Strip
serie
148, 28/02/2004 - Le armi dell'ingegnere
148
28 . 02 . 2004

Ics due

Final Fantasy X-2 esce in questi giorni in Italia, ed è impossibile sottrarsi al bombardamento promozionale a tappeto che (finalmente) i publisher stanno attuando anche nel nostro Paese. Noi ne abbiamo già parlato fino alla noia, visto che se dovessimo attendere la localizzazione italiana per giocare i titoli nipponici per console, tanto varrebbe cambiare hobby.
Però non posso fare a meno di notare che, nello spot pubblicitario, il titolo è pronunciato come "ics due". Ora, questo e' ovviamente errato, visto che quella "X" e' il numero romano 10. Sono d'accordo che "dieci due" e' anch'esso abbastanza squallido da pronunciare, pero' resta pur sempre l'unico modo corretto. Se seguite la scena nipponica siete abituati a sentire le invenzioni linguistiche più assurde, che loro si possono permettere visto che l'alfabeto occidentale per loro e' buffo ed esotico quanto gli ideogrammi per noi... da Metal Gear Solid a The Intention Of Fabrication a Guilty Gear XX Isuka (avevo dedicato anche una rubrica ai nomi piu' buffi).
Ma è proprio questo il bello. La localizzazione italiana in questi casi rovina in maniera irreparabile il gioco: già la traduzione inglese in molti casi e' inaccettabile, per via dei tagli, delle censure, degli errori (anche se ultimamente la situazione e' migliorata)... la versione italiana inquina un prodotto che e' gia' stato contaminato, e il risultato finale e' semplicemente un insulto.
In altre parole: in nome di tutto quanto vi è di buono e giusto, evitate ad ogni costo la versione di Final Fantasy localizzata in italiano (e anche di qualsiasi altro RPG giapponese).
In questi giorni ci sono ottime probabilità che troviate un banner di FF X-2 proprio in cima a questo stesso sito: da fan(atico) di FF questo mi fa veramente piacere, però prendete quella pubblicita' come un invito a comprare sì il gioco, ma non quello in italiano. Non illudetevi, quello in italiano NON E' il gioco che intendevate giocare.
La vita è dura, per i fan nel nostro paese: non soltanto dobbiamo aspettare da 1 a 2 anni di tempo prima di vedere approdare il gioco tanto desiderato, ma quando finalmente arriva e' una ridicola contraffazione. Di fatto la distribuzione italiana rende più difficile procurarsi il gioco, visto che occorre rivolgersi ai canali dell'importazione parallela per avere la versione inglese.

In questo periodo sono concentrato su FTR come tecnologia, più che FTR come fumetto. Sto lavorando a una versione piu' performante della suite di tools che implementano il workflow della nostra solution cutting-edge, per ottimizzare il core-business della IT Company e conseguire la mission di FTR... ehm, no, i nostri PR si sono impadroniti un attimo della tastiera... Volevo dire, sto mettendo insieme un hack a colpi di cacciavite e copia/incolla, che serva a fare lo sporco lavoro di gestione del sito e basta. FTR è la mia occasione per giocare un po' con certe tecnologie gustose, ma probabilmente di tante cose non ci sarebbe neanche bisogno (ad esempio il supporto ai fogli di stile alternativi, aggiunto questa settimana...).
Il risultato è che sto trascurando l'allenamento al disegno, che invece e' abbastanza fondamentale nel settore dei webcomic: a voi magari non importa nulla, ma vedere scritte queste cose sul sito serve a me per tenerle bene in mente. Ogni tanto mi prendo pause di questo genere, e di solito quando riprendo in mano il pennino Wacom il mio stile si e' un po' rinnovato.

“use Force 'luke';”

