete perdere il rispetto di me. Però, prima di scomparire, sappiate che anch'io, in linea di massima, sono così, è che in questo caso le cose stanno messe un pochino in maniera diversa ed è per questo che sto scrivendo questo (lungo) editoriale.
Utena è uno di quegli anime in cui la gente si veste in modo buffo, i protagonisti hanno complesse e incomprensibili vicende sentimentali e ogni tanto capita qualcosa di piuttosto magico, anche se nessuno ne rimane particolarmente impressionato. Nello specifico abbiamo una megalitica accademia che tiene dentro i ragazzi dall'asilo all'ultimo anno del liceo in cui un gruppo di stilosi studenti si prende a spadate in faccia in un luogo segreto per avere il controllo di una tizia che, a sua volta, dovrebbe essere la chiave per ottenere il "potere di rivoluzionare il mondo". Naturalmente per caso Utena, la nostra protagonista, si ritrova coinvolta in questo gioco di spadate e lo giocherà fino all'ultima puntata.
Fin qui, lo ammetto, abbiamo il più scontato degli shojo, con tanto di innamoramenti, baci a metà, malizia a pizzichi, ma è andando un po' oltre lo schema che la serie diventa qualcosa di un po' più corposo, anche se assume una patina di morbosità abbastanza inquietante.
Revolutionary girl Utena, tanto per cominciare, ha dei grandissimi personaggi, che non vengono fatti crescere fino allo scontro con la protagonista e poi accantonati, ma rimangono sempre intorno a lei, continuando a mostrare aspetti di sé, conquistando una tridimensionalità rara in questo tipo di anime. Ognuno dei membri del circolo studentesco (i personaggi principali intorno alla protagonista) possiede una storia che, oltre a incastonarsi perfettamente nella complessa allegoria sottesa al cartone animato, gli permette di avere attimi di invidiabile intensità (Yuri in testa) e anche al di fuori di questi esistono ritratti che colpiscono per il modo in cui riescono ad essere oscuri senza bisogno di essere il cattivo di turno (penso a Shiori, ma anche a Kozue) o per il loro semplice, smisurato carisma (e il riferimento è ovviamente per l'immenso Mikage).
Tutto ciò, però, in fondo, non basterebbe per rendere Utena meritevole. Ricordatevi che per guardarlo siamo costretti a ingoiare dozzine di rose, un personaggio stupido e teneroso come Chuchu, ragazzi a torso nudo (argh!) in atteggiamenti un po' così (argh! argh!), insomma, il prezzo è alto, quindi deve esserci qualcosa di più!
La grande forza di Utena, secondo il mio personale parere, secondo il parere cioè di uno che non ha mai digerito Evangelion e le sue sbandierate filosofie nascoste, è la sua grande filosofia nascosta. Ehm... Ora, potremmo metterci a sparare i riferimenti più strettamente letterari e culturali che arrivano fino allo gnosticismo, ma visto che non ho mai pensato che un anime debba avere le note critiche per essere apprezzato, credo che basti, per far capire la mia ammirazione, cercare di spiegare l'allegoria che permea tutta la trama, ne definisce i meccanismi e ne giustifica lo svolgimento.
Che Utena sia un anime surreale, effettivamente, si capisce abbastanza presto. E' quasi impossibile stabilire l'epoca in cui si svolge (anche se ci sono rari e brevi scorci di realtà nostrana), è difficile dire che si svolga in Giappone, esistono numerosi riferimenti a un passato di principi, principesse e draghi che effettivamente mal si accorda col nostro universo. E' possibile accettare tutto questo solo se si vede tutto lo svolgimento come, per l'appunto, un'allegoria di quello che è il complesso passaggio dall'adolescenza all'età adulta che, in un certo qual senso, è il reale "potere di rivoluzionare il mondo" in palio nei duelli. (da qui SPOILER)
