L'ultima occasione
Penultima tavola della nostra miniserie nuova di pacca, Grand Theft Rabbit. E' una lotta coniglio-contro-coniglio senza esclusione di colpi, all'ultimo sangue, con in ballo nientemeno che il futuro del Divertimento Elettronico. E' il dietro le quinte della pubblicazione di Doom shareware, il dramma segreto che nessuno vi ha mai raccontato prima. The Rabbit c'era, nel 1993. Questa è la cronaca di quei giorni.
L'insegna luminosa sull'autobomba di The Rabbit è il particolare che preferisco di questa strip. Poi mi piacciono la statua dell'Imp a grandezza naturale negli uffici della Id Software (che c'era veramente, ho le foto sulle riviste dell'epoca), e l'ultima inquadratura che sembra tratta da un FPS.
Forse non tutti sanno che...
Questa rubrichetta torna dopo tempo immemorabile perchè le recenti versioni del Rabbitbot, ovvero il costrutto biomeccanico cibernetico che assembla queste pagine web, hanno introdotto qualche feature simpatica. Diversi lettori hanno trovato utile il feed RSS, mentre la pagina ottimizzata per i palmari non ha avuto riscontro tra il pubblico: siamo incerti se eliminare del tutto la strip da quella pagina e lasciare solo i link testuali, oppure se mostrare l'intera strip in tutta la sua gloria, e non una versione ridotta come succede adesso... il compromesso attuale non soddisfa nessuno, credo. Se non vi è troppo disturbo potreste darci qualche suggerimento, promettiamo di non ridervi in faccia.
Il sito però offre un'altra piccola caratteristica non documentata, attiva da alcune settimane: le scorciatoie da tastiera. Magari non ci avete fatto caso, ma i pulsanti contrassegnati da lettere su queste pagine non sono semplicemente ornamentali: premendo i tasti corrispondenti sulla vostra tastiera, insieme ad ALT, si attiva il link collegato. Volete vedere la strip precedente? ALT+L. Volete vedere, diciamo, il Cast dei personaggi? ALT+Y. Con alcuni browser (Internet Explorer) potrebbe esserci bisogno anche di premere INVIO dopo queste combinazioni di tasti.
Dopo averlo provato, cliccare con il mouse diventa un'attività obsoleta, quasi imbarazzante nella sua goffaggine...
A quanto pare non posso fare a meno di parlare di Survival Horror. Silent Hill 3 e Siren si sono divorati interi editoriali, e adesso è il turno di Silent Hill 4 e Resident Evil 4. E meno male che mi stanno antipatici.
Fatto sta che i survival horror sono probabilmente il cuore dell'innovazione in questi anni... mentre altri generi si limitano a riproporsi sempre uguali, ciascun SH prova a inventarsi qualcosa di nuovo per spaventare il giocatore, e spesso finisce per spingere un pò più in là i confini dell'esperienza videoludica. Poco importa se i controlli sono di legno e frustranti come le bacchettate sulle dita... l'importante è osare. I giochi più follemente ambiziosi e maturi degli ultimi tempi sono quasi tutti survival horror: dopotutto è un genere aperto, l'unico vincolo è far star male il giocatore in qualche modo... i litri di sangue, l'angoscia psicologica, le stranezze della trama, sono modi diversi di raggiungere questo obiettivo.
Su Silent Hill 4 finora ho sentito pareri molto diversi, ma la recensione più convincente è quella di Insert Credit. Essendo un gioco Konami, è lecito aspettarsi diverse trovate geniali, e infatti ci sono. Chi resta deluso da questo gioco non è capace di immedesimarsi nella mentalità giapponese, come succedeva anche per Siren. Non che sia una colpa, probabilmente anzi è meglio così, per la sanità mentale di tutti quanti... però mi piacerebbe vedere ogni tanto qualche gioco, altrettanto geniale e stiloso, saltar fuori da una mente occidentale. Non è che noialtri non si sia capaci di fare bei giochi, ma cose come World Of Warcraft, per quanto raffinate, restano solo giocattoli. In Nippolandia prendono i videogiochi drammaticamente sul serio, e ogni tanto esce un Silent Hill.
