Gigantesse vampire
Non sorprenderà nessuno scoprire in questa strip che il nostro Gödel è un fanatico cultore di tastiere meccaniche. Le tastiere meccaniche artigianali uniscono la sensibilità artistica e la passione informatica in un'armonia perfetta: sono strumenti di precisione e oggetti d'arte, e costruirseli da sé è un rituale quasi mistico, come farsi la spada laser per un Jedi.
Ha sorpreso invece me scoprire che forse non sono l'unico adoratore di tastiere tra gli autori di FTR... si tratta di una mia ossessione piuttosto recente, che non avevo mai palesato su queste pagine (un indizio poteva essere il cavo a spirale con connettore aviator nella tastiera sfoggiata appunto da Gödel alla sua postazione da lavoro remoto). Gli autori di FTR sono lo Yin e lo Yang, ma rare volte i loro magisteri si sovrappongono in circostanze inaspettate.
La settimana scorsa eravamo tutti inebriati dal tripudio di meme sullo strano caso delle azioni di GameStop... la vicenda nel frattempo continua, e anzi si è arricchita di “10 nuove curiose teorie cospiratorie che non sapevate”, ma il suo tempo su queste pagine è scaduto.
Forse se possedessi davvero delle azioni mi sentirei più coinvolto, ma niente, sono un bimbo degli anni '80 e ho interiorizzato il famoso insegnamento: “L'unica mossa vincente è non giocare”.
E allora rivolgiamoci nuovamente ai videogiochi. Che dite, cari videogiochi? Ho accolto con entusiasmo la demo di NARITA BOY, un gioco che attendo da sempre e che sembra leggermi nel pensiero. Consigliatissimissimo, nonostante i controlli siano un po' legnosi.
Ma facciamo un passo indietro: un paio di settimane fa CAPCOM ha mostrato in pompa magna il prossimo Resident Evil, che si chiamerà Village, e da quel che si è visto pare che sarà tutto a base di... gigantesse vampire e vampire gigantesse?!
Grande CAPCOM, proprio quando stavamo per scordarci che in fondo sei giapponese, ecco che te ne esci con queste idee folli e un po' pervertite! Altro che tristi horror polacchi o comunque occidentali! Questi sono i giochi che amiamo noi, quelli che non rinunciano neppure nel 2021 a chara-design demenziali e favolosi. Non solo la suddetta vampira gigante, una matrona giunonica alta 3 metri, ma anche il mercante ultra-ciccione è davvero notevole.
Non dobbiamo sottovalutare l'importanza di idee irriverenti e immagini devianti, in quest'epoca buia e social pattugliata da una spietata Polizia del Pensiero.
Sono solo giocattoli
Abbiamo lasciato un po' di mesi fa Gundam Build Divers, serie a metà tra lo spokon e anime con mondo virtuale e ora ci ritroviamo a parlare di Gundam Build Divers Re:Rise (io come li titolano i seguiti ho rinunciato a capirlo anni fa, ma tant'è) che direi mette definitivamente fine al dilemma, presentandosi sfacciatamente unicamente con un anime con mondo virtuale e lasciando pochissimo al GBN come gioco, ma andiamo con ordine (SPOILER).
Visto che la parte giocosa non c'è più, Re:Rise accantona i protagonisti saturi di endorfine della prima serie per affidarsi a Hiroto, che invece aderisce allo stereotipo dell'eroe cupo e taciturno, tormentato da un ricordo doloroso. Hiroto, quando lo incontriamo noi, non è un neofita del gioco, anzi, è un player piuttosto valido. Allo stesso modo hanno tutti un passato nel GBN anche i compagni di viaggio che accidentalmente si troverà a fianco: il vanaglorioso Kazami, il timidissimo Parviz e la seriosa May. Stavolta i personaggi sono stati scelti, diciamo, già formati, perché non siamo interessati a vedere l'ascesa dei nostri all'interno del network, ma abbiamo per loro un obiettivo più ambizioso. Una porta piuttosto misteriosa, infatti, li catapulterà subito dalle prime puntate in quella che ha tutta l'aria di una "campagna in story mode" su un mondo lontano, dove saranno impegnati, come nuovo team Build Divers, a proteggere un popolo furry da un esercito di robot-monocoli decisi, apparentemente senza motivo, a sterminarli. Inutile dire che la campagna si rivelerà qualcosa di più di una semplice sessione di gioco virtuale e una sospensione dell'incredulità grossa così ci porterà a essere spettatori di un'epica battaglia per la salvezza di un mondo lontano.
