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1025, 17/07/2021 - Cattedrali gotiche
1025
17 . 07 . 2021

Director's Cut

Ma del resto le regole di sicurezza sono fatte per essere infrante, nevvero Bob? E Bob, Angioletto Bob, dovrebbe esserne perfino compiaciuto, sotto sotto, perché così non resterà mai disoccupato. Anzi no, è di Bob che stiamo parlando: la disoccupazione è l'obiettivo ultimo della sua vita.
Ma della strip di oggi mi piace anche notare come il nostro sistemista alato non sia stato minimamente coinvolto dalla Situazione, dato che nel suo caso lavorare da casa significa lavorare dalla sala server (e l'aria condizionata è gratis)... eppure suvvia, Bob, un po' di contegno! Vero che il volto della professionalità negli ultimi anni si è trasformato per includere manifestazioni di sincerità emotiva che nel Ventesimo Secolo sarebbero state inappropriate e vietate... ma la panza di fuori no! Almeno non accendere la videocamera.

La settimana scorsa, pur avendo dato conto di certi annunci e presentazioni varie, non ho reagito al video con i primi dettagli su Death Stranding Director's Cut. Il lettore accorto (?) non avrà dormito la notte per questa mancanza: dopotutto di Death Stranding sono pieni questi editoriali. Il problema è che questa riedizione del gioco più importante del decennio fa schifo.
Vedere i gingilli senz'anima aggiunti solo per rivendere il gioco su PS5, in un video senza stile né dignità, mi ha ucciso l'anima. La mia, ma anche quella dello stesso Kojima: il quale ha preso le distanze da questa riedizione con un paio di tweet assai sardonici. Kojima ha messo in chiaro che A) non è una Director's Cut perché tutti i nuovi contenuti sono stati fatti apposta per questa riedizione, e la Director's Cut era semmai l'edizione originale, e B) il video promozionale non l'ha fatto lui.
E mi pareva, che il Maestro si prestasse a una simile commercialata, una riedizione che sembra uscita da un universo parallelo ancora più brutto del nostro, in cui Death Stranding è stato l'ennesimo Giocazzo Popolare Globale assoggettato alle regole della massificazione. Ma no, no, risvegliamoci da questo incubo e teniamoci stretto il nostro amato Death Stranding: serbiamo nel cuore ogni passo del cammino, ogni vagito di BB, ogni segnale olografico e ogni sbuffo di condensa dalle scaffalature robotizzate dei centri logistici del mondo post-apocalittico.

In Metal Gear Solid, vent'anni fa, i cubetti di ghiaccio nei cestelli di spumante si scioglievano in tempo reale se il giocatore si fermava a guardare: Kojima non ha bisogno di restauri, e il modo migliore di onorare Death Stranding è andare avanti e fare qualcosa di nuovo.
(Anche se uhm, in effetti sentendo le cover italiane della sigla iniziale di Snake Eater mi è venuto il capriccio di un restauro di Metal Gear Solid 3 con la grafica tutta a bomba e il resto intatto...)

Poi ci sarebbe volendo da dare un'opinione su Steam Deck, il PC portatile fatto apposta per i giochi su Steam, e però un PC a tutti gli effetti su cui possiamo installare la roba e attaccarci tastiere, mouse, schermi, joypad, schede di memoria e tutto quanto... una roba così a me Nomade Digitale interessa parecchio, ma se levate lo schermino e le levettine e la batteria (e 200 euro di prezzo) a quel punto lo apprezzerei ancora di più. Insistere a videogiocare su uno schermino triste a giochi fatti per uno schermone grande mi pare un'inutile violenza. Non siete mica Nintendo.

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The pocket war

Non è andata esattamente così, naturalmente. Il mondo che aveva costruito le cattedrali romaniche era diventato un po' più sicuro e così la gente ha pensato che fosse più allegro costruirle gotiche. Però alla fine era tutta colpa dei templari. Nel mondo dell'informatica, invece, soprattutto da quando c'è la Grande Rete, è tutto un declinare verso un medioevo sempre più buio e crudele. Si tratta di avere muri sempre più spessi. E fossati. E non uscire mai di casa.