Resident Evil 4 è tutta un'altra storia: non bisogna sforzarsi per apprezzarlo. Tutte le persone sagge, e anche io a volte, hanno sempre preso in giro Resident Evil perchè si portava dietro dei difetti colossali, da un seguito all'altro, senza far nulla per correggerli. Questo quarto episodio finalmente li ha corretti. Capcom è odiosa perchè ti rifila tanti giochi tutti uguali fatti solo per estorcere denaro... ma proprio quando stai per perdere la pazienza con lei, se ne esce con un nuovo capolavoro terrificante.
Per quanto il pubblico sia deficiente, dopo 4 o 5 titoli così-così la serie di Resident Evil stava perdendo la sua magia: RE4 era l'ultima occasione di risollevarla, e ci sono riusciti. E con quali geniali trovate? Wow, le munizioni si possono comprare nei negozi... Stupefacente.
Survivor
Bella serie GTR, l'unica cosa antipatica è che hanno già deciso di trarne un videogioco, naturalmente a nostra insaputa. Comunque noi siamo buoni, bravi e belli e non ce la prendiamo...
Al giorno d'oggi la dipendenza sembra essere l'unico rimedio efficace al consumismo, almeno quando non è dipendenza dal consumismo stesso. I prodotti ci vengono sbattuti contro a getto continuo praticamente senza indicazioni, ormai ognuno urla per la sua bandiera così forte che non esistono più grida, ma solo un assordante e indistinto rumore di fondo che stordisce senza sedurre e senza permettere nemmeno di capire. Mettiamo caso che abbiate le disponibilità finanziarie per andare dietro ad ogni sirena il mercato abbia mandato a spiaggiare questo natale. In questo caso avrete comprato si e no quattro grossi titoli, ognuno con caratteristiche spettacolose, se stiamo parlando di mercato PC li avrete anche installati con un uso approssimativo di 8-10 giga del vostro harddisk (conta poi più così tanto la dimensione di quello che si installa?), ma potete onestamente dire che li state giocando? Cosa giocate? Un quarto d'ora uno, un quarto d'ora l'altro, uno solo la mezz'oretta prima di andare a dormire, il quarto quando ormai siete a dormire, col joypad in grembo? Quanta intensità potete dedicare ad ognuno di essi? "Bhe" si potrebbe obiettare "sono solo videogiochi, sono un passatempo", ma Half-Life2 si può ridurre al semplice punta-spara-ricarica-corri lontano dalla creatura decisamente bavosa? Si poteva fare un tempo, quando i giochi erano per ATARI2600 e si aveva un mucchio di cubetti contro un altro mucchio di cubetti e quindi bastavano trenta secondi ad "entrare" nel gioco, calarsi nella parte e giocare. Sparacchiando qua e là per i livelli di Half-Life 2, con già in testa il tempo da battere in Colin McRae 5 e senza dimenticare i due o tre livelli che vi siete ripromessi di guadagnare in World of Warcraft (se i bimbi di TheSims2 non piangono troppo, naturalmente) siete sicuri di poter affermare "io sono Gordon Freeman"? Se così non fosse, a suo modo, il videogioco avrebbe fallito nel suo impegno più alto ovvero darvi una nuova realtà in cui essere eroi, con buona pace per l'esaltazione della coordinazione oculo-manuale.