Sapete abbastanza come la penso, su certi argomenti: gli anime con i mondi virtuali in cui tutti cominciano giocando innocentemente e poi si trovano a lottare veramente per la vita non sono esattamente la mia cup of tea (come si dice oggi) perché spesso le connessioni che portano da una situazione all'altra sono troppo labili persino per me. Re:Rise, non bastasse, si porta dietro anche tutta un'altra serie di problemi. Era abbastanza evidente, nella prima serie, il desiderio degli autori di compiacere l'anima fanboy degli spettatori su due fronti: presentando una schiera di piloti nobili e carismatici (che sono da sempre uno dei punti di forza del brand Gundam) e giocare mostrando mezzi più o meno prossimi a quelli presenti nelle varie serie. Questo, ovviamente, senza contare la strizzata d'occhio al mondo dei gunpla, data dalla grande profusione di scatole, matarozze da tagliare con cura e epica dei costruttori.
Re:Rise decide di andare decisamente verso il mondo virtuale evidentemente perché crede che così la serie può assumere un'identità propria, adagiandosi su uno degli schemi di maggior successo tra quelli oggi implementati dagli anime. Allo stesso tempo però fa di tutto per essere meno "gundamiana" possibile (in un paio di momenti è Kazami stesso a notarlo). I modelli dei nostri protagonisti sono nella maggior parte dei casi atipici e la storia raccontata manca di quel sostrato politico e di intrigo che di solito ci aspettiamo da un Gundam. I nostri eroi, escluso Seltsam, incontrano solo dei mostri impersonali e bruttini, le battaglie sono rese proibitive spesso dalla quantità di questi, più che dalle loro caratteristiche.
Il primo risultato di queste scelte è snaturare un po' il prodotto che ci si aspettava dopo il primo Build Divers, perché alla fine ci troviamo davanti un'avventura spaziale con una premessa un po' così, ma raccontata secondo schemi propri. Superato questo scoglio (e tutte le questioni sulla sospensione dell'incredulità) è vero però che c'è un grande sentimento nel disegno dei personaggi di questa serie che riesce a far girare bene le emozioni. A parte Hiroto, che ha un po' i suoi problemi, secondo me sono molto belle le evoluzioni di Kazami e Par. Il primo si presenta come un bullo largamento insopportabile e inetto e la serie aiuta a scoprine le fragilità. Par mostra invece molto bene la tipica fatica che si fa durante l'adolescenza a interfacciarsi col prossimo (più un'altra serie di questioni sue personali) e a fare amicizia. Il cuore prezioso di Build Divers è questo, ovvero la capacità di mettere a nudo le relazioni interpersonali in momenti difficili della propria vita, mediate da un gioco che serve principalmente come opportunità per aprirsi (qui ci starebbe un grosso discorso sulla positività di certi ambienti virtuali, magari). A questo aggiungeteci pure una action-packed avventura spaziale piena di robot giganti che non è da buttare via.
In conclusione Gundam: Build Divers Re:Rise non mi ha entusiasmato come mi aveva entusiasmato (in modo un po' anomalo) il suo predecessore. Nonostante questo non tradisce la qualità media dei prodotti gundamiani e rimane largamente guardabile per diverse ragioni. Potete affrontare i suoi 24 episodi senza paura di pentirvene.
Cymon: testi, storia, site adminEve:Hiroto, do you love this world?
Hiroto:I... I love it too.
Eve:I'm so glad. Thank you, Hiroto.