Ogni personaggio che è duellista possiede un sogno irrealizzabile che è, in ultima analisi, infantile. Saionji nutre un capriccioso amore per Anthy, Touga ha indefinite aspirazioni di potere, Yuri vuole realizzare/distruggere i suoi sogni d'amore, la stessa Utena è presa da un'idea di principe piuttosto confusa. Su questo gioca il Confine del Mondo (il cattivo della serie) per poterli usare. L'unico modo per confrontarsi e superare questi sogni irrealizzabili, infatti, è "rompere il guscio del mondo" nel modo in cui tutti, prima o poi, devono fare, ovvero crescendo e diventando adulti. Il gioco dei duelli, invece, propone un'alternativa, il "potere di rivoluzionare il mondo", ovvero la capacità di realizzare i propri sogni. Ciò è solo un miraggio che porta i duellisti a non porsi di fronte al problema di crescere (che è comunque una cosa che terrorizza) e rimanere eternamente immaturi, intrappolati nella gabbia delle proprie illusioni (gabbia che, si capisce man mano che la serie va avanti, è l'accademia stessa).
Tutto questo ragionamento è, secondo me, esposto benissimo all'interno degli episodi, perchè vi è stato un infinito lavoro per oliare ogni ingranaggio del meccanismo, bilanciarne adeguatamente i simboli, impedire che si virasse troppo verso l'allucinato. Persino nel finale non si è voluto cedere alla possibilità di un semplice trionfo del bene, ma si è deciso di mostrare la sconfitta del male in modo estremamente più sottile, addirittura con un ambiguo sacrificio della protagonista. Sebbene è un'idea che viene strettamente dal mio sentire, posso dire che l'approccio all'allegoria in Utena è un po' più occidentale di quello che vediamo usualmente negli anime, in cui solitamente il simbolismo e la giustapposizione d'immagini, a mio parere, prevale un po' troppo spesso sulla chiarezza.
Gli ultimi motivi che posso addurre per sponsorizzare Utena e consigliarvelo caldamente riguardano le musiche (recuperate magari Zettai Unmei Mokushiroku, la canzone dei duelli, per capire), i siparietti fuori di testa delle kage shojo e alcuni momenti che comunque, al di là di quanto detto, possono restare. Per il bigino dei difetti abbiamo ragazzine rappresentate in modo non eccessivamente sexy (argh!), dei combattimenti tutto sommato così così (argh!), ragazzi a torso nudo (li ho detti anche sopra però argh!) e (a me piace, ma non è detto piaccia a tutti) una certa ritualità, negli episodi, che porta a ripetere ogni puntata diverse sequenze.
Utena come anime consta di 39 episodi, è un'opera impegnativa quindi, distribuita in Italia da Yamato Video (si tratta infatti di un'anime piuttosto vecchiotto, tutto sommato). I manga, più leggeri, sono solo 5 (Star Comics), sono stati realizzati in parallelo alla serie, quindi, anche se non li ho letti, sono molto probabili pesanti variazioni rispetto alla stessa. Corona tutto ciò il tipico OAV, "Apocalisse adolescenziale" che però, al di là di una realizzazione tecnica a mio parere superlativa, è solo un rimpasto frettoloso di tutta la serie con qualche idea allucinata in più e quindi può essere compreso (e forse, ma solo forse, apprezzato) solo dopo la visione della serie.
L'editoriale-recensione finisce qui, la citazione qui sotto è dall'anime, ma a sua volta viene da "Demian" di Hesse (si vede che ho fatto i compiti a casa?) che dovrebbe essere una delle ispirazioni (soprattutto rispetto allo gnosticismo). Nel turbinio esaltatorio il libro l'ho comprato ed è lì da leggere, ma per il momento non ho ancora avuto occasione.

“ Se il guscio dell'uovo non si spezza, il pulcino morirà senza essere nato. Il mondo è l'uovo di cui noi siamo i pulcini. Se non spezziamo il guscio del mondo, moriremo senza essere nati. Spezziamo dunque questo guscio

PER POTER RIVOLUZIONARE IL MONDO!!!”

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