Per questo, ormai, ci è rimasta solo la dipendenza. Amare un gioco fino all'idolatria, impararne ogni sfumatura, divenire incapaci di ragionare in modo diverso da come il gioco stesso suggerisce, sagomare i nostri automatismi sulle sue sequenze più intricate. Permettere al gioco di saturarci ogni canale recettivo perchè nessun altro prodotto, ai limiti del nostro campo visivo, possa distrarci per quanto bello sia. Quando si riesce a raggiongere questo stato, il Nirvana del Vero Videogiocatore, a questo punto le riviste del settore e i siti più autorevoli diventano mucchi di carta straccia, reale o digitale, perchè ormai il gioco che stiamo giocando è diventata una cosa un po' nostra, di cui naturalmente siamo i massimi esperti e nessun confronto, nessun paragone, nessuna analisi è concessa senza il nostro permesso. L'assordante richiamo degli altri videogiochi e lo sfrecciare diabolico dei mille treni dell'hype che nei mezzi d'informazione hanno sempre stazione diventano roba minuscola, un fastidioso formicolio all'altezza della nuca, semi che non trovano terra per attecchire o sporgenze a cui aggrapparsi sulla lucida corazza del nostro deformato senso critico. Non li abbiamo sconfitti, non abbiamo debellato la piaga dei mercanti nel tempio, tutt'altro, ci siamo semplicemente raggomitolati in un angolo del cybermondo con i tappi nelle orecchie e un joypad in mano. Abbiamo vinto la battaglia con noi stessi: amiamo il grande videogioco. Il guadagno in un comportamento del genere che sembra accordarsi così poco con le armonie generali del mondo che va avanti e pulsa? In quel momento noi sappiamo cosa vuol dire essere Gordon Freeman, sappiamo cosa significa scendere sul campo di battaglia assieme alle nostre legioni di soldati, sappiamo perchè il nostro protagonista ama la protagonista principale pur non essendone ricambiato. Una volta, quando forse eravamo in di meno a chiedere sensazioni del genere e queste ci veniva addosso inattese, era decisamente più facile, perchè i giochi di un certo livello uscivano ogni tanto e quindi a te non rimaneva che giocare quelli e nella pace che avevi intorno era impossibile che non trovassi qualcosa di prezioso. Oggi invece c'è troppo rumore nel canale, c'è troppo caos e allora dobbiamo forzare, dobbiamo diventare altro per riuscire ad ottenere qualcosa. Ma, forse, il problema è che a cercare qualcosa sul serio non siamo poi così tanti.
Non so quanto questo discorso abbia senso e non so nemmeno quanto sia giusto prenderlo sul serio, ma ogni tanto non devi pensare mentre le parole scivolano attraverso lo strato di ghiaia tra il tuo cervello e le dita, in modo da avere un buon motivo per rileggerti, prima o poi. Un diario, poi, come è questa column (vi prego, non chiamatela blog...) non deve guardare in faccia a nessuno, non deve temere giudizi se non del suo autore, quindi non vedo problemi all'orizzonte.
Passiamo alla linkoteca. Un altro buon metodo di sopravvivenza nel mondo selvaggio che abbiamo intorno è leggere articoli come questo sulla bird flu, una fantomatica malattia che prima o poi dovrebbe ucciderci tutti. Il limiti tra allarme e psicosi NON E', spesso, sottile, ma certa gente se ne frega lo stesso grazie al piccone del sensazionalismo. Sfortunatamente l'articolo ogni tanto si avventura per meandri tecnici che (considerando anche l'inglese) non sono alla mia portata, ma il senso generale per cui con certi numeri ci si può fare quello che si vuole mi sembra chiaro. Credo di aver spesso tuonato contro un certo giornalismo (che poi è quello che va per la maggiore), spesso in riferimento a fatti legati ai nostri orticelli più cari, altre volte in senso generale e ogni tanto mi sembra giusto produrre qualche prova a sostegno delle mie tesi.
Direi di chiudere qui, mi sono divertito a scrivere questa column, forse un giorno vi spiegherò perchè (e me lo spiegherò anch'io). La febbre Yu-Gi-Oh va avanti, ho totalizzato un fottìo di ore di utilizzo, un mazzo piuttosto interessante, più di 5000 punti e ormai 4-5 episodi della serie TV. Dipendenza, signori, ognuno si tenga stretto la sua.
Cymon: testi, storia, site admin"El riesgo siempre vive" Letto su una certa corazza...