Lo-Rez: arte, storia, web design
28 . 02 . 2004

L'Origin della specie

Da tempo immemore non apro un libro, un romanzo dico. La cosa è grave perchè io, nei tempi belli, viaggio al ritmo di un volume a settimana (di dimensioni ragionevoli, naturalmente), ma ora come ora, complice il fatto che non prendo più la metropolitana assiduamente come un tempo, non riesco a trovare occasione per intraprendere niente, nonostante abbia una coda di lettura piuttosto nutrita che aspetta di essere evasa. Questa cosa è un po' lo specchio dei tempi, ma l'importante è che veda ancora la luce in fondo al tunnel, ovvero sappia esattamente quando mi verrà data occasione di imbracciare nuovamente le armi. Sarà quando questo momento sarà troppo distante che dovrò cominciare a preoccuparmi sul serio (voi no, le risorse cerebrali che impiego per il coniglio sarebbero inutili per qualsiasi altra attività quindi non verranno mai sottratte al sito).
I più (e pure quelli meno) arguti di voi immagino abbiano capito il significato del titolo di questa column: la notizia che questa settimana ha squassato tutti i tabloid videoludici et digitali de mundo è senza dubbio la chiusura della Origin, più che una software house, un pezzo di storia. Non importa che, nominalmente, la Origin non avesse il controllo del suo destino già da lungo tempo, non importa nemmeno che ultimamente fosse stata capace di tirare fuori solo mezzi flop, la questione è che la Origin è una di quelle cose che, negli anni ruggenti, avresti pensato sarebbe andata avanti in eterno perchè troppo importante per cadere nell'abbrutimento, come la Coca Cola o la Disney e invece oggi vediamo anche il suo logo messo da parte, ultimo di una schiera che comincia ad essere tristemente lunga.
La Origin ha fatto storia per essere l'unica software house a considerare il computer di entry-level quello della NASA, è stato clamoroso il momento in cui ha messo in commercio Strike Commander e ha costretto tutta la popolazione dei videogiocatori ha imparare la parola "Pentium", ai tempi misconosciuta e persino Ultima VIII, gioco che si perde nelle nebbie dei tempi, è stato uno dei primi a rifiutare il mio 386. La Origin, in questo senso, fu una delle software house che più accesero il dibattito sulla "corsa agli armamenti" degli anni novanta, sull'eccessiva velocità di obsolescenza delle macchine da gioco e sull'effettivo sfruttamento delle risorse di calcolo da parte degli sviluppatori.
Non si può, però, volerle male, non se si considera il fatto che sotto la sua ala presero vita le saghe di Ultima e Wing Commander, due punti cardine di tutto l'universo videoludico di sempre. Wing Commander era l'unica vera alternativa a X-Wing, aveva un nutrito pubblico di appassionati che sfiorava il fanatismo e fu uno dei tanti giochi che riuscì persino ad approdare sul grande schermo, ma sempre dopo aver avuto il grande merito di far approdare sui videogiochi niente meno che Mark Hamill/Luke Skywalker, nei panni del protagonista della saga. Lasciatemi poi spendere due parole sulla saga di Ultima e soprattutto sugli ultimi suoi capitoli. Molti considerano l'apice di questo RPG il settimo capitolo e bollano invece come due fallimenti i giochi successivi. La verità è che a mio parere Ultima VIII e Ultima IX fossero semplicemente troppo avanti per i loro tempi. Ultima VIII fu praticamente il primo RPG hack'n slash dell'universo e ebbe il coraggio di introdurre un sistema di magie affatto standardizzato, che sicuramente poteva sembrare un po' contorto, ma che non si poteva non definire evocativo. Sfogliare pergamene, accendere una a una candele bianche e nere attorno a un pentacolo e evocare titani e presenze demoniache erano cose che facevano venire i brividi almeno quanto andare in cerca dei ramoscelli giusti in giro per cimiteri. Io sono uno di quelli che ha adorato Ultima VIII, uno dei pochi giochi in cui mi sono impegnato a svelare tutti i segreti sparsi per le mappe (tranne le magie caotiche, non avevo voglia di raggranellare abbastanza soldi per impararle), "I've banished you to the realm of Pagan" è ancor oggi una frase che mi fa scendere una lacrimuccia.
Ultima IX fu stuprato da vicende di sceneggiatura che ne rovinarono l'atmosfera e visse una travagliata vicenda dal punto di vista della solidità del codice, ma è stato il primo gioco completamente treddì a mondo vastissimo ed evocativo che sia mai stato fatto. Non vi sto chiedendo di giocare tutto Ultima IX, spaccarvi la testa sui labirinti/platform o districarvi tra i suoi percorsi maledetti scorrendo le dita sulla mappa/bavaglino inclusa nella confezione, vi sto chiedendo semplicemente di raggiungere faticosamente la cima di un qualsiasi dirupo del gioco e guardare giù, sul mare, sulla sterminata vastità del mondo e rimanere lì, come degli imbecilli, anche due o tre minuti, come se vi trovaste sulla cima del Cervino, con una voglia matta di scattare fotografie.
Ci vuole coraggio per fare cose del genere, il coraggio e l'incoscienza di una software house dei tempi andati, quando non si era piccoli droni borg di una grande griglia che se ne frega di te. La Origin non è stata LA software house dei tempi andati (ma, andiamo, potete dire un nome, un nome solo che soddisfi tutte le sfaccettature di quei tempi?), ma è stata un tassello che sicuramente ha lasciato il segno. Il rammarico è che non è stato neanche lasciato al pubblico il compito di decidere se farla vivere o morire (o forse si?), ma che è stato il grande scacchista EA a decidere di sacrificare questo pezzo che probabilmente non seguiva pedantemente e zelantemente tutte le sue strategie di mercato. Loro creavano mondi, nell'universo in cui ogni mese vengono sfornati trecentocinquanta action-adventure tutti uguali e tutti ugualmente scomodi da usare, probabilmente le concessioni edilizie per cose del genere costano un po' troppo.
Andiamo oltre, the show must go on (ma dove? Dove? Dove caspiterina va?), sembra buffo, ma questa settimana mi è arrivata la mailing list di NGI. Io sono iscritto regolarmente a questa mailing list, ma non ricevevo niente da maggio e tutt'ora non riesco a ricordarmi se mi ci ero disiscritto o se avevano preso loro ad ignorarmi. Non è un male che sia tornata, in fondo ho rinunciato a tenere sotto controllo il volume di messaggi che passano per la mia casella di posta e chissà mai che non mi raccontino qualcosa che possa diventare una strip, è solo che la cosa ti lascia con uno strano senso di inquietudine, è come quando ti torna Sheila in Beautiful...
Bhe, alla fine scrivere questo editoriale è stato facile, era un editoriale doveroso per qualcuno che meritava l'onore delle armi e in questi casi le mani scorrono sulla tastiera come se fossero unte di vaselina (ehm...), posso dignitosamente ritirarmi di nuovo nelle profondità del mio antro a meditare su quello che il futuro ci riserva. Ma magari anche no.

"E' la prima legge di Ohm / Hai Va e Vb ma però /
Senza R la i non la troverò / e non la so! /
il componente resta là! / con la sua resistività / ma la sezione e la lunghezza non li so / la lunghezza non la so..."

P.S. Per vostra informazione io ODIO elettronica...

Cymon: testi, storia, site admin