Quando è scoppiata la nuova console war, quella tra Playstation5 e XBox X lo avevamo visto anche noi che era venuta fuori un po' sciapa. XBOX e PS5 non si stanno veramente facendo la guerra, sono entrambe attendiste nell'attesa di un qualche cambio epocale che faccia smettere di accumulare potenza di calcolo e definizione video. Ormai hanno il loro parco sviluppatori, le loro line-up, non finiscono più nemmeno a presentare agli stessi eventi. Insomma, ok, strategie commerciali contrapposte, ma noi siamo gente che non alza nemmeno un sopracciglio se non c'è del sangue

Ci eravamo già un po' rassegnati a tutta questa pace quando ecco un evento inatteso che apre un fronte da tutt'altra parte, dove non ce l'aspettavamo: Steam ha lanciato la sua Switch.
Partiamo dall'inizio: Valve nella sua storia ha avuto due grandi intuizioni che l'hanno portata al top del mercato videoludico: mettere un piede di porco in mano a un scienziato e vendere videogiochi su una piattaforma online. Da lì ha sempre vissuto più o meno di rendita sentendo la pulsione a qualcosa di più, ma non riuscendoci veramente. Steam Controller e Steam Box, presentati come "salvatori" delle genti PCiste assediate dal chiassoso mondo console, sono in realtà progetti naufragati nell'anonimato molto presto. Cosa dire allora di questo Steam Deck, quindi? Diciamo che i mixed feelings permangono.

Partiamo da questo: l'idea di Nintendo Switch è stata vincente. Lungi dall'essere la superconsole per giocatori hardcore il suo design particolare ha permesso di scoprire nuovi modi di apprezzare il videoludo, attirare nuovi tipi di pubblico e, in certi casi, anche fornire esperienze di gioco diverse. Switch va anche a occupare un mercato, quello degli handheld, che col lento tramonto del 3DS è completamente libero e che comunque è troppo strano ormai per essere cavalcato in maniera convenzionale. Il design di Switch però è solo UNO degli elementi del successo della console che oltre questo si porta dietro il lure Nintendo, un'azienda che ha educato ormai da tre generazioni il suo pubblico a controller strani e un'azienda che ha certe cose, tipo Zelda, per cui l'utenza sarebbe disposta a tutto, anche ad affrontare nuovi contorsionismi di controller che si staccano e attaccano e obbediscono al movimento.
Steam Deck invece è di nuovo l'antico progetto "ficchiamo il PC dentro qualcosa e chiamiamolo console". Promette di agganciarsi a diversi distributori online (mandando a farsi benedire l'identità Steam, addirittura pronto a concedersi persino all'uber-villain Epic) e alla fine attingere al mercato PC offrendo un controller multifunzione che, venendo a valle dei giochi considerati, deve un po' essere pronto ad adattarsi a tutte le situazioni. Ma questo è anche un po' quello che dovrà fare il videogiocatore.
Vogliamo giocare il nostro triplaA cinematografico effetti luce effetti colore ombre dinamiche volumetrie altre-parole-a-caso-rubate-alla-modellazione-3D su un sette pollici che teniamo in mano dopo aver adattato il controller così e cosà (c'è ancora una fetta di PCisti che usa la tastiera, eh)? Vogliamo improvvisamente scoprire l'urgenza di giocare in metropolitana (dove abbiamo smesso di giocare) invece che nella nostra man-den col buio e la sedia ergonomica della formula 1? Valve ci dice: adesso potete, vi mettiamo a disposizione la possibilità di farlo, a un prezzo pure maggiore di una Switch OLED, per dirla tutta, ma l'oggetto è lì. La prima istintiva risposta che mi viene è: ma chi ti ha chiesto niente, io Control (che è il gioco che si vede sullo schermo dello Steam Deck) me lo sto giocando già, sul mio PC, sulla postazione PC e mi sembra esattamente il modo giusto in cui deve essere giocato.

Ovviamente queste sono solo sensazioni, anche se basate su certi trascorsi e tra tutte le sensazioni ce n'è una in particolare veramente inquietante che vi devo confessare qui, che in un qualche modo è peggio di tutta le altre anche se viene assolutamente dalla serendipità, non ha niente di razionale.
Steam Deck secondo me assomiglia moltissimo all'NGage.

“Il tramonto sulla spiaggia / SI! / le tartine in un buffet / SI SI SI !/ con un occhio sull'ambiente / SI! / e l'aroma del caffè / SI SI ! / nascondino cinese in cortile / il maglione più bello che ho / la tisana per farmi dormire / tutto molto bello ma però / la droga no la droga no / la droga no la droga no ”

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